Traversata dal Gornji al Donji Medveicj

Uscita infrasettimanale nel Gorski Kotar per evitare il traffico turistico. Le previsioni davano bel tempo. E così è quasi stato. Quasi perché il tempo ha tenuto fino a poco dopo mezzogiorno, quando nuvoloni grigi hanno pressoché sostituito l'azzurro. Temperatura freddina, tanto che se ad inizio giornata avessi avuto dei guanti leggeri, li avrei indossati. Non ostante il sole, niente sudate e fatica ridotta.

È la seconda uscita in zona quest'anno. Ma l'altra volta si trattava di metà luglio, mentre ora siamo agli sgoccioli di agosto. C'è una sgradita sorpresa. Il sole ora ci mette un bel po' per alzarsi convenientemente. Più e più volte mi sono trovato col sole basso contro. Ovvia la conseguenza: grosse difficoltà nell'individuare i segnali. Mentre se si vuole frequentare la zona, è essenziale scorgerli. Qualche volta ne sono uscito basandomi sulla memoria.

Tra le mie fisse c'era la traversata tra due cime, il Gornji ed il Donji Medveicj. Si tratta di cime non solo secondarie, ma pure un po' neglette. La zona -il Gorski- pullula di cime e cimette, tutte rigorosamente dotate di contenitore del libro di vetta. Qui, niente. Non solo, ma di sentieri per lunghi tratti quasi non se ne parla. Si seguono i segni. Le tempistiche non esistono. Qualche anno fa avevo tentato la salita diretta al Donji. Ma mi ero trovato impelagato su un sentiero quasi impossibile. Ed ero tornato indietro maturando l'idea che per fare la traversata il verso migliore fosse quella antiorario. Quindi dal G. Medveicj al Donji. In luglio avevo raggiunto la vetta di un cimotto, scoprendo che era il Vidik Vrh. E del Donji non c'erano più indicazioni. Ero tornato indietro.

Ora riparto forte di quell'esperienza. Con la macchina a Platak ben oltre la fine dell'asfalto, ove ero solito fermarmi. La strada bianca con un po' di attenzione è praticabile. Mi fermo ad uno slargo costruito di recente. In questo modo riesco a guadagnare un'ora circa. Si potrebbe proseguire ancora ma con difficoltà di parcheggio. Avanti per la strada, preferibilmente a destra ma stando attenti alle segnalazioni sugli alberi. Si arriva ad bivio cruciale. A sinistra si dovrebbe salire direttamente al Donji (ma i segnavia sono stati distrutti dalle intemperie; restano solo bolli anonimi). Avanti diritto sino ad una specie di sella (1h dalla macchina). Da qui alla cima del Gornji Medvejci. Luogo circondato dalle foreste e molto esposto alle intemperie. Giù in picchiata dall'altra parte per terreno impervio. Si arriva ad una strada (2h scarse dalla macchina). Ora, invece di seguirla a sinistra, scopro i bolli: bastava guardare diritto avanti. Li seguo. Incrocio di nuovo la strada. Su, con percorso molto contorto (pure gli alberi) sino alla cima del Vidik (2h 40' dalla macchina). Ci sono dei segnali oltre la cima. Comincio la discesa su terreno molto impervio dominato da una caratteristica formazione rocciosa. I segnali terminano inopinatamente. E le perlustrazione nei dintorni non danno esiti. Ritorno indietro sino alla base del cocuzzolo, dalla parte opposta in cui mi trovo. C'è un bivio a sinistra che imbocco. Pare bene, perché segnato. Poco dopo c'è un cartello alquanto rovinato. Non so cosa pensare anche perché altre segnalazioni non ce ne sono (oppure mi sfuggono). Non ostante tutto il cartello mi infonde fiducia. Procedo rapidamente, perché ora l'andamento del sentiero è prevedibile e in ambiente decisamente confortevole. Con trepidazione mi accorgo di essere sul percorso di due anni fa. Un colossale albero di traverso si ricorda facilmente. Decido di affrontare i faggi, perché non me la sento di fare dietro-front. Avanti, quasi sempre in leggera discesa. Dei faggi nessuna traccia (e non me li ero sognati). Poco dopo sono sulla strada, quella dei segnavia distrutti. Ho completato il giro! Gran euforia. 3h 20' in tutto, ma con ottima conoscenza della zona ed andatura non turistica.

Poiché ho impiegato molto meno tempo del preventivato, torno nuovamente sul G. Medveicj con discesa dalla parte opposta. La volta scorsa avevo scoperto l'esistenza dei Vidikovci ed ero salito su quello settentrionale. Oggi tocca all'altro. Con una buona dose di spirito di avventura si seguono i segni (1 ogni 4 metri) in una foresta alquanto ingarbugliata. Ma alla fine si emerge in un mare verde. La cima è quotata: un lusso. Breve sosta per una riflessione: considero conclusa la mia esplorazione del posto perché la praticabilità dei sentieri secondari è al limite. Basta così. Ci sono anche altre montagne, che diamine.


       

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