M.te Lagna

Escursione infrasettimanale perché è prevista una giornata solo parzialmente soleggiata mentre il fine settimana si preannuncia molto caldo. Come méta il M.te Lagna, sopra Forni di Sopra. La quota, sui 2000 metri, è ritenuta sufficiente per evitare di incappare in residui di neve. Dalla C.ra Tragonia, ai suoi piedi, si tratta di un itinerario facile. Ma la cima può essere raggiunta anche da sud, con itinerario descritto come difficile.

Con la macchina sino a Vico, sede comunale di Forni di Sopra. Posteggio nella piazzetta, mentre l'inizio del sentiero 209 è ad un centinaio di metri. La casera, ma è un posto di ristoro, può essere raggiunta tramite stradina di servizio, nella parte bassa asfaltata. La tempistica appare un po' striminzita. Ma tant'è.

L'inizio del sentiero è cementato, ma dopo un cartello alquanto rustico il percorso si dipana entro un fitto bosco con pendenza costante ma sostenuta. Dato che ci sono più nuvole del preventivato procedo in penombra. Bisogna prestare molta attenzione ai numerosi alberi schiantati dalle copiose nevicate dello scorso inverno. Dopo un'ora circa filtra un misero raggio di sole. Approfitto per fare una breve digressione verso la M.ga Val di Laur, posta in mezzo ad un prato: serve per uscire alla luce, spezzare un po' la monotonia del percorso e respirare un po'. Rientro sul sentiero e si comicia ad apprezzare, quando possibile, il panorama, ad esempio la F.lla Scodovacca. Ad un certo punto scorgo pali sgangherati: sono il segnavia del sentiero 211. Il posto si chiama "Planut da la manza" ed in pratica la salita è quasi finita. Attraverso un corso d'acqua su un ponticello, ultima risalita e sono alla C.ra Tragonia.

Vengo fermato da due militari. Non posso andare oltre perché nella zona del Bivera, non molto distante, è in corso un'esercitazione con l'artiglieria. Segue una fase un po' concitata. È la seconda volta che vengo fermato da esercitazioni anacronistiche nonché dispendiose (mentre nel Canale di Sicilia si passa allegramente). Ammettono che non c'erano segnali di interdizione. La storia delle esercitazioni mi pare una balla. Devono aver silenziato talmente bene i cannoni perché in tutta la giornata non ho sentito un colpo uno. Ma non c'è niente da fare.

Se la montagna non va a Maometto, è Maometto che va alla montagna. Ritorno al segnavia sgangherato ed imbocco il sentiero 211. L'idea è di girare alla base sud del Lagna, risalire alla forcella Forada e da lì alla cima. La prima parte è in debole salita ma, data l'esposizione a nord, il sentiero è molto innevato. Le segnalazioni però sono sufficienti. Il sentiero fa una decisa svolta e cambia esposizione. Non c'è più neve. Ma sarà un procedere alquanto duro. Ci sono decine di alberi di traverso. Alcuni si oltrepassano, altre volte ci si deve accovacciare o cercare perigliosi bypass. In due occasioni c'è da destreggiarsi tra sfasciumi di terra, neve ed alberi dovuti a valanghe. Il posto è dominato dal Clap Savon, credo. Bene o male in un'ora arrivo alla M.ga Montemaggiore, insospettabilmente ampia. Sosta e quindi risalita alla forcella Forada. Il sentiero è in forte pendenza ed esposto a sud. Meno male che la temperatura non è eccessiva e ci sono delle nuvole, altrimenti sarebbe stata durissima. Più in alto il sentiero piega decisamente a sinistra e rasenta una parete dalle rocce friabili. Il tratto, una cinquantina di metri, non è esposto ma richiede cautela. Si arriva ad una piazzola, sorprendentemente orizzontale. Carta alla mano, è la forcella cui pensavo di giungere dal nord con percorso molto meno faticoso.
Panorama limitato dalle nuvole. A nord la zona del Tiarfin; ad ovest le Dolomiti d'Oltre Piave. Bella la conca sottostante.
Il monte Lagna è ad ovest. Mi pare di scorgere una traccia che però si esaurisce contro una barriera di mughi (malgrado le relazioni parlassero di cima raggiunta). Non ho né la voglia né le energie per forzare il passaggio. Meglio salire il dirimpettaio del Lagna, che è altrettanto privo di sentiero di salita ma è quasi privo di vegetazione. In entrambe i casi si tratta di una settantina di metri di dislivello. Salgo per terreno aperto senza traccia mirando al punto più alto. Mi ritrovo alla base di alcune rocce. C'è un diedro che risalgo a forza aiutandomi con un provvidenziale mugo. Sono sulla cresta. Verso sinistra, ove a pochi metri di distanza ma quasi allo stesso livello, c'è quello che mi pare un segno di vetta. Ma un appiglio mi rimane tra le dita ed il sasso su cui poggio traballa. Non mi pare il caso di proseguire. La cima, che sulla carta non ha nome, la considero comunque raggiunta. Ritorno alla forcella ove nel frattempo sono giunti due escursionisti. Uno, nei tempi andati, era stato sul Lagna, ma d'inverno quando la neve quasi pareggia i mughi. Sono all'oscuro delle esercitazioni (fantasma).

Ridiscendo alla M.ga Montemaggiore e dovrei risalire il sentiero maledetto. Stecco clamorosamente il bivio e solo più tardi mi accorgo che sono sul sentiero 210. Poco male, per fortuna, perché arriverò comunque a Forni. La discesa è a pendenza contenuta, benchè in bosco fitto ed afoso. Posto molto umido. Inaspettatamente la vista si apre. Davanti c'è un grande prato con erba non falciata. Rischio zecche molto alto. Ma per fortuna il prato termina e sono arrivato ad una stradina e segnavia. Non resta che percorrere le numerose svolte (l'ultimo tratto è asfaltato) e sono alla macchina. Impossibile resistere alla tentazione di mandare alquanti "colpi" all'esercito. Prima dell'immancabile pioggerellina pomeridiana, trovo pure il tempo di visitare la pregevole chiesetta di S. Giacomo a Vico che all'esterno presenta i resti di 2 begli affreschi (ma la borgata di Vico, architettonicamente parlando, è molto interessante).


       

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