LA RELAZIONE PREVISIONALE E
PROGRAMMATICA
Il contesto economico internazionale
Il quadro economico internazionale per il 2001 ha mostrato un
generale e progressivo peggioramento, sia rispetto all'anno precedente, sia
rispetto alle previsioni formulate solo tre mesi addietro. E' proseguita, da
parte dei principali organismi internazionali, la revisione al ribasso delle
previsioni di crescita
dell'economia mondiale.
L'andamento
congiunturale sfavorevole si è manifestato negli USA a partire dalla seconda
metà del 2000, per poi estendersi progressivamente anche all'Europa e ad altre
aree. Il quadro economico generale è attualmente reso più incerto dai recenti
tragici eventi legati all'attacco terroristico dell'11 settembre contro gli
Stati Uniti, il cui impatto macroeconomico sulla crescita americana e mondiale
risulta ancora di difficile valutazione. Si ipotizza nondimeno che gli effetti
macroeconomici di tali eventi si manifesteranno principalmente in un
rallentamento dell'attività economica e in una caduta della fiducia degli
operatori, entrambi temporanei e contenuti.
Con queste premesse, si stima
che nel 2001 l'aumento del prodotto interno lordo dei paesi industrializzati,
previsto all'1,8 per cento nel Documento di Programmazione economico-finanziaria
presentato lo scorso luglio, risulti ora pari all'1,2 per cento e che nel 2002,
le prospettive di crescita divenendo gradualmente più favorevoli, raggiunga il 2
per cento (2,8 per cento nel DPEF).
Il forte rallentamento del volume
degli scambi internazionali dovrebbe
accentuare le tendenze
disinflazionistiche in atto; il prezzo del petrolio è previsto scendere in media
d'anno nel 2001 a 26,5 dollari a barile e nel 2002 a 25. Le attese relative al
calo delle quotazioni sono confortate dalle più recenti dichiarazioni dell'OPEC
tese a mantenere il prezzo entro la forchetta compresa tra i 22 ed i 28 dollari
a barile.
L'evoluzione dell'economia italiana nel 2001
Le previsioni di crescita dell'economia italiana di breve periodo
risultano
fortemente deteriorate rispetto al quadro presentato nel DPEF di
appena due mesi fa.
Esse riflettono anzitutto il peggioramento del quadro
internazionale registratosi durante il corso dell'estate; inoltre, l'ulteriore
incertezza derivante dalle conseguenze politiche ed economiche a livello
mondiale dell'attacco terroristico agli USA rende d'obbligo una grande cautela
nel delineare scenari previsivi a breve.
In base a queste valutazioni, il
PIL dell'Italia è previsto aumentare mediamente nel 2001 del 2,0 per cento.
Rispetto a quanto indicato nel quadro programmatico del DPEF la minore crescita
è pari a 0,4 decimi di punto.
Sia i consumi delle famiglie che gli
investimenti mostrano un netto
rallentamento della crescita, mentre l'aumento
delle esportazioni risulta
sostanzialmente dimezzato rispetto all'anno
precedente. Le previsioni scontano una ripresa della domanda interna, in
particolare di quella d'investimenti, già nell'ultimo trimestre
dell'anno.
L'evoluzione favorevole del mercato del lavoro registrata
nell'ultimo triennio è proseguita nel 2001. Anche i recenti dati relativi al
mese di luglio sull'indagine delle forze di lavoro confermano una crescita
sostenuta dell'occupazione.
Prudenzialmente, alla luce del rallentamento
ciclico dell'economia, si stima che, in media d'anno, l'aumento dell'unità di
lavoro sia pari all'1,5 per cento, in linea con il risultato del 2000.
Il
tasso di disoccupazione, a fronte di tali andamenti e di una crescita moderata
delle forze di lavoro, dovrebbe scendere ulteriormente, attestandosi in media
d'anno al 9,6 per cento, con una riduzione di 1 punto percentuale rispetto
all'anno precedente.
La dinamica retributiva dovrebbe attestarsi intorno
al 3,5 per cento con una lieve accelerazione rispetto al 2000, riflettendo gli
effetti cumulati dei rinnovi contrattuali in molti settori pubblici e
privati.
Il lento riassorbimento degli impulsi inflazionistici esteri, la
debolezza
dell'euro, la significativa accelerazione dei costi unitari del
lavoro, si traducono in una lieve progressione del tasso di inflazione rispetto
al 2000 (dal 2,6 al 2,8 per cento). Si confermerebbe così la stima indicata nel
DPEF dello scorso luglio.
Per quanto attiene la finanza pubblica, le più recenti
tendenze dei conti
pubblici, rafforzate dalle azioni intraprese, consentono
di collocare
l'indebitamento netto dell'anno in prossimità dell'obiettivo,
all'1,1 per cento del PIL, pur in presenza del clima di incertezza che si va
profilando per l'economia nel suo complesso a causa del forte peggioramento
dello scenario internazionale.
Le previsioni per l'economia italiana nel 2002
Anche le previsioni di crescita per il 2002 riflettono il
forte deterioramento del quadro economico internazionale.
La ripresa
dell'economia mondiale, e in particolare di quella europea, è prevista
verificarsi in tempi più lenti e a tassi significativamente inferiori rispetto
alle proiezioni di luglio. Anche l'economia italiana dovrebbe mostrare una
ripresa, in linea con quella attesa per l'Europa e per il mondo, favorita
inoltre dalle azioni di politica economica
intraprese dal Governo.
La
manovra di finanza pubblica per il 2002, presentata dal Governo, tende, infatti,
a coniugare stabilità, equità sociale e sostegno all'economia, nel pieno
rispetto degli obiettivi finanziari fissati nel Programma di
stabilità.
Mediamente il PIL dovrebbe aumentare del 2,3 per cento. La
nuova previsione risulta inferiore di 0,8 decimi di punto a quella indicata nel
DPEF.
Il favorevole andamento della domanda interna compenserebbe il
forte
peggioramento dell'interscambio reale.
La spesa delle famiglie
dovrebbe crescere ad un tasso del 2,5 per cento,
beneficiando dell'andamento
positivo del reddito disponibile conseguente alle politiche di sostegno varate
dal governo e del migliorato clima di fiducia.
Gli effetti delle
politiche di incentivazione del processo di accumulazione
dovrebbero
esplicarsi pienamente nel 2002: il tasso di incremento degli
investimenti
fissi lordi dovrebbe raggiungere il 4,8 per cento. In particolare, gli
investimenti in costruzioni dovrebbero registrare una crescita del 3,5 per cento
mentre quelli in beni strumentali del 5,7 per cento.
L'occupazione
mostrerebbe una evoluzione ancora nettamente positiva, anche se lievemente
inferiore ai tassi di sviluppo registrati negli ultimi due anni. Si stima che le
unità di lavoro aumentino dell'1,2 per cento.
Il tasso di disoccupazione,
a fronte di questi andamenti e ipotizzando una
evoluzione delle forze di
lavoro in linea con l'evoluzione più recente, dovrebbe attestarsi al 9,2 per
cento, quattro decimi di punto al di sotto del valore stimato per il
2001.
Per il 2002 si prevede che gli impulsi inflazionistici esterni
siano molto
limitati; il recupero del valore dell'euro, che ci si attende
anche in virtù della sua introduzione nell'area, nonché il rallentamento dei
costi unitari del lavoro, dovrebbero consentire di confermare la stima di
inflazione indicata nel DPEF, pari all'1,7 per cento.
Dal lato della
finanza pubblica, per il 2002 il Governo conferma l'obiettivo
d'indebitamento
netto indicato nel Documento di programmazione economico-finanziaria per il
2002-2006, pari allo 0,5 per cento del PIL, ribadendo l'impegno a rispettare il
percorso di risanamento finanziario concordato in sede
europea.
L'evoluzione dell'economia italiana nel medio periodo
Nel medio periodo, per gli anni successivi al 2002, le
prospettive di crescita per l'economia mondiale, superata la attuale crisi
internazionale, dovrebbero tornare nel
complesso favorevoli. In tale
contesto, l'Italia sarà in grado di conseguire pienamente gli obiettivi di una
crescita sostenuta ed equilibrata, intorno al 3 per cento, che annulli quindi il
differenziale di sviluppo rispetto al resto dell'Europa che si era creato negli
anni novanta.
Il consolidamento dello sviluppo potrà dare luogo alla
creazione di nuovi posti di lavoro, ad un ritmo dell'ordine dell'1,5 per cento
annuo, riducendo i livelli di disoccupazione. A fine periodo il tasso di
disoccupazione sarebbe pari al 7 per cento.
La moderazione salariale, la
stabilità macroeconomia, l'assenza di impulsi inflazionistici esterni,
dovrebbero ricondurre la crescita dei prezzi al consumo mediamente intorno all'1
per cento.
Si confermano, così, per il medio termine gli obiettivi posti
in sede di DPEF 2002-2006: la crescita economica congiunta alla riduzione
dell'inflazione agevoleranno il mantenimento degli impegni assunti nel Programma
di stabilità dell'Italia in tema di annullamento dei disavanzi pubblici.
Il Mezzogiorno
Il rallentamento della crescita economica e l'incertezza
che caratterizza la congiuntura si dovrebbero riflettere nel Mezzogiorno in
misura minore rispetto al resto del paese. In linea con le tendenze registrate
nell'ultimo quinquennio si stima per il 2001 un aumento del PIL meridionale
appena al di sopra del 2 per cento.
Lo segnala l'andamento positivo dei
principali indicatori congiunturali: le
esportazioni sono cresciute nel primo
semestre del 2001 nelle aree meridionali del 13,5 per cento contro il 12,1 nel
Centro Nord; l'occupazione nella media dei primi tre trimestri dell'anno in
corso è aumentata del 3,2 per cento contro il 2 per cento del Centro Nord; il
risultato positivo è stato determinato da un incremento
sostenuto
dell'occupazione dipendente a tempo indeterminato e da andamenti
particolarmente espansivi nelle costruzioni e nei servizi. Il tasso di
disoccupazione è diminuito di circa 2 punti rispetto a luglio 2000, raggiungendo
il 19 per cento.
L'impegno che il Governo ha assunto nel recente DPEF
2002-06 per determinare un forte balzo di sviluppo del Mezzogiorno non viene
meno, anzi si rafforza. Già nel 2002 la crescita dovrebbe collocarsi intorno al
2,5 per cento.
Il proseguimento della ripresa economica e sociale, la
realizzazione degli
interventi previsti nel Quadro Comunitario di Sostegno
2000-06 attraverso un'accelerazione della modernizzazione amministrativa,
l'impulso agli investimenti privati da parte di una maggiore dotazione di
infrastrutture, sono le condizioni affinché a partire dal 2003 si realizzi uno
sviluppo robusto e stabile dell'economia meridionale, superiore a quello medio
europeo.