Val Pesarina

Il tempo, costantemente brutto nella tradizionale giornata di sabato, fa sì che venga messa in programma un'uscita di venerdì. Méta la C.ra Forchia con eventuale salita all'omonimo monte. L'itinerario si svolge sul versante destro (orogr.) della Val Pesarina, quello rivolto a nord. Tutti i versanti sud visibili sono desolatamente senza neve. Quelli a nord risultano imbiancati, ma non eccessivamente. Da qui l'idea di non portare le racchette da neve. Col senno di poi: decisione un po' troppo affrettata.

Con la macchina si imbocca la Val Pesarina e la si percorre sino alla località di Pieria. L'abitato va percorso integralmente. All'uscita dal paese a sinistra, in discesa, sino ad un ponte e poi avanti, su asfalto, in forte salita. Ci si ferma in località Stavoli di Pieria (a 853 mt). C'è un piccolo parcheggio giusto 20 metri dopo il segnavia per la C.ra Forchia. La tempistica riportata -sempre col senno di poi- appare un po' troppo ottimistica. E, sopratutto, vale con l'itinerario completamente snevato.

Il percorso ha l'aspetto di una stradina lastricata. È ricoperto da poca neve non ghiacciata. Pendenza abbordabile. Più avanti la strada svolta a destra e dopo qualche centinaio di metri inizia a perdere quota. Non siamo convinti, perché le carte che abbiamo mostrano che all'inizio la salita è continua. Torniamo indietro. Ci spostiamo verso un guado cementato e lì, raso terra, scopriamo il segno di sentiero. Basta un po' di neve e la segnaletica risulta inutile.

Il primo tratto, coperto di neve, appare alquanto sgangherato. Poi la stradina appare migliore. C'è sempre neve e man mano che si sale lo spessore del manto ingrossa. Le ripetute nevicate dello scorso inverno qui hanno colpito duro la vegetazione arborea. Numerosi alberi divelti, anche sulla strada. I tronchi di maggior valore commerciale sono stati asportati. Ma solo quelli. Più volte dobbiamo districarci tra tronchi e rami.

Indicativamente a quota 1400 calziamo le ghette. Stiamo inanellando svolte su svolte, sempre in forte salita ed in ambiente monotono perché il percorso si dipana in un bosco misto che impedisce la vista aperta. Siamo sempre in ombra. Dopo circa due ore di salita per un breve tratto siamo al sole. Ma per poco. Nel frattempo lo spessore della neve si è accresciuto. Senza racchette procediamo lentamente, perché si sprofonda sino al ginocchio.

Dopo circa 3 ore e mezza dalla macchina appare, inaspettata, una costruzione. È anonima. Dalle carte desumiamo essere la C.ra Pilang, anche se non abbiamo la certezza. La porta è aperta. In senso letterale. Entriamo e rimaniamo sgomenti. Incuria ed inciviltà dappertutto. Siamo in un locale che dovrebbe essere la cucina. Ci sono piatti non lavati, seggiolini per terra, materassi sossopra e via discorrendo. Una breve ricognizione ci fa passare qualsiasi voglia di rimanere all'interno.

Usciamo. Per fortuna troviamo dove poter sederci in maniera non precaria. Siamo all'ombra, perché la costruzione è a poca distanza da un cocuzzolo che la scherma dal sole. Vista solo su un piccolo segmento della Val Pesarina. All'orizzonte il Coglians. Dalla parte opposta, il fianco del M.te Losa.

Tento di andare un po' avanti, ma lo sbocco nei pressi della C.ra Forchia appare lontano e la stanchezza inizia a farsi sentire. Anche con le racchette -comunque un intralcio nello scavalcamento dei tronchi di traverso- ci vorrebbe ancora molto tempo. Per cui dietro front ripercorrendo la traccia di salita.

In paese ci confermano che la casera era proprio la Pilang. Riguardo allo stato di sfacelo: "è del Comune (ovvero, pubblica)".


       

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