In quest'estate che non ha certamente favorito le uscite sono riuscito a salire il M.te Chiadin che domina la conca di Forni Avoltri. Dopo il Lanževica in Slovenia e la traversata dei Medvejci in Croazia, ho messo a segno anche la terza méta a lungo inseguita, il Chiadin appunto. Difficoltà alpinistiche non ce ne sono ma subito sotto la vetta c'è un traverso orizzontale di alcuni metri che potrebbe presentare qualche difficoltà in presenza di forte vento. Ci sono invece altri tipi di difficoltà. Ad esempio, il sentiero. Già adesso la prima parte è stata abbandonata perché risulta più conveniente salire lungo una stradina forestale. Più in alto il farfaro sta lentamente fagocitando la traccia. E poi ci sono alberi schiantati di traverso che intralciano. Più in alto ancora, la segnaletica lascia molto a desiderare ed in più punti il manto erboso è stato divelto dalle intemperie. Il dissesto idrogeologico qui non è un modo di dire, ma una preoccupante realtà. Va da sé che il monte va salito solo in presenza di buona e duratura visibilità.
Da Tolmezzo con la macchina su per la Val Degano. Poco dopo Forni Avoltri, si svolta a destra per Pierabech. Prima dell'impianto di imbottigliamento a sinistra per stradina subito a fondo naturale. Si supera una casa/colonia alpina ed a sinistra c'è lo spiazzo in funzione di parcheggio (quota stimata: mt. 1050). Si prosegue per la strada imboccando poco dopo un caratteristico rettifilo. Sempre avanti per la stradina forestale sino ad una curva ove un misero ometto indica dove svoltare a destra. Ci si consola con la splendida visione del dirimpettaio Avanza-Chiadenis. Sin qui, turistico. Ora comincia la salita vera. Il sentiero, CAI 168/A, nel primo tratto a pendenza media, è spesso ricoperto da farfaro e non è sempre facile rinvenire la traccia. Poco più avanti, seguendo le segnalazioni, su in forte pendenza nel bosco (in questo tratto le segnalazioni sono visibili in salita, molto meno in discesa). Terreno impervio. Si arriva ad uno slargo completamente ricoperto dal farfaro. Non proseguire diritti, ma girare a sinistra (aguzzando la vista si scorge una segnalazione su un albero). In pochi minuti, e senza eccessiva pendenza, ad un prato pensile (P. Salinas - mt 1812).
A destra. Magnifica la visione del Peralba. Ora la
pendenza non è eccessiva, ma c'è qualche albero di traverso
da oltrepassare. In zona molti larici, non ancora in livrea autunnale. Fa
eccezione un sorbo. Larici a parte, i
colori dell'autunno fanno già capolino.
Si è fuori dalla vegetazione. Il Chiadin
è difronte. Segue un tratto in cui la traccia non è evidente
e bisogna farsi guidare dalle segnalazioni (ecco perchè serve buona
visibilità). Più avanti ci sono dei
tratti erosi: tenersi al di sopra. Più
avanti si ritrova una buona traccia che risale un canalino ed immette in
una zona di mughi. Si rasentano delle
rocce e si sbocca sul
fianco sud del monte. Spettacolare la visione
delle Dolomiti sappadine. Ora servono buona
visibilità ed occhio. Subito a destra in forte pendenza, senza sentiero.
Si seguono alcune paline. Ci si mantiene sempre a destra. Poi quando si
è metà della salita spostarsi a sinistra mirando alcune rocce.
Su, in forte pendenza, verso altre paline molto
più in alto. Raggiungerle, senza percorso obbligato (segnalazioni
sporadiche). Ora c'è una traccia e la si segue spostandosi verso
sinistra. Rasentando l'orlo di un dirupo si perviene ad un
breve traverso orizzontale. A sinistra
c'è il fianco ripido del Chiadin. A destra il fianco nord, molto
scosceso e dirupato. Superato il traverso -sono meno di 5 metri- su con
pendenza molto forte. Ma ci sono delle tavolette di
legno che indicano la direzione. In pochi minuti alla cresta finale. Pochi
metri orizzontali a sinistra e si è in cima
(mt. 2263 - 3 ore scarse dalla macchina). Temperatura gradevole.
Complice il bel tempo e l'aria tersa visione ampia ma non eccezionale. La
catena carnica cela alla vista tutti i Tauri,
eccettuato il Groß Glockner che però è scortato dalle
nuvole. Visibili l'Antelao e la Civetta, ma non il Pelmo né la
Tofana di Rozes. Per il resto Carniche a volontà, ad esempio
Coglians Chianevate; e non mancano le
Giulie. Il pezzo forte sono i
monti di Sappada. Curiosa la visione sia di
Sappada (Cadore) che di F.
Avoltri (Carnia).
Colpisce la presenza di un cimotto poco distante e
leggermente più alto.
Ricerche successive all'escursione portano a conclusioni stupefacenti. Ci sono 2 (due) M.ti Chiadin. Uno, quello su cui sono salito, «friulano». L'altro, di 24 metri superiore, «cadorino» a cui si perviene con sentiero in partenza dalla strada che collega C.ma Sappada alle sorgenti del Piave. Ignoro se ci sia un collegamento tra i due.
Non essendoci possibilità di traversate, per il ritorno si ripercorre il sentiero di salita (2h scarse dalla cima alla macchina).