Il toponimo Chiarbola è di origine
romana e venne sovrapponendosi ad altre denominazioni preesistenti. Esso indicava una
"convessità del terreno spoglia di vegetazione arborea, verosimilmente incolta"
e andrebbe datato all'VIII secolo. Termine usato anche in contrapposizione a Silvula che
indicava la collina incolta ricoperta dalla boscaglia (attuale rione di
Servola).
L'inurbamento della zona, prima occupata quasi esclusivamente da campagne, ebbe inizio nei
primi decenni dell'Ottocento. L'abitato cominciò a sorgere dapprima lungo la strada che
conduceva a Servola; "piccole casette, costruite alla buona", scrive il
Pinguentini, che mano a mano si estesero per tutta l'antica "Calvula". Nel 1837
sorse la fabbrica di cordaggi di Giuseppe Angeli i cui edifici paralleli all'attuale via
Baiamonti si vedono nella foto a fianco. Lo stabilimento era costituito da due tettoie
lunghe 150 e 120 metri, era dotato di un locomotore a vapore al quale si aggiunse, in
tempi più recenti, uno a trazione elettrica, entrambi per la trazione delle funi. Fu poi
costruita la fabbrica di vernici sottomarine Gioacchino Veneziani, i cui titolari erano
gelosi custodi della formula per la preparazione delle pitture vegetative contro
l'eccessiva ossidazione delle carene delle navi. Nella fabbrica, fondata nel 1863, venne
assunto quarant'anni dopo Ettore Schmitz (Italo Svevo) che aveva sposato la figlia del
proprietario, Livia Veneziani. Un forte impulso abitativo del rione avvenne dopo la
seconda guerra mondiale quando vennero costruiti centinaia di alloggi creando così di
fatto una continuità tra la città e il borgo di Servola.