La cappella oratoriale di S. Stefano Protomartire di Costa Volpino (bg) era un modesto manufatto edificato verso la metà degli anni '70. Era costituito da un'unica aula senza alcun spazio di servizio, ad eccezione di una centrale termica posta sulla facciata principale. La struttura, costituita da pilastri e travi in calcestruzzo armato era evidente sia all'interno che nei prospetti esterni. La copertura a capanna era in tegole marsigliesi. Già al momento della sua costruzione si erano evidenziati dissesti strutturali a causa della natura del terreno limo-gessosa che avevano portato ad un cedimento globale senza lesioni (fuori piombo delle murature di testa di circa 30 cm); nel tempo il cedimento si è assestato. Nonostante la modesta qualità dell'edificio si è ritenuto opportuno mantenere integralmente la struttura, i tamponamenti e le carpenterie di copertura, accettandone anche i fuori piombo oramai sabilizzatisi. Obbiettivo del progetto è stato fin dall'inizio il contenimento dei costi e quindi il riutilizzo di piu' elementi esistenti possibili, facendo tesoro degli spazi semplici e regolari dell'aula e procedendo per addizioni indipendenti al fine di adeguare gli spazi alle moderne funzioni liturgiche. Particolare attenzione è stata posta nel controllo della luce naturale ed artificiale e nel suo uso simbolico. La luce è infatti l'elemento principale del progetto, alla sua valorizzazione sono stati subordinate forme e colori (volutamente ridotte al minimo al fine di raccogliere e modularne tutte le diverse vibrazioni). Solitamente gli arredi liturgici hanno un alto costo e materiali pregiati, per questo motivo si è deciso di costruire a disegno tutti gli elementi di arredo con forme semplici e materiali molto economici. Il volume esterno è stato coibentato con un sistema a cappotto intonacato bianco che ha inglobato le lesene strutturali e semplificato la forma; la copertura in tegole è stata sostituita con una metallica, conservando tutte le strutture lignee del tetto esistenti, principali e secondarie. Dal punto di vista distributivo e architettonico si è operata la scelta di trasformare la cieca facciata orientale (che si rivolge al paese) nella facciata principale d'ingresso. Anche se questa scelta contraddice il tradizionale orientamento delle aule liturgiche (con ingresso o occidente), ha tuttavia consentito di valorizzare la facciata principale dell'edificio e liberato la possibilità di costruire uno spazio intermedio porticato (atrium gentium) all'ingresso della chiesa. Ha consentito inoltre di realizzare in un ambito poco in vista (fronte ovest) un nuovo blocco di servizio (bagni, sacrestia, centrale termica). Il nuovo spazio aperto porticato va inteso, piuttosto che come nartece simbolico-decorativo, come vero e proprio "atrium gentium", deputato all'incontro dei fedeli, ed in tal senso è stato dimensionato generosamente e dotato di elementi lunghi di seduta. Il manufatto risulta completamente indipendente e staccato dal corpo preesistente per non confliggere con i fuori piombo di quest'ultimo e per essere letto come spazio oscillante tra il sacro e il civile, come nei quadriportici paleocristiani. Per rafforzare quest'idea il portico possiede un debole senso di chiusura (lamelle lignee verticali) e "galleggia" circondato da uno specchio d'acqua, elemento simbolico del battesimo. I materiali con il quale è costruito generano una tripartizione (basamento in calcestruzzo bruto, struttura a lamelle in larice e copertura in zinco). Strutturalmente è un arco a tre cerniere (quella di sommità è in realtà un elemento continuo luminoso che regge una croce e consente la vista di un rettangolo di cielo); la struttura puo' essere vista anche come due mani giunte. L'aula principale, mantenuta nelle sue proporzioni, è stata rivestita internamente da una parete in cartongesso che ha semplificato i cablaggi impiantistici ed ha eleminato le lesene strutturali interne, rendendo lo spazio interno piu' astratto e reattivo alla luce. Quest'ultima proviene da un clerestorio a nastro perimetrale posto in sommità dei muri. Tali finestre a nastro non sono tuttavia direttamente visibili dall'aula poiché sono filtrate da una veletta perimetrale ribassata. Questo artificio consente di percepire la luce senza vederne la fonte, diffondendola per rimbalzo e trasformandola, come nelle trappole luminose barocche, in elemento astratto e simbolico. Il controsoffitto e le velette perimetrali staccate dai muri consentono inoltre di nascondere tutto il sistema di illuminazione artificiale a led ( che di sera rimpiazza l'effetto della luce naturale), il sistema di amplificazione oltre che correggere visivamente tutti i fuori piombo dell'aula. Gli unici elementi di illuminazione direttamente visibili sono una grande ma sottile croce luminosa a soffitto al centro della sala ed i cinque bracci di "candelabro" pendenti sopra il presbiterio. Piccoli spot luminosi nascosti alla vista servono ad evidenziare due elementi liturgici: il tabernacolo ed il crocifisso. La combinazione di tutti questi elementi consente la composizione di differenti scenari luminosi. Il tabernacolo ed il crocifisso sono stati recuperati dagli arredi preesistenti come atto di economia e di rispetto devozionale e resi coerenti con il resto attraverso i loro supporti (delle sottili lamiere di ferro bianco) che interpretano in modo astratto la mano che dona l'eucarestia (sotto il tabernacolo) e la resurrezione (con la scultura in legno grezzo del Cristo senza chiodi che si stacca dalla Croce). Il presbiterio occupa semplicemente un'estremità dell'aula ed è evidenziato solamente da pannellature di colore bruno che ne costituiscono la pedana e il fondale. Su questo basamento poggiano gli arredi mobili (altare, ambone e sedute) costituiti da elementi nastriformi a L, C e U. Le sedute dei fedeli sono elementi a disegno con struttura in tubolare metallico assemblato e pannellature simili a quelle del presbiterio. Tutti gli elementi di arredo sono costruiti con pannelli economici in legno laminati in formica, alleggeriti visivamente da bordature bianche. Le pavimentazioni sono in gomma finto legno (!), le acquasantiere sono costruite utilizzando delle zuppiere Ikea. Gli unici due colori utilizzati sono il bianco per gli spazi dell'architettura ed il bruno per gli arredi. Il progetto, avendo come riferimento gli spazi cistercensi del medioevo reinterpretati in chiave contemporanea, ha scelto di consegnare alla comunità uno spazio semplice, di raccoglimento, con poche distrazioni e conseguente limitatezza cromatica e decorativa, tuttavia, com'è giusto che sia, sarà l'uso quotidiano del fedele a definirne lo spirito autentico.