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Casella di testo: Rabindranath Tagore: Poesie d’amore

Il fiume è azzurro e le ventate cariche

di nuvole di sabbia.

 

Mattina inquieta e scura! Gli uccelli azzittiti

in fondo ai loro nidi scossi dal vento,

mentre il mio abbandono mormora:

«e Lei dove può essere?»

 

Una volta, seduti vicini vicini, lasciavamo

fuggire il tempo. Tra giochi e risate,

la grandezza dell'amore non trovava espressione.

 

Io ero soddisfatto di piccole cose,

Lei dilapidava le ore in ciarliere futilità.

 

Oggi invano la vorrei qui, nella malinconia

di questo vicino temporale, nell'anima

di questa solitudine!

 

 

- da Petali sulle ceneri -

 

 

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Se vuoi riempire la tua brocca, vieni, vieni al mio lago.

L'acqua bagnerà i tuoi piedi e ti mormorerà

il suo segreto.

La traccia della pioggia vicina è già sulla sabbia,

le nuvole sono basse sulla linea azzurra

degli alberi come i folti capelli sopra i tuoi occhi.

Conosco bene il ritmo dei tuoi passi:

batte nel mio cuore.

Vieni, vieni al mio lago, se devi riempire la tua brocca.

 

Se vuoi startene oziosa e sedere indolente,

lasciando che la tua brocca galleggi nell'acqua,

vieni al mio lago.

Il declivio erboso è verdeggiante, i fiori di campo

sono innumerevoli.

I pensieri voleranno via dai tuoi occhi neri

come gli uccelli dal loro nido.

Il velo ti cadrà ai piedi,

vieni, oh vieni al mio lago, se vuoi sedere indolente.

 

Se vuoi interrompere il tuo gioco e tuffarti

nell'acqua, vieni, vieni al mio lago.

Lascia il tuo mantello azzurro sulla riva.

L'acqua azzurra, nascondendoti, ti coprirà.

Le onde si alzeranno in punta di piedi

per baciarti il collo e mormorare ai tuoi orecchi.

Vieni, oh vieni al mio lago, se vuoi tuffarti

nell'acqua.

 

Se vuoi essere folle e cercare la morte in acqua,

vieni, vieni al mio lago.

E' freddo e profondo.

E' scuro come un sonno senza sogni.

Nei suoi abissi sono uguali le notti e i giorni,

e i canti sono silenzio.

Vieni, vieni al mio lago, se vuoi darti

in braccio alla morte.

 

 

- da Il Giardiniere -

 

 

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Lei m’ha lasciato nell’ora in cui

la notte già si dilegua.

 

Il mio cuore cercava di consolarsi pensando

che tutto è vanità.

“Tuttavia” mi dicevo “questo nome

tracciato era il suo,

questo ventaglio di foglie di palma,

ricamato in seta rossa dalle sue dita,

non è forse cosa reale?”.

 

Come un bambino inquieto che ferisca sua madre,

sconvolgevo ogni cosa dentro e fuori di me,

mormorando con risentimento:

“Il nostro è un mondo di tradimenti!”

 

Ma dal cielo cosparso di stelle scese un rimprovero,

una voce parlava al mio orecchio, dicendomi:

“Ingrato! Impara a riempire il vuoto

che ho lasciato con il ricordo del mio passaggio!”

 

 

- da Petali sulle ceneri -

 

 

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Poco tempo fa, durante le languide ore

del mese di Marzo, t’aspettavo invano.

Vieni adesso con la stagione del monsone

e fai vibrare nel mio cuore la musica del temporale

e dei venti impazziti!

 

In quei giorni passati di Marzo credevo

d’averti visto scivolare sopra i fiori dei campi,

trascinandoli tra le pieghe del tuo fluttuante vestito.

Credevo d’aver sentito il tintinnio

dei tuoi braccialetti, d’aver respirato

il tuo dolce profumo, lungo i viali del giardino...

 

Oggi scopro la tua presenza in tutta la foresta,

vedo i tuoi capelli come un’ondata scura

che si dipana in cielo.

Pieghi su di me la tua magica ombra

e io colgo la risonanza d’un grave cerimoniale.

 

Gli abiti leggeri che avevo preparato per te sono

una piccola offerta. Non ho ancora saputo far cantare

il mio lutto come converrebbe alla tua celebrazione.

Ma posso intuire, io che ti preparavo una chiara unione,

che avvicinandoti diventerò il servitore d’un culto?

 

 

  - da Petali sulle ceneri -

 

 

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Vuoi mettere la tua ghirlanda di fiori freschi

intorno al mio collo, bella mia?

Sappi però che la ghirlanda che ho intrecciato

appartiene a molte, a quelle che si vedono

in visioni fugaci, o abitano in paesi inesplorati,

o vivono nei canti del poeta.

 

E’ troppo tardi per domandare il mio cuore

in cambio del tuo.

Una volta la mia vita era come un bocciolo,

tutto il suo profumo era raccolto nel suo calice.

Ora quel profumo è diffuso da ogni parte.

Chi conosce l’incantesimo per raccoglierlo

e chiuderlo di nuovo?

A molte ho donato il mio cuore, ormai non posso

donarlo a una soltanto

 

 

- da   Il Giardiniere -

 

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Desideravi il mio amore e ora non mi vuoi più.

Ormai la mia vita è legata alla tua come una catena

i cui anelli ti tengono ancora più stretto

quando lotti per liberarti.

 

La mia disperazione è una compagnia dolorosa

che si esalta al minimo tuo desiderio,

che cerca di trascinarti nell’ombra e nelle lacrime.

 

Tu hai distrutto la mia libertà,

coi suoi relitti hai costruito la tua prigione.

 

 

- da Petali sulle ceneri -

 

 

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Perché siedi là, facendo tintinnare i braccialetti,

così, solo per gioco?

Riempi la tua brocca. E ora che torni a casa.

 

Perché muovi l’acqua con le mani

e ogni tanto guardi nella via se qualcuno arriva,

così, solo per gioco?

Riempi la brocca e vieni a casa.

 

Le ore del mattino passano, l’acqua scura scorre.

Le onde ridono e sussurrano tra loro,

così, soio per gioco.

 

Le nuvole vagabonde si sono raccolte

all’estremo orizzonte, sopra e dietro la collina.

Indugiano, ti guardano in viso, sorridono,

così, solo per gioco.

Riempi la tua brocca e vieni a casa.

 

 

 - da Il Giardiniere -

 

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Lei ha girato leggermente il capo verso me,

lanciandomi un furtivo sguardo d’addio.

 

Il suo ultimo dono fu questo. Dove potrei

d’ora in avanti preservarlo dal tempo che tutto schiaccia?

 

La sera deve davvero cancellare questo tenero bagliore

d’angoscia, come fa con l’ultima fiammata del tramonto?

Occorre che il temporale lo trascini nei suoi scrigni,

come fa con il polline disperso dei fiori?

 

Lasciate alla morte la gloria dei principi

e la potenza dei ricchi. A me le lacrime e il ricordo

d’uno sguardo appassionato!

 

La mia canzone dice: “Non invidio né la gloria

dei principi né la potenza dei ricchi, ma tali cose

   preziose

e segrete m’appartengono.

 

 

   - da Petali sulle ceneri –

 

 

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Da dove viene la tua inquietudine, Amore?

Lascia che il mio cuore tocchi il tuo

e che con i miei baci possa cancellare

il tuo muto dolore.

 

Quest’ora ci è giunta dal mistero della notte

perché l’amore possa crearsi un nuovo mondo,

penetrando, dalle porte chiuse, al bagliore di

quest’unica lampada.

 

Non abbiamo, come melodia, che un rosaio

sui quale le nostre labbra si poseranno a turno,

per corona non avremo che una ghirlanda,

con la quale abbellirò la mia fronte,

dopo avere ornato la tua.

 

Strappando dal mio petto questo velo,

preparerò per terra il nostro letto,

I’unisono delle carezze e un sonno delizioso

riempiranno il nostro piccolo universo

senza confini.

 

 

  - da Petali sulle ceneri -

 

 

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Mi sono interamente donato a te.

Non ho conservato che un semplice velo di pudore.

Riservatezza molto sottile: in segreto ne sorridevi,

tanto che io provavo vergogna.

Le brezze primaverili l’hanno dispersa,

lo stesso palpito del mio cuore ne ha rimosso le pieghe,

come un’onda agita la sua schiuma.

 

Non biasimarmi se mi sono nascosta

sotto la foschia di questo velo, mio amore.

 

La mia riservatezza non è finzione,

è il fragile stelo che sostiene il fiore

della mia devozione, che si chiude davanti a te

con reticente grazia.

 

- da Petali sulle ceneri -

 

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Non partire, mio amore, senza avvertirmi.

Ho vegliato tutta la notte e ora i miei occhi

sono pesanti di sonno.

Ho paura di perderti mentre dormo.

Non partire, amore mio, senza avvertirmi.

 

Mi sveglio e stendo le mani per toccarti.

Ti sento e mi domando: «E un sogno?»

Oh, potessi stringere i tuoi piedi col mio cuore

 e tenerli stretti al mio petto!

Non andartene, mio amore, senza avvertirmi.

 

 - da Il Giardiniere -

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