IL MARESCIALLO ETTORE SPADA

LIBRI DEL MARESCIALLO ETTORE SPADA

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CHI E' ETTORE SPADA?
PRESENTAZIONE

Il maresciallo Ettore Spada è un uomo che crede nel suo mestiere e attorno a questa convinzione ha strutturato tutta la sua vita. Quando una persona capisce che in sé, il senso del dovere è più forte della voglia di fregarsene, non può sfuggire al suo destino; deve per forza iniziare a combattere.
Riuscirà Spada a trovare l’equilibrio necessario per affrontare il dolore e l’ingiustizia?
Perché non c’è ruolo più difficile di quello dell’inquisitore, quando il confine tra il bene e il male passa attraverso la miseria, l’amore, l’odio, la perversione, l’ignoranza e il denaro.
Il maresciallo Spada sarà impegnato in molte inchieste alcune molto pericolose, riuscirà a concluderle? E soprattutto, riuscirà a farle convivere con le esigenze della fidanzata Clarissa?

INCIPIT RACCONTI PREMIATI
3° CLASSIFICATO PREMIO GIALLOMARE 2010
CENIAMO DOPO

Arianna, come faceva spesso, aveva disubbidito ai rammenti del papà e alla prima svolta del percorso, quando la guida, una ragazza rossa e spigliata, aveva preso a sinistra, lei, zitta zitta, aveva girato a destra.
Il complesso labirinto di quella serie di tombe etrusche, scavate nel tufo, si dipanava in una miriade di stanze e stanzette collegate da cunicoli, abbastanza grandi perché un uomo potesse passarci in piedi. Per lei, che era una bambina di dieci anni dai capelli lunghi e biondi, era proprio un bel gioco correre in quelle gallerie. Dopo qualche passo, però, si era resa conto che le voci dei suoi genitori, della ragazza rossa e di tutto il gruppo di visitatori, con cui era scesa nelle tombe, erano scomparse. Aveva capito d’essere in un mare di guai; forse i suoi genitori si erano già accorti della sua assenza e adesso la stavano cercando. Ma il suo primo cruccio non era la paura d’essersi persa, bensì la salute del suo culetto che, a quel punto, rischiava concretamente di ricevere qualche sculaccione.
Aveva provato a orientarsi ed era tornata sui suoi passi, ma dopo pochi metri aveva incontrato una biforcazione; era venuta da destra o da sinistra?
Decise d’infilarsi nella via di sinistra. Fatti una ventina di passi si era trovata in una grande sala con al centro una colonna quadrata che sorreggeva il soffitto. Oltrepassata la colonna aveva visto per terra un grosso fagotto. Si era avvicinata incuriosita; aveva visto una mano e subito dopo il sangue.
Sdraiato a terra, con la faccia sfigurata, c’era un corpo senza vita. Arianna non aveva pensato più a nulla e aveva iniziato a urlare a squarciagola. Solo quando aveva sentito sopraggiungere gli altri ed era stata circondata dall’abbraccio di suo padre, era riuscita a tranquillizzarsi un po’.

5° CLASSIFICATO CONTEST BLOG LE LETTERE MATTE 2011.
FINALISTA AL PREMIO GARFAGNANA IN GIALLO 2011.
OGGI E' PRIMAVERA

Il maresciallo Spada se ne stava all’uscita di una lunga curva e camminava avanti e indietro nello slargo al margine della carreggiata. Un sole pigro e decadente addolciva ancora l’aria fine di quel pomeriggio marzolino; la brezza, che risaliva dal mare, spingeva le poche nuvole pigre, lassù nell’azzurro. Il maresciallo ciondolava nervosamente tra le dita la paletta segnaletica; con la testa stava proprio da tutt’altra parte. Aveva appena finito di parlare al telefono con Clarissa.
“Dico io, incazzarsi di nuovo perché ha trovato l’appunto col numero di cellulare del capitano Panerai nella mia auto; già che mi ero dimenticato l’anniversario di fidanzamento, ora sono cazzi. Mi sa che la cena di stasera non sa da fare,” pensò.
Un prolungato stridere di gomme, proveniente dall’imbocco della curva, lo fece trasalire riportandolo alla realtà. Scambiò un veloce cenno d’intesa col brigadiere Scarelli che, mitraglietta imbracciata, stava a pochi passi da lui. Poi, con un balzo, si portò sulla strada agitando la paletta a mezz’altezza.
La Punto celeste, uscita di curva a velocità sostenuta, frenò bruscamente, ebbe un’esitazione e, una decina di metri oltre il sottufficiale, si fermò. Il finestrino impiegò alcuni secondi di troppo ad abbassarsi.

MENSIONE SPECIALE PREMIO GIALLO E NOIR LA SPEZIA 2012
CONSIGLIO IL DENTISTA

Una bella insalata di carote e lattuga ben arruffate nel piatto e il profumo di cumino che sale alle narici. Il lungomare di Cecina è sfiorato dall’ombra di un grande nuvolone denso, ma la giornata settembrina è comunque serena e frizzante; per un turista sarebbe proprio l’ideale. Per Tertulliano Tertulliani è un giorno come un altro: pausa pranzo al “Settebello” e poi di nuovo all’autosalone.
«Le insalatone miste di "Eminguei" sono proprio imbattibili, ma con la nausea e poi questo maledetto dente…» si lamenta l’imprenditore.
«Povero Tullio, e toglilo quel dente no? Vuoi risolvere? Ti consiglio il dentista» interviene Lena, poi esasperata: «Ora basta smettila di lamentarti e inizia a mangiare vai; stai diventando insopportabile.» La sua prima collaboratrice, nonché compagna di vita, lo guarda sconsolata.
«Vorrei vedere te, sei brava a fare la coraggiosa con la roba mia.»
«Sei, ma un bel fifone!»
«Sì, sì divertiti, ora mi hai fatto riprendere anche il mal di testa.»
«Tertulliano!» Esclama la donna annoiata.
«Va bene, basta. Proviamo a magiare.» E mentre dice così, la sua forchetta è già in viaggio verso l’insalatona al cumino.
Baldo, il socio in affari di Tertulliano, che sta seduto alla sua destra, gli batte una mano sulla spalla:«Ok, Tullio! Poi… guarda! Sta arrivando Lin che porta anche i nostri piatti.»
«Ecco il tramezzino al salame e i crostoni con bufala e olive nere… Buon appetito!» dice la ragazza dai profondi occhi a mandorla, sfoderando un sorriso solare che infonde calore.
«Graffie», borbotta Tullio a bocca piena.
«Maleducato!» lo apostrofa Lena, spostando con la mano una ciocca mesciata dal volto.

FINALISTA PREMIO GIALLO LIMONE 2012
LASCIATI AIUTARE

Non era salita fin lassù per il panorama, la donna stava aspettando qualcuno. Era ferma al limitare del prato e, mentre la litania delle cicale le stordiva l’udito, guardava lontano i riflessi argentei del mare. La lieve brezza gli attraversò la maglia fine, era una bella sensazione; le piaceva farsi accarezzare. Il Poggio era un rilievo scabroso punteggiato di ulivi e sul crinale, poco più in basso, c’era una casetta di pietre che spuntava fuori tra i cespugli di rosmarino. Sentì il rumore dell’erba secca calpestata e il brusio della natura sembrò attenuarsi. Vide l’uomo che stava arrivando, attese ancora un attimo; il tempo di farsi attraversare dal disappunto e cancellarlo dagli occhi, poi si voltò, pronta a sorridere. Il vecchio ricambiò il suo sguardo cercando di dissimulare la tensione. La guardò avvicinarsi all’ulivo, sinuosa. Frugò agitato nella tasca della tuta da lavoro e dopo averne sentito la freddezza, strinse forte l’impugnatura del revolver.
— Vieni… — lo invitò lei, con una voce sensuale, quasi carnale, che lo fece rabbrividire.
— Puttana — farfugliò lui, mentre si avvicinava.
La ragazza, appoggiata all’albero, attese ancora qualche attimo, poi, con maliziosa lentezza, insinuò una mano sotto la cerniera dei jeans. L’uomo la osservò attentamente, fremendo, sulle sue dita si concretizzò il morbido contatto del pube; l’aveva provato troppe volte. Fissò lo sguardo sui seni liberi sotto la stoffa della T-shirt e un rantolo uscì, strozzato, dalla sua bocca. Affrettò il passo; sotto la tuta, goccioline gelide gli scorrevano sulle braccia. Abbandonò la presa sul calcio della pistola e sentì la testa smarrirsi ancora nel baratro lurido della sua lussuria. Quella donna era la sua dannazione.
Un fremito interiore lo pervase: “Basta! Basta!” gridò dentro sé, “Basta!”.
Una nuvola solitaria attraversava l’azzurro del cielo, la natura tutto a torno pareva in attesa. All’improvviso uno sparo scosse l’aria torrida e le cicale smisero di frinire di botto.

FINALISTA PREMIO NEBBIA GIALLA 2012
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LA BIRRA PREFERITA

Ettore Spada quel sabato mattina era stato svegliato prestissimo per correre sul lungomare di Cecina. Un fottuto lavoro del cazzo il suo. La sera precedente, dopo aver “parlato” al telefono con Clarissa e capito che la fidanzata non aveva una delle sue serate migliori, aveva ripiegato sulla partita di Europa League. “L’entusiasmante” performance della sua squadra lo aveva così esaltato che a notte fonda era ancora abbioccato sul divano. Proprio in quelle stesse ore qualcuno, fuori di lì, aveva vissuto l’ultima emozione.

No… a Luisa era venuto il dubbio che il mare fosse scomparso. Aveva guardato nel profondo vuoto scuro; oltre la spiaggia. Lo specchio indaco; immensità immaginaria, aveva restituito soltanto esili vibrazioni argentee. La donna aveva lasciato il gruppo di amici ancora seduti al ristorante. “Una serata storta” aveva detto a tutti prima di alzarsi e andare via. Aveva passeggiato a lungo… infine si era seduta sul muretto del lungomare, il tempo sembrava essersi fermato; quella fresca sera di maggio sembrava avvolgerla e soprattutto sconvolgerla. Si ricordava di aver risposto al cellulare, ma non avrebbe saputo dire quando: — Pronto? Sì! Di fronte al cinema… — aveva detto senza pensare. Aveva percepito il silenzio avanzare e l’ora farsi tarda; in giro non c’era più nes-suno e l’ultima auto era transitata… non ricordava più da quanto. Era immersa nel buio della sua mente, quanti sguardi cupi a quella tavola; ma perché avevano fissato quell’incontro? Chi aveva avuto l’idea di organizzare quella cena? A ripensarci adesso era stata un’esperienza davvero negativa, anche se qualche sera prima, quando Allegra aveva fatto la proposta, le era sembrata una buona iniziativa. Mah! Forse il formicolio morboso di rivedere Mario l’aveva allettata, la curiosità di scoprire se lui smaniava ancora per lei. Quando però si erano trovati faccia a faccia, lui non aveva tardato nel metterla a disagio; davvero un brutto carattere il suo, orgoglioso e allo stesso tempo egocentrico.

4° CLASSIFICATO BLOG CONTEST NERO CAFE' 2013
1° CLASSIFICATO, GENERE GIALLO, BLOG CONTEST LE LETTERE MATTE 2013.



BLOG LE LETTERE MATTE
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LA VEDOVA NERA

Il sole accarezzava già la parte finale del fiume e una nebbiolina finissima saliva lieve verso l’alto. Il porto turistico di Cecina, dopo l’ampliamento, occupava buona parte dell’estuario navigabile e si apriva al mare protetto dall’insenatura naturale. Il traghetto in arrivo dall’isola D’Elba aveva iniziato la manovra di attracco. Il maresciallo Spada s’era fermato sul molo e stava appoggiato alla ringhiera a guardare sbadatamente ciò che gli accadeva attorno; nonostante il giorno di libertà, aveva la mente completamente occupata dall’operazione “Vedova Nera”.
All’interno del quotidiano “Il Tirreno”, c’era ancora un articolo che parlava dell’uccisione di Alfio Canuti, avvenuta tre giorni prima per mano della ormai famigerata “omicida seriale di Cecina”.
Spada, rivolto al traghetto in manovra, guardava verso il mare aperto, senza focalizzare nessun punto in particolare. Il suo stato d’animo, come tra l’altro quello di tutti i suoi colleghi, viaggiava in sotterranea; la tenenza dei carabinieri di Cecina era impegnata su quel caso con tutti gli effettivi disponibili. Ma ancora una volta non erano riusciti a prevenire la tragedia; con la morte di Canuti gli uomini uccisi erano tre: tutti quarantenni, tutti single e comunque, tutti frequentatori di locali non proprio raffinati.

FINALISTA PREMIO GIALLOLATINO SEGRETISSIMO MONDADORI 2013
BARBE BRULE'E

Il buio era impenetrabile, provò a sgranare ancora gli occhi per assicurarsi di averli davvero aperti, tutto inutile; si sentiva come immerso in un barile di pece. Spada cercò di riorganizzare le idee; l’ultima immagine che ricordava, erano i fari dell’auto che si avvicinavano lungo la strada di campagna. Poi tutto era scomparso.
Adesso dove si trovava? Non riusciva nemmeno a capire quanto fosse grande quel luogo, l’unico indizio disponibile era quel fetido olezzo di vernice misto al salmastro; lo stesso odore sentito nei bagni dei traghetti di linea. Per il resto, tutto era silenzio, doveva essere un luogo ai confini del mondo; provò a immaginare un casale disabitato in mezzo alla campagna, ma la sensazione era proprio quella di essere sprofondato in fondo al mare. Provò a muovere un braccio e sentì un dolore lancinante ai polsi; capì che erano stretti da una corda. Era seduto a terra, la schiena appoggiata contro qualcosa di metallico; le braccia erano protese all’indietro a cingere quel montante. Non poteva muoversi da lì. Scoraggiato, tentò di spostare una gamba, ma non sortì nessun effetto. L’arto non rispondeva a nessun impulso nervoso; s’impaurì. Che cosa gli avevano fatto?

FINALISTA PREMIO GIALLOLATINO EGO 2013
IL PORTO

Porto di San felice Circeo ore 23:30
La notte era sferzata dal libeccio; le onde, decise a riconquistare lo spazio sottratto al mare, come lunghe dita bianche, si aggrappavano alle nuove scogliere. Una figura scura era ferma davanti al porto in ampliamento e, nonostante la pioggia, cercava di oltrepassare le protezioni del cantiere. I cavi della gru, tesi nel vento, urlavano una litania smorzata. Ma l’orecchio attento dell’uomo aveva percepito anche il rumore del motore acceso dell’enorme draga. Le sue supposizioni erano esatte, qualcosa di strano stava accadendo. Dov'era finito il guardiano? Qualcuno stava rischiando la vita?”
Il maresciallo Ettore Spada guardò ancora il braccio della gru e lo vide ruotare perdendosi nella caligine; adesso non c’erano più dubbi, la draga era in movimento. Guardò la Toyota dell’amico Bartolo Bianchi ferma nel parcheggio e sospirò. Vide l’auto del custode parcheg-giata accanto a una Panda verde del tutto uguale a quella del sindaco e più in là c’era un’altra auto. La sua testa smise di formulare ipotesi e si concentrò sull’unica cosa da fare… agire. E doveva agire più in fretta possibile. Le parole del messaggio ricevuto da Bartolo erano sicuramente ambigue, ma adesso, era chiaro che presagivano una tragedia imminente.

Porto di San Felice Circeo ore 21:30
Bartolo fermò la Toyota a pochi passi dal cancello d’ingresso del cantiere del nuovo porto in costruzione. La temperatura era abbassata e minacciava pioggia. Guardò...

PREMIO SPECIALE "GIORNALE DI CASTELNUOVO" CONCORSO GARFAGNANA IN GIALLO 2013
LA STANZA

In una casa di Via Uzzai a Castelnuovo.
“Ucciderle… sì, devo ucciderle quelle inutili creature; la mia vendetta sarà crudele. Voglio di nuovo la mia vita.”
— Cosa stanno combinando quelli nella mia stanza, tu sei impazzita, non sai quello che fai!
— Lasciami in pace parassita. Ti ho già detto che non ti voglio più vedere... vattene! — gridai.
Mio marito si voltò inferocito e se ne andò con la coda tra le gambe.
“Spero che scompaia, altrimenti lo farò scomparire io. Nessuno dovrà più farmi innervosire. La vita è mia e ne faccio ciò che voglio, non sopporterò più sanguisughe interessate solo a spillarmi soldi.”
Mi voltai decisa verso il corridoio; i ragazzi della ditta stavano facendo avanti e indietro con quelle grandi scatole.
— Voglio che tutto sia finito per questa sera! — gridai ancora.
Quei giovani palestrati mi facevano rabbia: “In natura non c’è giustizia.”
— Signora è tutto a posto; non si preoccupi. Stasera tutto sarà in ordine.
— Le zanzariere sono state sistemate?
— È stato il primo dei lavori… — confermò “Bicipiti Enormi”. Lo guardai rapita e un languorino salì leggero: “Finalmente da domani avrò a disposizione la mia stanza personalizzata; il sancta sanctorum della mia nuova vita. Nessuno, assolutamente nessuno, potrà accedervi tranne me.” Sentii l’adrenalina salirmi alle tempie.

Il maresciallo Ettore Spada stava leggendo “Il giornale di Castelnuovo”; l’articolo dedicato a Irina Valeska, iniziava con un preambolo di spalla in prima pagina e proseguiva all’interno del quotidiano. Mentre leggeva si rammentò la faccia di Nucci Stefano; sì, si chiamava così il quarantenne, secco come un chiodo, che la sera precedente, si era presentato in caserma.
— Ettore, per cortesia portami l’accappatoio. — La voce di Clarissa, la sua ragazza, proveniva dal bagno.
Spada stava pensando alla denuncia fatta da Nucci. La badante del padre era scomparsa senza lasciare tracce di sé e, dopo averla cercata con ogni mezzo, l’uomo aveva deciso di rivolgersi ai carabinieri.
— Ettore, allora… mi porti l’accappatoio? — La voce di Clarissa era salita almeno di due toni.
Spada questa volta aveva reagito allo stimolo verbale, — Eh, come? — domandò chiudendo il giornale disordinatamente. Ma le parole scritte da Giannasi, l’autore dell’articolo che Spada conosceva bene, erano state benevole. Il giornalista non aveva calcato troppo la mano e soprattutto non aveva fatto accenno a possibili collegamenti tra questo caso e la scomparsa di un'altra badante, avvenuta circa nove mesi prima, in località Campori. Questo per Spada era un particolare importante; l’opinione pubblica sarebbe stata calma ancora per un po’. La questione si era fatta assai preoccupante; c’era davvero una serialità che collegava queste due sparizioni?
— Ho bisogno dell’accappatoio, l’ho dimenticato; ma cosa stai facendo? — si lamentò la fidanzata un po’ stizzita.
— Niente… stavo leggendo; arrivo. — Senza lasciare il quotidiano, Spada cercò l’accappatoio e lo portò nel bagno, — tieni. — Lo porse alla donna, distrattamente.
Clarissa lo guardò e, indispettita, lo fece cadere a terra: — Hop! — esclamò.
Lui si avvicinò, si chinò per raccoglierlo; lei si spostò e gli si parò davanti. Spada alzò lo sguardo e si bloccò davanti alla sua nudità; si tirò su e vide sulle labbra di Clarissa un sorriso inequivocabile. Finalmente abbandonò il giornale, aprì l’accappatoio e la circondò avvolgendola nel tessuto.
— Dispiaciuto? — sussurrò lei, così vicina alla sua bocca da sfiorarlo.
— Ok… sono un fesso — ammise lui.

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