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Deve prevedersi, come ormai in ogni attività, la possibilità di tempo pieno e di part-time, a se-conda delle possibilità e disponibilità di ciascuno. È tuttavia impensabile che una scuola che vuole porsi come scuola di eccellenza sia costituita per intero da insegnanti che con le diciotto ore considerano sostanzialmente esauriti il loro compito e la necessità di presenza. Una scuola di qualità, per formarsi e per vivere, ha bisogno del contributo di attività che non sono ridu-cibili alle diciotto ore e alle riunioni istituzionali (Collegi Docenti, Consigli di Classe). La costituzione della matrice dei percorsi precedentemente descritta, e dei relativi “oggetti di-dattici”, richiede apporto costante, altrettanto costante messa a punto, disponibilità a intera-gire con gli studenti e con gli altri protagonisti della scuola (colleghi, genitori, mondo delle imprese e istituzioni) in modo elastico e informale, benché normato nei termini già descritti. E ciò richiede una presenza assidua e disponibilità alla comunicazione. Le due tipologie di impiego del tempo devono avere delle caratteristiche proprie, e devono conferire a chi fa una scelta o l’altra doveri e diritti specifici. In particolare:
Va da sé che chi sceglie per una maggiore disponibilità si accolla più doveri e con ciò ha anche maggiori diritti - in particolare in termini di retribuzione, - mentre chi limita al minimo la propria disponibilità ha anche doveri e diritti minimi, compatibili comunque con il ruolo e la professionalità dell’insegnante (spesso non considerata come tale dalla società, e che comun-que va dimostrata). E ciò vale anche per il personale ausiliario il quale, in particolare per i laboratori attuali e futuri, ha la possibilità di un impegno a tempo pieno oppure part-time, con le medesime differenze di diritti e doveri indicati per gli insegnanti. Il tempo pieno, come appena accennato, esige una retribuzione ovviamente diversa da quella del tempo parziale, e non è detto che la cosa possa essere accettata e formalizzata dalle Istituzioni. Tuttavia due opportunità possono compensare questa eventuale carenza: da un lato esistono le risorse messe a disposizione delle Commissioni e dei Progetti – se dall’esterno non vengono posti vincoli assurdi e paralizzanti, come il limite di qualche decina di ore al mas-simo per progetto/persona (cioè un paio settimane lavorative per progetto/persona, il che è persino ridicolo, benché le ragioni di simili assurdità si vedano molto bene),–8 risorse che sono a disposizione di chi partecipa sistematicamente alle relative attività; da un altro lato esistono le attività “economiche” dei laboratori, che possono consentirne l’autofinanziamento in termini di beni strumentali e di retribuzione degli addetti. 3.d La sperimentazione La sperimentazione - il mettersi in gioco da parte degli allievi e degli insegnanti su attività di progetto non scontate né ripetitive - è un punto qualificante della presente ipotesi. La sperimentazione, tuttavia, a sua volta pone dei requisiti dal punto di vista organizzativo. Essa richiede in particolare che i laboratori non siano gestiti in modo rigido (a parte le que-stioni di sicurezza), che possano cioè con relativa facilità acquistare materiale non standard da attribuire, per quanto riguarda i costi, a specifici progetti, e soprattutto che non vincolino, in termini di tempo, a operare in intervalli troppo limitati e discontinui. A fronte di un nuovo progetto, il responsabile valuta le necessità in termini di materiali, stru-menti e disponibilità dei laboratori e concorda con i relativi responsabili l’intervallo di tempo e le risorse necessarie. Al limite, il responsabile di progetto può rilevare il responsabile di labo-ratorio in periodi concordati, in modo che un laboratorio non sia mai aperto senza la presenza di un responsabile formale e sostanziale. Ciò che è indispensabile, ai fini dell’organizzazione, è che si sappia sempre quando e in che modo è impegnato un certo laboratorio, in modo che gli interessati possano programmare la propria attività. Anche gli impegni e le disponibilità dei laboratori devono essere pertanto documentati in rete in modo che gli aspiranti utenti sappia-no quando possono richiederne l’uso senza intralciare altre attività.9 La sperimentazione, tuttavia, non riguarda solo le attività “tecniche” in senso lato, ma riguar-da prima di tutto la didattica e l’organizzazione nel loro insieme. Come proposto al punto 1.f (e nell’appendice 1), la procedura per validare un “oggetto didat-tico” e qualunque norma o procedura dell’Istituto, prevede due fasi di sperimentazione: una fase – la prima – per un “collaudo” sul campo del documento di prima stesura, per raccogliere cioè le reazioni e saggiare l’efficacia del documento a fronte degli obiettivi; l’altra fase è quella della messa a punto progressiva negli anni, che è una fase di “manutenzione”. Si tratta quindi di vera e propria sperimentazione, con i relativi costi che il progetto di documento deve preve-dere. Il maggior costo è naturalmente una tantum, ma anche la manutenzione della docu-mentazione ha dei costi di cui si deve tenere conto, meglio se in sede di progetto ma anche in un’unica voce annua di bilancio appunto del tipo “manutenzione della documentazione”. 3.e La ricerca “Ricerca” è un termine in apparenza eccessivo rispetto a quanto può fare sotto gli aspetti tec-nico e tecnologico una scuola media superiore. Tuttavia vi sono diversi aspetti non solo tecnici e tecnologici, che possono far parlare a rigore di ricerca. Intanto l’organizzazione stessa dell’Istituto è oggetto di ricerca. Ricerca che si inserisce in un quadro più generale di ricerca da parte delle Istituzioni. Sono inoltre oggetti di ricerca la matrice dei percorsi e i relativi “oggetti didattici”. Tutte queste attività, che non sono realizzabili secondo standard o in forma ripetitiva ma de-vono tenere conto delle specifiche necessità e disponibilità dell'Istituto, sono di effettiva ricer-ca tanto e in quanto, a fronte di uno specifico problema, operano per trovare specifiche solu-zioni, con la necessaria sperimentazione e i rischi connessi. Si parla di ricerca, in sostanza, quando non ci si trova ad applicare una formula o una pro-cedura ma si deve escogitare e costruire un sistema a fronte di specifici requisiti, non essen-do questi ultimi dei requisiti banali o universali ma complessi e particolari, riflettendo essi la situazione concreta dell’Istituto e le sue potenzialità effettive. I requisiti diventano poi di ancor più estesa portata quando intendono fornire spunti, esperienze e ipotesi di progetto ai livelli istituzionali che hanno l’onere di dare direttive omogenee a un certo territorio o all’intero Paese. La ricerca, tuttavia, si attua anche in sede tecnico-tecnologica se esistono le medesime condi-zioni: se si affrontano cioè progetti fondati su requisiti precisi e specifici, a scelta degli allievi stessi o degli insegnanti, oppure proposti da una certa utenza.10 Nessuno pretende, natural-mente, che in un istituto medio superiore si faccia della ricerca di base. La ricerca tecnica, tuttavia, come già osservato a proposito di integrazione fra biennio post-diploma e università tecnico-tecnologica, può anche assumere una certa rilevanza, specialmente se i laboratori dell’Istituto sono utilizzati per progetti proposti di comune accordo dall’Università e dall’Isti-tuto, finalizzati alla preparazione di tesi o al raggiungimento di altri obiettivi – anche solo l’ec-cellenza in una certa disciplina.
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