CAPITOLO XI
Ed
eccoci nel nuovo anno, che sarà l'ultimo di guerra. Ma pochi sperano in una
fine imminente delle sofferenze. Non si osa sperarlo.
E le sofferenze della gente crebbero ancora,
se possibile, in questo mese, per l'aggiungersi, a tutto il resto, del freddo molto
intenso di questo inverno. Già nei giorni di Natale si erano verificate delle
aspre gelate, ma la neve arrivò, abbondantissima, il 5 gennaio e seppellì
tutto. La vita nei ricoveri precari diventò ancora più difficile. Difficile
difendersi dal gran freddo, difficile uscire per raccoglier legna, o l'acqua, o
altro.
Mentre si continuava a soffrire e a morire a
causa delle bombe.
Bombe e cannonate senza interruzione intorno
al Santuario di Migliano. L’8 gennaio una giovane donna viene ferita gravemente
(una gamba spezzata e, forse, altre ferite). E’ buio e non si sa come
soccorrerla. Infine viene trovato un medico, tale Peruzzi, sfollato da
Viareggio, che fa quello che può. Ma proprio mentre sta uscendo dalla casa una
granata lo ferisce gravemente spezzandogli un femore. La ragazza morirà il
giorno dopo e il dottore dopo alcuni mesi. Il mattino dopo il Collegio è come
un ospedale. Giungono feriti da tutte le parti “nella speranza che qualcosa si
potesse fare per salvarli” (Diario di Padre D’Amato).
Don Pinagli registra un bombardamento nelle
campagne di Camporgiano (loc. Battifollo) il 9 gennaio in mattinata, ad opera
di 4 caccia-bombardieri, il 17 uno ancora a Camporgiano (stazione e loc.
Toschi) e uno a Castiglione che fece 6 morti e alcuni feriti, entrambi verso le
ore 12, il 29 alle ore 16,30 un bombardamento a San Romano con due donne uccise
(una si chiamava Bertolini Fiora di Natale). E il 22 muore all’Ospedale
Militare di Camporgiano un civile di Vagli Sotto, tale Pellegrinotti Pasquale
di anni 35 (era nato il 5.7.909 da Giuseppe e da Pellegrinotti Maria), che era
stato ricoverato per ferite, causate, forse, da un bombardamento aereo.
Comunque il mese di gennaio non è molto ricco
di notizie. Il fronte è piuttosto calmo, a parte il solito scambio di
cannonate, scarse quelle italo-tedesche, abbondanti quelle americane.
Gli indiani se ne vanno, arrivano i bersaglieri.
Unici fatti di rilievo sembrano essere:
Primo: il ritiro delle truppe indiane e il ritorno dei negri della Divisione Buffalo avvenuto il 13 gennaio. E,
dice il Federigi, gli alpini ne approfittano per riprendere Molazzana e
Brucciano. Ma deve essersi trattato di un modesto aggiustarsi delle posizioni
avanzate in quella che era, presumibilmente, terra di nessuno. Secondo: la
visita di Mussolini in Garfagnana. Sembrerebbe che, intorno al 25 gennaio,
Mussolini non si fosse fermato a Villafranca, ma si fosse spinto fino a Piazza
al Serchio. Ma la notizia non è sicura. (1) Terzo: L'arrivo dei primi reparti
della Divisione ITALIA. Il 31 gennaio, infatti, il III Btg del Cap.Bruniati
giunge al fronte e si colloca nella zona fra Sassi, Eglio e la Pania Secca,
dando il cambio al Gruppo Esplorante "Cadelo" che verrà decorato
"per la pertinacia con la quale difese posizioni che sembravano in estremo
pericolo". Fra poco tutta la Monterosa, ad eccezione del Btg. “INTRA” e
del Gruppo “BERGAMO”, avrà il cambio.
Nel mese di gennaio si ritorna a parlare di
partigiani. I due gruppi locali ricostituitisi (Btg. Arditi "Marco" e Distaccamento "Dini"), e le
brigate emiliane, dalle quali dipendevano o con le quali, comunque, erano in
stretto contatto, ricominciarono a far parlare di loro. Già il primo gennaio a
Sillano fu
E il 2 gennaio gli alpini sono a S.Anastasio
per catturare due viareggini, i Vassalle, presunti partigiani. Ma il prete Don
Mentucci dice che sono solo degli sfollati inviati lì dal segretario di Fascio
di Piazza al Serchio. E i Vassalle, uno dei quali pare fosse effettivamente
partigiano, vengono lasciati in pace.
Ma anche i tedeschi si preoccupano di
controllare il territorio alla ricerca di eventuali partigiani. Il 20 gennaio
un reparto formato da mongoli arriva a Minucciano, circonda il paese, piazza
una mitragliatrice sul campanile e comincia a setacciare il paese. I soldati
entrano nelle case per controllare che non ci siano persone armate, ma non
fanno male a nessuno. A un tratto, però, la mitragliatrice sul campanile comincia a sgranare i suoi colpi.
Che accade ? Subito ci si rende conto che stanno sparando verso una selva di
castagni lungo la via per Ugliancaldo, dove si vede del movimento.
Ma non sono partigiani. Sono i
"massesi" che vengono a frotte in Garfagnana a portare sale e olio e
a cercare farina di castagne. Purtroppo alla notizia che i tedeschi sono in
paese si sono messi a correre fra i castagni e i tedeschi hanno preso a far
fuoco. A un tratto si cominciano a sentire le strazianti urla di aiuto di una
donna che è rimasta colpita. Ma chi può andarla a soccorrere con quella
mitragliatrice che spara su ogni cosa che si muove ? E le urla della donna
continuano, agghiaccianti, per quasi due ore. Poi si fanno sempre più flebili
e, alla fine, cessano. Finalmente i mongoli se ne vanno e allora subito
qualcuno corre per soccorrere la donna, ma è troppo tardi. La poveretta è morta
dissanguata. Era una donna di Bedizzano, nel carrarese. Si chiamava Argentina
Dell'Amico e aveva 52 anni.
Il 25 nei pressi di Filicaia esplode un
deposito di munizioni "che era nella baracca di Muccini Battista"
causando 1 morto e due feriti gravi fra gli alpini. Il deposito esplode
"per cause imprecisate" dice Don Pinagli, ma il sospetto di un
attentato partigiano c'è.
E lo stesso 25 c'è un rastrellamento a
Sillano, con cattura di ostaggi. Verranno rilasciati tutti ad eccezione di due
che, come vedremo fra breve, verranno fucilati per rappresaglia.
Fra gli atti di morte del comune di Castiglione
c'è quello del giovanissimo partigiano Giovanni Forti, di 17 anni, residente a
Castiglione ma che, evidentemente, era fra i partigiani della compagnia
"C". Muore, infatti, in una scaramuccia, in località Trombacco, nei
pressi di Vergemoli il 27 gennaio.
In una data imprecisata del mese di gennaio
(ma potrebbe anche essere febbraio) militari della R.S.I. catturano a Corfino
il Sig. Attilio Vergai, direttore dell'agenzia di Castelnuovo Garf. della Cassa
di Risparmio di Lucca, sospettato di essere un sostenitore dei partigiani.
Condotto a Camporgiano e, poi, forse al Nord, di lui si perderanno
completamente le tracce.
Ma è il 28 che accade il fatto più grave. Nei
pressi di Cogna, nel comune di Piazza al Serchio, alcuni partigiani tendono un
agguato a una pattuglia di alpini e l'alpino Grigoli Giuseppe, di 19 anni,
nativo della provincia di Mantova, del comando di divisione, viene colpito a
morte. Viene chiamato il prete che lo trova "appena spirato" e gli
impartisce i sacramenti. Il 31 verranno celebrati i funerali ai quali partecipa
anche la popolazione del luogo, sinceramente dispiaciuta e, forse, preoccupata
per eventuali rappresaglie. Ma gli alpini sapevano bene che i partigiani che
avevano teso l'agguato non erano del luogo.
Si ha una interessante notizia anche dal
fronte versiliese. Dice il Federigi che i partigiani del gruppo Patrioti Apuani
avevano istituito un posto di blocco nei pressi di Azzano, lungo la via
percorsa da chi passava il fronte. Lo scopo era quello di controllare chi
passava per evitare infiltrazioni di nemici, ma era anche quello di evitare che
i negri "rubino ogni cosa" a quelli che passano e tengano un
comportamento "particolarmente odioso" nei confronti dei disertori.
MUSSOLINI IN GARFAGNANA NEL GENNAIO 1945
?
Una
sera non precisata del gennaio 1945 la signora
VIVIANI MARIA di Sassi
nel comune di Molazzana sentì bussare alla porta con insistenza (il padre
gestiva un piccolo spaccio di vino e poche altre cose) e andò ad aprire avendo
in braccio il figlio Giuseppe nato da pochissimi giorni (esattamente nato il 20
gennaio 1945). Entrarono quattro ufficiali (o, comunque, personaggi che a lei
parvero tali) e chiesero da bere. Uno dei quattro, d’aspetto abbastanza
imponente prese in braccio il piccolo e disse: - Ti auguro di avere una vita
più fortunata della mia -. Poi restituì il bimbo alla madre e, dopo poco, i
quattro se ne andarono. E questo fu tutto ciò che la Viviani Maria ha sempre
ricordato.
Dopo qualche tempo, finita la guerra, un
parente della Viviani si sposò e andò a vivere in Piemonte. Qui conobbe un
certo Gianni Bava, che era stato prigioniero in Grecia e che, avventurosamente
rientrato, aveva appartenuto alla Repubblica Sociale Italiana pare con cariche importanti.
Il Bava parlò di una visita fatta al fronte
da Mussolini e ricordò l’episodio del bimbo appena nato e della frase
pronunciata dal Duce, tanto che il parente della Viviani vi riconobbe
l’episodio accaduto a Sassi per cui ne dedusse, e lo disse alla Viviani, che
l’uomo che aveva preso in braccio suo figlio era il Duce.
L’episodio è abbastanza singolare e non
esistono conferme della presenza di Mussolini sul fronte della Garfagnana. Si
sa, però, per certo che egli visitò i bersaglieri della Divisione Italia nei
giorni dal 24 al 26 gennaio 1945 (quindi pochi giorni dopo la nascita di
Giuseppe) ed è accertato che si spinse sicuramente fino nei pressi di Aulla. Ed
era in quei giorni, appunto, che reparti della Divisione Italia stavano
affluendo al fronte per dare il cambio agli alpini della Divisione Monterosa.
Lo storico Davide Del Giudice, utilizzando
diverse testimonianze, ricostruisce i movimenti del Duce nelle giornate 24 e 25
gennaio, ipotizzando che il 25 gennaio stesso egli sia ripartito per rientrare.
Ma Mazzolini, nel suo scrupoloso diario alla data del 27 gennaio afferma, fra
l’altro, ““Il Duce è tornato ieri sera dalla sua ispezione alla
Divisione ITALIA””. Egli, cioè, sarebbe rientrato a Gargnano il 26 sera per cui
si potrebbe ipotizzare la sua presenza in zona per tutto il giorno 25 e anche
per la mattina del giorno 26. Ci si rende conto che la sua presenza a Sassi
appare veramente improbabile, sia perché per raggiungerlo avrebbe dovuto
percorrere la mulattiera che da Torrite sale a Sassi (era la normale via usata
dai soldati. Una via carrozzabile a quel tempo non esisteva) a piedi o a dorso
di mulo, sia perché una sua presenza al fronte, malgrado la grande segretezza
con cui la visita venne condotta, non avrebbe potuto non lasciare qualche
traccia.
Tuttavia, alla luce di quanto detto circa i
tempi della visita, tale visita appare, se non probabile, per lo meno, non
impossibile.
NOTE:
1)
Vedi il racconto in appendice
2)
Carteggio Carloni in Oscar Guidi, DOCUMENTI DI GUERRA, CIT., pag. 108
3)
L’autore di questo libro è stato testimone dell’episodio.