NATI PER MORIRE
VINCITORE GARFAGNANA IN GIALLO INEDITI 2017

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Intervista trasmissione "Quantestorievuoi" di Francesca Ciardiello TV 9 del 02-08-2018

SINOSSI
NATI PER MORIRE
SINOSSI ROMANZO

Sembra una normale attività di caserma, il maresciallo Spada deve imparare a convivere col nuovo capitano: una giovane donna fresca d’accademia. Mentre la fidanzata lo tiene d’occhio. La necessità di affidare un bambino rumeno ai servizi sociali scatena delle reazioni inattese nell’inconscio del maresciallo. L’incontro casuale del ragazzino con un coetaneo avrà degli sviluppi del tutto inattesi. La comparsa di un clochard molto particolare, che parla in rima, che ripete sempre una frase: “vento… mangia vento” scombina tutti gli equilibri e suscita nel ragazzino rumeno la voglia di fuggire dalla casa di accoglienza dov’è ricoverato. Il clochard ha iniziato a parlare troppo e viene trovato morto al bordo della strada, Spada scopre degli indizi che lo insospettiscono. Il procuratore non è d’accordo col maresciallo e tutto si complica. Il capitano si convince che Spada potrebbe aver ragione; è necessario ritrovare il bambino fuggito. Alla casa di accoglienza sono successi dei fatti precedenti che alimentano dei dubbi atroci. Quale sarà la sorte di due ragazzini che il destino ha fatto incontrare e che la cupidigia e l’egoismo dell’uomo hanno deciso che non potranno mai diventare amici? Spada dovrà compiere una lunga rincorsa per rimanere comunque con l’amaro in bocca e salvare solo in parte la propria coscienza.

INCIPIT
NATI PER MORIRE
INCIPIT ROMANZO

PRIMO CAPITOLO

Prima dell’1
Cecina, maggio 2007
Amelio Santi guardò la moglie negli occhi e le sorrise, lei sostenne il suo sguardo e le iridi verdi brillarono. Era seduta dall’altra parte del tavolo e un timido sorriso le illuminò il volto. Amelio lentamente fece scivolare il palmo sulla tovaglia e le prese la mano stringendola con dolcezza. Rimase a fissare i suoi lineamenti sottili e soffiò a uno dei boccoli biondi e ben curati che le era scivolato sulla fronte. Anche in quel momento magico, vide passarle negli occhi un impercettibile disagio. Cercò di non badarci e si avventurò sul vestito leggero a fiori, che le accarezzava la figura esile, mettendone in risalto le rotondità.
Amelio sorrise ancora appagato e si voltò a guardare le due sedie poste una accanto all’altra. A quell’ora, la piccola Marta aveva ceduto alla stanchezza e dormiva coricata in quel letto improvvisato. Aveva appena compiuto tre anni ed era bella come un bocciolo a primavera. Il locale dove sedevano era sbiadito come una cartolina antica. Il pavimento in graniglia, le vetrate con le tendine in poliestere e i tavoli con il piano in formica, erano ancora quelli degli anni ottanta. L’insegna all’esterno, ricavata da una grande tavola lavorata dal mare, declamava: “Eminguei”.
Avevano cenato rispettando gli usi del locale: menù a sorpresa, ma solo pesce. Nei piatti, le lische delle orate, oltre a confermare la buona giornata di pesca della marineria cecinese, testimoniavano l’apprezzamento ricevuto. La bottiglia di Vermentino di Bolgheri, vuota come i bicchieri, aveva aiutato molto a far salire lo spirito.
Amelio Santi tornò a nutrirsi dell’energia magnetica dello sguardo di sua moglie e finalmente riuscì a parlarle.
— Buon anniversario — sussurrò.
— Anche a lei professor Santi… — scherzò la donna senza convinzione, poi aggiunse: — Dovrei dimenticarmi del lavoro, e sarebbe una serata meravigliosa.
— Simona perché non riesci a liberarti… almeno questa sera… — la esortò lui. — Lascia stare il resto e pensiamo a noi. — E si voltò ancora verso la piccola Marta.
— Hai ragione, ma è proprio per questo… per lei — esitò Simona. — I bambini sono tutti uguali. Sono tutti… nostro figlio… o sbaglio?
Amelio vide gli occhi della moglie incupirsi e improvvisamente riempirsi di lacrime; l’attimo di spensieratezza era già finito.
— Non puoi… — brontolò il professore, poi si zittì, — faremo quello che c’è da fare — disse alla fine.

RECENSIONI
NATI PER MORIRE
Recensione Professoressa GIUSEPPINA SCOTTI

Vincitore del Premio “Garfagnana in giallo- Inediti 2017” il nuovo romanzo di Giorgio Simoni, non nuovo a premiazioni di grande rilievo in premi prestigiosi, si presenta da solo, basta sfogliarlo, quasi,perché l’autore si muove attraverso una prosa scorrevole, snella, ma densa di descrizioni ambientali e più di analisi del momento in cui la vicenda si svolge, sapendo compiutamente ricondurre il tutto ad una vera e propria cronaca di vita, in tutta la sua realtà, fosse anche la più cruda.
Pure questa opera, come la precedente: “Finirai all’inferno” appartiene, secondo la mia lettura, al genere “Noir”, genere narrativo che si è divulgato negli Stati Uniti intorno alla 2° guerra mondiale.
Mi soffermo brevemente sulla differenza fra “noir” e “giallo”, come feci nell’altra presentazione, perché ritengo che queste precisazioni mettano in particolare risalto la capacità dello scrittore a rappresentare proprio questo genere letterario: nel “noir” lo scopo del libro non è soltanto quello di narrare e risolvere un crimine, ma, a fine lettura i lettori sono davvero portati a riflettere, sulla base di ciò che hanno letto, sulla realtà che vivono quotidianamente e che è ,poi, la stessa che hanno incontrato nel romanzo: potrà arrivare, addirittura a percepire tutto ciò che lo circonda in base proprio alle informazioni che ben riesce a raccogliere dalla lettura e, quindi, la soluzione del crimine sembra passare quasi in secondo piano per dar spazio alle vicende del quotidiano in ambiente sociale e di vita tangibile.
E Simoni ben interpreta e porta avanti la tessitura narrativa nell’incalzare degli avvenimenti sociali, economici, familiari e la definizione che mi è apparsa più calzante anche per questo testo è quella di Giorgio Godetti ( non me ne vogliano i presenti anche al precedente incontro, se ripeto questa definizione ): “…il noir non è un genere: è un colore, uno stato d’animo, una sensazione. Il noir più che indicare un genere specifico, perciò, designa un tono generale, una serie di motivi, un insieme di sottogeneri” e l’autore né è veramente un degno rappresentante, perché vi si avverte quell’attenzione specifica di tale tipologia scrittoria, che si pone, più che sul meccanismo reale dei delitti, sull’ambiente, sulla società che li rende possibili, esprimendo pure finalità di denuncia e contenuti morali, caratteristiche, appunto, del noir.
Sono certa che, sullo sfondo di ogni libro che un autore scrive, si percepisce sempre un vissuto o, comunque, un’analisi ambientale, temporale e di proprie reminiscenze: fortemente questo testo rivela l’anima di Simoni, la sua ricerca “morale”, il suo impegno sociale, perché, come ho già accennato, la sua appare decisamente come una denuncia, un inquisire sulla realtà del vivere odierno, in cui, sempre più, il bene e il male si attorcigliano e dove, purtroppo, sembra prevalere il male.
Vi si avvertono, decisamente, una forte umanità e una sensibilità non comuni che egli esprime attraverso il personaggio maresciallo Spada, caratterizzato da un carattere brusco e apparentemente scontroso, ma reso dallo scrittore ,in modo ben delineato, come figura che si muove, totalmente, in difesa del debole e di tutti coloro che corrono gravi pericoli: egli spende tutto se stesso per raggiungere la verità e più per salvare i due piccoli protagonisti uniti da un insolito destino. Moderno risulta il romanzo anche per l’ambientazione temporale e le diverse nazionalità dei bambini : e si parla di stranieri, di case d’accoglienza, di creature immerse in un contorno fosco di criminalità organizzata, di cosche, di malavita internazionale, tutte realtà quotidiane del nostro vivere moderno, di questa società così mutata e mutante.
La caratterizzazione di tutti i personaggi che costellano il romanzo è davvero ben tracciata nel definire le variegate personalità: ognuno sembra essere emanato da un concreto contesto che si evidenzia in tutto il suo spigliato e preciso intreccio di frammenti esistenziali ben precisi e scanditi da ciò che avviene.
Certamente quella che più incuriosisce è la figura del clochard, la cui frase ripetitiva alimenta la fantasia e la suspense, quella suspense che comunque, Simoni sa ben dosare ed effondere attraverso una prosa emotiva sottilmente costruita che cattura, indubbiamente, il lettore, trattenendolo, appunto, in una situazione di complessa, ma ineffabile attesa: tutto questo costituisce la peculiare validità e lo spessore dello scrittore.
E ho notato quanto una filastrocca per bambini possa nascondere situazioni, misteri, ciò che può succedere o è già successo: un indovinello? Un avvertimento? O, nel pericolo, cercar di far capire da che parte questo può arrivare? Tutto da scoprire e l’enigma si fa stringente!......
Non posso, altresì, sottacere che l’autore è un amante della storia che, come scriveva Cicerone è: “testimonianza del passato, luce di verità, vita della memoria, maestra di vita, annunciatrice dei tempi antichi” e di tutto questo il Simoni ne fa tesoro.
A Pistoia si è svolta la 9° edizione del “Festival del giallo”, durante il quale si è parlato anche di “Gialli e misteri dall’antica Roma al Rinascimento”, a significare quanto, nella storia, si siano susseguiti eventi da investigare e, possibilmente, risolvere, trattando la materia “gialla” nella trama storica. Mi sembra che il Nostro ben si possa inserire in tale contesto.

A questo punto la prima domanda:
- Lei è stato definito scrittore di “ambientazioni storiche” e lo si avverte anche in questo testo, pur così attuale e, quindi, impossibile da definire “storico”. Lei si riconosce in questa definizione?
- Il romanzo, come anche io ho notato, è stato definito”romanzo-denuncia”, o meglio, preferisco definirlo “testimonianza”, che può valere, secondo il mio pensiero, più di un trattato sociale, perchè, nella sua interezza è un documento di alto impegno morale e civile, sia per l’estrema contemporaneità delle vicende, che per come lei ha saputo ben costruire la figura di questo Maresciallo, che dimostra una forza di volontà e un senso del dovere davvero spiccati.
- Inoltre mi è sembrato di cogliervi anche una sottigliezza davvero interessante e da lei perfettamente intuita ed evidenziata: il rapporto fra bene e male. Ce ne può parlare come lei realmente vive questo forte contrasto?
- Questa ulteriore indagine del maresciallo Spada significa che ne seguiranno altre sempre condotte dallo stesso, capace personaggio?
- E il crimine? La sua personale idea sul tema, così delicato e pressante ? E la sua passione per questo tipo di narrativa in quale momento-movente è emersa nel suo “io”?
- Lei è un tecnico che lavora a Larderello nella geotermia: come concilia tutte le sue passioni, quali la musica, la storia, la letteratura con l’affrontare il mondo spietato della delinquenza, in qualunque modo essa si mostri o in qualunque persona si esplichi?
- Mi ha incuriosita la sua intervista a Pisa presso la Barberia-Sartoria Mascagni: come è avvenuta, o meglio come è stata ideata e come lei l’ha vissuta?


Uff. Cav. Dott.ssa Giuseppina Scotti- Giornalista- Critico- Poeta

San Vincenzo, 16 marzo 2019

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