Casella di testo:

Non chiesi nulla,

solo mi fermai al limite

del bosco, dietro un albero.

Gli occhi dell’alba

erano languidi,

e la rugiada era ancora nell’aria.

Il delicato profumo

dell’erba bagnata

indugiava nella nebbia

sottile che avvolgeva

la terra. Sotto un banano

mungevi la mucca

con le tue mani tenere,

fresche come il burro.

Io me ne stavo immobile.

Non dissi una parola.

Fu l’uccello che cantò,

nascosto, dal cespuglio.

L’albero di mango

lasciava cadere i suoi fiori

sulla strada del villaggio

 e le api venivano ronzando,

a una a una.

Dalla parte dello stagno

il cancello del tempio

di Shiva era aperto

e un fedele aveva iniziato

il suo canto.

Con il secchio

sulle ginocchia

tu mungevi la mucca.

Io rimasi con il mio secchio vuoto.

Non ti venni vicino.

Il cielo si destò al suono

del gong del tempio.

Gli zoccoli delle bestie

che andavano al pascolo

sollevavano la polvere

della strada.

Con le brocche piene

posate sull’anca,

le donne venivano dal fiume.

I tuoi bracciali

tintinnavano e la schiuma

traboccava dal secchio.

La mattina passò e io

non ti venni vicino.

 

 - da  Il Giardiniere -

 

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Perché siedi là, facendo

tintinnare i braccialetti,

così, solo per gioco?

Riempi la tua brocca.

E’ ora che torni a casa.

 

Perché muovi l’acqua

con le mani

e ogni tanto guardi nella via

se qualcuno arriva,

così, solo per gioco?

Riempi la brocca

e vieni a casa.

Le ore del mattino passano, l’acqua scura scorre.

Le onde ridono e sussurrano tra loro,

così, solo per gioco.

Le nuvole vagabonde

si sono raccolte

all’estremo orizzonte,

sopra e dietro la collina.

Indugiano, ti guardano in viso, sorridono,  così,

solo per gioco.

Riempi la tua brocca

e vieni a casa.

 

 - da Il Giardiniere -

 

___________

 

 

Camminavi lungo la riva

del fiume con la brocca piena, appoggiata sul fianco.

Perché a un tratto girasti

il capo e mi guardasti

attraverso il velo svolazzante? Quello sguardo splendente

nel buio mi colpì come la brezza, che dà un fremito all’acqua increspandola

e corre via, verso la riva

piena d’ombra. Giunse fino a me come l’uccello della sera, che vola attraverso la stanza senza lampada, da un balcone all’altro, e poi scompare

nella notte buia.

Tu ti nascondi come una stella dietro i monti e io sono un viandante nella strada. Ma perché ti fermasti un momento e mi guardasti in viso,

attraverso il tuo velo, mentre camminavi lungo la riva del fiume con la brocca piena

 posata sul fianco?

 

 - da Il Giardiniere -

 

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Questa notte t’ho offerto

il vino spumeggiante

della mia giovinezza,

in giardino.

Hai alzato il bicchiere

fino alla bocca,

hai chiuso gli occhi e

hai sorriso,

mentre io ti liberavo del velo,

ti scioglievo le trecce, tenendo

sul mio petto

il tuo viso dolce e silenzioso.

Questa notte, quando

il sogno della luna

inondava il mondo notturno!

 

Oggi, all’alba calma

e rugiadosa,

tu t’avvii vestita di bianco

verso il tempio,

con l’offerta dei fiori

tra le mani.

Io me ne sto in disparte, all’ombra d’un albero,

il capo chino,

sulla strada

solitaria di quel tempio.

 

  - da Dono d’amore -

 

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Abitava sul fianco del monte, vicino

a un campo di grano

dove scorre la sorgente in

gioiosi ruscelli,

sotto l’ombra solenne d’alberi secolari.

Le donne vi andavano a riempire

le brocche e i viandanti vi andavano

per riposare e conversare.

Lei lavorava e sognava ogni giorno,

al mormorio del torrente chiassoso.

 

Una sera uno straniero scese

dall’alto del monte,

nascosto tra le nuvole;

i suoi capelli erano arruffati

come serpenti sonnolenti.

Domandammo meravigliati: “Chi sei?”

 Ma non rispose e sedette in disparte,

presso il torrente rumoroso,

guardando in silenzio

la capanna dove lei viveva.

I nostri cuori si riempirono di spavento

e tornammo pensierosi a casa

al calare della notte.

 

La mattina dopo, quando le donne

andarono ad attingere acqua

al ruscello all’ombra degli alberi

di deodar, trovarono aperta

la porta della capanna, ma la sua voce

 non si sentiva.

Dov’era il suo volto sorridente?

La brocca vuota era in terra

e la lampada consumata era spenta,

in un angolo.

Nessuno sapeva dov’era fuggita,

prima dell’alba; anche lo straniero

era sparito.

In maggio il sole divenne cocente

e la neve si sciolse.

 

Ci sedemmo vicino al ruscello,

e piangemmo. Pensavamo:

“Vi sarà nella terra dove lei è andata

un ruscello, dove potrà riempire

la brocca per dissetarsi in queste

giornate riarse?”

E ci chiedevamo l’un l’altro sgomenti:

“Vi sarà una terra al di là di questi

monti dove viviamo?”

 

Era una notte d’estate, la brezza

soffiava da sud; io sedevo

nella sua stanza deserta, dove

la lampada era ancora spenta.

A un tratto i monti sparirono, come

tende tirate da parte.

“Ah, ecco che lei viene! Come stai,

figlia mia? Sei felice?

Dove puoi trovare riparo sotto

questo cielo scoperto?

Ahimé, il nostro ruscello non è qui

per dissetarti!”

“Qui c’è lo stesso cielo.” Lei rispose:

“Soltanto è libero dai monti

che gli fanno corona.

Qui c’è lo stesso ruscello, allargato

in un grande fiume.

Qui c’è la stessa terra, ingrandita

in pianura”.

Sospirai: “C’è già tutto da te, ma noi

non ci siamo”.

Lei sorrise tristemente e rispose:

“Voi siete qui nel mio cuore!”

Mi destai e udii solo il mormorio

del ruscello, il fruscio dei deodars,

 nella notte.

 

 - da   Il Giardiniere -

 

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Mi sono fermato sul bordo della strada. Se la mia presenza non t’è dolce,

 non andrò più avanti.

Se non hai bisogno del mio amore

lascia che ti abbandoni qui.

Non mendicherò più uno solo

dei tuoi sguardi,

se i miei ti importunano.

La polvere e la luce cruda

del mezzogiorno m’accecano ma,

lungo la strada, aspetterò

che il tuo cuore, forse,

torni a cercare il mio.

 

 

- da Petali sulle ceneri -

 

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Quando arrivò il momento

in cui dovevamo salutarci,

come una nuvola che

solennemente scenda,

ebbi solo il tempo di legarti

il polso con una cordicella rossa,

mentre le mie mani tremavano.

Ora, mentre sbocciano i fiori di mahua

siedo da solo nell’erba

e mi vibra dentro una domanda:

«Hai ancora la mia cordicella rossa?»

 

- da Dono d’amore -

 

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Camminavo lungo la strada,

non so perché, era passato

mezzogiorno e i rami di bambù

ondeggiavano al vento.

Le ombre inginocchiate,

con le braccia tese, seguivano

i passi della luce fuggente.

I Koels erano stanchi di cantare.

Camminavo lungo la strada,

non so perché.

 

La capanna sulla riva del fiume è

ombreggiata da un albero spiovente.

Qualcuna era intenta in un cantuccio

al suo lavoro, udivo la musica

dei suoi braccialetti.

Mi fermai vicino a quella capanna,

non so perché.

 

La stretta strada serpeggiante

costeggia molti campi di senape, molte foreste di mango. Passa presso il

tempio del villaggio e per

il mercato, verso l’approdo  del fiume. Mi fermai vicino a quella capanna,

non so perché.

 

Era un ventoso giorno di marzo, molti anni fa, quando il mormorare della

primavera era languido e i fiori del mango cadevano nella polvere. L’acqua s’increspava e lambiva

la brocca di bronzo sull’ultimo

gradino dell’approdo.

Penso a quel ventoso giorno di marzo, non so perché.

 

Le ombre della sera scendono e il gregge torna all’ovile.

C’è luce grigia sui campi silenziosi,

i contadini aspettano il traghetto

presso la riva. Lentamente

torno sui miei passi,

non so perché.

 

 - da Il Giardiniere -

 

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Vieni nel mio giardino, amore.

Oltrepassa i fiori che s’offrono

splendidi al tuo sguardo,

per soffermarti all’improvvisa gioia

che illude e illumina

nell’incantevole tramonto.

Il dono dell’amore è pieno di pudore, non rivela mai il suo nome,

si nasconde tra le ombre,

diffondendo momenti di gioia

ovunque, perfino nella polvere.

Prendilo o sentine per sempre

la mancanza!

Il dono che può offrirsi è semplice

come un’esile corolla

o una luce dalla fiamma  tremante.

 

  - da Dono d’amore -

 

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Quando mi passò accanto

velocemente, l’orlo della sua veste

mi sfiorò.

Dall’isola sconosciuta

d’un cuore venne improvviso

un respiro caldo di primavera.

Fu un tocco fugace che svanì

in un momento, come il petalo

di un fiore reciso

trasportato nell’aria.

Ma si fermò sul mio cuore

come un sospiro

del suo corpo,

come un sussurro dell’anima.

 

 

 - da Il Giardiniere -

 

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Casella di testo: Rabindranath Tagore: Poesie d’amore