Malediciamo Arduino ed Amedeo suo fratello, predoni e devastatori della chiesa di Dio; malediciamo tutti i cittadini d'Ivrea che loro diedero aiuto e consiglio; siano maledetti nella città, nei campi, maledetti i loro beni e le loro terre e gli armenti e tutti i loro animali, maledetti dove entrano, donde escono; mandi Iddio su di essi la fame e la pestilenza: siano maledetti vigilanti, viaggianti, dormenti, riposanti. Li percuota Iddio con miserie, febbri, geli, arsure, infermità fino alla morte. Li percuota il delirio, la cecità, il furore della mente in ogni tempo, i loro figli siano tosto orfani e vedove le mogli. Dio fagli come rota al vento, come fuoco che avvampa in foresta, come fiamma sprigionata dai monti. | ||
Il testo della scomunica nel Codice Varmondiano conservato nella biblioteca diocesana di Ivrea | E queste maledizioni tutte, dalla pianta dei piedi al vertice dei capelli, li avviluppino per ogni dove, finché | |
non tornino penitenti e sommessi nel seno della madre chiesa. E tutta la plebe di questa madre chiesa dica: " Così sia, così sia. Amen". |