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La Legge Finanziaria e le misure economiche per il 2002


SOMMARIO

I numeri della manovra
La sintesi della manovra
La relazione previsionale e programmatica per il 2002


I NUMERI DELLA MANOVRA

17 Miliardi di euro (pari a circa 33mila miliardi di lire) è l'ammontare degli interventi correttivi che portano l'indebitamento netto allo 0,5% "europeo"

1 MILIONE di lire per oltre 2 MILIONI DI PENSIONATI (che superano così la soglia di povertà) è il livello a cui sono innalzate le pensioni più basse

1 MILIONE di lire per 8,5 MILIONI DI SOGGETTI è il livello a cui è innalzata la detrazione IRPEF per ogni figlio a carico. La riduzione IRPEF è dunque confermata, coperta (era senza copertura), spostata a favore delle famiglie con redditi bassi e medi

3.532 miliardi di lire è l'incremento della spesa per il personale del "comparto sicurezza" nel biennio 2002-2003

15.000 miliardi di lire circa è il livello a cui sale la spesa per le infrastrutture

4.487 miliardi di lire è l'incremento dei finanziamenti della scuola nel triennio

41,9% è il livello della pressione fiscale, in calo dal 42,2%

46,9% è il peso della spesa complessiva in rapporto al PIL, in calo dal 47.2%

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LA SINTESI DELLA MANOVRA

Premessa.

L’attacco terroristico dell’11 settembre è destinato a produrre effetti rilevanti sull’economia mondiale, europea, italiana.

Gli effetti sul ciclo, sui tassi, sui settori, sono difficili da valutare.

Più in generale, prevedere e stimare gli effetti sulla struttura e sulla dinamica dei processi di globalizzazione è esercizio egualmente incerto.

Per queste ragioni, le stime quantitative formulate dai governi hanno natura di obiettivo, più che di previsione.

Nel breve e medio periodo, su un arco di 12-24 mesi, l’andamento delle economie dipenderà dalla risposta dei governi al terrorismo; dalle loro decisioni in campo economico e finanziario; dalla fiducia dei consumatori e degli investitori; dal nuovo ordine mondiale che gradualmente prenderà forma.

E’ possibile che le prospettive della crescita migliorino, se i paesi industrializzati, a partire dagli Stati Uniti, introdurranno sostanziali manovre di sostegno all’economia. Questa ipotesi non è improbabile.

In ogni caso, avendo riguardo alle variabili economiche fondamentali, si può affermare che l’andamento presente dell’economia è incerto, ma che la ripresa futura è certa; che questa dovrà essere agganciata predisponendo condizioni ottimali.

In questo contesto, sicuramente anomalo, si presenta una legge finanziaria che combina i valori della stabilità, con quelli della crescita e dell’equità.

Azioni equilibrate in tempi straordinari: un fatto di per sé notevole.

Stabilità, crescita, equità.

Stabilità, crescita, equità sono i tre pilastri della prima legge finanziaria presentata da questo Governo.

Nella convinzione che la stabilità sia un valore fondamentale per il Paese e per l’Unione Europea, la legge finanziaria assume come obiettivi di finanza pubblica i "target" concordati con l’Unione Europea: un indebitamento netto pari allo 0,5% del Pil nel 2002; il pareggio del bilancio nel 2003.

Questi andamenti completano il processo di convergenza verso l’equilibrio di bilancio.

Nella convinzione che la crescita sia condizione necessaria per la stabilità, il Governo ha già introdotto, con i provvedimenti "100 giorni", e rafforza in questa sede, misure mirate allo sviluppo economico ed all’efficienza.

Sul piano dell’equità, la legge finanziaria avvia, infine, importanti interventi per il sostegno dei pensionati più disagiati e delle famiglie con figli a carico e redditi bassi e medi.

Queste misure agiscono su più di nove milioni dei cittadini; sostengono i consumi; spostano più di due milioni di cittadini al di sopra della soglia di povertà.

Le grandezze finanziarie per il 2002.

Nell’economia della legge finanziaria per il 2002, con criteri prudenziali si assume per il nostro Paese una crescita del 2,3%, con un tasso di inflazione all’1,7%.


I conti pubblici dell’anno in corso, per effetto di un vasto insieme di provvedimenti, tanto amministrativi, quanto e soprattutto politici, introdotti nei primi tre mesi di governo (patto di stabilità interno nel settore della spesa sanitaria, strumenti per le privatizzazioni immobiliari, etc.) possono beneficiare di una correzione che tende a ricondurre l’indebitamento netto verso l’obiettivo dello 0,8% del Pil, previsto per il nostro Paese dal patto di stabilità.

In assenza di questi interventi, l’indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni tenderebbe per il 2001 all’1,9% del Prodotto interno lordo.

Gli interventi operati sul 2001 hanno in parte carattere strutturale, in parte necessariamente carattere non strutturale, dato il limitato spazio temporale disponibile.

Questo assetto complessivo condiziona significativamente l’indebitamento netto tendenziale per il 2002 che a sua volta, in assenza degli interventi correttivi contenuti in questa finanziaria, si posizionerebbe all’1,7% del Prodotto interno lordo.

Con un aggiustamento di poco superiore ai 17 miliardi di euro (33.000 miliardi di lire), la Legge Finanziaria per il 2002 corregge l’andamento tendenziale della finanza pubblica, migliora tutte le grandezze di bilancio rispetto all’anno in corso, in aggiunta determina uno stimolo all’economia.

In specie:

i) le spese complessive scendono dal 47,2 al 46,9% del Pil, con una riduzione interamente dovuta alla spesa corrente, che si riduce dal 43,4 al 43,1% ;
ii) le spese in conto capitale, fondamentali per la crescita, salgono dal 3,8 al 3,9% del Pil, per effetto dell’incremento dei contributi pubblici agli investimenti;
iii) le entrate correnti scendono dal 45,4 al 45,1% del Pil, mentre la pressione fiscale si riduce dal 42,2 al 41,9% raggiungendo il valore minimo dell’ultimo decennio;
iv) le entrate complessive salgono dal 46,1 al 46,4% per effetto di una migliore gestione del patrimonio pubblico, che consente un raddoppio delle entrate in conto capitale.Per effetto di questa strategia, le maggiori entrate complessive non corrispondono a maggiori tasse, o contributi, ma si accompagnano, anzi, ad una loro prima riduzione.

Per quanto riguarda i saldi:

v) l’avanzo primario, indicatore fondamentale per valutare la sostenibilità del debito pubblico, migliora dal 5,1 al 5,3% del Pil, mentre la spesa per interessi decresce dal 6,2 al 5,8% del Pil;
vi) l’indebitamento netto, che è il saldo rilevante del bilancio per il Trattato e del Patto di stabilità si assesta allo 0,5% del Pil.

In sintesi, pur in presenza di un quadro macroeconomico difficile, tutte le grandezze si muovono in modo virtuoso.La qualità dei provvedimenti.

All’interno delle compatibilità macroeconomiche, particolare attenzione è stata riservata alla qualità dei provvedimenti.

Ciò può essere compreso selezionando e raggruppando le diverse misure in quattro aree:

a) una prima area contiene misure formulate nella logica della buona amministrazione.

Rientrano in questa area azioni di contenimento della spesa delle amministrazioni; il patto di stabilità interno per il sistema degli enti pubblici; le misure per l’efficienza delle pubbliche amministrazioni; le misure per il personale; simbolicamente, i minori compensi per i ministri;

b) una seconda area contiene riforme mirate a sbloccare il sistema economico ed a dare efficienza alla pubblica amministrazione.

Rientrano in questa area la trasformazione e la soppressione di molti enti pubblici, da trasformare in società o in enti senza fine di lucro di utilità sociale, in modo da segnare, di fatto, un arretramento del perimetro dello Stato, ferma la funzione pubblica o sociale dei soggetti interessati. Rientra nella stessa logica il provvedimento per la valorizzazione e la privatizzazione del patrimonio immobiliare, i cui effetti reali e finanziari non costituiscono solo una base del bilancio pubblico dei prossimi anni, ma riportano ad efficienza un patrimonio di dimensioni eccezionali. Di notevole importanza, sul piano finanziario e dell’efficienza, è infine la norma sulla ristrutturazione dei servizi pubblici locali di rilevanza imprenditoriale, che consente ai Comuni di separare infrastruttura e gestione del servizio, valorizzando la rete in capo alle amministrazioni e aprendo la gestione del servizio al settore privato. Nella stessa direzione, ma con riferimento al settore privato, opera infine la rideterminazione dei valori delle partecipazioni e dei terreni, che rimuovono un disincentivo o freno fiscale alla riorganizzazione delle attività economiche;

c) nella terza area si concentrano le misure di equità.Pur nelle citate incertezze dello scenario economico e finanziario globale, i risparmi di spesa pubblica primaria dovuti alla buona gestione consentono l’avvio immediato di due interventi, che qualificano questa legge finanziaria:

i) nel settore pensionistico, è previsto dal primo gennaio 2002 l’innalzamento delle pensioni ad un milione al mese, per i cittadini più bisognosi;
ii) sul fronte degli sgravi fiscali, e’ previsto l’innalzamento a un milione della detrazione per ogni figlio a carico, per tutti i redditi sino a 70 milioni.
Le due misure, per cui la legge finanziaria stanzia rispettivamente 4200 e 3100 miliardi a regime, aumentano, si ripete il reddito disponibile ed i consumi di circa 9 milioni di cittadini, contribuendo al sostegno dell’attività economica; in particolare, spostano più di 2 milioni di cittadini al di sopra della soglia di povertà; pongono al centro dell’attenzione la famiglia, istituzione su cui fonda la nostra società;

d) nella quarta area si concentrano infine le riforme strutturali, che saranno varate entro la fine dell’anno:

i) la riforma fiscale, con l’abbassamento delle aliquote;
ii) la riforma previdenziale e del welfare, improntata a garanzia e libertà.
La loro introduzione verrà graduata in base all’evoluzione dello scenario di finanza pubblica, a sua volta dipendente dalle variabili economiche internazionali ed interne.

Conclusioni.

L’ insieme di misure proposte integra un quadro organico, che si sviluppa su più orizzonti temporali.

Come si è notato in premessa, natura ed intensità dell’insieme dei provvedimenti sono notevoli, in un anno che si annuncia complesso sul piano politico e finanziario internazionale, tanto che, nelle scorse settimane, molti osservatori hanno dubitato sulla possibilità di "mantenere le promesse".

Con questa legge finanziaria, l’opera di riforma inizia invece a prendere forma concreta.

Il Governo ritiene che la combinazione di azioni per la stabilità, la crescita, l’equità, con attenzione ai saldi macroeconomici ed alla qualità degli interventi, sia insieme possibile e necessaria.

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LA RELAZIONE PREVISIONALE E PROGRAMMATICA

Il contesto economico internazionale


Il quadro economico internazionale per il 2001 ha mostrato un generale e progressivo peggioramento, sia rispetto all'anno precedente, sia rispetto alle previsioni formulate solo tre mesi addietro. E' proseguita, da parte dei principali organismi internazionali, la revisione al ribasso delle previsioni di crescita
dell'economia mondiale.

L'andamento congiunturale sfavorevole si è manifestato negli USA a partire dalla seconda metà del 2000, per poi estendersi progressivamente anche all'Europa e ad altre aree. Il quadro economico generale è attualmente reso più incerto dai recenti tragici eventi legati all'attacco terroristico dell'11 settembre contro gli Stati Uniti, il cui impatto macroeconomico sulla crescita americana e mondiale risulta ancora di difficile valutazione. Si ipotizza nondimeno che gli effetti macroeconomici di tali eventi si manifesteranno principalmente in un rallentamento dell'attività economica e in una caduta della fiducia degli operatori, entrambi temporanei e contenuti.

Con queste premesse, si stima che nel 2001 l'aumento del prodotto interno lordo dei paesi industrializzati, previsto all'1,8 per cento nel Documento di Programmazione economico-finanziaria presentato lo scorso luglio, risulti ora pari all'1,2 per cento e che nel 2002, le prospettive di crescita divenendo gradualmente più favorevoli, raggiunga il 2 per cento (2,8 per cento nel DPEF).

Il forte rallentamento del volume degli scambi internazionali dovrebbe
accentuare le tendenze disinflazionistiche in atto; il prezzo del petrolio è previsto scendere in media d'anno nel 2001 a 26,5 dollari a barile e nel 2002 a 25. Le attese relative al calo delle quotazioni sono confortate dalle più recenti dichiarazioni dell'OPEC tese a mantenere il prezzo entro la forchetta compresa tra i 22 ed i 28 dollari a barile.

L'evoluzione dell'economia italiana nel 2001


Le previsioni di crescita dell'economia italiana di breve periodo risultano
fortemente deteriorate rispetto al quadro presentato nel DPEF di appena due mesi fa.

Esse riflettono anzitutto il peggioramento del quadro internazionale registratosi durante il corso dell'estate; inoltre, l'ulteriore incertezza derivante dalle conseguenze politiche ed economiche a livello mondiale dell'attacco terroristico agli USA rende d'obbligo una grande cautela nel delineare scenari previsivi a breve.

In base a queste valutazioni, il PIL dell'Italia è previsto aumentare mediamente nel 2001 del 2,0 per cento. Rispetto a quanto indicato nel quadro programmatico del DPEF la minore crescita è pari a 0,4 decimi di punto.

Sia i consumi delle famiglie che gli investimenti mostrano un netto
rallentamento della crescita, mentre l'aumento delle esportazioni risulta
sostanzialmente dimezzato rispetto all'anno precedente. Le previsioni scontano una ripresa della domanda interna, in particolare di quella d'investimenti, già nell'ultimo trimestre dell'anno.

L'evoluzione favorevole del mercato del lavoro registrata nell'ultimo triennio è proseguita nel 2001. Anche i recenti dati relativi al mese di luglio sull'indagine delle forze di lavoro confermano una crescita sostenuta dell'occupazione.

Prudenzialmente, alla luce del rallentamento ciclico dell'economia, si stima che, in media d'anno, l'aumento dell'unità di lavoro sia pari all'1,5 per cento, in linea con il risultato del 2000.

Il tasso di disoccupazione, a fronte di tali andamenti e di una crescita moderata delle forze di lavoro, dovrebbe scendere ulteriormente, attestandosi in media d'anno al 9,6 per cento, con una riduzione di 1 punto percentuale rispetto all'anno precedente.

La dinamica retributiva dovrebbe attestarsi intorno al 3,5 per cento con una lieve accelerazione rispetto al 2000, riflettendo gli effetti cumulati dei rinnovi contrattuali in molti settori pubblici e privati.

Il lento riassorbimento degli impulsi inflazionistici esteri, la debolezza
dell'euro, la significativa accelerazione dei costi unitari del lavoro, si traducono in una lieve progressione del tasso di inflazione rispetto al 2000 (dal 2,6 al 2,8 per cento). Si confermerebbe così la stima indicata nel DPEF dello scorso luglio.

Per quanto attiene la finanza pubblica, le più recenti tendenze dei conti
pubblici, rafforzate dalle azioni intraprese, consentono di collocare
l'indebitamento netto dell'anno in prossimità dell'obiettivo, all'1,1 per cento del PIL, pur in presenza del clima di incertezza che si va profilando per l'economia nel suo complesso a causa del forte peggioramento dello scenario internazionale.

Le previsioni per l'economia italiana nel 2002

Anche le previsioni di crescita per il 2002 riflettono il forte deterioramento del quadro economico internazionale.

La ripresa dell'economia mondiale, e in particolare di quella europea, è prevista verificarsi in tempi più lenti e a tassi significativamente inferiori rispetto alle proiezioni di luglio. Anche l'economia italiana dovrebbe mostrare una ripresa, in linea con quella attesa per l'Europa e per il mondo, favorita inoltre dalle azioni di politica economica
intraprese dal Governo.

La manovra di finanza pubblica per il 2002, presentata dal Governo, tende, infatti, a coniugare stabilità, equità sociale e sostegno all'economia, nel pieno rispetto degli obiettivi finanziari fissati nel Programma di stabilità.

Mediamente il PIL dovrebbe aumentare del 2,3 per cento. La nuova previsione risulta inferiore di 0,8 decimi di punto a quella indicata nel DPEF.

Il favorevole andamento della domanda interna compenserebbe il forte
peggioramento dell'interscambio reale.

La spesa delle famiglie dovrebbe crescere ad un tasso del 2,5 per cento,
beneficiando dell'andamento positivo del reddito disponibile conseguente alle politiche di sostegno varate dal governo e del migliorato clima di fiducia.

Gli effetti delle politiche di incentivazione del processo di accumulazione
dovrebbero esplicarsi pienamente nel 2002: il tasso di incremento degli
investimenti fissi lordi dovrebbe raggiungere il 4,8 per cento. In particolare, gli investimenti in costruzioni dovrebbero registrare una crescita del 3,5 per cento mentre quelli in beni strumentali del 5,7 per cento.

L'occupazione mostrerebbe una evoluzione ancora nettamente positiva, anche se lievemente inferiore ai tassi di sviluppo registrati negli ultimi due anni. Si stima che le unità di lavoro aumentino dell'1,2 per cento.

Il tasso di disoccupazione, a fronte di questi andamenti e ipotizzando una
evoluzione delle forze di lavoro in linea con l'evoluzione più recente, dovrebbe attestarsi al 9,2 per cento, quattro decimi di punto al di sotto del valore stimato per il 2001.

Per il 2002 si prevede che gli impulsi inflazionistici esterni siano molto
limitati; il recupero del valore dell'euro, che ci si attende anche in virtù della sua introduzione nell'area, nonché il rallentamento dei costi unitari del lavoro, dovrebbero consentire di confermare la stima di inflazione indicata nel DPEF, pari all'1,7 per cento.

Dal lato della finanza pubblica, per il 2002 il Governo conferma l'obiettivo
d'indebitamento netto indicato nel Documento di programmazione economico-finanziaria per il 2002-2006, pari allo 0,5 per cento del PIL, ribadendo l'impegno a rispettare il percorso di risanamento finanziario concordato in sede europea.

L'evoluzione dell'economia italiana nel medio periodo


Nel medio periodo, per gli anni successivi al 2002, le prospettive di crescita per l'economia mondiale, superata la attuale crisi internazionale, dovrebbero tornare nel
complesso favorevoli. In tale contesto, l'Italia sarà in grado di conseguire pienamente gli obiettivi di una crescita sostenuta ed equilibrata, intorno al 3 per cento, che annulli quindi il differenziale di sviluppo rispetto al resto dell'Europa che si era creato negli anni novanta.

Il consolidamento dello sviluppo potrà dare luogo alla creazione di nuovi posti di lavoro, ad un ritmo dell'ordine dell'1,5 per cento annuo, riducendo i livelli di disoccupazione. A fine periodo il tasso di disoccupazione sarebbe pari al 7 per cento.

La moderazione salariale, la stabilità macroeconomia, l'assenza di impulsi inflazionistici esterni, dovrebbero ricondurre la crescita dei prezzi al consumo mediamente intorno all'1 per cento.

Si confermano, così, per il medio termine gli obiettivi posti in sede di DPEF 2002-2006: la crescita economica congiunta alla riduzione dell'inflazione agevoleranno il mantenimento degli impegni assunti nel Programma di stabilità dell'Italia in tema di annullamento dei disavanzi pubblici.

Il Mezzogiorno

Il rallentamento della crescita economica e l'incertezza che caratterizza la congiuntura si dovrebbero riflettere nel Mezzogiorno in misura minore rispetto al resto del paese. In linea con le tendenze registrate nell'ultimo quinquennio si stima per il 2001 un aumento del PIL meridionale appena al di sopra del 2 per cento.

Lo segnala l'andamento positivo dei principali indicatori congiunturali: le
esportazioni sono cresciute nel primo semestre del 2001 nelle aree meridionali del 13,5 per cento contro il 12,1 nel Centro Nord; l'occupazione nella media dei primi tre trimestri dell'anno in corso è aumentata del 3,2 per cento contro il 2 per cento del Centro Nord; il risultato positivo è stato determinato da un incremento sostenuto
dell'occupazione dipendente a tempo indeterminato e da andamenti particolarmente espansivi nelle costruzioni e nei servizi. Il tasso di disoccupazione è diminuito di circa 2 punti rispetto a luglio 2000, raggiungendo il 19 per cento.

L'impegno che il Governo ha assunto nel recente DPEF 2002-06 per determinare un forte balzo di sviluppo del Mezzogiorno non viene meno, anzi si rafforza. Già nel 2002 la crescita dovrebbe collocarsi intorno al 2,5 per cento.

Il proseguimento della ripresa economica e sociale, la realizzazione degli
interventi previsti nel Quadro Comunitario di Sostegno 2000-06 attraverso un'accelerazione della modernizzazione amministrativa, l'impulso agli investimenti privati da parte di una maggiore dotazione di infrastrutture, sono le condizioni affinché a partire dal 2003 si realizzi uno sviluppo robusto e stabile dell'economia meridionale, superiore a quello medio europeo.

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