L'espansione mussulmana
Subito dopo la morte di Maometto, avvenuta nel 632, i guerrieri arabi, nel tempo dei primi quattro califfi – Abu Bakr (573–634), Omar ibn al–Khattab (?–644), Othman (565–656) ed Alì (600ca.–661), i cosiddetti califfi ″ben guidati″ – si spinsero fuori del loro paese, abbattendosi sulle province asiatiche ed africane dell'impero romano d'oriente e sull'impero persiano. Il rapido elenco delle principali conquiste è sufficiente a dare un'idea della velocità dell'espansione: Palestina nel 634, Damasco nel 635, tutta la Siria nel 640, l'impero persiano dal 637 al 651, l'Egitto dal 632 al 646. Entro il 652 viene conquistata Tripoli e costretta al tributo anche Cartagine. Sono passati soltanto 20 anni dalla morte del profeta Maometto.
Sotto la dinastia araba degli Omayyadi, fondata da Muawiyya ibn Abu Sufyan (630ca.–680), che aveva fissato la capitale a Damasco, l'espansione riprende vigorosa: entro il 705 tutta l'Africa settentrionale è sotto la dominazione degli arabi, che con queste terre si affacciano sull'Atlantico; nel 700 una nuova base navale è impiantata a Tunisi.
Durante la notte del 26–27 aprile 711 dell'era cristiana, una squadra di piccole imbarcazioni con un esercito a bordo e salpata dal nord del continente africano sbarcò, sotto il comando di Tariq ibn Ziyad, governatore di Tangeri e subordinato di Muza, nelle coste che oggi conosciamo come di Gibilterra. Nella Spagna di allora, sotto l'egida visigota, nessuno immaginò che quella spedizione sarebbe stata la prima avanzata di una brutale e magnifica invasione da parte di un giovane ed imponente impero mosso da una nuova fede religiosa e che era apparso dalla sabbia dell'Arabia; negli anni successivi le punte avanzate dell'espansione araba in occidente penetrano profondamente nel cuore del regno dei franchi, ″i più lontani tra i nemici della Spagna″, come li chiama, alla metà del secolo IX, lo storico Ibn Abd al–Hakam (?–871).
La conquista spagnola e la nascita di Al–Andaluz
Purtroppo, la mancanza di fonti documentarie e narrative impedisce agli storici di ricostruire nei dettagli la cronologia, gli eventi, le direttrici della conquista della penisola iberica. Tuttavia alcuni punti sono considerati certi o quasi:
- il numero limitato dei conquistatori guidati dal capo berbero Tariq ibn Ziyad (?–720ca.)
- la prevalenza della componente berbera su quella araba, l'annientamento dell'esercito di re Rodrigo (?–711ca.) nella battaglia di Wadi Lagos (forse l'attuale Guadalete)
- l'esistenza di dissensi dinastici che costituirono l'occasione per l'intervento ed il successo mussulmano
- la collaborazione con gli invasori da parte delle comunità ebraiche e di una parte dell'aristocrazia cristiana
- la quasi immediata occupazione della capitale Toledo
- il successivo arrivo di una grossa spedizione guidata da Musa ibn Nusair (640–716), governatore del nord Africa, composta quasi prevalentemente da arabi
- l'eliminazione, nel giro di pochi anni, di quanto restava del regno Visigoto
La nuova storiografia
Oggi sono trascorsi più di 500 anni da quando l'islam è stato sradicato dalla Spagna, e durante questo lasso di tempo la storiografia si è affannata a farci credere che la Spagna attuale si sia formata attraverso secoli di lotte contro gli invasori mussulmani che colonizzarono, malvisti dal popolo, la penisola iberica.
Nulla di più falso. La moderna storiografia ha messo in evidenza il carattere profondamente originale della penetrazione islamica in Spagna ed il fatto che l'accettazione dell'islam da parte degli spagnoli fu pressoché spontanea: dando un'occhiata all'espansione islamica in Spagna si rimane colpiti dalla sua velocità e dai suoi aspetti generalmente pacifici e civili. Ai mussulmani ci vollero meno di tre anni (711–714) ed una battaglia (Wadi Lagos) per propagarsi in Spagna.
Cordoba fu il gioiello del X secolo. Fu la prima città in Europa ad avere l'illuminazione stradale e portava la torcia della civiltà e della scienza in un periodo in cui i Normanni saccheggiavano Parigi ed in cui l'Inghilterra era devastata dai Danesi e dai Vikinghi. Il suo simbolo era la magnifica Mezquita (moschea), il più famoso monumento della Spagna islamica, dopo il palazzo dell'Alhambra a Granada. Nel XVI secolo, dopo la Reconquista e dopo la spaventosa trasformazione della mezquita in cattedrale con la creazione di una gigantesca struttura al centro delle magiche colonne, l'imperatore Carlo V osservò, in tono di rimprovero, che ciò che era stato costruito si poteva trovare ovunque, ma ciò che era stato distrutto era unico al mondo.
La battaglia cristiana
Intanto fin dai primissimi anni della conquista un primo nucleo di resistenza cristiana si forma nelle Asturie, probabilmente su iniziativa delle popolazioni locali, profondamente romanizzate e cristianizzate, anche se con la partecipazione di esponenti dell'aristocrazia visigota.
Secondo la tradizione di antiche cronache il primo re a guidare la ribellione sarebbe stato Pelayo (718–737), il quale avrebbe avuto la prima vittoria a Covadonga.
Un regno molto importante è quello di Alfonso II il Casto (791–842) durante il quale vengono respinti diversi tentativi musulmani di porre fine a questo Stato cristiano.
La grande espansione territoriale si ha, peraltro, con i regni di Ordoño I (850–866) e di Alfonso II (866–910).
Con Ordoño II (914–924) e con il trasferimento della capitale più a sud, nell'antica città romana di Leon, nasce il regno omonimo, durante il quale, nel corso del secolo X, non senza lotte dinastiche che bloccarono il processo di riconquista, i conti di Castiglia diederoo vita a un principato quasi indipendente. Nelle regioni pirenaiche più orientali la resistenza si incentrò sui nuclei cristiani e fu fortemente favorita dagli interventi di Carlo Magno. Si affermarono così, da ovest a est, il regno di Navarra con capitale Pamplona, in forte espansione nel secolo X; la contea, poi regno, d'Aragona, e le contee della Catalogna, presto unificate intorno alla preminente contea di Barcellona.
La Reconquista cristiana riprende nuovo slancio nella seconda metà del secolo XI, in piena coincidenza con il generale risveglio della Cristianità e favorita dalla dissoluzione del califfato di Cordoba, divisosi in una trentina di piccoli stati, conosciuti come ″regni di Taifas″, dove taifa indicava la base familiare e tribale di tali regni. Nel 1085 Alfonso VI il Valoroso (1030ca.–1109) riconquista Toledo, mentre gli aragonesi si impadroniscono di Saragozza e Rodrigo Diaz de Bivar (1043ca.–1099), soprannominato ″el Cid Campeador″, governa per alcuni anni Valencia. Nel 1113 una grande spedizione navale pisana, con l'aiuto di Raimondo Berengario III il Grande (?–1131), conte di Barcellona, riconquista temporaneamente, dal 1113 al 1115, Ibiza e Maiorca, liberando un gran numero di schiavi cristiani.
Ma dall'Africa nel 1086 una nuova ondata islamica, guidata dalla dinastia berbera degli Almoravidi, interviene ad arrestare l'espansione cristiana con la battaglia di Sagrajas. Tutta la Spagna musulmana viene annessa all'impero almoravide, destinato peraltro a disgregarsi a sua volta dopo il 1140 ad opera di un nuovo gruppo di origine africana, quello degli Almohadi.
Nella prima metà del secolo XIII la Reconquista conosce la sua fase decisiva. Nel 1212 la grande vittoria cristiana di Las Navas de Tolosa costringe gli Almohadi sulla difensiva. Nel 1230 il re di Castiglia Fernando III il Santo (1200ca.–1252), ereditando anche la corona del regno di Leon, può proseguire il processo di avanzamento e di ripopolamento annettendo tutta la valle del Guadalquivir.
In Portogallo, dopo la conquista della penisola di Palmela, di fronte a Lisbona, a opera degli ordini militari, nel 1217, re Sancho II (1210ca.–1248) arriva a impadronirsi dell'Algarve, nel 1248.
Lungo il Mediterraneo il re d'Aragona ed il conte di Barcellona Giacomo I (1213–1276), educato da bambino dai cavalieri templari, riconquista le Baleari e Valencia, aggiungendo due nuovi regni alla confederazione nota come Corona d'Aragona; le città sono ripopolate da cristiani, mentre comunità musulmane importanti –i moriscos– rimanevano nelle campagne. Presto resterà governato da sovrani musulmani il solo regno di Granada.
Dalla seconda metà del secolo XIII i regni cristiani sono distratti da altre direttrici di espansione, come, per la Corona d'Aragona, la Sicilia conquistata nel 1282, la Sardegna nel 1323 e il regno di Napoli nel 1442. Essi conoscono anche gravi crisi dinastiche e politiche. Il loro impegno anti–islamico, di conseguenza, diminuisce, anche se, di tanto in tanto, vi sono nuovi conflitti originati, in modo particolare, dall'importanza del controllo dello stretto di Gibilterra. Soltanto nel 1492 i Re Cattolici, Ferdinando d'Aragona (1452–1516) e Isabella di Castiglia (1451–1504) – il cui matrimonio, nel 1469, aveva posto le basi della riunificazione delle due corone –, conquistano, dopo aspra guerra, il regno di Granada, ponendo così fine, dopo sette secoli e mezzo, ad ogni dominazione islamica in terra iberica.