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1.a  Qualità formale e qualità sostanziale

La qualità formale

La qualità formale è retta da regole e norme che garantiscono l’esistenza di procedure per tutti i compiti, la tracciabilità di tutti i processi e quindi la reperibilità di tutte le informazioni relative a ciascun processo. A questo scopo è necessario che esistano nell’Istituto, per garantire l’adeguatezza e la fedeltà dell’informazione:

un centro di gestione dell'informazione

una normativa strutturata

un sistema unificato di classificazione dei documenti

un archivio generale elettronico, suddiviso per funzioni e tipologia di utenza, dotato di opportune chiavi d’accesso in scrittura e lettura

Tutti i documenti della scuola, didattici e non, devono far capo all’archivio generale elettronico, in modo da fornire a chiunque una visione generale e di dettaglio dell’informazione utile disponibile nell’Istituto. La disponibilità di una rete informatica efficiente può consentire a tutti, eventualmente anche dall’esterno, tramite Internet, di conoscere tale informazione (ovviamente con opportune chiavi d’accesso).
Per evitare dispersioni e un’inutile diffusione di materiale cartaceo è necessario che nella scuola chiunque produca documentazione utile la depositi, con la classificazione opportuna, nell’archivio generale elettronico, cui si ha accesso da ogni PC dell'Istituto.
L’archivio elettronico facilita inoltre le attività ispettive relative alla certificazione di qualità, e costituisce a sua volta un elemento indicatore significativo della qualità sostanziale dell’ Isti-tuto.
Per quanto riguarda il funzionamento di tale struttura di documentazione occorre che ci sia un responsabile e non si può come spesso succede nelle scuole lasciarne la gestione alla buona volontà dei singoli o alla sola segreteria.
Quanto sopra esposto può essere generalizzato a tutte le attività dell’Istituto, che devono essere strutturate sotto forma di architettura formale e sostanziale delle responsabilità, con il vertice nella dirigenza scolastica.

La qualità sostanziale

La qualità formale riguarda i contenitori. La qualità sostanziale i contenuti. Va da sé che una classificazione pur eccellente della documentazione non garantisce che la documentazione — norme, procedure ecc. — sia adeguata ai fini dell’ottenimento di una qualità sostanziale, vale a dire dell’efficienza, dell’efficacia e dell’organicità dei processi, in particolare dei processi formativi.
A questo scopo, i processi devono riportare, nella loro descrizione formale, i criteri di giudizio della loro efficienza, efficacia e correlazione con gli altri processi, vale a dire devono essere ben chiari gli strumenti che consentono di misurare i risultati a fronte degli obiettivi. Obiettivi che devono essere descritti in forma concreta e non astratta, affinché la misurabilità dei risultati sia garantita.3

È evidente che sia la qualità formale sia quella sostanziale sono totalmente disattese se la documentazione in questione (norme, progetti ecc.) è approntata solo per assolvere a un compito burocratico. Per questa ragione alla misurazione dei risultati e al raggiungimento degli obiettivi devono corrispondere riconoscimenti come esplicitato nei progetti relativi. Ma l’ottimizzazione e la tenuta nel tempo di questo metodo si ottengono quando ci si sforza di adeguare la qualità sostanziale a quella formale. In particolare, è importante rendere chiari i rapporti sia all’interno dell’organizzazione sia verso il mondo esterno.

A questo riguardo, va ricordato che esistono sempre, all’interno delle buone organizzazioni — vale a dire di quelle che funzionano bene, durano e crescono,— due strutture affiancate e interlacciate: una formale (in particolare gerarchica) e una informale. Alla seconda si deve il funzionamento corretto della prima, che altrimenti, nella sua rigidità formale, tende alla paralisi. La volontà di far funzionare il sistema, in altri termini, risiede sempre nella struttura informale, mentre il far riferimento in modo esclusivo alla struttura formale rivela sempre la volontà di frenare i processi e di promuovere la stasi.
Una scuola di qualità, pertanto, deve far conto sulle persone in quanto tali, prima che sulle norme scritte e sul loro rigido rispetto, altrimenti è e rimane una scuola borbonica. In altri termini, come è stato detto, il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato.

In questo senso, acquista importanza anche il concetto di selezione e remunerazione del per-sonale, pena la riduzione dell’insegnamento a parcheggio in mancanza di meglio, o a troppo facile part-time. E per una scuola di qualità, al di là della competenza in una disciplina specifica, la selezione deve riguardare la capacità di istituire buoni rapporti con gli allievi e con le famiglie, e la capacità di costante rinnovamento e adeguamento all’evoluzione non solo della propria disciplina e di quelle affini, ma soprattutto del metodo – da commisurare ai tempi e alla cultura della collettività – senza attendere che altri decida al riguardo e senza attendere corsi tenuti da non-professionisti.4 I migliori giudici, in questo senso, sono gli studenti e le famiglie.

Circa il più sopra accennato part-time, una scuola di qualità è una scuola a tempo pieno.

Che si tratti di liceo o di scuola indirizzata alle professioni, accanto al tempo in classe per le lezioni, il resto del tempo va dedicato al laboratorio nel senso più ampio del termine, oltre che alle attività di relazione – con gli allievi, con le famiglie, con il mondo del lavoro, – attività attualmente relegate a momenti formali di nessun impatto concreto nella formazione e nei buoni rapporti fra le varie componenti scolastiche e fra di esse e il mondo esterno. In un tale contesto, anche le attività culturali in senso lato cessano di essere sporadiche e disarticolate – estemporanee – ma diventano parte integrante della formazione.
Circa infine il “tempo in classe per le lezioni”, il concetto di laboratorio dovrebbe, in una scuola di qualità, occupare tutto il tempo della giornata. Dove “laboratorio”, in sintesi, significa fare riflettendo, quindi esporsi e verificarsi continuamente. Il che educa all’ autonomia e alla responsabilità, stimola l'iniziativa e rende autentica la competenza. Ma ancora una volta non si può chiedere agli insegnanti di far questo per spirito “missionario” ma la remunerazione deve essere degna di un professionista esperto; di contro, però, che l’insegnante sia un professio-nista esperto e operi per rimanerlo deve essere oggetto di verifica, e non deve essere una mera dichiarazione d'ufficio.


3. Nell’aprile 2003 è stata proposta al Consiglio d’Istituto anche una norma per la stesura dei progetti, che si riporta in appendice 1. Ogni processo significativo, per la sua realizzazione-inizializzazione, deve far capo a un progetto, e di esso devono far parte obiettivi e criteri di misura dei risultati, oltre che i dettagli procedurali. .
4. Vale a dire da insegnanti di una scuola a insegnanti di un’altra scuola, che sanno le stesse cose e che, con tutta la buona volontà, più che bibliografia non sono in grado di portare.

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