Tra storia e tradizioneTradizioni
'Informatica Multimediale'' prof. Guido Tascini 2006
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Un museo a cielo aperto unico nel suo genere, questo può definirsi Mattinata e il suo territorio, ove la storia ha lasciato innumerevoli tracce.

 

Il Museo Civico Storico e Archeologico di Mattinata, dopo un accurato restauro, finalmente ha potuto far riscoprire alla popolazione e non solo, il patrimonio storico-culturale del territorio del suo paese.

Il museo rappresenta un interessante centro di testimonianza della civiltà locale nel tempo; ne sono prova le mostre documentarie "dal Gargano al Tavoliere" e gli itinerari archeologici sulle orme degli antichi dauni.
Le mostre permanenti come "Le pietre riportano", "Il Gargano Antico" e "Scultura protostorica nella Puglia settentrionale", sono viva dimostrazione di una forte identità storica.

In esso sono raccolti oggetti di corredo (spille, fibule, anelli, collane) e alcune teste scolpite rinvenute sul monte Saraceno risalenti a circa tremila anni fa.
Inoltre nel Museo sono esposti i corredi funebri degli antichi abitatori saraceni, ricchi di oggetti in bronzo, avorio, ambra, osso, ceramica d’impasto.

Il Museo ospita sia reperti archeologici provenienti dalle numerose necropoli ed insediamenti presenti attorno al paese, sia enormi blocchi di pietra calcarea ove evidenti sono le impronte di dinosauri. Questa eccezionale scoperta, confortata dal ritrovamento di altre impronte di dinosauro nella zona di San Marco in Lamis, sta riscrivendo la storia geologica del Gargano.
Gli scienziati non sono ancora tutti d’accordo nello spiegare la presenza e la provenienza di questi grossi rettili terrestri nel Gargano, nel periodo in cui il promontorio doveva essere un’isola abbastanza lontana dagli allora continenti.
Qualche anno fa uno studioso venuto a Mattinata per le vacanze, passeggiando sui macigni messi a protezione del piccolo porto, notò su di esse qualcosa di particolare. Ritornatovi in seguito per una ricerca più approfondita rilevò ciò che si ritenne essere impronte di dinosauri vissuti milioni di anni or sono.
Oggi quelle grandi pietre con le loro preistoriche impronte sono esposte al pubblico presso il Museo Comunale.

La struttura del Museo si sviluppa su due livelli di cui il primo è pienamente accessibile, mentre il secondo lo sarà nel momento in cui verrà effettuato il collaudo dei due montascale. La sala convegni ed i servizi igienici a norma sono ubicati nel primo livello.

Oltre al Museo, di particolare interesse risulta la Collezione Sansone, esposta per gran parte nell'omonima Farmacia di Mattinata, situata nella via principale del paese, che conserva reperti di carattere storico, archeologico e folkloristico.
E' sicuramente tappa obbligata per i visitatori, sia per gli antichi ed originali arredi farmaceutici, che per la ricca collezione di reperti archeologici.
Un insolito connubio tra medicinali e preziosi ritrovamenti archeologici; oltre 4000 pezzi che il compianto dott. Matteo Sansone, appassionato collezionista, ha raccolto incentivando la ricerca archeologica e divulgandone il valore.
Vi sono custoditi buona parte dei reperti provenienti dalla necropoli di Monte Saraceno; ma ci sono anche stele daune, vasi dauni e appuli, utensili litici e persino statue più recenti appartenenti ai presepi del '700, atti a ricostruire segmenti della nostra storia.

La collezione Sansone è, forse, la più strana (anche per l'insolita collocazione) e variegata raccolta di testimonianze storiche, tra quelle esistenti in Italia.
Frutto dell'enorme passione e dell'amore immenso di un uomo per la propria terra, che ha trascorso tutta la propria esistenza a rincorrere ogni pur minima traccia di storia vissuta.

Il prof. Cleto Corrain, antropologo dell'Università di Padova, lo definì "il cultore delle ricerche archeologiche e antropologiche del Gargano" (Quaderni di scienze antropologiche - 16. Padova 1990, pagg. 223-228. Autore Prof. Cleto Corrain).

Molti scrivendo di lui gli hanno adattato decine di appellativi. Noi preferiamo ricordare una sua auto-definizione: "Mi sento archeologo per passione, farmacista per necessità". Diciamo che le due cose restano comunque inscindibili, sia per il curioso accoppiamento, sia perchè il proprio lavoro ha aiutato l'amatore nei grossi sacrifici economici affrontati per mettere insieme questa raccolta.
Questa è dunque la collezione Sansone: un complicato e straordinario intrigo di passione, curiosità e amore verso le proprie origini.
Ma la prima ragione che ha spinto il Dr. Matteo Sansone nel vulcano della passione la scopriamo scavando nelle notizie biografiche. Nacque a Monte Sant'Angelo il 1° Gennaio del 1916. Orfano di guerra, rimasto ospite (con la madre) di un prozio, che ebbe ad allevarlo ed educarlo. Interessa il fatto che detto prozio fosse erede di un sacerdote-archeologo, Don Giuseppe Antonio Azzarone, il quale ebbe ad iniziare, a proprie spese, ricerche nella necropoli protostorica di Monte Saraceno e nel territorio di Mattinata. I reperti ritrovati si possono ora ammirare al museo di Artiglieria di Torino e parte nella raccolta del Dr. Sansone.
La vocazione archeologica nasceva, pertanto, dall'ambiente familiare. Giovanissimo, all'età di diciannove anni, dietro incarico del soprintendente Bartoccino, diresse gli scavi presso la Basilica di Siponto. Da questa esperienza fiorirono i contatti con molti eminenti studiosi: gli antropologi Raffaello Battaglia e Cleto Corrain dellUniversità di Padova, il Prof. Ferrante Rittatore Von Willer dell'Università di Milano, il Dr. Vincesco Fusco, il Prof. Silvio Ferri dell'Università di Pisa.
Proprio quest'ultimo scese a Mattinata attratto dalla scoperta, da parte del Sansone, di alcuni interessanti pezzi scultorei. Qui, il Prof. Ferri, assunse un ruolo di protagonista nel proseguimento delle ricerche a Monte Saraceno. Furono individuate e contrasegnate oltre 200 tombe e studiati i resti scheletrici umani. Nel 1958 il Prof. Rittatore ed il Prof. Ferri tornarono a Mattinata perchè il Sansone individuò l'area delle Steli Daune e si affrettò a segnalarle. Ora la prestigiosa raccolta, unitamente ai segnacoli scultorei di Monte Saraceno, fa bella mostra nel museo Nazionale di Manfredonia, tranne qualche pezzo di cui si parlerà dopo.
Negli anni '60, il Dr. Sansone, ospitò il Conte Adalbert Graf Von Keyserlingk, un esperto medievalista, il quale riunì le proprie osservazioni in un poderoso volume ricco di riproduzioni fotografiche, edito con la collaborazione dell'ospite nel 1965 (Vergessene Kulturen in Monte Gargano).

La collezione Sansone si estende cronologicamente in maniera assai vasta. Varia per composizione, consta di una parte etnografica ed una archeologica, regolarmente catalogata dalla Soprintendenza; comprende circa 4000 pezzi, in cui si racchiude un arco di migliaia di anni di storia Garganica.
La preistoria è presente con materiale litico-garganico proveniente dalle zone di Tagliata, Torre del Porto, Mattinatella, Coppa del Principe, Due Olivi, Tor di Lupo e altre zone. Si possono ammirare amigdale, lame, punte, tranchet del Campignano, tutto materiale risalente al paleolitico inferiore.
La protostoria è documentata da una vasta raccolta di frammenti di stele Daune, monumenti funebri posti all'apice del tumulo, con graffite scene di vita domestica e l'eccezionale riporto figurato, la "stele del mostro infernale o Stele Sansone", come la definì il prof. Silvio Ferri, rendendo onore al suo scopritore. Delle 1500 e più recuperate, è l'unica che raffigura una scena "sui generis": quella del mostro infernale. Scolpita nella pietra tenera di Monte Sant'Angelo, risulta essere, inoltre, di genere maschile e lo si deduce dalla mancanza di incavi ai lati del collo e dalla presenza di uno scudo e di una spada invaginata. Presenta due faccie e due margini. Nella parte inferiore della faccia frontale si può notare la scena già descritta sopra: il colloquio dell'anima terrificata del Dauno morto con un mostro infernale, raffigurato con la testa, gli zoccoli e la coda di un asino ed il corpo con mammelle di lupa o di cagna. Questo abbinamento crea un essere mostruoso di eccezionale e sconcertante originalità e di terrificante aspetto.

Sempre dello stesso periodo storico, sono presenti sculture di Monte Saraceno: fibule bronzee, illiriche ad occhiali, fibule ad arco di violino, fibule serpeggianti e a sanguisuga, ambre figurate, pendagli in bronzo della Dea madre ed una grossa quantità di antefisse e terrecotte architettoniche.
E' documentato anche il periodo ellenistico-dauno del IV-III secolo a.C.; dei bellissimi vasi figurati a pittura rossa in stile piano e in stile ornato sono custoditi in grosse teche che esaltano la loro originalità. Il sub-geometrico dauno è rappresentato dai numerosi crateri, piatti, askos, attingitoi, olle, nei quali ai motivi geometrici si succedono motivi floreali. Non mancano ceramiche figurate provenienti da Canosa e da Gnazia, nè terrecotte figurate di tipo ellenistico.
Il periodo romano è rappresentato da un busto di marmo di un imperatore, Flavio.
La parte antropologica ed etnologoca è ricca di migliaia di oggetti provenienti dalla vicina Monte Sant'Angelo e da Mattinata.
Nelle masserie e nei casolari sono stati recuperati oggetti e testimonianze della cultura contadina, mentre nelle case pitture in vetro, suppellettili di arredo, mobili tipici come i cassoni da corredo di Monte Sant' Angelo, straordinariamente decorati ed intarsiati; presenti anche i costumi tradizionali. Inoltre non mancano la Statuaria di San Michele e gli oggetti di oreficeria tipica, creazioni laboriose e di alto cesello delle officine artigianali di Monte Sant'Angelo.

Insomma una collezione ricca di molti aspetti e testimonianze storiche che ha raccolto anche lo stupore e la meraviglia dei visitatori di tutto il mondo, poichè nessuno è convinto, prima di entrare nella Farmacia Sansone, che per acquistare un'aspirina è necessario dover passare attraverso ere e secoli.
Per tutte queste ragioni, mai come oggi, si è convinti che un patrimonio di tale importanza meriti di avere una collocazione più consona, che metta in risalto tutta la sua naturale bellezza.
Ci si augura che le attenzioni dei politici e la volontà del Ministero, in unione di intenti con gli eredi di tale patrimonio, facciano sorgere un museo Nazionale a Mattinata. Unico e solo riconoscimento (peraltro anelato dal compianto Dott. Sansone) per un uomo che ha dato tanto per la propria terra.

Nella piana di Mattinata, nei pressi del porticciolo, è possibile visitare i ruderi di una grande villa di epoca romana, Villa Agnuli. Numeroso è il materiale rinvenuto che ha permesso la ricostruzione storica del sito, accertando la presenza di un'antica civiltà in quest'area così favorevole agli scambi commerciali per la vicinanza al mare.
Grandi mura si articolano in un complesso di ambenti, dove resti di opus reticolarum insieme a grandi "olle" interrate, utilizzate per la conservazione delle vivande, testimoniano una fiorente attività agricola.



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