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Donna Prassade

   

"Aveva cinque figlie. Tre eran monache, due maritate; e si trovava naturalmente aver tre monasteri e due case a cui soprintendere: l'impresa vasta e complicata, e tanto più faticosa, che due mariti, spalleggiati da padri, da madri, da fratelli e tre badesse, fiancheggiate da altre dignità e da altre monache, non volevano accettare la sua soprintendenza".Donna Prassede, una nobildonna d'alto affare, viene presentata dal Manzoni come una donna invadente, che vuol fare del bene ad ogni costo, senza discernimento, senza umiltà, con la gretta presunzione dell'infallibilità: il tipo eterno della filantropa per ozio e per professione, la donna dal cervello limitato e dalla caparbietà opprimente.Il suo carattere presuntuoso ed opprimente si rivela soprattutto quando ritiene di far del bene a Lucia non soltanto ospitandola, ma quando intende "di raddrizzare un cervello, di metter sulla buona strada che n'aveva gran bisogno".Feroce, infine, è la commemorazione che l'autore fa a proposito della morte della donna: "Di donna Prassede, quando si dice ch'era morta, è detto tutto".