Una ramificazione della via Valeria, che
staccandosi da questa sotto Celano piegava verso il Fucino e conduceva
a Marruvio per quindi risalire a Cerfennia, viene nel territorio di S.
Benedetto ancor oggi chiamata Via Romana, e con tale nome è ora
la principale strada interna del villaggio, e corrisponde alla linea A
B della Pianta, riportato alla fine del capitolo, la quale linea era nello
stesso tempo quella del limite ordinario delle acque del Fucino nell'epoca
moderna. Sul ciglio sinistro di questa strada si ergeva la linea occidentale
delle antiche mura di Marruvio e ne resta tuttora qualche avanzo. Il punto
A, vertice dell'angolo nord ovest di esse mura si riscontrerebbe in direzione
alquanto obbliqua al nord dell'angolo nord ovest della casa del fu D.
Salvatore Tarquini, ma non se ne vede vestigio alcuno come anche non più
si discernono le mura da quel punto in giù, per essersi dove distrutte,
e dove incorporate nelle fabbriche dell'attuale villaggio.
Egualmente proseguendo per la via romana verso il sud, nessun altro segno
delle mura si vede dietro l'abitato, quantunque qua e là si veggano
incastrate nei muri moderni pietre romane, le quali, però, sembrano
piuttosto trasportate, che facenti parte del rivestimento delle mura antiche.
Ma subito dopo l'ultima fabbrica del villaggio, che è la stalla
di Vincenzo Raglione, ed a circa nove metri da questa, si incontra un
primo avanzo (f) della vetusta muraglia. Essa è in opera cementizia
silicica a fortissima malta, tanto che ha acquistato la compattezza e
la solidità del macigno, si estende per la lunghezza di circa metri
quaranta, si eleva sul piano stradale all'altezza media di circa due metri,
parimenti che il terreno cui è addossato,e presenta lo spessore
di circa metri due e centimetri cinquanta.
Nessun altro tratto delle mura esiste sulla via romana, ma dove questa
incontra pressochè perpendicolarmente la via del molino della Civita
e precisamente al punto B della pianta, al di fuori della strada del molino,
e sul fondo di Liberato di Genova, se ne vede un altro avanzo della natura
e della solidità del precedente, lungo circa metri 10, alto da
terra circa m. 1,60 e largo circa m. 2,60, ed a partire da questo punto
altri tratti delle mura, della medesima costruzione e nello stesso stato
che i precedenti si incontrano ad intermittenza per lunghezze diverse
a costa della predetta strada del molino della Civita , sul medesimo fondo
di Liberato di Genova e sui susseguenti sino al molino sito nel punto
segnato in pianta con la lettere n, sempre seguendo con precisione la
spezzata Bm .
Proseguendo poscia verso l'est in prossimità del molino della Civita,
gli avanzi delle mura si internano sotto i coltivati, nascondendo i lati
op. qr. rs. st. e la parte I e riescono allo scoperto a circa 28 m. dal
punto 1 sotto un fondo del Dr Paolo Freda (t') cui fanno da sostegno lungo
la sottoporta via nuova del Camposanto, correndo circa m. 80 fin presso
al punto t ove si internavano per riuscire in piccolo tratto lungo il
segmento vx'a partire dal quale fino al ritorno al punto A nessun altro
tratto ne è più visibile a fior di terra nei segmenti e~
&, d, c,,cl c, e meno un masso che a guisa di macigno ne è
rotolato nel fosso quasi rimpetto al punto segnato in pianta col n. 10.
Già a non molta distanza dal punto B risalendo la strada del molino
della Civita si comincia di fuori della linea delle mura ad osservare
il fossato, che ora consiste in un avvallamento di considerevole larghezza,
il quale sempre più accentuandosi fino a raggiungere talora in
più punti la profondità di oltre 3 metri fa il giro di tutto
il resto della cinta seguendo con precisione tutti i lati dei vani angoli
di questa, e si arresta presso le fabbriche dell'attuale villaggio.
Niun avanzo di un secondo muro ci è stato possibile scoprire lungo
tutto il giro della cinta, ma in più punti dei lati sud est e nord
si osserva per lunghi tratti un notevole e rapido rialzo sul terreno adiacente
all'interno in modo da formare come un piano fortemente inclinato; e potendo
in questo riconoscersi i, più probabilmente il residuo della scarpata,
ma anche quello di un terrapieno, sembra potersi ritenere escluso che
l'aggere di Marruvio fosse ad unico muro accessibile solo per scale addossate,
poco probabile che fosse a doppio muro con frapposto terrapieno, e molto
più probabile che fosse ad unico muro con la scarpata addossata
all'interno e rivestito di gradini per montarvi in cima, come 1'aggere
di Pompei presso la parte Ercolanese.
Nel punto segnato in pianta col n. 12 non si riscontra affatto la chiavica
di cui si parla nella leggenda.
Però invece è l'imbocco della via del Pagliarello, e sembra
molto probabilmente il luogo di una delle porte della città.
Nè qui, però, nè ai punti 8 e 9 ove sarebbero state
le altre porte, nè in verun altro luogo della cinta è visibile
alcun avanzo di torri. È singolarmente notevole come nè
sulla linea AB nè al di fuori di essa si riscontrino tracce del
fossato; e non avendo dall'un canto a dubitare che le mura si che fossero
sul ciglio sinistro della via romana, poiché ne fan fede il rudero
f e quello presso al punto B; e dall'altro, coincidendo in questo tratto
la carreggiata della Valeria sulla attuale via romana, come lo dimostrano
a sinistra i surricordati avanzi, ed a destra i due morroni del quale
le fondamenta ed un grande masso cadutone si veggono sulla stessa linea
al di là del punto B ed a concludere che la via Valeria fosse stata
costruita sul luogo del fossato, il quale, naturalmente all'uopo riempito.
La costruzione adunque per parte dei romani di questa via militare sul
riempito fossato di Marruvio ed a contatto delle sue mura che forse furono
anche, di conseguenza, più o meno notevolmente mozzate, e punte
spiegarsi con la opinione emessa dal Promis (antichità di Alba
Fucens Roma 1836, pp. 40 e 251) che, cioè, che la Valeria fosse
stata proseguita da Alba per Marruvio e Corfinio solo dopo la guerra sociale,
opinione che dal fatto sopra notato potrebbe ricevere conferma.
Misurata, infine, la linea AB che è di metri 760 ed i diversi segmenti
del resto della cinta, si è ottenuto la somma di chilometri 2,900,
la quale se non esprime con esattezza la periferia della intera città
(giacchè le misure non si sono potute prendere con tutta precisione
pel motivo che, specialmente a partire dal molino della Civita, la linea
della muraglia è tutt'altro che netta) presenta un errore che non
supera i cento metri in meno laonde può affermarsi che il giro
delle mura fosse di 3 km. in circa.
dalla "Relazione
sughi avanzi di Marruvio alla Commissione Conservatrice dei monumenti
di antichità e delle arti nella provincia de L’Aquila"-1915
marruvium , san benedetto
dei marsi,aquila, l'aquila, archeologia, scavi archeologici , comune san benedetto
dei marsi , marsica , ritrovamenti, storia, notizie storiche