LA STORIA DI LOCOROTONDO
Appunti sulla storia di Locorotondo

a cura del dott. Francesco Fumarola

estratto della tesi

"Societa' ed economia a Locorotondo attraverso i bilanci comunali" (1817-1842)

 
 
2. L' Universita' di Locorotondo
 
Nel corso del ‘500 la cittadina conobbe un certo sviluppo: la popolazione subì un notevole incremento; nel 1566 l’Università (l’autorità municipale di allora) riscattò dalla Regia Corte le terre circostanti, da cui si sarebbe poi originato il territorio demaniale; sorsero nuove Chiese (San Rocco, Madonna della Catena), le chiese di San Giorgio e della Madonna della Greca furono ampliate ed arricchite; nel 1560 venne eretto un Ospedale-ospizio presso la Chiesa Madre, mentre un altro già esisteva accanto alla chiesa di Santa Maria dei Martiri, fuori le mura (1).

L’ Universita’ di Locorotondo si formo’ lentamente nei secoli per mezzo di continue e ripetute aggiunte, ed alla stessa i cittadini si rifacevano quando i baroni minacciavano di eliminare i diritti consolidati.

Il documento che da vita all’ Universita’, nelle sue linee generali e’ abbastanza noto e di esso si e’ occupato il dottore fisico locorotondese Angelo Convertini. Questi infatti scrisse:“Nel mese agosto 1605 per mano del Notar Mandatario Sicilia si fece tra la Baronessa e questa Illustre Università di Locorotondo l’Istrumento di Osserva tra dette parti. Promet­tendo detta Baronessa di osservare e far osservare tutti i patti, condizioni et che osservavano dalli presenti Baroni di detto Luogo ed altri. Cedendo alla lite mossa dalli Serenissimi Loffredi nelle S.R.C. per la metà da lui com­prata. Obbligandosi di mettere a sue spese il Capitano forestiere detto il Governatore di Mastro Gatti, e l’erario. Promettendo di non opporsi alla fiera dei 23 Aprile; giorno del Glorioso nostro Protettore S. Giorgio Martire, tra­sportato alli 15 di agosto di ogni anno che oggi giorno si fa nel luogo ossia nella Piazza di San Pietro”(2).

Il razionale Giovanni Bruno, poi, in una relazione risalente al1757, annoto’ che nel 1732 il Sindaco Angelo Convertini  e il Cancelliere Bonaventura Mondelli ricercarono nell’ archivio di Domenico Gemma, Notaio di Terra di Martina,  il documento risalente al 1605 che sanciva i privilegi concessi con regi assensi dal Barone Giacomo Borassa all’ Universita’ di Locorotondo. Copia di tale documento fu data, affinche’ la conservasse, a “…Notar Aprile di detta terra di Luogorotondo….. a perpetua memoria(3).

Il documento si componeva complessivamente di ventidue capitoli. Di questi, i primi diciassette riportavano le concessioni fatte da Alberico ed Alessandro Carafa nel 1502 e nel 1509 e poi confermate nel 1605 da Giacomo Borassa.

In questi capitoli sono richiamati i patti intercorsi tra la stessa Universita’ e Angliberto del Balzo, Conte di Ugento e Barone di Locorotondo negli anni precedenti il 1486, ossia prima della congiura dei baroni contro il Re Ferdinando I d’ Aragona.

 

Antico gonfalone del Comune di Locorotondo

 
Infine, occorre riflettere sul frequente ricorso alla stipulazione di patti tra l’ Universita’ di Locorotondo e i diversi feudatari nell’ arco di poco piu’ di cent’ anni. Lo studioso Rosario Villari a tal proposito scriveva: “I frequentissimi richiami a statuti, capitoli, privilegi, norme scritte e con­suetudinarie, generali e locali, che accompagnano ogni atto di una qualche importanza ed ogni controversia sorta sul terreno amministrativo, non esclu­dono che i rapporti tra comune e feudatari siano regolati più su basi di forza che di diritto. Norme e statuti hanno importanza grandissima nel regolamento delle relazioni «interne» tra i vari strati di cittadini: ma la lotta per la difesa e l’ampliamento dell’autonomia comunale è affidata, in questo periodo, so­prattutto alla capacità delle popolazioni di organizzare di fatto una efficace resistenza sul piano locale”(4).

Alcuni dei suddetti capitoli divengono oggetto di contesa tra l’ Universita’ di Locorotondo e i Caracciolo a partire dal 1754. I Caracciolo, cioe’, pretendono che l’ Universita’ paghi le seguenti somme annualmente:

1) ducati 48: “ per poter far forni, e molini, per la macchia, ed erbaggi, per la strena(5),poiche’ cosi’ era stato stabilito negli accordi che la stessa Universita’ aveva stipulato nel 1502 e 1509 con i Baroni Alberico e Alessandro Carafa. Dal canto suo l’ Universita’ sostiene che nulla e’ dovuto per tale richiesta poiche’ detto capitolo fu sottoscritto unicamente dai Baroni.“...non vi fu sottoscrizione veruna, per parte della Universita’”,

2) ducati 200: “per Camera riserbata”; ossia un tributo per l’autonomia accordata all’ Universita’, la quale risponde: “riguardo alla seconda partita contenuta nella capitolazione del Barone Borassa del 1605 non si vegga la Universita’ obbligata legittimamente , vedendosi sottoscritto ne’ capitoli il solo Sindaco di quel tempo; e quando ancho fusse vera la scrittura, e legittimamente la Univesita’ obbligata, sia una tale contribuzione proibita; e percio’ avendo l’ Illustre Duca indebitamente esatto annui ducati 200 dal di’ che fece acquisto del feudo fin oggi, debba restituire tutto l’ indebito esatto dalla Universita’”

3) ducati 50: “per gli adjutorj ”. Si trattava di tributi che l’ Universita’ era tenuta a pagare sulla base delle intese sottoscritte nel 1605 con il Barone Borassa “ per lo maritaggio, e monacaggi delle sorelle, e per la compra fatta della meta’ di detta terra dalli Signori Loffredo, e da ogni altra azione,che quomodocumque, et qualitercumque li possono spettare” .

L’ Universita’, dopo aver posto addirittura in dubbio la veridicita’ della stessa scrittura del 1605, rifiuta anche di versare i 50 ducati annui “per gli adjutorj ” poiche’, nel corso degli anni, ritiene di aver versato piu’ del dovuto, e addirittura la situazione si capovolge quando l’ Universita’ chiede al Duca di Martina la restituzione dell’ indebito introitato.

La diatriba continua e il Duca di Martina ammette che sulla base dell’ assenso Regio “ I documenti presentati non ci fanno lusingare di poter prendere o la strena, o ‘l convenuto per la Camera riservata. Si sa che si’ fatte prestazioni si trovan vietate. Ma confermandosi pe’ suddetti documenti la verita’ della d. Copia si rende indifficultabile la convenzione del pagamento di annui ducati 48, e di annui ducati 50 per gli adjutori” dovendosi “ …continuare le convenzioni passate con Alberico, ed Alessandro Caraffa(6).

I patti sottoscritti tra l’Universita’ di Locorotondo e i Borassa, quindi, non hanno valore solo per i cinquant’ anni durante i quali gli stessi Borassa esercitano la loro signoria su Locorotondo; ma continuano a produrre effetti ben oltre il 1605. Il loro studio, in ogni caso, assume il valore di testimonianza del modo in cui sono regolati i rapporti tra i Baroni e le Universita’: si tratta di rapporti fondati quasi sempre sulla malafede e sulla reciproca diffidenza; si e’ alla continua ricerca di pretesti e di cavilli, per dare esca ad una litigiosita’ di fondo. Sembra che non vi sia certezza del diritto; in alcuni casi, anzi, la forza dell’ arroganza e del potere prevale sulla forza della ragione e della legge. Un fatto, comunque, e’ inconfutabile: spesso i feudatari tendevano a prevaricare e ad assumere atteggiamenti di rivalsa nei confronti di un processo storico che tendeva ad esaltare sempre piu’ i principi dell’ autonomia comunale.

Il crescente sviluppo agricolo iniziato nella seconda meta’ del cinquecento con lo spietramento dei campi e l’ abbattimento dei boschi ad alto fusto trova il suo pieno sviluppo in questa fase storica con la definitiva consacrazione delle masserie. Prende vigore l’ artigianato, si assiste ad un notevole investimento dei proventi capitolari in tutte le attivita’ produttive ad un tasso che difficilmente va oltre il 10% (7).  L’ Universita’, sempre piu’ pressata dagli eventi, abbandonava il meschino ruolo di supporto alle decisioni baronali per assumere quello piu’ congeniale e naturale di perno della vita sociale ed economica della comunita’ che rappresentava.

 

Locorotondo, Piazza della Rivoluzione Fascista: le scalinate con la fontana centrale.

Successivamente ebbe luogo una diversa sistemazione con livellamento della zona e la costruzione del nuovo Palazzo Comunale, assunse successivamente il nome di piazza Roma, attualmente e' denominata piazza Aldo Moro.( foto tratta da Baccari G., Memorie storiche di Locorotondo,Fasano, Arti Grafiche Nunzio Schena, 1968)

 
In questo clima sorgono le prime ribellioni contro le angherie ed i soprusi feudali. Infatti l’ attentato di cui si parla in tali atti di processo, laddove alcuni individui poco raccomandabili del luogo riescono a fuggire dalle carceri e attentano senza successo alla vita del Cancelliere Bonaventura Mondelli dell’ Universita’ di Locorotondo, rappresentante del potere baronale, rappresenta la testimonianza piu’ palese che sia giunta fino ai nostri giorni.

Tutto cio’ configura l’ esplosione di una avversione per lungo tempo repressa e di una rabbia che non sopporta piu’ le limitazioni alla liberta’ individuale e collettiva. Gli attriti finiscono per riacutizzare, durante gli anni della signoria dei Caracciolo, le liti che avevano caratterizzato i rapporti tra i Borassa e l’ Universita’. Lo stesso Baccari a tal proposito scrive: “… nel 1754 il duca cominciò a molestarla ed a compiere i primi atti di prepotenza, perché, avendo il Capitolo fatto edifi­care un mulino, egli produsse ricorso all’Ordinario superiore Ve­scovo di Ostuni, ed alla Regia Udienza provinciale sedente in Trani, per godere il diritto di proibire non meno che di edificare mulini.

L’Università di Locorotondo, vedendo di non appartenere al duca di Martina un tale diritto di proibire, perché non assistito né dal titolo espresso di acquisto del feudo di cui fu stipulato l’istrumento nel 1645, né molto meno da quello della legge, fu obbligata di produrre istanza nella Regia Camera della Summaria. Altro ricorso venne avanzato dall’Università in ordine all’esa­zione delle vigesime, e la Regia Camera della Summaria il 21 giu­gno 1756 emise fuori il Decreto col quale fu ordinato al Duca di Martina di astenersi dall’esazione delle vigesime non solo ultra fines feudi, ma nei beni che vi aveva l’Università acquistati dalla Regia Corte. Per molti anni parve che le cose si fossero assopite, quando nell’anno 1785 il duca di Martina si risvegliò improvvisamente per far discutere di nuovo i suoi pretesi diritti….(8).

Durante il corso del processo alcuni membri della Camera della Summaria parvero accordarsi con il Duca ma i rappresentanti dell’ Universita’ denunciarono tale complicita’; questo valse ad impedire l’ emissione di una sentenza iniqua.

Le contestazioni tra il Duca di Martina e l’Università di Locorotondo, videro la fine nel 1816 con decisione definitiva della Commissione delle Cause Feudali, che cosi’ si espresse:

1°) Si astenga il Duca ex Barone di esigere le vigesime od altra qualunque prestazione sopra i territori cosi’ demaniali del­l’Università, ed a lei pervenuti dalla Regia Corte, che sopra i ter­ritori posseduti dai cittadini, tanto fuori quanto nel territorio di Locorotondo.

2°) Si astenga parimenti l’ex Barone di esigere qualunque prestazione a titolo di strenna, di forai, mulini ed erbaggi, di came­ra riservata ed interessi di auditori.

Si assolve vicendevolmente l’Università dei crediti strumentari pretesi dall’ex Barone, Duca di Martina, e l’ex Barone dalla resti­tuzione degli indebiti esatti, e dal pagamento delle Buone Tenenze attrassate pretese dall’ Universita’. Si assolvono vicendevolmente le parti per le spese della lite..”(9).

Terminano cosi’, con una sentenza che si inquadra storicamente in pieno regime francese, le pretese dei Duchi sull’ Universita’(10).

 
 
(1) Montanaro P.-Tursi G., op. cit., p.29
(2) Guarella G., L’ Universita’ di Locorotondo, I Borassa …, cit.,p.28
(3) Guarella G. , L’ Universita’ di Locorotondo, I Borassa…,cit., p. 28
(4) Villari R., La rivolta antispagnola a Napoli, la origini (1585- 1647),Bari, Laterza, 1980, p. 221-222
(5) Guarella G.: La storia di Locorotondo nel manoscritto di Angelo Convertini, Fasano, Grafischena SpA, 1985,pp. 113 e ss.
(6) Guarella G., L’ Universita’ di Locorotondo, I Borassa…,cit., p.42
(7) De Michele V., Fermenti di rivolta Antibaronale nella Locorotondo della prima meta’del Settecento , in “Locorotondo, rivista di economia, agricoltura, cultura e documentazione” n° 4, pp. 113 e ss.
(8) Baccari G., op. cit., p.90
(9) Baccari G., op. cit., p.91
(10) Guarella G., op. cit., La storia di …., p.108-109
 
torna all' indice storico prossima pagina
torna all' home page pagina precedente