LA STORIA DI LOCOROTONDO
 
Appunti sulla storia di Locorotondo

a cura del dott. Francesco Fumarola

estratto della tesi

"Societa' ed economia a Locorotondo attraverso i bilanci comunali" (1817-1842)

 
 
3. Popolazione e territorio
 
L’ EVOLUZIONE DEMOGRAFICA
 
Lo sviluppo demografico di Locorotondo mostra una lenta ma costante tendenza all’accrescimento che ha portato il paese, durante l’arco di circa nove secoli, da piccolo casale a modesta cittadina.

Le originarie poche centinaia di anime di Casale san Giorgio divennero forse meno d’un migliaio al tempo della Congiura dei Baroni (1486), ma alla fine del XVI secolo Locorotondo ha già superato i duemila abitanti, che restano tali per tutto il secolo successivo forse in conseguenza di carestie, siccità ed epidemie che allora non dovevano mancare (1).

Nel 1749 la popolazione Locorotondo contava un po’ meno di 2200 anime (2). Nello stesso anno i fuochi risultanti dal catasto onciario erano 635 . Escludendo gli otto fuochi degli enti ecclesiastici, il menage del Duca di Martina Franca, che non risiedeva a Locorotondo, e quattro ditte non residenti, si puo’ calcolare una  media per fuoco  di 3,51 persone. Sempre dal catasto onciario si apprende che il numero dei fuochi era di 342 nel 1699 (3). Moltiplicando i 342 fuochi  per la media di persone per fuoco relativa all’ anno 1749 (ossia 3,51) si calcola, in maniera approssimativa, che la popolazione di Locorotondo nel 1699 doveva aggirarsi intorno ai 1200 abitanti. Senza dubbio si deve considerare il numero di abitanti ricavabile dal catasto come approssimativo, data la probabile tendenza a non registrare i bambini piccoli. Questa tendenza si evidenzia nel grafico 1, in cui si nota la scarsa consistenza delle fasce di eta’ fra 0 e 10 anni .La popolazione maschile è pari al 49,51 % e quella femminile al 50,49% ; l’età media dei maschi è di 26,37 anni nel 1749, quella  delle femmine di 26,6 anni. La popolazione è perciò giovane.

La rappresentazione grafica ha la forma triangolare tipica di una situazione demografica in cui le condizioni sanitarie sono primitive e paragonabili a quelle odierne del terzo mondo (4).Nel 1779 Locorotondo contava una popolazione di 3278 abitanti, come si riscontra da una nota apposta dal Baccari sulla propria opera (5).Dal Censimento Murat­tiano del 1815 apprendiamo che il totale della popolazione era di 4.576 abitanti. Si può concludere che la popolazione di Locorotondo, come quella del resto della Terra di Bari, nei primi anni dell’ 800 era in piena fase di espansione. Sotto i Caracciolo, i potenti duchi di Martina Franca, Locorotondo opero’ una rinascita demografica che lo porto’ alle soglie del XIX secolo ad avere oltre 4700 abitanti 1806). Nel 1871 gli abitanti sono già quasi 7.000 ed oltre 8.000 nei primi anni di questo secolo (6) . Nonostante le due guerre Mondiali ed i notevoli flussi migratori, Locorotondo conta, nel 2000,una popolazione di circa 14.000 abitanti.

 

grafico della popolazione a Locorotondo nel 1749 sulla base del catasto onciario.

Tratto da Galt A., Locorotondo a meta' settecento: I- Popolazione ed economia, in riv. "Locorotondo, rivista dieconomia, agricoltura, cultura e documentazione n°2", Martina Franca, Arti Grafiche Pugliesi, Luglio 1987, pp.11-33

 
LA STRATIFICAZIONE SOCIALE
 
Una singolare particolarità contraddistingue l’aspetto demo­grafico del territorio del paese: l’alta percentuale di popolazione residente nelle campagne, aggregata nelle numerose contrade che circondano il nucleo urbano. Dalle fonti settecentesche non si sa tantissimo sulla distribuzione spaziale della stessa. La prima indicazione della percentuale della popolazione residente in campagna viene dal censimento Murattiano che risale al 1811. Si puo’ calcolare che all’ epoca quasi il 37% abitava fuori le mura e nei nuovi borghi del paese (7).Peculiarità, questa, che pur essendo più o meno presente nei secoli precedenti, prende inizio come fenomeno di massa nella seconda metà del ‘700 per raggiungere il culmine dopo l’abolizione della feudalità (1806) e con l’introduzione del contratto enfi­teutico; infatti, nei decenni successivi la popolazione sparsa nell’agro raggiunge punte di 6600 anime. E’ pero’ interessante notare che la casa data in dote alle spose contadine intorno alla meta’ del ‘700 era quasi sempre situata nel centro storico di Locorotondo, e solo raramente in campagna (8).
 

vecchia cartolina raffigurante Corso XX Settembre

 
E poiche’ le donne ricevevano le case al momento di sposarsi, e queste case erano provenienti dalla proprieta’ dotale delle loro madri, i quartieri del paese erano composti di famiglie apparentate tra di loro per mezzo di rapporti tra sorella e sorella e tra madre e figlia. Quando, invece, una donna riceveva in dote un trullo, o una porzione di trullo, questa e’ una buona indicazione che dimorava in campagna. A meta’ ‘700 la maggior parte dei braccianti di Locorotondo viveva in paese anche se non mancavano insediamenti fuori le mura.

Nella prima meta’ dell’ ‘800 le usanze cambiarono profondamente cosicche’ ora erano gli uomini delle campagne a ricevere o a costruire i trulli al momento di sposarsi. I contadini anziani intervistati dal prof. Galt nel 1988 si meravigliavano nel sentirgli dire che, secondo gli studi da lui effettuati, a meta’ Settecento i genitori davano le abitazioni alle donne e non agli uomini . Evidentemente il mutamento di questa usanza faceva parte del processo di insediamento dell’ intera popolazione contadina in campagna durante l’ ‘800, tanto che gia’ all’ inizio del secolo i documenti cominciano ad evidenziare la linea di successione maschile del trullo (9).

Il contributo fornito dai genitori dello sposo alla formazione della nuova famiglia a meta’ ‘700 consisteva molto spesso in un vigneto associato ad una piccola costruzione dove riporre gli attrezzi del lavoro, nonche’ la semenza sufficiente per seminare il grano e le fave del primo anno. Gli uomini non ricevevano le case in paese ed e’ difficile stabilire se le costruzioni presenti nei fondi servissero solo per riporre gli attrezzi o servivano anche come dormitorio.

Parlando di uomini di campagna occorre sempre tener presente la distinzione tra massari e braccianti. Tale distinzione si basa non solo sulla proprieta’ della terra che i primi avevano ereditato e i secondi potevano ottenere solo a costo di duri sacrifici, ma anche sulla proprieta’ di capi di bestiame che i primi avevano e i secondi no. Inoltre, i massari non possono essere tutti compresi all’ interno di una stessa classe di reddito. Il massaro del ‘700 era un contadino borghese, nel senso che gestiva un’ azienda complessa di sua proprieta’ e percio’ controllava per se i mezzi della produzione. Nei primi anni dell’ Ottocento, anche a seguito del frazionamento della terra, con il termine massaro si intende il piccolo proprietario terriero.

Il bracciante, invece, o risiedeva in paese, dove tornava al termine della giornata lavorativa, o era possibile che per i periodi di piu’ intenso lavoro nei campi dimorasse presso le masserie di proprieta’ dei piu’ facoltosi massari.

I braccianti di Locorotondo erano giovani e quasi senza proprieta’, e solo alcuni possedevano piccoli fondi, insufficenti a garantire il sostentamento delle loro famiglie (10). Questi, infatti, spesso seguivano la strategia di piantare le vigne; una strategia che, con il lavoro intensivo rendeva bene e non richiedeva l’ investimento in animali e, di conseguenza, la necessita’ di disporre di pascoli. Nel ‘700 la maggior parte dei braccianti di Locorotondo viveva in paese, ma la scelta di impiantare vigne e latrasformazione intensiva del suolo avrebbero portato l’ intera popolazione contadina a stabilirsi in campagna nel secolo successivo.

I braccianti e gli artigiani di paese costituivano, comunque, le classi piu’ povere della societa’. Si e’ anche riscontrato che gli artigiani di paese, forse a causa della cattiva nutrizione e delle condizioni delle botteghe di paese dove lavoravano, soffrivano in percentuale piuttosto alta di malattie respiratorie. Fra gli artigiani era possibile distinguere quelli che lavoravano in paese da quelli che svolgevano attivita’ piu’ collegate al lavoro dei campi, una distinzione che nel passato piu’ recente ha stratificato considerevolmente il mondo sociale artigianale. Gli artigiani rurali rompevano gli strati di pietra ( i “zoccolatori” di pietra), costruivano i trulli ( i “caseddari”), o erigevano i muri in campagna ( i “paretari”). Il gruppo sociale degli artigiani cittadini dell’ ‘800 e della prima meta’ del ‘900 era composto di una gerarchia di occupazioni che definiva quelle del sarto e del barbiere come le piu’ prestigiose, perche’ erano lavori puliti esercitati anche dentro le case della borghesia. L’ attivita’ di muratore veniva invece considerata come la piu’ disprezzabile, perche’ associata con il duro lavoro fisico svolto all’ aperto.

L’ artigianano di Locorotondo del ‘700 e dell’ ‘800 era quasi certamente povero, poiche’ gli mancava la speranza, che apparteneva invece a una parte dei braccianti, di poter migliorare le proprie condizioni di vita. E infatti, come risulta dagli atti del catasto, la vita media degli artigiani era inferiore a quella dei contadini.

Oltre alle summenzionate classi sociali, occorre ricordare l’ importante funzione economica del clero che possedeva consistenti masserie all’ interno del territorio. Ad esso si aggiungano alcune famiglie ricche e di nobili origini, spesso imparentate con altre famiglie nobili di paesi vicini: vista l’ usanza di fare matrimoni tra pari e la scarsita’ di famiglie nobili locali, la tendenza ad allargare il proprio orizzonte aldila’ del confine comunale era cosa normale. La consistenza dei possedimenti al di fuori di Locorotondo di queste famiglie ricche era quindi giustificata dalla dote portata dai rampolli di famiglie che “vivevano nobilmente” in diversi paesi .

Dalla meta’ del settecento in poi ai ceti  dei nobili e facoltosi si affianca una classe di gente di piu’ umili origini che e’ riuscita ad arricchirsi tramite una buona gestione delle proprie ricchezze e dei propri affari. Alle volte si trattava di massari arricchitisi con la gestione delle proprie terre, anche a scapito della manovalanza giornaliera, e che riesce a dare ai propri figli una adeguata istruzione.

Tra queste famiglie ricordiamo i Montanaro (11).Vitantonio Montanaro non ebbe figli e alla sua morte lascio’ il suo patrimonio a un Monte che prese il suo cognome e le cui rendite furono adoperate per la costruzione dell’ attuale Chiesa Madre (12).Al vertice della societa’ locale era il feudatario, titolo che nella prima meta’ del 700 apparteneva a Francesco II Caracciolo, Duca di Martina (13). Ma con il trascorrere del tempo la figura del feudatario viene ridimensionata fino a sparire ad opera della nascita di una nuova classe sociale tipica dell’ ‘800: la borghesia. Questo ceto differiva dagli altri per la sua piu’ ampia visione del mondo sociale. Era una borghesia piuttosto dinamica, che pochi anni dopo la compilazione del catasto principale riusci’ a strappare al Duca il diritto di proibire la costruzione di mulini ed esigere la vigesima in tutta la zona dell’ Universita’ di Locorotondo.

 
(1) Montanaro P.-Tursi G., op. cit., pag. 16
(2) Galt A., Locorotondo I: Popolazione ed economia , in “Locorotondo, rivista di economia, agricoltura, cultura e documentazione” n°2,(1987), pag. 13
(3) Galt A.. Locorotondo I……, cit., p.13
(4) Galt A., Locorotondo I……, cit., p.15
(5) Baccari G., op. cit., p.12.Per l’ esattezza tale nota porta la seguente suddivisione della popolazione:

Maschi………….1448

Femmine………..1668

Nati………………...60

Nate………………..57

Sacerdoti….………..38

Diaconi………………1

Chierici…………...…6

Totale        3278

(6) Montanaro P.- Tursi G., op. cit. ,p. 19
(7) Galt A., Locorotondo I, La struttura …..,cit., p.15
(8) Galt A., Locorotondo II, La struttura sociale, in “Locorotondo, rivista di economia, agricoltura, cultura e documentazione” n°3, , (1988), p.21
(9) A.S.B. Atti notarili di Locorotondo “Capitoli matrimoniali”, e censimento del 1811 conservato presso l’ archivio comunale.
(10)  Galt A., Locorotondo II, la struttura …. , cit., p. 16
(11) Vitantonio Montanaro acquisto’ una masseria che rendeva 360 ducati all’ anno. L’ acquisto della suddetta masseria figura al margine della registrazione del fuoco di Montanaro nel catasto onciario di Locorotondo (A.S.B., Catasto Onciario di Locorotondo, foglio 463). Nel 1816 dagli atti del catasto non risulta piu’ una famiglia Montanaro che possa definirsi ricca.
(12) Baccari G., op. cit, pag 113
 
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