"Tu non mi puoi capire?" Pieni di tranquilla tristezza due occhi chiedono, cercano un motivo: come la luna quando guarda dentro il mare con volto umile e fermo.
Non nascondo niente: quello che ho è davanti a te, il cuore è aperto, in ascolto. Tutto ho donato per farmi conoscere. "Tu non mi puoi capire?"
Se fosse solo una gemma preziosa, la romperei in cento pezzi, con garbo in mille frammenti e, uno dopo l'altro, li infilerei in una collana per metterla al collo.
Se fosse solo un fiore bello, grazioso e perfetto, sbocciato all'alba, dondolante al vento di primavera, lo taglierei e, con gentilezza, tra i tuoi capelli neri, lo metterei.
Amore, eccoti il cuore. Dov'è l'acqua, dov'è la sponda, sono sconvolto in questa casa dei misteri infiniti. Che voglio farti capire? Non so cosa palpiti nella canzone silenziosa del giorno e della notte: tutto il cielo è pieno di tranquillità e di silenzio, come la voce della notte.
Se fosse solo godimento, solo un sorriso venuto dalla bocca, risveglierebbe la felicità e in un attimo capiresti senza parlare i messaggi del cuore.
Se fosse solo desiderio, solo due lacune luccicanti negli occhi, bocca amara, viso disperato, avresti visto il tormento interiore, le parole si sarebbero rivelate nel silenzio.
Mio amore, questo sentimento non ha né inizio né termine, è sempre vuoto e pieno di dolori, di gioie, di ansie... Ogni giorno, ogni notte, non lo so dire, si creano problemi nuovi!
Forse non hai capito! Negli occhi sempre, in un nuovo splendore, giorno e notte si scorge un po' d'amore, un po' di cuore. Chi e in quale momento ha capito?
- da La Barca d'oro -
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“Abbi fede nell’amore anche quando ti fa soffrire. è forte e duraturo.
Eravamo insieme finché la primavera ha bussato gridando alla nostra porta: «Lasciatemi entrare». Ci offriva i segreti mormorati della sua gioia, l'alito dei germogli nuovi.
Io ero occupato dai miei pensieri, tu seduta al filatoio... S'allontanò e all'improvviso la vedemmo sparire con le ultime rose.
Ora che non sei più qui, Amore, la primavera bussa e dice ancora: «Lasciatemi entrare». Mi offre il fruscio delle foglie secche, l'eco di un tubare di colombe.
Io sono seduto alla finestra e un fantasma fila, vicino a me, tristi sogni... Per la primavera, che non ha più segreti dolori da offrirmi, tutte le porte si sono aperte!
- da Petali sulle ceneri -
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