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LA PARTENZA

Generalmente si parte a motore, si raggiunge la zona desiderata, si porta la prua dell'imbarcazione al vento, aiutandosi con il motore per avere quel minimo di abbrivio che consente al timone di governare e contemporaneamente si arma la drizza della randa e si lascano la scotta della randa e il vang, che potrebbero ostacolare la manovra se cazzati. Quando si è perfettamente controvento si alza la randa fino in cima all'albero per mezzo della drizza, inserendo i garrocci nell'apposita canaletta, poi si regola la tensione del vang e della scotta della randa ed il timoniere decide da quale lato accostare per prendere il vento. Quindi, nelle moderne imbarcazioni munite di rullafiocco, si fa uscire la vela di prua per mezzo della scotta di sottovento. Solo quando le vele sono in posizione si spegne il motore ed inizia la navigazione a vela.

 

ORZARE E PUGGIARE

Su una barca quando modifichiamo la rotta si dice che accostiamo a dritta o a sinistra, per fare questo spostiamo la barra del timone dalla parte opposta di dove vogliamo accostare; essendo tutto relativo al vento si dice che orziamo o puggiamo. Orziamo quando accostiamo verso il vento, cioè avviciniamo la prua al punto da cui arriva, puggiamo quando accostiamo allontanando la prua dalla direzione da cui arriva il vento (naturalmente ogni volta che modifichiamo la rotta dobbiamo regolare nuovamente le vele). Anche per mantenere una rotta dovremo in continuazione orzare o puggiare dolcemente per compensare le piccole deviazioni dovute alle onde e al vento.
Naturalmente perchè il timone sia efficace occorre che la barca abbia un certo abbrivio (velocità), poichè oltre a inclinare la pala del timone occorre che un flusso d'acqua la lambisca per ottenere l'effetto desiderato. La barra del timone non va spostata bruscamente e, soprattutto, non inclinata con angoli eccessivi rispetto all'asse longitudinale della barca (angoli oltre ai 45° sono inutili e provocano un grosso effetto frenante da parte del timone).

Orzare e Puggiare

 

LE ANDATURE

Quando modifichiamo la nostra direzione, cioè aumentiamo o diminuiamo l'angolo di incidenza che il vento ha sulle vele, si dice che cambiamo andatura; le andature si possono elencate in questo modo:

Andature

E' abbastanza intuitivo che su una barca a vela non si può navigare controvento, precisamente entro un certo angolo che chiamiamo angolo morto, nel quale per quanto cazziamo le vele esse non riescono a gonfiarsi, ma fileggiano, trovandosi in asse o quasi con la direzione del vento. Se dall'angolo morto puggiamo fino a far gonfiare le vele, tenendole cazzate, la barca naviga di bolina. Continuando a puggiare fino ad avere il vento a 90° rispetto alla direzione del vento navighiamo al traverso, puggiando ancora troviamo il lasco e continuando fino ad avere il vento in poppa, l'andatura di poppa, se puggiamo ulteriormente si ha un cambiamento di mura e possiamo ripercorrere al contrario le varie andature, naturalmente orzando. La nostra velocità, partendo dalla bolina, si incremente fino al traverso, per poi diminuire con il lasco e la poppa (che al contrario di quello che si può credere, a parità di vento, non è l'andatura più veloce, poichè vi è una diminuzione del vento apparente il vero motore della nostra barca a vela).
Nelle andature portanti (lasco, poppa) il vento spinge sulle vele che sono un ostacolo al suo percorso, mentre nelle andature strette (bolina) la forza propulsiva viene dal vento che incontrando le vele viene da queste deviato.

 

REGOLAZIONE DELLE VELE

Per poter usufruire del vento per la propulsione della nostra barca dobbiamo regolare le vele in base alla rotta che intendiamo tenere cioè orientarle rispetto alla direzione del vento. Per compiere questa operazione usiamo le scotte che tendiamo se intendiamo cazzare le vele ed avvicinarle all'asse longitudinale della barca o allentiamo se occorre lascare le vele per allontanarle dall'asse della barca. Se una vela sbatte o fileggia la dobbiamo cazzare perchè è troppo lascata, mentre è più difficile accorgersi di quando una vela è troppo cazzata perchè appare bella gonfia. Per regolare una vela dovremo sempre iniziare col lascarla gradualmente fino a quando inizia a fileggiare, per poi cazzarla quel tanto che basta per farla portare. Quando modifichiamo la nostra rotta rispetto al vento dobbiamo regolare nuovamente le vele, cazzandole se diminuiamo l'angolo tra il vento e l'asse della nostra barca e lascandole se, al contrario, lo aumentiamo. Il segreto sta nel tenere le vele sempre vicino al limite del fileggiamento, solo così le avremo ben regolate e in grado di sfruttare la spinta propulsiva del vento nel modo migliore.

 

RIDUZIONE DELLE VELE

Mano di terzaroli Se il vento rinforza troppo, facendo sbandare in modo eccessivo la barca (gli scafi sono progettati per navigare con piccoli angoli di sbandamento, se troppo sbandati perdono efficienza), rendendo la vita a bordo scomoda e creando una situazione di pericolo è necessario ridurre la velatura. Generalmente si riduce prima il fiocco, perchè è un'operazione più semplice, se provvisti di avvolgifiocco è sufficiente riavvolgere parzialmente la vela di prua. L'operazione di riduzione della randa è detta "prendere una mano di terzaroli". Si riduce la vela ammainandola parzialmente lascando la drizza della randa, cazzando la borosa (cima che tiene ripiegata la vela ridotta, passante in due occhielli detti brancarelle) e serrandola con i metafioni, cimette utilizzate per legare la vela dopo averla ridotta. A questo punto si procede ad una nuova regolazione delle vele. Questa operazione deve sempre essere fatta in sicurezza (meglio troppo presto che troppo tardi). Se possibile ridurre la vela di prua e la randa in modo proporzionale, perchè il comportamento della barca non diventi imprevedibile e non ridurre la velatura in modo eccessivo, in modo che la barca abbia sempre un po' di velocità e di manovrabilità.

 

VIRATA DI PRUA

Virata di prua Per riuscire a virare di prua (virata normalmente utilizzata nelle andature di bolina) bisogna superare l'angolo morto, quindi ci si trova per un attimo controvento e senza propulsione; bisogna avere una buona velocità per superare con il solo abbrivio il letto del vento ed è necessario essere di bolina, per ridurre al minimo l'angolo al vento che si vuole superare, prima di effettuare la manovra. Il timoniere comunica ad alta voce all'equipaggio: "Pronti a virare?". Solo se si è veramente pronti e le scotte del fiocco sono bene in chiaro ognuno gli risponde "Pronto". A questo punto il timoniere avverte, sempre ad alta voce, "Viro" e inizia progressivamente con il timone ad orzare. Non appena il fiocco inizia a fileggiare si molla la scotta di sottovento si sposta il peso dell'equipaggio al centro della barca e, quando le vele sono passate da sole sulle nuove mure, si cazza il fiocco con l'altra scotta, il timoniere riporta gradatamente la barra del timone al centro e l'equipaggio si porta dall'altro lato per compensare con il proprio peso lo sbandamento della barca.

 

VIRATA DI POPPA

Virata di poppa Nella virata di poppa, detta anche strambata, la barca è sempre spinta dal vento e le manovre con il timone avvengono più dolcemente, accompagnando la rotazione del vento apparente. Prima di iniziare la virata si lasca la randa, dal lasco si puggia lentamente fino a quando il fiocco che si sgonfia perchè sventato dalla randa comunica al timoniere di essere con il vento in poppa, allora si molla la scotta del fiocco tirando l'altra per farlo passare a farfalla; il timoniere comunica ad alta voce:"Pronti a strambare?". Solo se si è veramente pronti e le teste sono abbassate per far passare il boma ognuno gli risponde "Pronto", la randa viene portata al centro per evitare di decapitare l'equipaggio o di danneggiare l'attrezzatura con un'escursione del boma eccessiva, a questo punto il timoniere dice sempre ad alta voce "Strambo", fa passare la randa sull'altro lato con una leggera puggiata, bilanciando poi la tendenza a orzare con un contropuggiata, la randa viene lascata, il timoniere riporta la barra al centro e si possono cazzare convenientemente le vele per l'andatura desiderata.

 

BORDEGGIO

Il bordeggio Se su una barca a vela si vuole raggiungere un punto sopravento, non potendo navigare con il vento che viene esattamente da prua si deve seguire un percorso a zig-zag, bisogna cioè fare dei bordi di bolina, alternativamente mure a sinistra e mure a dritta, facendo tra un bordo e l'altro una virata di prua. La bolina non deve essere troppo stretta, per permetterci di raggiungere una certa velocità e i bordi non devono essere troppo corti per non fare troppe virate che fanno perdere velocità e acqua; in genere si vira prima che la meta arrivi al traverso (quando la linea immaginaria che ci unisce alla meta è perpendicolare all'asse longitudinale della barca).
Anche il bordeggio in favore di vento può risultare utile, facendo, anzichè navigare con il vento in poppa, dei bordi al lasco alternandoli con delle virate di poppa, perchè l'andatura di poppa è lenta, instabile e difficile da tenere per lunghi tratti. La velocità e il maggior comfort di navigazione spesso ci ripagano del percorso più lungo.

 

IL RIENTRO

Le manovre per rientrare in porto ricalcano, al contrario, quelle fatte per iniziare la navigazione. Per prima cosa si accende il motore e si porta l'imbarcazione prua al vento, in modo che le vele non portino, ma fileggino, si ritira la vela di prua agendo sulla drizza del fiocco, quindi si ammaina la randa dopo aver cazzato la scotta di randa per evitare che l'oscillazione del boma possa provocare danni all'equipaggio e si rientra in porto a motore (dopo aver messo in posizione i parabordi).

 

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