A zonzo per il Piancavallo

C'è stata una nevicata. Si cerca di approfittare dell'occasione per un'uscita con le racchette. Si pensa alla C.ra Montelonga perché sembra raggiungibile percorrendo una mulattiera. Quanto di meglio ci possa essere per usare le racchette.

Il Piancavallo viene raggiunto con la frequentata strada che sale da Aviano. Trovandoci sul fianco sud del monte, l'ambiente appare piuttosto mediterraneo con poca neve e temperatura piuttosto alta per il periodo. Dal Piancavallo si scende verso Barcis. Lato nord, strada spazzata sommariamente, temperatura sotto zero. Parcheggio di fortuna. Si scende lungo la strada per un centinaio di metri sino all'imbocco della stradina ove c'è il segnavia del sentiero 971. La casera è data a 3h (estive). Allacciamo le racchette, ma si potrebbe farne a meno. Seguendo le segnalazioni ed una traccia abbandoniamo la strada inoltrandoci in una bella faggeta a pendenza contenuta. Più avanti riacciuffiamo la strada che percorriamo sino ad uno spiazzo con segnavie (punto nodale dell'escursione). A sinistra, sempre per strada. Bell'ambiente. Siamo al sole con temperatura moderata. Il gruppo del Cavallo, segnatamente la cima Caulana, cattura la nostra attenzione. Peccato che la vegetazione impedisca una limpida visione del Duranno.

La strada inopinatamente diventa orizzontale e poi inizia a perdere quota per finire senza motivo plausibile. Si può proseguire, ma lungo un sentiero. E sempre in discesa. Andiamo avanti ma le condizioni sono cambiate. Mi viene alla mente il proverbio "con stuco e pitura se fa bela figura". La nevicata è stata molto debole. In pratica la nuova neve ha ricoperto la vecchia sulla quale aveva piovuto a catinelle. Tra i due strati non c'è coesione e poi il sentiero presenta frequenti tratti con pendenza laterale sostenuta. Per le racchette la condizione peggiore. Stiamo tagliando a metà costa il Ciastelat e, carta alla mano, quello è il sentiero. Visto che ho con me le racchette storiche (senza ramponi incorporati) il procedere diventa sempre più problematico. Dietrofront sino al segnavia con sosta pranzo.

Imbocchiamo il sentiero 985 che si dipana lungo ampie zone a pendenza contenuta. Neve abbodante ed intonsa. Una vera bazza. Visione libera anche sul Duranno e l'Alpago in genere. Raggiungiamo un belvedere sulla pianura pordenonese che però è immersa nella foschia. Bella visione però sulle Prealpi Giulie. Togliamo le racchette e tentiamo la salita alla Pala Fontana, data a mezz'ora (estiva). Ma il sentiero, all'inizio a forte pendenza, presenta un tratto esposto ad est ove la neve è durissima. In qualche modo passiamo oltre ma il tratto è veramente pericoloso. Proseguiamo ancora per un po' e poi diamo un'occhiata all'orologio. La mezz'ora è sottostimata. Rinunciamo a proseguire la salita, tenendo conto che dalla cima il panorama non si discosterebbe di molto da quello che stiamo vedendo. Per evitare il tratto pericoloso scendiamo direttamente sul sentiero calandoci per un pendio molto erto. Per fortuna la neve tiene e non si creano situazioni di pericolo. Ci godiamo la discesa verso il segnavia. Per caso scopriamo un altro segnavia che dà il Ciastelat ad un'ora (sempre estiva e probabilmente sottostimata). Non capiamo perché questo segnavia non sia stato messo accanto agli altri: averlo visto prima avremmo potuto fare un pensiero. Durante la fase del rientro, anziché seguire le nostre tracce, preferiamo seguire la stradina che sbocca sulla strada asfaltata a pochi metri da dove abbiamo iniziato il giro. 7 ore in totale, comprese le soste.


       

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