[DK 28 B 2]
[DK 28 B 7]
[DK 28 B 8, vv 38-40]
I filosofi vissuti prima di Parmenide avevano sempre inteso il principio come causa prima e l’avevano chiamato archè. Parmenide, al contrario, non cerca più l’archè, ma si occupa dell’essere ed è quindi considerato il fondatore dell’ ontologia.
Nei suoi scritti Parmenide parla della conoscenza della verità che, secondo lui, non è alla portata di tutti e la identifica con un principio inteso come proposizione fondamentale:
L’essere è e non può non essere, il non essere non è e non può mai essere.
Questa è una legge fondamentale del nostro pensiero che include i due principi d’identità e di non contraddizione. Sono leggi del pensiero e della realtà; se non li usiamo non pensiamo.
Parmenide trae da questi principi conseguenze interessanti: noi dobbiamo rimanere nell’essere e respingere il non essere, dobbiamo rimanere nell’ambito delle cose che sono, quindi dobbiamo evitare di far si che ciò che è non sia e viceversa. Di conseguenza dobbiamo allontanarci dal non essere. Il nulla non si può esprimere nè in parole nè pensare. Il non essere non è pensabile. Perchè quando pensiamo, pensiamo sempre ad un contenuto che è. Se cerchiamo di pensare al non essere entriamo in contraddizione con noi stessi. Il pensiero si muove sempre nella positività dell’essere.