MANUEL FANTASY

CAMPAGNA FANTASY




PROLOGO:




Il comando militare della spedizione venne affidato al nobile Angran Calwé, uno dei più abbienti vassalli del principe, ma anche considerato un capace ufficiale e abile cavaliere.
La fedeltà verso il principe e la sua esperienza erano indubbie, ma per esser sicuro del massimo impegno, il principe gli aveva garantito una partecipazione ai proventi dallo sfruttamento di eventuali giacimenti scoperti sulle coste del vecchio mondo, come lo chiamavano gli umani
Con lui viaggiava Farnoth Mormacar, rinomato capitano dei leoni bianchi che servivano presso il principe, abile cacciatore di fiere e conoscitore di boschi.
Costui era di indole senz'altro meno sofisticata di Angran, poco ambizioso, almeno per i canoni elfici, amava invece vagare per i boschi e trovava particolarmente gradevole la vita militare infatti non gli pesava adempiere ai doveri di comando, ne alle asprezze della vita da campo, d'altraparte la sua famiglia non era di certo delle più ricche e potenti del principato, pur essendo conosciuta e rispettata.
Uccise il suo primo leone in età piuttosto giovane, provando così il suo coraggio e la sua abilità. Scelse quindi di seguire la carriera militare essendo presto accettato nei ranghi dei leoni bianchi, dove fece carriera esclusivamente per i suoi meriti.
Era sicuramente l'ufficiale ideale ad assistere il nobile Angran.
Facevano parte della spedizione anche due sapienti, entrambi avevano approfondito i loro studi a Hoet ed erano stai scelti personalmente dal saggio Mellion per le loro capacità.
Halion Itlas non era originario di Chrace, ma grazie agli insegnamenti del suo mentore, che seguiva con diligenza quasi maniacale, era ormai diventato un navigato ed esperto conoscitore di molte cose: dal domare le bizzarre energie magiche allo scoprire e svelare tracce del passato. Il giovane principe infatti supponeva di trovare durante la loro campagna i resti di antiche rovine o insediamenti elfici abbandonati e di conseguenza manufatti magici ormai dimenticati, d'altra parte l'Estalia millenni orsono fù una colonia elfica prima della rovina giunta dal nord.
Il più giovane Févrandièl Uoltion, all'epoca non era che l'assistente di Halion, forse più utile nel catalogare piante e nell'intrattenere la nobiltà al posto del suo mentore piuttosto che nel manipolare i venti di magia.
A completare il manipolo di elfi, una forza composta da alcuni nobili cadetti, gli elmi d'argento e due unità di bianchi leoni, comandati direttamente da Farnoth, fiancheggiavano in perenne ricognizione la colonna armata, mentre arcieri e lancieri ne costituivano la spina dorsale.
Gli ultimi ad unirsi al contingente furono le misteriose guardie della fenice, nessuno sapeva il perchè, ma di certo non era un presagio favorevole, i guardiani del tempio si mobilitano solo in caso di estremo pericolo per la razza Asur.
E così, smontato il campo in cui avevano passato la notte, la colonna fu pronta a discender nella valle che si apriva ai loro piedi, appena immersa nella bruna mattutina, colpita dai primi raggi del sole che nasceva a est!

L'immagine nel suo insieme era molto rasserenante, il cielo terso, l'aria fresca e leggera, eppure gli animi erano tesi, quasi che la valle fosse una fiera dormiente e loro la stessero per destare.
Quella che avevano scoperto due giorni prima si era rivelata ben più di una pista tra i monti, procedendo iniziarono a trovare le prime tracce di antichi lastricati, pietre consunte e smussate recanti antiche nonché illeggibili iscrizioni.
Comparivano sporadicamente ai lati della strada, quasi ad indicare ai nobili elfi, che scendendo nella valle avrebbero trovato qualcosa di più di un'antica strada.
Lo scudiere si avvicinò al nobile Angran, già vestito della sua armatura, porgendogli le briglie del suo fedele stallone.
Questi le prese senza però distogliere lo sguardo dal panorama dinanzi a lui, restò così finché Farnoth gli si accostò e con voce ferma disse: "Signore, il campo è stato smontato, siamo pronti", Angran allora si voltò verso di lui: "Bene" rispose il comandante con la sicurezza e la naturalezza di chi ha compiuto migliaia di volte un gesto. Montò in sella lanciando un'ultimo sguardo alla valle prima di voltarsi verso Farnoth. Era in piedi accanto al destriero in attesa dei comandi del suo generale.
Gli indicò la valle e iniziò a snocciolare l'ordine di marcia: "Meglio dividerci: io, Févrandièl, il grosso dei nobili, i carri e una scorta di fanteria proseguiremo sulla via. Tu prenderai invece prenderai i tuoi leoni, i restanti fanti, i più giovani tra i cavalieri e appena l'ampiezza della valle lo consentirà proseguirete sul fianco ovest in formazione aperta nei boschi sul pendio. Procederete fiancheggiandoci. Porta con tè Halion, la valle è chiusa, non ci sono vie d'uscita visibili per i torrenti quindi i prati a est della via potrebbero nascondere acquitrini se non paludi. Manderò qualche esploratore leggero, non voglio dilungarmi ad aspettare cavalieri o soldati che affondano nel fango. "
Improvvisamente venne interrotto dall'inconfondibile cadenza di truppe in marcia, si volsero tutti verso l'origine del suono e quelle che videro furono le guardie fenice che si erano già messe in marcia verso il fondo valle, attraverso il ripido e scosceso sentiero.
Angran voltò il destriero verso le truppe alle sue spalle con fare tra lo spazientito e il rassegnato per dare il segnale di muoversi, quando la voce calma di Halion esordì: "se Asuryan ha deciso che le guardie del suo tempio devono esser con noi, indubbiamente significa che grandi cose ci aspettano, forse non pacifiche, ma sicuramente è un modo per avvallare le nostre azioni, non trovi mio signore?" Angran osservò silenzioso e meditante il mago, poi diede il segnale. Si voltò verso Farnoth ”occhi aperti!”, prese posto alla testa dei suoi nobili.
Pigramente la colonna iniziò a strisciare in avanti,silenziosa e incerta.
"Guardie della fenice" meditava Angran "se ci sono probabilmente scorrerà sangue,eppure se ciò deve essere preferisco averle con me."
Questi pensieri presto lasciarono il posto alla concentrazione sulla via, ripida e scivolosa per gli zoccoli del suo stallone.






Scendere dal passo verso valle richiese più tempo del previsto. La vecchia via che scendeva serpeggiando era in più punti interrotta da frane e smottamenti, che richiesero per esser superati un particolare sforzo, sopratutto ai cavalli.
Tuttavia il percorso a valle si rivelò invece più agevole e veloce, permettendo così di recuperare nel pomeriggio il tempo in mattinata.
Durante il cammino scoprirono alcuni ruderi, che ormai lasciavano ben pochi indizi su ciò che erano e su chi li costruì. Persino le arti dei maghi non rivelarono granché sulle loro origini.
Nel tardo pomeriggio giunsero al termine della vallata scoprendo che la via anziché inerpicarsi sui pendii alla volta di qualche altro valico, come avevano supposto guardando la valle quello stesso mattino dall'alto del passo, piegava bruscamente verso sud dietro un enorme sperone roccioso, in una stretta gola.
Esploratori furono mandati preventivamente attraverso la gola per scoprire se fosse attraversabile prima del buio. Ad Angran non piaceva l'idea di dover attraversare quell'angusto passaggio ne tantomeno passarvi la notte.
In effetti, pur non avendo ancora incontrato dal giorno della partenza alcun segno di minaccia di qualunque natura, abbandonarsi all'imprudenza ed inoltrarsi o accamparsi in un luogo sfavorevole come una stretta gola era comunque un gesto sconsiderato, che mai un comandante attento e disciplinato come Angran avrebbe commesso.
Stava già valutando il terreno per disporre il campo quando gli esploratori tornarono riferendo che in realtà la gola dopo qualche centinaio di metri tornava ad allargarsi, per sfociare in un'altra valle molto ampia.
Poco più avanti a meno di un'ora di cammino, all'imboccatura della nuova valle si ergeva un basso colle sulla cui sommità stavano tutta una serie di strutture megalitiche.
Gli esploratori non riuscirono ad esser più precisi non essendosi spinti neanche sino alla base del colle, ma furono alquanto sicuri che non vi fosse segno di vita diverso dalla selvaggina.
Angran meditò pochi attimi, osservando il cielo che si accendeva dei colori del tramonto ed il sole che velocemente scendeva dietro i picchi che si erano lasciati alle spalle durante il giorno.
Forse finalmente erano incappati dopo giorni di marce infruttuose e noiose in qualcosa di interessante.
Valeva la pena chiedere agli uomini un'altra ora di marcia. Dopotutto erano guerrieri navigati, non avrebbero certo protestato.
La decisione era presa,si rimisero in marcia.
L'imbocco della gola era contornato di colonne o quel che ne restava. Erano scolpite direttamente nella roccia, ma purtroppo le iscrizioni erano troppo consumate per essere decifrate dai sapienti.
Sul lato est tutto quello che restava di un'antica costruzione era l'angolo di 2 pareti di pietra. Halion gli vi si avvicinò e iniziò a sfiorare pareti di pietra sparse tra gli arbusti che ormai avevano occupato l'area. Un tempo quel luogo doveva ospitare una struttura, il mago alternava momenti di silenzio a brevi litanie.
Dopo circa dieci minuti quando ormai la colonna era quasi completamente entrata nella gola, si rivolse ad Angran che lo stava osservando, annunciando le sue scoperte: "da quel che ho visto e sentito senz'altro si trattava di un posto di guardia, forse anche una stazione di posta! qualche guardia,ispezioni, pagamenti di pedaggi, ma anche risa,e direi di aver percepito l'aroma di vino e anche selvaggina arrosto!"
"Forse è la fame Halion" ribatté Angran, ma il sorriso accennato lasciava intuire il ritrovato ottimismo.
Finalmente Halion era riuscito a farsi raccontare qualcosa da quelle pietre. Poco, certo, ma pur sempre qualcosa e dopo giorni di insuccessi anche poco bastava per riaccendere gli entusiasmi. "Forse ci stiamo avvicinando a luoghi che in passato erano più popolati e vivaci, magari da qui in avanti riuscirò a percepire più immagini" ipotizzò Halion al suo signore "speriamo Halion, perché sin'ora di miniere e giacimenti degni di nota neanche l'ombra, chissà che non si scopra qualcosa di interessante da riportare ad Ulthuan". Diede di sprone e trottando per raggiungere la colonna intimando ad Halion di seguirlo, l'ottimismo quasi euforico trasudava dalle sue parole "muoviti mago, o intendi star qui ad annusare gli aromi di antichi banchetti quando uno vero ti spetta stanotte al campo?"

La via percorreva il fondo della gola, fiancheggiata a sinistra dal torrente gonfio e scrosciante che li aveva accompagnati tutto il giorno e una parete ripida alta una ventina di metri sulla destra.
Era abbastanza scivolosa, e la luce ormai faticava a raggiunger il fondo del canyon. Bisognava prestare attenzione a non far passi falsi. Di tanto in tanto si aprivano nicchie scavate nella roccia, probabilmente per permettere ai carri che si fossero incrociati di passare. Scoprirono un anello di metallo conficcato nella roccia, così arrugginito che a toccarlo si sgretolava, probabilmente era un porta torce, ipotizzarono che probabilmente in passato ce ne fossero lungo tutto il percorso. Doveva esser una via trafficata anche di notte.
Dopo poco più di un quarto d'ora dall'entrata nel canyon sbucarono nella nuova valle. Eera ampia, lunga, relativamente pianeggiante, ad eccezione del colle che gli esploratori avevano descritto.
Sulla sua cima si intravedeva una corona di alti menhir accesi dagli ultimi raggi solari di rosa ed arancio, come i picchi che proteggevano la valle.
Uno spettacolo da levar il fiato anche ad un Asur!
Alla base del colle, sul lato est, si confondeva tra le fronde degli alberi la schiuma bianca del torrente, la via invece lo lambiva sul lato ovest.
Col suo radicato ragionare marziale mandò esploratori in avanscoperta sul colle, ma sicuro che non ci fossero pericoli mandò anche alcuni cacciatori con Févrandièl a procurasi la cena.
Il circolo sembrava abbastanza ampio per porvi il campo, la posizione sopraelevata nonostante non vi fosse traccie di pericolo ne un lupo od un serpente, gli dava da sempre un senso di sicurezza che mai avrebbe disdegnato e il torrente alla base dava una comoda fonte d'acqua nonché un ulteriore difesa.
Con questi sentimenti, al limite dell'euforia e comunque sollevati dalle nuove scoperte, Angran alla testa della colonna si avviò verso la meta !
Il campo fu approntato come previsto all'interno del circolo, con velocità e precisione tipiche degli Asur. Al centro del circolo stava un'enorme pietra piatta,circolare, come un'enorme ruota con un foro al centro e una specie di cilindro, forse un perno,con numerose linee che da qui partivano incise nella pietra come raggi verso il bordo esterno. Negli spicchi che si creavano erano ancora visibili strane incisioni, alcune senz'altro rune sentenziò Halion, comunque ne lui ne Fèvrandiel avevano percepito alcun segno di anomalie magiche. Se anche in questo luogo in passato fossero state all'opera forze mistiche o si fossero svolti rituali di qualche tipo, ogni residuo magico si era perso ormai da tempo.
Questo ad Angran per ora poteva bastare, "ordinò" ad Halion di interrompere per quella sera le sue ricerche "Incisioni e pietre saranno qui anche domani,il cervo nò!" e scoppiò in una fragorosa risata.
I cacciatori con l'aiuto di Févrandèl tornarono presto con un paio di cerve, numerose lepri e fagiani.
Cenarono all'aperto visto che non faceva freddo. Il banchetto finì tardi, Angran aveva mangiato con Fearnoth, i maghi ed alcuni nobili ufficiali, la cena fluì tra numerose speculazioni sulla natura del luogo intervallati da svariati bicchieri di idromele e i soliti discorsi tra militari .
Congedando i commensali Angran si alzò per il consueto giro del campo prima di ritirarsi nella sua tenda, era consueto farlo, ma più che un'ispezione la reputava una buona abitudine per la digestione.
Girò per il campo il tempo necessario ad un leone di Chrace per sbranare un orco pensò tra sè e sè, nel mentre non perdeva occasione di scambiare qualche parola coi soldati che lo salutavano e lo invitavano a sedersi cono loro, "Rispettali e loro rispetteranno te" si ripeteva sempre "Sta loro vicino e loro non ti abbandoneranno mai", questi erano gli insegnamenti di suo padre Altaran.
Poco più tardi le sentinelle furono tutte ai loro posti e il chiacchiericcio dei commilitoni iniziò a spegnersi insieme ai fuochi.
Iniziava a rinfrescare e decise di ritirarsi, lanciò un'ultima occhiata al firmamento acceso di stelle e si diresse verso la sua tenda.
All'entrata il lanciere che montava di guardia lo salutò di scatto come prevede il rigido protocollo elfico e un volta dentro iniziò finalmente a liberarsi della spada e dell'armatura. Iniziava a sentire freddo decise quindi di stendersi e mentre si abbandonava al meritato riposo si coprì con la pesante coperta.
Quel che successe dopo fu strano e confuso.


Avanti SECONDO TURNO