Vrtaca

Avvertenza
La macchina fotografica mi ha giocato un brutto scherzo, decidendo di autoimpostarsi. Morale: alcune foto risultano virate verso l'azzurrino. Poi la macchina si è ravveduta, ma il danno non è rimediabile.

Ad oltre un mese di distanza ritorno a Podljubelj per tentare la salita alla Vrtaca. Nel frattempo avevo tenuto d'occhio le condizioni meteo, sopratutto nevicate e temperatura. A metà maggio passata decido di tentare la salita perchè di neve non dovrebbe essercene più oppure in quantità tale da non costituire ostacolo, come in effetti è stato.

La giornata si presenta con cielo azzurro, come da previsioni meteo. Un peggioramento è previsto per il tardo pomeriggio. Inizio la salita, sempre funestata dal vento. Ma almeno questa volta le cose mi appaiono un pochino più chiare. Posto che il termine italiano vento si traduce in sloveno con vrtar, ecco spiegato l'etimo del nome. Una traduzione tutt'altro che asseverata potrebbe far corrispondere a Vrtaca ventoso. Ed oggi le folate erano particolarmente impetuose.

La zona è caratterizzata da una gran varietà floristica oltre che da ambienti termici fortemente differenziati. In questo momento dell'anno le due specie più presenti (e che conosco) sono le genzianelle e le genziane. Convivono con l'elleboro, l'epatica ed il croco che altrove hanno terminato da tempo la loro stagione.

L'itinerario ormai lo conosco abbastanza bene. Tuttavia constato che alcuni canaloncini si attraversano più facilmente se colmi di neve che non in condizioni estive. Arrivato alla forcella, inizio l'ultimo tratto di salita. Il nevaietto pensile c'è ancora ma si riesce a passare oltre senza praticamente toccare neve. Sono al punto in cui mi ero fermato e mi accorgo di aver fatto bene a desistere. Il sentiero è sì visibile, ma solo perchè sgombero. Le segnalazioni sono a raso e bastano pochi fiocchi di neve per occultarle. Il percorso si dipana in un ambiente roccioso ed un tratto in cresta richiede prudenza a causa del forte vento. Impressionante il parallelepipedo su cui è impiantato il curioso segnale di vetta. Lo raggiungo (tempo impiegato: 2h 30') ma il posto è molto scomodo e non offre possibilità di sosta. Mi sposto sul punto più alto ove c'è un secondo libro di vetta, il timbro ed un po' di spazio per riposare e scattare foto. Il panorama, difficile da fotografare, ripaga: Klagenfurt ed un pezzo della Drava, lago di Bled, Stol ed altre Karawanke, Alpi di Kamnik. Le nuvole però celano il Triglav. Tira forte vento e fanno capolino le nuvole. La sosta è quindi ridotta al minimo indispensabile. Ma prima del ritorno esploro per bene la zona circostante la cima. Seguo verso est una debole traccia che mi porta ad una specie di belvedere da cui scopro che dal sentiero che aveva fatto all'andata si stacca una diramazione che risale una bella valletta e porta da qualche parte (oltre che in Austria).

Detto, fatto. Ridiscendo a valle prestando la massima attenzione a sinistra. E difatti trovo il bivio, segnalato da due anonimi ometti. Nessuna indicazione. Seguo la deviazione. Il sentiero è datato ma ben visibile. È transitabile solo da pochi giorni dopo anni di oblio. I mughi che lo avevano invaso sono stati tagliati da non più di un giorno o due. Ciò che è stato tagliato non sono rametti ma rami cresciuti negli anni. Raggiungo la valletta vista dalla cima. Ma ho nelle gambe la salita alla Vrtaca ed il vento contrario è molto forte. Vince la stanchezza, ma non è finita qui. Il posto mi ha stregato.


       

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