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Quest’autunno è mio, fu cullato nel mio cuore. I campanelli luccicanti alle caviglie mi tintinnavano nel sangue e il suo san di velo ondeggiava nel mio respiro.
Io riconosco il contatto dei suoi capelli ondulati in tutti i miei sogni. Intorno c’è sempre lei, anche nei tremuli rami che danzano al mio ritmo, e i suoi occhi, che dal cielo azzurro sorridono, presero luce da me.
- da Dono d’amore -
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Stavo per lasciarla. Lei non parlava, ma io capivo dal suo languore che avrebbe desiderato trattenermi.
Più volte avevo creduto d’indovinare la supplica delle sue mani, sebbene ne fosse incosciente. Le sue braccia esitanti avrebbero potuto diventare una ghirlanda di giovinezza attorno al mio collo...
Tanti gesti impauriti ritornano alla mia memoria e mi rivelano cose tenute segrete finora.
- da Petali sulle ceneri -
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Ho desiderato tracciare le parole dell’amore nel proprio colore... Ma come si nascondono in fondo al mio essere e come sono deboli le lacrime.
Amica mia, queste parole senza colore tu le riconosceresti?
Ho desiderato esprimere le parole dell’amore nella loro propria musica... Ma questa melodia non risuona che nel mio cuore e i miei occhi sono pieni di silenzio.
Amica mia, queste parole senza musica tu le riconosceresti?
- da Petali sulle ceneri -
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Mi chiami di nuovo? La sera è giunta. La stanchezza mi circonda come le braccia d’un amore supplicante. E tu mi chiami?
Ti diedi tutta la mia giornata, crudele padrona, vuoi togliermi anche la notte? Ogni cosa deve avere un termine, la solitudine della notte ci appartiene. Deve la tua voce interromperla e colpirmi?
La sera non reca alla tua porta la musica del sonno? Le stelle, con le ali silenziose, non volano mai nel cielo, al di sopra della tua torre spietata? I fiori non cadono mai, con dolce morte, fra la polvere del tuo giardino?
Devi proprio chiamarmi, anima irrequieta? Allora veglino e piangano invano gli occhi tristi dell’amore. Arda la lampada nella casa solitaria. Porti il traghetto a casa gli stanchi lavoratori. Mi lascio dietro i miei sogni e corro al tuo richiamo.
- da Il Giardiniere -
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Vaghe parole m’assillano, ma lascerò il silenzio e la notte esprimersi lentamente in musica.
Oggi la mia vita è come un eremo, dove la primavera esita ad agitarsi e a mormorare.
Non è l’ora per te, Amore mio, di superare l’ostacolo della mia porta. Alla sola paura di sentire il tintinnare dei tuoi braccialetti, si svegliano echi in giardino.
Le rose, per profumare, devono ancora aver pazienza; non dare alle corolle chiuse l’inquietudine di aprirsi prima del tempo.
- da Petali sulle ceneri -
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Ho incontrato numerose ragazze in paesi lontani. Alcune mi affrontavano per chiedere il mio nome, altre abbassavano gli occhi e restavano mute. Ho visto sorrisi aguzzi come spade, e sorrisi evocanti un abisso di lacrime. Io andavo sempre, attirato dalla distanza che rinnova le sue incerte promesse come i suoi differenti paesaggi.
È nei giorni di primavera, con le foglie nuove, che aspetto il reame incantato del Sonno. Attraverso una processione di servitori addormentati, supero la porta d’un palazzo. Lungo i corridoi vuoti, passo davanti alla camera del Re e alla camera della Regina, poi arrivo a quella dove, addormentata sotto le luci addolcite del crepuscolo, dorme la figlia del Re.
Il suo letto è morbido e bianco come un petalo di loto, le sue trecce sparse vicino al cuscino assomigliano a una scura cascata immobile, il suo braccio sinistro era gettato sul disordine dei suoi veli e, quello destro, riposava sul suo petto agitato da un respiro regolare. In questo strano dominio del Sonno sembrava la vera immagine del Sogno!
In ginocchio, davanti a Lei, ho avvicinato il mio viso al suo, finché il suo respiro ha fatto fremere il mio sangue. Ho fissato a lungo le sue palpebre chiuse e le ho baciate perché il mio bacio penetrasse fino ai suoi sogni... Su una foglia di betulla ho tracciato il mio nome e aggiunto queste parole: «A te che dormi, abbandono il mio cuore». Poi, dopo aver annodato la foglia di betulla alla mia collana di perle e averla gettata sui suoi capelli sparsi, sono fuggito.
L’incantesimo però si dilegua. Il reame che dormiva, piano piano si sveglia dal torpore. Dal fondo del silenzio vibrano voci umane: il Re e la Regina si sono risvegliati e i giovani principi si meravigliano di vedere la terrazza nuda invasa dalle erbe già alte. Nella camera, dove le lampade si sono spente, dove l’incenso dei portaprofumi non è più che un mucchietto di cenere, la figlia del Re, seduta sul suo letto, contempla, una alla volta, la foglia di betulla e la collana di perle.
Pudicamente, Lei copre la sua gola nuda con una tunica; fremendo. Lei spia, cerca e non scopre nessun visitatore misterioso. Legge e rilegge il messaggio tracciato sulla foglia di betulla: prende la sua fronte tra le mani e s’interroga, s’interroga ancora. E, a lungo, resta incerta.
Vicino a Lei i segreti della natura sono mormorati dal fogliame del giardino, pur sentendo che simili segreti accompagnano i battiti precipitosi del suo cuore. Il soffiare del vento viene a imporre lo stesso interrogativo che ossessiona il suo spirito turbato. La figlia del Re s’interroga: «Chi dunque ha deposto sui miei capelli un messaggio d’amore e una collana di perle?»
Così passavano i giorni. Spariva la primavera, facendo posto all’estate piovosa, in seguito arrivava l’autunno nella calda luce che indora le messi mature, e l’inverno, con le nebbie mattutine, con le sue notti ostili, gli succedeva. Ed ecco che una primavera nuova rinasceva dalle morte stagioni. La figlia del Re è alla sua finestra, fra i suoi capelli spettinati brilla sempre una collana di perle.
- da Petali sulle ceneri -
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Hai colorato i miei pensieri e i miei sogni, con gli ultimi riflessi della tua gloria, Amore, trasfigurando la mia vita per la prossima bellezza della morte. Come il sole, al tramonto, ci lascia intravedere un angolo di cielo, hai mutato il mio dolore in gioia immensa.
Per incanto, Amore, vita e morte sono diventate per me la stessa grande meraviglia.
- da Petali sulle ceneri -
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Non lasciarmi, non andartene, perché scende la notte.
La strada è deserta e buia, si perde tortuosa. La terra stanca è tranquilla, come un cieco senza bastone.
Sembra che io abbia aspettato nel tempo questo momento con te così accendo la lampada dopo averti donato fiori.
Con il mio amore ho raggiunto stasera il limite del mare senza spiaggia, per nuotarci dentro e perdermi in eterno.
- da Passando all’altra riva -
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Come il pietoso tramonto annulla l’impronta del giorno, lascia così che il mio dolore d’averti perso, Amore, getti su di me il velo perfetto del silenzio.
Lascia mescolare rovine e naufragi, nell’immensità d’una sera confortata dal tuo ricordo, piena di serena armonia, di pace triste.
- da Petali sulle ceneri -
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Nel tuo sonno, al limite dei sogni, aspetto guardando in silenzio il tuo viso, come la stella del mattino che appare per prima alla tua finestra. Con i miei occhi berrò il primo sorriso che, come un germoglio, sboccerà sulle tue labbra semiaperte. Il mio desiderio è solo questo.
- da Pùràvi -
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Qualcuno mi ha segretamente lasciato in mano un fiore d’amore. Qualcuno mi ha rubato il cuore e l’ha sfogliato in cielo. Io non so se l’ho trovato o se vado a cercarlo ovunque e se c’è un tremore di gioia o di pena.
- da Dono d’amore -
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Il mio cuore è un flauto col quale ha suonato il mio Amore. Se qualche volta dovesse cadere in mani estranee, che lo gettino via lontano!
Il flauto al mio Amore è molto caro. Se mai un altro fiato lo volesse suonare in un altro modo, che la terra sia cosparsa dei suoi rottami!
- da Petali sulle ceneri -
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