M.te Cucco

Uscita di prova dopo un po' di inattività. La scelta cade sulla Cuesta Pioleit, un'altura nei pressi della C.ra Teglara. Il percorso, stradale ed a piedi, è noto. Ma, con sorpresa e disappunto, la strada che da Preone conduce alla frazione di Valle, da dove si procede a piedi, è chiusa con un'ordinanza comunale. L'abitato di Valle potrebbe essere raggiunto dall'altra parte. Ma arrivarci richiede moto tempo e non c'è nessuna garanzia che anche dall'altra parte la strada sia transitabile.

Per non buttare via l'uscita decido di salire il Tersadia dalla parte sud. Con la macchina sino a Rivalpo (fraz. di Paularo). La strada, dopo la pregevole chiesa di S. Martino, è stata asfaltata. La percorro sin dove è consentito. Poi proseguo, sempre per asfalto, sino ad un caratteristico abbeveratoio circolare. Tempo bello ed inversione termica, come da bollettino meteo. Con disappunto l'asfaltatura prosegue. Arrivo alla M.ga Valmedan di sotto. Qui inizia la neve. Sempre avanti per la strada, sino alla M.ga Valmedan di sopra. Che di malga ha solo il nome in quanto è stata ristrutturata trasformandola in un pretenzioso chalet (e con il forte sospetto che l'asfaltatura sia giunta sino a qui). Dalla Malga ottima visione sul Sernio con le Giulie sullo sfondo. Il Tersadia incombe. Seguo delle vecchie orme che seguo pedissequamente in quanto di bolli e segni non c'è traccia. Il percorso si svolge lungo il fianco meridionale del Tersadia ed è in pieno sole. Ci sono delle curiose tracce di valanghe. La prima la supero con facilità. Non così la successiva. Rapido esame della situazione. Inutile rischiare.

Torno indietro alla malga e mi dirigo verso la vicina M.ga Cucco. Su per la strada con due tornanti. Quindi traverso orizzontale. Invece di puntare direttamente alla costruzione devio verso destra in forte salita sino ad un'ampia sella. Bella visione su una cospicua porzione della catena carnica. Ma da lì non si prosegue. Torno indietro ed incontro due escursionisti diretti alla Cima Cucco. Mi unisco a loro. Dalla M.ga Cucco si prosegue diritti. Il tratto è un po' infido poiché la neve è molto compatta. Più avanti si segue l'evidente traccia del sentiero. Ma dove c'è un'icona della madonna su un albero si devia verso destra. Si procede alla cieca perché le segnalazioni non sono più visibili. Ci si trova in una zona con debole pendenza e scarsa vegetazione. Si segue a lungo un valloncello e da ultimo verso sinistra. Meglio procedere con le racchette che con i ramponi: si evitano molti sprofondamenti. La cima appare inaspettata. Qualcuno però ci ha preceduto. Tempo bello sui monti, senza nuvole. Foto da calendario (macchina fotografica e sopramanico permettendo). La vista spazia dalla dolomitica Civetta alle Giulie.

Dalla cima geografica ci si sposta per un centinaio di metri sino a scorgere la media valle del But. Lì c'è la croce di vetta con il libro.

Ritorno per lo stesso itinerario. Ma ora è pieno pomeriggio e la neve è molto allentata. Nei pressi della macchina inaspettata parentesi floristica. Siamo tra i 1000 ed i 1100 metri, prima metà di gennaio. Ci sono le prime primule.


       

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