Casera Tragonia

Escursione invernale in una zona del tutto sconosciuta a nord di Forni di Sopra. Lì si trovano alcune casere, tra cui quella Tragonia, più volte citata come méta di una ciaspolata (resta sottinteso che la casera in questione è stata mutuata in posto di ristoro). Dal fondovalle ci si arriva direttamente col sentiero 209 oppure col 208 -parzialmente su stradina manco a dirlo asfaltata- più un traverso. D'inverno si preferisce questa soluzione perché adatta ad essere percorsa con gli sci da sci alpinismo oppure con le racchette. Ma questo l'ho scoperto dopo essermi avventurato per un po' lungo il 209. Errore "costato" una buona ventina di minuti.

Forni di Sopra è il nome collettivo di un gruppo di borghi. La sede comunale si trova a Vico ed il sentiero 208 principia proprio dalla piazzetta principale del borgo (segno e numero all'angolo di un negozio). L'enorme quantità di neve, oltre ad aver ridotto drasticamente le già scarse possibilità di parcheggio, costituisce pure un pericolo. Nessun tetto pare sia stato sgomberato e dei cartelli che avvertono del pericolo di neve non so che farmene. Mi ritengo fortunato ad aver trovato quasi in piazza un posteggio esente da slavine dal tetto delle case circostanti.

Dalla piazzetta per meno una cinquantina di metri di percorso cittadino. Comincia il percorso sulla stradina, sepolta da una spessa coltre di neve. Subito un abete schiantato che bisogna oltrepassare in qualche modo. Per fortuna nostra e dei boschi non ce ne saranno di altri. Non ostante la neve i corsi d'acqua sono in piena e per ben due volte di tratta di oltrepassare un rivolo senza possibilità di evitare il contatto. Scarponi, racchette e bastoncini bagnati al contatto della neve formano dei maledetti zoccoli di ghiaccio da cui non è facile liberarsi.

Seguo pedissequamente la traccia lasciata dagli scialpinisti. Intorno prati di neve intatta. Dall'altra parte della valle emergono le Dolomiti friulane. Anche se c'è chi ha già aperto la pista, si tratta comunque di una notevole sfacchinata perché le racchette esigono una traccia più ampia. Mi rimane pure il compito di rasare la cresta neve tra i due solchi, per cui le racchette sono costantemente appesantite dalla neve. Lo spettacolo del bosco, con gli alberi carichi di neve che creano scorci fiabeschi, è davvero gratificante.

Arrivo ad un bivio (a sinistra c'è il collegamento con la M.ga Davost) e seguo la traccia a destra. Passo davanti ad una fiabesca casetta nel bosco, poco distante da un'altra costruzione e dall'accumulo sul tetto deduco che sono caduti 2 metri neve (altro indizio dello spessore della neve). Segue un breve tratto in bosco fitto che termina oltrepassando un ponte. Sempre in leggera salita. Dò un'occhiata all'orologio e sono oltre due ore dall'inizio. Stanno scendendo due con gli sci. Chiedo informazioni: 1200 metri per la casera - tempo stimato in due ore. Proseguo di malavoglia perchè la stanchezza comincia a farsi sentire. Più avanti ci sono altri sci alpinisti che danno la casera ad un quarto d'ora circa e con poca pendenza. Si tratta di superare un tratto su cui c'è stata una vecchia valanghetta, ricoperta da neve fresca. Tratto infido. Stanchezza molta. Considero comunque raggiunta la casera. In quel mentre arriva un gatto delle nevi che sta aprendo la pista verso la casera. Ci sono due escursionisti con le racchette. Piuttosto freschi. Hanno sì respirato a pieni polmoni i gas di scarico del gatto (che è mosso da un diesel) ma hanno usufruito della traccia. Sono del posto e collocano la casera alla fine del bosco che ora non è più fitto. Però le quattro ore mi hanno segato le gambe e pure la voglia di raggiungere la casera che secondo me non dovrebbe distare più di 5 minuti offrendo un panorama che, pur limitato un po' dagli alberi, si gode già da dove sono giunto.

Dietrofront ed inizia la discesa. Il gatto sta aprendo la pista nel punto della valanga al prezzo di darci dentro col consumo di gasolio. Quello che si lascia alla spalle è neve maciullata dai cingoli e che domani, dopo la gelata notturna, costituirà un tratto alquanto pericoloso. Scendo un po' di malavoglia lungo la pista alquanto sgangherata. Al bivio scopro che il gatto è partito non dal paese ma dalla M.ga Varmost, ovvero dalla stazione a monte di un impianto di risalita. Hanno preparato la stradina in modo che i turisti senza sci siano invogliati a raggiungere la Tragonia.

L'incanto della mattina è scomparso. La neve sta cuocendo al sole e gli scialpinisti hanno fatto un macello della pista. Non è proprio facile trovare il percorso di salita. Però, non ostante i guadi e tutto il resto, la zona ha un suo fascino. Non resta che ritornarci, possibilmente prima del gatto delle nevi. Non meno di tre ore per raggiungerla.


       

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