Mauro QUETTI - Opere

Una galleria digitale di Pittura e Grafica
Torna alla Home Page
 


L'Artista.

Biografia
Bibliografia

Contatti

 


Contenuti.


Opere
Mostre
Critica


Varie.

News
Ringraziamenti
Links

 


Ringraziamenti.


Realizzazione del sito: Elettra Gorni.
Fotografie: Claudio Veneri.
Digitalizzazione Fotografie: Massimo Mininni e Marco Giavazzi.

 


Contatti.


Mauro Quetti vive e lavora a San Benedetto Po, via Argine Po sud 27.
tel. 320.0780217

Per contatti, inviare una e-mail a
mauro.quetti@libero.it

 


Links.

Siti di amici e di istituzioni.

Galleria di immagini su Flickr, di Mauro Quetti

Elettra Gorni, autrice di questo sito e delle "Cocche Belle".

Dizionario dei Pittori COMANDUCCI.

Artemotore.

Tutti i testi e le immagini contenute in questo sito sono© Mauro Quetti
e non possono essere riprodotti senza permesso.
Site keywords: Mauro Quetti, arte, forma, pittura, disegno, mito, bellezza, astrazione, idea, intelligenza, poesia, eroe, ritratto, teatro, musica, antichità, storia, ragione, luce, colore.

CRITICI, STORICI E GIORNALISTI
che hanno parlato di Mauro Quetti

 
PAOLA ARTONI
FLAVIO BARONCELLI
RENATO BONAGLIA
DAVIDE BREGOLA
LINO CAVALLARI
GILBERTO CAVICCHIOLI
GIANLUCA CITTERIO
PAOLA CORTESE
MARZIO DALL'ACQUA
CARLO DODA
DANIELA FARINA
CRISTIANO FERRARESE
ALBERTO HANNUSS
LUIGI FRACCALINI
LANFRANCO
PIER FRANCESCO LISTRI
ANTONIO MALVERDE
ANNA MARIA MARANI
RENZO MARGONARI
RODOLFO MARTANI
CARLO MICHELI
TIZIANA MORETTI
VITTORIO NEGRELLI
DAVIDE NIGRELLI
OSCAR PIVA
MICHEL PRADIER
GABRIELLA SAVOIA
MARIA GRAZIA SAVOIA
MOIRA SBRAVATI
HANS VAN HORNBAECK

Giudizi critici

Certamente il riferimento culturale di Quetti oscilla tra il mondo magico ed incantato del gotico internazionale immerso in una “avanture” nomadica immemore e trasognato in un tempo illimitato ed un umanesimo primaverile ottimista disponibile al diverso, che non conosce peccato, che non deve pagare colpe. Tuttavia sbaglierebbe chi assumesse questi richiami come coordinate dell’operare artistico del pittore genovese. Il recisero di una bellezza perduta è in realtà il tema dominante dell’arte di Quetti che tende a bloccare l’attimo fuggente in cui essa affiora casualmente ad illuminare un volto, a segnare un profilo. Una linea viva atomizzata, spezzata in una fitta trama di punti segna i contorni trasformandosi in luce, aggregandosi in denso raggrumarsi di ombre frantumandosi in superfici chiare. Eppure la forma è salda compatta anche se sembra sprigionare una luce che richiama quella degli dei e delle statue dell’antica Grecia: il kleos la perfezione di una forma racchiusa su se stessa staticamente sospesa come un’apparizione. Ogni contingenza ogni casualità ogni frammentarietà cede ad una astrazione che ricerca l’assolutezza e l’eternità del definitivo della perfezione. Tutto è riassorbito nell’uomo, nel suo corpo, nella sua forma, nella sua organicità sottratta al particolare e riproposta come misura canonica come parametro del reale…
Marzio Dall’Acqua, 1973

…con i grandi fogli di quest’ultima “suite” dedicata, sottoforma di ritratti, agli amici più cari – Mauro Quetti ritorna al meglio di sé riscoprendo (altro tratto d’originalità di pensiero e di intenti) il desueto campo della ritrattistica, che se è stato abbandonato da tempo dai pittori, prima ancora lo è stato dai disegnatori e dai grafici. Non solo Quetti lo riprende, ma ne rivaluta le possibilità espressive mostrando la duttilità di questo genere ad essere manipolato nella prospettiva oetica di più direzioni, a colpire più bersagli, a fondersi con la problematica contemporanea rivelando insospettabili risorse. Quetti se ne avvale per i fini più differenti elaborando anche soluzioni nuove d’ordine, propriamente strumentale, con un lavoro d’infinita pazienza e di grande perizia.
È troppo facile, tanto da essere sospetto, confinare l’opera di Quetti nell’area di una ricerca di bellezza formale fine a se stessa. Tanto più che, tra i valori che distinguono e qualificano l’opera del giovane pittore genovese, questo è il più trascurabile. L’artista propone, invece, un modello che assume ruolo di personaggio positivo: solo per questo l’aspetto opposto e dunque la dialettica col modello negativo sono assenti dalla sua opera. Non solo egli esalta per sé una scelta ma l’avvalora per gli altri implicitamente dichiarandola come unica possibilità: la bellezza dell’intelligenza. Un diretto richiamo alle età del passato, e particolarmente al Quattrocento, per mezzo di citazioni di grandi figure dell’arte antica in relazione con alcuni personaggi della cultura attuale o scelti nel mondo amicale, ristretto ma agguerrito e confortato dall’impegno estraneo alle mode culturali, prediletto dall’artista, è il mezzo impiegato per chiarire tale scelta.
Renzo Margonari, 1973

…Nulla di celebrativo, di romanzesco, nessuna rievocazione storica in questi disegni stupendi di Quetti, carichi della immanenza di una bellezza che sfugge alla contingenza del vivere umano, che rifiuta di diventare destino, ma rimane apparizione.
L’anarchismo di Artaud, si trasforma qui in evento assoluto, perché perfetto, in narcisismo pregnate di ogni possibile trasformazione, al di là del bene e del male; la storia diviene un eterno presente ed il quotidiano è il campo di desideri illimitati, che non ammettono confronti né ostacoli. Rimane il chiuso mistero di Elagabalo, che inquietò ed inquieta le fantasie degli antichi, di Artaud, di Quetti, e le nostre.
Marzio Dall’Acqua, 1973

…Per me la tua coerenza in generale è ormai una cosa tanto ovvia che non mi interessa più. Non mi interessa parlarne. Di quella artistica poi… Ormai mi sembra ovvio che o uno fa i quadri su comando oppure sta sempre lì a perfezionare lo stesso, anche se qualcuno ogni tanto gli cambia la tela sotto i pennelli. O i rapidografi. Mi piace; è anche molto importante per me sapere che tu sei lì ormai affidabile come un milino ad acqua. Che produci cose belle senza chiederti perché, senza aggiungerci parole o cercarne da altri.
Ed è importante anche pensare ai tuoi amici nuovi, che nonostante tu dichiari il contrario, aumentano di numero e sono trale poche cose nuove anche per noi amici vecchi. È bellissima, importante e comoda, per noi vecchi amici, questa tua capacità di rimanere uguale e insieme di riprodurre quei rapporti di cui non siamo più capaci. Lo so, non è merito dell’ambiente. Non è la campagna, lo so. Sei tu. Ma più di tanto non mi va di lodarti. Sei così, non è mica un merito. È un’ostinazione biologica, mica una decisione. Francamente ho forti dubbi sul fatto che tu ti sia rifiutato di galleggiare un po’ qui un po’ là, insomma di essere alla moda, per una scelta. Eravamo già quel che siamo. C’è della cocciutaggine che va al di là delle differenze di carattere; come un contadino che non voglia staccarsi dal suo campo e dal suo modo di coltivare. Qualcuno dirà che è un testimone, un coerente, una roccia. Appunto, una roccia. Non è che stia lì a farsi strapazzare dal mare a causa di una particolarmente eroica forma di coraggio. Non può fare altro. Tutto qui. Visto dall’interno. Dall’esterno uno può anche strillare di ammirazione.
Flavio Baroncelli, 1989
Docente di Filosofia Morale, Università di Genova