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Don Rodrigo

      "Più burbero, più superbioso, più accigliato del solito, don Rodrigo uscì, e andò passeggiando verso Lecco.I contadini, gli artigiani, al vederlo venire, si ritiravan rasente al muro, e di lì facevano scappellate e inchini profondi, ai quali non rispondeva".Don Rodrigo è il tipo comune del signorotto prepotente e spregiudicato che, pur di soddisfare puntigli e passioni, si considera padrone di far tutto ciò che vuole e giudica tutti a sè sottoposti.Un tipo di uomo di ogni tempo, ma che in quel secolo, quando la legge era incapace di proteggere l'oppresso e di colpire l'oppressore, circondato di bravi, adulato e riverito da coloro che avrebbero dovuto essere i naturali esecutori della legge, cinico e volgare, privo di ogni freno morale e religioso, poteva commettere le violenze che voleva.Ha gli stessi difetti della gente del suo rango: l'orgoglio smisurato, l'ozio, la mania dei banchetti, della caccia e delle passeggiate, il gusto delle avventure galanti, preferibilmente nel proprio ambiente, ma con qualche escursione nell'ambiente plebeo, per ammazzare la noia.Tuttavia il comportamento di don Rodrigo, se può trovare una giustificazione storica, non merita nessuna scusa sul piano morale.Eppure, forse per i buoni sentimenti che esistono naturalmente in ogni uomo e che, nel caso del signorotto, erano sedimentati nel fondo della sua coscienza, quando è colpito a morte dalla peste, il Manzoni lo fa ricoverare sotto le grandi ali del perdono di Dio, perdonato da Renzo e assolto da chi era stato da lui chiamato "villano temerario, poltrone incappucciato".