Ancora oggi molti toponimi
delle località che circondano Orte testimoniano un culto che
aveva larga diffusione in questi territori: Lucignano, Mugnano,
Molegnano, ecc.
Si tratta del culto di
Giano, il dio bifronte, che gli Etruschi veneravano sulle sponde
del lago, a lui consacrato.
Forse anche Marte, dio
della guerra, ebbe qui un suo tempio, poiché una località
prossima al lago è ancora oggi chiamata Mavorrano, la cui
etimologia contiene senza dubbio il nome del dio.
Ancora Livio narra che gli
Etruschi celebravano qui, riti, feste e sacrifici in periodi
particolari dell’anno per propiziare le loro esistenze, e che i
Romani vi bagnavano le armi per renderle invincibili.
I soldati giuravano su
queste sponde fedeltà ai loro Capitani e ai loro Signori quando
entravano nelle Milizie, bevendo l’acqua del lago, che si
credeva consacrata.
Le virtù medicinali, le
improvvise eruzioni, i gorgoglii, le isolette vaganti, rendevano
il lago misterioso, non è quindi strano che i popoli pagani ne
fecero un santuario, vedendo in questi fenomeni l’espressione
del volere divino.
Ma gli echi della
sacralità del luogo erano vivi ancora nel ‘500, se il poeta
Orfeo Marchese può scrivere:
…Sopra di quelle chiare, e
limpid’onde
giurar solean gli antichi
soldati
lì fuord’intorno vicino
alle sponde,
vi stavan quattro Tempij
edificati,
ornati di colonne alte e
profonde
di molti vasi nobili
adornati
ove solean drendo i vasi
lisci
sacrificare i populi
fallisci.
Era dei quattro tempij un
di Nettunno
l’altro di Giove, il terzo
di Marte,
il quarto delle Ninfe che
lì funno
e già vergate di ciò son
più carte…
Alla fine del ‘700 i resti
di questi templi dovevano essere ancora visibili, tanto che il
Bussi, nella Storia di Viterbo, scrive: «…Vedendosi
circa questo lago gli vestigi di molti antichi edifici, fra gli
altri di alcuni Templi, ritrovandosi altresì quivi molte
antichitate».
Quindi il Lago Vadimone
non solo era considerato sacro, ma era sede di un vero e proprio
santuario.