Palazzo Molin Querini | ||||||
Palazzo Gussoni Grimani della Vida | ||||||
Palazzo Boldu Ghisi Contarini e Contarini Pisani | ||||||
Palazzo Fontana Rezzonico | ||||||
Palazzo Giusti Miani Coletti | ||||||
Ca D'Oro Il palazzo fu edificato tra il 1421 ed il 1440 su commissione del mercante veneziano Marino Contarini. L’edificio fu il frutto del lavoro di più maestri, coordinati da Marino Contarini stesso. Tra di essi vi furono Marco d'Amedeo, forse direttore dei lavori, lo scultore milanese Matteo Raverti, i veneziani Giovanni e Bartolomeo Bono, il francese Jean Charlier, Zuanne de Franza, che si occupò della doratura e coloritura finale della facciata. Dopo la morte di Marino Contarini nel 1441 e in seguito a quella dell'unico figlio Piero, la Ca' d'Oro fu divisa tra le figlie di quest'ultimo, innescando, nei secoli successivi, una lunga serie passaggi di proprietà e di conseguenti alterazioni che ne mutarono la fisionomia, specialmente all'interno. Solo verso la fine del XIX secolo la Ca' d'Oro, per decisione di Alessandro Trubetzkoi, il proprietario di allora, fu sottoposta ad un restauro affidato all'architetto G.Battista Meduna che modificò pesantemente la facciata e l'interno. Nel 1894 l'edificio fu acquistato dal barone Giorgio Franchetti, che avviò un restauro filologico, tentando di riportarlo il più possibile vicino alla morfologia del ‘400. Fin da principio il suo scopo fu quello di ospitarvi la propria collezione di opere d'arte per renderla visitabile. Nel 1916 Franchetti stipulò un accordo con lo Stato Italiano nel quale si impegnò a cedere il palazzo al termine dei lavori in cambio della loro copertura finanziaria e nel 1927 fu inaugurato il museo a lui intitolato. La denominazione deriva dal fatto che in origine alcune parti della facciata erano ricoperte d'oro. Questa rifinitura faceva parte di una complessa policromia, oggi scomparsa, ritenuta uno dei massimi esempi del gotico fiorito a Venezia. La galleria Franchetti conserva tra le sue opere anche ampie porzioni degli affreschi del Giorgione provenienti dalla facciata del Fondaco dei Tedeschi. | ||||||
Palazzo Giustinian Pesaro | ||||||
Palazzo Sagredo | ||||||
Palazzo Foscari dal Pra | ||||||
Palazzo Michiel dalle colonne Il palazzo mantiene tracce dell'origine veneto-bizantina e le colonne del portico d'acqua sono il segno più evidente dell'antica sua matrice. Poi gli interventi che hanno modificato la primitiva costruzione sono stati molteplici, in parte seguenti i passaggi di proprietà: fu originariamente dei Duodo (secondo il Lorenzetti), mentre per il Brusegan appartenne ai Grimani; il palazzo fu poi acquisito dagli Zen; dal 1702 passò al Duca di Mantova, Ferdinando Gonzaga; in seguito ai Michiel, poi ai Martinengo e quindi ai Donà delle Rose. Nella pianta di Jacopo de Barbari il palazzo mostra il suo portico, un primo piano nobile ed un secondo piano di minor altezza, questa dovrebbe essere la fase successiva all'intervento ristrutturativo del periodo gotico, di cui restano tracce nel cortile interno. Furono invece gli Zen ad affidare nel 1697 ad Antonio Gaspari la ristrutturazione del loro palazzo che, come testimonia una stampa conservata presso l'Archivio Michiel del Museo Correr, già aveva subito un precedente intervento che aveva introdotto due serliane, alzato il secondo piano e creato un mezzanino sottotetto. Il palazzo di oggi è quello disegnato dal Gaspari che valorizza le due serliane ornandole con poggioli di gusto ancora barocco e affiancandole con otto timpani curvilinei interrotti e ornati da busti di marmo. Nell'insieme siamo di fronte ad una costruzione piuttosto imponente, tuttavia le sovrapposizioni di stili e le sue ampliate dimensioni la rendono dignitosamente notevole, ma senza troppa emozione. All'interno stucchi e dipinti lussuosi si distribuiscono in tutto il palazzo ed anche nel vicino Casin, elegantissimo per le raffinate decorazioni. | ||||||
Palazzo Michiel dal brusa' | ||||||
Palazzo Smith Mangilli Valmarana Il palazzo neoclassico del noto console inglese Giuseppe Smith fu realizzato dall’architetto Antonio Visentini attorno al 1751. Sostituisce due edifici dei Trevisan e Balbi. Dopo la morte del console, l'integrale patrimonio, la villa Smith a Mogliano Veneto compresa, fu liquidato. L'edifcio quindi passò ai banchieri Mangilli. Lucrezia Mangilli sposò in secondo voto il musicista francese Roberto Guillon, in cui perveniva il palazzo e anche la villa a Pederiva di Montebelluna. La sopraelevazione dovuta a Giovanni Antonio Selva distrugge le proporzione della facciata visentiniana, ma la decorazione interna dello stesso Selva, finora conservata, e un capolavoro neoclassico. | ||||||
Ca' da Mosto Ca' da Mosto è uno dei più antichi palazzi di Venezia, ubicato nel sestiere di Cannaregio ed affacciato sul Canal Grande non lontano dal Ponte di Rialto. Rimaneggiato numerosissime volte ha un'interessante facciata in stile veneto-bizantino. La sua costruzione viene generalmente fatta risalire al XIII secolo, quando la famiglia da Mosto entrò nel patriziato veneziano; alcuni tuttavia vi riscontrano elementi più antichi, in particolare nel portego sulla riva d'acqua. In questo palazzo nacque e morì il famoso esploratore Alvise Cadamosto, che dal 1454 al 1462 fu in Portogallo al servizio di Enrico il Navigatore. Dal Cinquecento a tutto il Settecento fu utilizzato come albergo: il Leon Bianco, uno dei più famosi di Venezia, che ospitò molti illustri personaggi; in questo periodo fu sopraelevato di due piani. Ca' da Mosto rappresenta una tipica casa-fondaco veneziana, con il portego d'acqua (o "curia") per lo scarico delle merci dalle navi ed il loggiato al piano nobile. Il loggiato, ad archi allungati con estradosso inflesso (segno di influenze dell'arte gotica), presenta superiormente interessanti decorazioni marmoree bizantine (patere, bassorilievi, fregi). | ||||||
Palazzo e palazzetto Dolfin | ||||||
Campiello del remer e palazzo Lion | ||||||
Palazzo Remer | ||||||
Palazzo Civran | ||||||
Casa Perducci | ||||||
Palazzo Ruzzini | ||||||
Fontego dei tedeschi | ||||||
Ponte di Rialto | ||||||
Palazzo Dolfin Manin | ||||||
Palazzo Bembo | ||||||
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