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"Non facciam niente", rispose il
dottore, scotendo il capo"."Se non avete fede in me, non facciam niente.
Chi dice le bugie al dottore, vedete figliuolo, è uno sciocco che dirà la
verità al giudice. All'avvocato bisogna raccontar le cose chiare: a noi
tocca poi a imbrogliarle".Il dottor Azzeccagarbugli è un uomo servile,
corrotto, ipocrita, "è la mente che serve di potere" a don Rodrigo e ai
suoi bravi.Il suo studio è una cornice degna del decadimento fisico e
morale del personaggio: è uno stanzone, su tre pareti del quale sono
appesi i ritratti dei dodici Cesari, tutti rappresentanti del potere
assoluto, considerato sacro e inviolabile nel '600; sulla quarta parete è
appoggiato un grande scaffale di libri vecchi e polverosi; nel mezzo è una
tavole gremita di carte alla rinfusa, con tre o quattro seggiole
all'intorno, e da una parte un soggiolone a braccioli piuttosto malandato.Esaminando
il comportamento del dottore nell'esercizio della sua professione, si ha
ben chiara l'idea di come funzionava la giustizia nel '600, in pieno
regime feudale. Le "gride" erano tante e tutte comminavano pene
severissime, per qualsiasi infrazione.Ma esse valevano per i poveri
diavoli, senza protettore. I signorotti e gli uomini a loro servizio
potevano "ridersi" delle leggi, perchè, col terrore o la corruzione, e con
l'aiuto di avvocati senza scrupoli al loro servizio, riuscivano ad
eluderle e a farla franca. |
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