Casella di testo: Rabindranath Tagore: Poesie d’amore

 

Tu  sei la nuvola

della sera

che vaga nel cielo

dei miei sogni.

Io ti dipingo

e ti  modello

con i miei desideri d’amore.

 

Tu sei mia,

solo mia,

l’abitatrice dei miei

sogni infiniti!

 

I tuoi piedi

sono rosso-rosati

per la vampa

del mio desiderio,

spigolatrice

dei miei canti

al tramonto!

Le tue labbra

sono dolci-amare

del sapore del mio

vino di dolore.

 

Tu sei mia,

solo mia,

abitatrice dei miei

sogni solitari!

 

Ho oscurato

i tuoi occhi

con l’ombra

della mia passione,

 frequentatrice

della profondità

del mio sguardo!

T’ho presa e ti stringo,

amore mio,

nella rete

della mia musica.

 

Tu sei mia,

solo mia,

abitatrice dei miei

sogni immortali!

 

 - da  Il Giardiniere -

 

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Amore, il mio cuore

desidera giorno e notte

d’incontrarsi con te,

in un incontro simile

alla morte che tutto

consuma.

Abbattimi, come fa

la tempesta;

prendi tutto quello

che possiedo;

invadi il mio sonno

e ruba i miei sogni.

E in quella desolazione, nella nullità dello spirito,

uniamoci  nella bellezza.

Ahimè, che vano

desiderio!

Che speranza c’è

d’essere uniti

se non in te,  mio Dio?

 

   - da Il Giardiniere -

 

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Chiederei ancora

qualcosa

se possedessi il cielo,

le sue stelle

e il mondo

con le sue infinite

ricchezze.

Sarei però contento

anche d’ogni

piccola cosa

se lei fosse mia.

 

   - da Il Giardiniere -

 

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Tu ti doni a me come il fiore che non si schiude

che all’avvicinarsi

della sera,

la cui presenza è tradita

dal profumo che libera

nell’ombra.

Così viene a passi silenziosi

la primavera,

quando le gemme

gonfiano le cortecce.

 

Tu t’imponi al mio spirito

come le alte onde

della marea crescente,

il mio cuore si nasconde

sotto canti burrascosi.

 

Presentivo il tuo arrivo come

la notte affretta l’alba.

Un cielo nuovo mi è stato

rivelato attraverso le nuvole

che diventano rosse.

 

 

 - da Petali sulle ceneri -

 

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Dimmi se tutto questo è vero,

amore mio,

dimmi se questo è vero.

Quando i miei occhi lampeggiano,

le oscure nuvole,

nel tuo petto,

danno risposte tempestose.

E vero che le mie labbra

sono dolci

come l’inizio del primo amore?

Che i ricordi di svaniti

mesi di maggio

indugiano nelle mie membra?

Che la terra, come un’arpa,

vibra di canzoni

al tocco dei miei piedi?

E poi vero che al mio apparire

 la rugiada

cade dagli occhi della notte

e la luce del giorno

è felice quando avvolge con gioia

il mio corpo?

E vero,  proprio vero

che il tuo amore vagò solitario

attraverso epoche e mondi

in cerca di me?

E che quando finalmente

mi hai trovato

il tuo vecchio desiderio

trovò una pace perfetta

nel mio parlare gentile,

nei miei occhi,  nelle mie labbra

e nei miei capelli fluenti?

E vero, dunque, che il mistero

dell’infinito

è scritto sulla mia piccola fronte?

Dimmi, amore mio,

se tutto questo è vero.

 

-  da  Il  Giardiniere -

 

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Smetti di lavorare, sposa.

Ascolta, l’ospite è arrivato.

Senti? Scuote piano piano la catena

che chiude la porta.

Guarda che i tuoi bracciali

non facciano rumore,

non affrettare i tuoi passi

quando gli vai incontro.

Smetti di lavorare, sposa.

E sera, ascolta,

l’ospite è arrivato.

 

No, sposa, non aver paura,

non soffia il vento degli spettri.

C’è luna piena nella notte d’aprile;

le ombre sono pallide nel cortile,

in alto il cielo brilla luminoso.

Se credi, abbassa il velo sul tuo viso,

se hai paura, metti la lampada

sulla porta.

No, sposa, non aver paura,

non soffia il vento degli spettri.

 

Se hai vergogna, non dirgli

una parola;

resta al lato della porta quando

vai ad aprirgli.

Se ti fa delle richieste

e se vuoi accettare

abbassa gli occhi in silenzio.

Guarda che i tuoi bracciali

non tintinnino

quando con la lampada in mano,

lo farai entrare.

Se hai vergogna, non dirgli

una parola.

 

Sposa, non hai ancora finito il tuo lavoro? Ascolta,

l’ospite è arrivato.

Non hai acceso la lampada

nella stalla?

Non hai preparato

il cesto dell’offerta

per la preghiera serale?

Non hai messo il segno rosso

della fortuna

nella riga dei tuoi capelli,

e ancora per la notte

non ti sei preparata?

Sposa, non senti che l’ospite

è arrivato?

Smetti di lavorare!

 

-  da  Il  Giardiniere -

 

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Il tuo volto affettuoso

s’illuminò sorridendo.

All’alba, nel giardino dei fiori, chiuso in me stesso,

non ho parole.

I primi raggi del sole vanno

in ogni direzione,

come un cespuglio

di loti bianchi,

dimmi chi sei, misericordiosa!

Sta guardando con occhi

pieni di dolcezza,

l’anima della terra rinfresca,

inebria di gioia i fiori.

Che lingua parli?

Che speranza mi dai?

Solo con gli occhi

mi fai sussultare.

Da tutte le parti i fiori

si alzano dicendo:

“Prendimi, prendimi

nel tuo seno!”

Chi chiami vicino a te?

Dove sei seduta?

Tu sei ovunque.

Donando te stessa

riempi la terra

dando la tua pace col sorriso.

Vicino a te tutti aspettano,

sono la mia gente,

come me attenti al tuo affetto,

al tempo dei gelsomini

e degli oleandri.

Per te essere circondata

dai fiori,

unita ai fiori del giardino,

è un gran piacere.

Da ogni parte arriva profumo

e alla luminosità dei tuoi occhi

il mio animo riposa.

L’aroma dei fiori più delicati

è il tocco del tuo corpo,

dolce brezza del mattino.

Donami quello sguardo

di miele,

guardami, sorge nell’animo l’amore!

 

 - da  Luna crescente -

 

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Un giorno con sorpresa

sei penetrata nella mia vita

che respirava felice nel primo

amore, primavera.

Da allora la tenera timidezza di quell’infinita gioia

giunge inesauribile, nascosta

nelle prime verdi gemme

dei cedri in fiore.

La tue rose rosse portano

nel loro silenzioso ardere

tutto quanto c’era in me d’ineffabile,

il ricordo di quelle ore e di quei giorni di maggio

 palpita nel frusciare delle tue

foglie freschissime;

sempre e per sempre nuove.

 

              - da Dono d’amore -

               

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Questa nostalgia dei giochi

amorosi, tesoro,

non è solo mia,

ma anche tua.

 

La tua bocca sorride,

il tuo zufolo canta,

ispirato dal mio amore.

 

Il tuo desiderio non ha pazienza,

ha tanto vigore quanto il mio.

 

- da Petali sulle ceneri -

 

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  Il mio cuore,

uccello del deserto,

ha trovato il suo cielo nei tuoi occhi.

Essi sono la culla

del mattino, essi sono

il regno delle stelle.

I miei canti si

perdono nella loro profondità.

Lascia che io spazi

in quel cielo,

nella sua solitaria

immensità.

Lascia che io squarci

le sue nuvole

e stenda le ali

al suo sole.

 

   - da Il Giardiniere -

 

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Tutta la mattina

tento d’intrecciare

una ghirlanda,

ma i fiori cadono

e si sfogliano.

Tu sei seduta lì e mi guardi in segreto

con l’angolo dei tuoi occhi curiosi.

Domanda a quegli

occhi che tramano

nell’oscurità chi è

il colpevole.

 

Invano tento di

cantare una canzone.

Un sorriso trema

sulle tue labbra;

domandagli

la ragione del mio insuccesso.

Domanda alle tue

labbra sorridenti

come la mia voce

si smarrì nel silenzio, simile a un’ape

ubriaca in un fiore di loto.

 

E sera, è l’ora in cui

i fiori chiudono le

loro corolle.

Permettimi di restare

al tuo fianco

e chiedi alle mie

labbra di fare ciò che si può fare in silenzio

e alla debole luce

delle stelle.

 

 - da  Il Giardiniere -

 

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Amore, metti da

parte la tua lira,

lascia alle tue braccia la libertà

di stringermi.

Che il mio cuore

al tocco delle tue dita

raggiunga l’estremo

limite dei sentimenti!

Non inclinare il capo, non voltarlo,

ma dammi il tuo

bacio come un

profumo

a lungo tenuto

 in un calice.

Non attutire questo

momento con parole vane, ma lascia che un’onda silenziosa

ci trascini verso gioie senza limiti.

 

- da Petali sulle ceneri -

 

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Vedendo i tuoi piedi nudi e fragili

penso che i fiori siano le orme

dei passi dell’estate.

 

I tuoi tracciano leggermente

sulla sabbia

la storia delle loro avventure,

una storia che, passando,

la brezza cancella.

 

Vieni, fai scivolare sul mio cuore

questi teneri piedi!

 

Lascia un’impronta duratura

sulla via

del paese dei miei sogni.

 

- da Petali sulle ceneri -

 

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