La
centralità di Montale nella poetica del Novecento
Montale
è tra le figure più rappresentative della poesia
europea
del Novecento, il maggiore in Italia per tutto il secolo.
La
sua attività è lunghissima; copre un periodo
storico che
va dal 1920 al 1980 ed è ricca di riconoscimenti e premi,
tra
cui il Premio Nobel per la letteratura nel 1975.
Esordisce
nel 1925 con Ossi di Seppia in cui palesa una buona formazione
culturale, punto di incontro di Sperimentalismo e Crepuscolarismo (come
Gozzano e Palazzeschi) e del movimento dei vociani (Sbarbaro). Nel
1939, poi, con Le Occasioni dà vita ad una poesia
più
alta ed aristocratica che sembra avvicinarlo all'Ermetismo di
Ungaretti. Tuttavia, egli se ne allontana rifiutando il simbolismo
(seppure la sua gioventù sia stata caratterizzata dalla
passione
per i simbolisti francesi) e improntandosi più verso un
allegorismo influenzato soprattutto dal grande poeta inglese T.S.
Eliot. Nel libro successivo, La bufera e altro, che risale al 1956, si
riconosce ancora il registro elevato delle Occasioni, ma si nota un
maggior bisogno di realismo (si parla di un suo avvicinamento al
Neorealismo).
Estremamente
fiducioso nella intelligenza umana e profondo critico della cultura
della massificazione, non aderisce al fascismo e vede crollare tutte le
proprie certezze in seguito al boom economico degli anni '50-'60. la
massificazione, dice, impedisce all'arte di sussistere: non
può
esserci arte in una cultura massificata, consumistica, standardizzata
perché tale società annulla il senso proprio
dell'arte.
Da qui il silenzio poetico durato per 10 anni, dal 1954 al 1964 e il
discorso pronunciato in sede della consegna del Nobel a Stoccolma "E'
ancora possibile la poesia?".
Il
silenzio poetico viene interrotto nel 1971con l'uscita di Satura in
cui, abbandonato lo stile alto e aristocratico delle precedenti
raccolte, Montale ingaggia uno stile più satirico,
più
"volgare", ironico e pieno di citazioni e auto-citazioni. Anche le
successive opere (Diario del '71 e del '72 e Altri Versi)
approfondiscono e confermano questa inversione di rotta che lo pongono
in contatto con le poetiche post-moderne.
Si
può quindi vedere che Montale ha accompagnato praticamente
tutti
i movimenti letterari del suo tempo, pur non appoggiandone pienamente
nessuno e creando uno stile del tutto personalizzato, autonomo ed
indipendente che fanno di Montale il poeta di riferimento per le
generazioni successive.
Mai
eclettico o ripetitivo, Montale no si può identificare
né
con l'Ermetismo, né con il Neo-realismo, né con
il
Crepuscolarismo, né con lo Sperimentalismo.
La
sua poetica abbraccia il mondo metafisico senza tralasciare il contatto
col mondo fisico, è classicismo ma anche modernismo, gioco
ma
anche protesta, realismo ma anche allegorismo e simbolo.
Montale
fonda uno stile nuovo, diverso da quelli creati da Saba e Ungaretti:
dallo stile impressionista e realistico del primo si distacca
improntando uno stile filosofico e dallo stile postsimbolista del
secondo si allontana adottando uno stile allegorico.
La
sua poetica è sempre filosoficamente impegnata, eticamente
risentita ma che non perde mai il contatto con l'uomo. Infatti, punto
centrale della sua riflessione, fattore comune in tutte le sue opere
è la riflessione sulla condizione di dannazione dell'uomo;
Montale sente proprio il compito di ricercare una via di salvezza, un
varco che possa indicare al resto dell'umanità, riprendendo
il
concetto del poeta illuminato di Rimbaud o di eletto che scorge
l'infinito di Baudelaire.
Biografia essenziale
Eugenio
Montale nasce a Genova il 12 ottobre 1896. La famiglia è
alto-borghese. La nascita e l'infanzia in Liguria saranno fondamentali
nella sua prima produzione. In Ossi di Seppia il paesaggio ligure
sarà ripresentato più volte come simbolo di mondo
extraterrestre in cui osservare e cercare il proprio varco.
Nel
1915 si diploma come ragioniere e fino al 1917 legge moltissimo
accrescendo notevolmente la propria cultura.
Nel
1925 esce la sua prima opera, Ossi di Seppia, con l'editore Gobetti.
Una seconda edizione accresciuta esce nel 1928. Proprio nel 1925 firma
il manifesto antifascista, trovando conoscenze importanti in Benedetto
Croce e in Italo Svevo.
Nel
1927, Montale si trasferisce a Firenze dove rimarrà fino al
1948. egli considera il capoluogo toscano come un piccolo paradiso di
civiltà nella sempre crescente rozzezza del regime fascista.
È in questo periodo che Montale si avvicina alle opere
dell'inglese Eliot che lo influenzerà profondamente nella
stesura dell'opera successiva, Le Occasioni, uscita nel 1939.
Nel
1948 viene assunto come redattore del Corriere della Sera e si
trasferisce a Milano, città in cui ha la
possibilità di
vedere il mondo moderno che va via via rinnovandosi. Durante questo
periodo compone i testi che andranno a far parte della raccolta La
bufera e altro, indiscusso capolavoro montaliano.
A
partire dal 1964 praticamente fino alla sua morte i riconoscimenti
iniziano a divenire numerosissimi. Interrompe il silenzio poetico che
durava dal 1954 e viene nominato senatore a vita nel 1967; nello stesso
anno ottiene la laurea honoris causa a Cambridge. Nel 1971,
dà
alle stampe Satura, con molti versi dedicati alla moglie Drusilla
Tanzi, sposata nel 1962 e morta l'anno successivo.
Nel
1975 Montale è a Stoccolma per ritirare il Premio Nobel.
Eugenio
Montale muore il 12 settembre 1981 a Milano, a quasi 85 anni. Il
presidente della Repubblica Pertini proclama il lutto di Stato e
partecipano ai funerali di Stato, svoltisi a Milano e celebrati
dall'arcivescovo della città, oltre a Pertini, anche il
presidente del Consiglio Spadolini.
Nel
1991 iniziano ad uscire le poesie di Diario postumo.
Ossi di Seppia (1925)
In
Ossi di Seppia è possibile riscontrare diverse tendenze:
dall'avanguardia primo-novecentesca espressionista (Sbarbaro) al
simbolismo francese ed italiano (Pascoli e D'Annunzio) fino al
classicismo della "Ronda".
Il
titolo è una ripresa dell'Alcyone dannunziano. Gli ossi di
seppia che possono galleggiare felicemente nel mare oppure venire
sbattuti sulla spiaggia come relitti. Soprattutto la seconda immagine
è fortemente sentita da Montale.
Gli
elementi dominanti sono, quindi, il mare e la terra e il paesaggio
ligure, si è detto, è stato molto importante
nella
composizione dei testi degli Ossi. È presente un elemento
che
accosta Montale allo stile di Joyce: egli rimanda spesso un simbolo ad
un "miracolo" laico, che Joyce avrebbe definito "epiphany": ogni
simbolo evoca un cambiamento nell'osservatore, un turbamento che gli
modifica il corso della vita.
L'opera
delinea un percorso ben preciso:dal momento felice dell'incanto fa
seguito il disincanto dell'uomo di fronte alla natura derivante dalla
maturità, all'armonia che l'uomo ha con il cosmo segue un
sentimento di spaesamento e di frammentazione che rende
"l'animo
informe". L'uomo, dunque, non può fare altro che accettare
la
vita sulla terra e in questo cosmo desolato, accettarla senza
rassegnazione ma coscientemente e, come direbbe Nietzsche,
"dionisicamente".
Il
linguaggio usato da Montale è duplice nell'opera; ci sono
toni
alti e bassi che, nel periodo delle poesie del '24-'27 si fondono
creando autentici capolavori. Qui si uniscono il Montale fisico e
quello metafisico, quello realista e quello impressionista.
L'opera
è suddivisa, dopo la poesia introduttiva In limine, in
quattro
sezioni ("Movimenti", "Ossi di Seppia", "Mediterraneo", "Meriggi e
ombre").
Nella
prima sezione si scorgono le opposizioni che caratterizzano tutta
l'opera (mare-terra, natura-città,…), nella
seconda si
sviluppa il tema degli ossi di seppia abbandonati come relitti alla
riva, la terza sezione è un poemetto unitario
("Mediterraneo")
mentre nella quarta sezione si ritrovano i testi più lunghi
ed
eticamente impegnati dell'opera.
Le Occasioni (1939)
L'opera
è caratterizzata dalla riflessione su un mondo ormai
storicamente cambiato. Con esso, ovviamente, è cambiata
anche la
letteratura: non è più il mondo fantastico, il
rifugio
ideale in cui la gente può estraniarsi dal resto del mondo;
la
letteratura diventa l'ultima possibilità che l'artista ha di
esprimersi, l'ultimo baluardo di libertà da difendere a
tutti i
costi.
Non
è un caso che Montale componga i testi a Firenze, intesa
come
culla foscoliana delle lettere e della cultura, ultimo esempio di
civiltà nell'Italia volgarizzata dal fascismo e massificata
dal
consumismo. Nasce in questo periodo il risentimento del poeta verso il
consumismo e la massificazione come mentalità
anti-letterarie.
È
l'opera del Montale classico-moderno. Il registro si alza notevolmente,
lo stile è di matrice petrarchesca con notevoli spunti
danteschi. Avviene, con questa raccolta, il distacco dal simbolismo e
la scelta dell'allegoria. Se negli Ossi all'impressionismo antirealista
veniva contrapposto una forma simil-simbolista, qui Montale trova
nell'allegoria lo strumento finale di espressione. Ora Montale mette a
tacere la soggettività per far esprimere
l'oggettività.
è chiaro il riferimento e l'influenza di T.S. Eliot che
aveva
già tracciato un percorso del genere. Negli Ossi, infatti,
prevaleva un'influenza francese mentre ne Le Occasioni e ne La bufera e
altro prevarrà più che altro un'influenza di
matrice
anglo-americana (Eliot e Pound su tutti).
Quando
fa riferimento ai simbolisti francesi e alla tradizione
anglo-americana, Montale pone come sua principale intenzione, quella di
continuare la tradizione europea di una poesia alta e metafisica. In
questo modo, si spiega l'interesse per Dante sviluppatosi a Firenze e
riportato nelle Occasioni.
Nell'opera,
la funzione di Beatrice viene affidata a Clizia (Irma Brandeis, una sua
amante), la cui assenza (ed è l'assenza a prevalere) genera
un
sentimento di sconfitta nel poeta che si sente perduto e travolto dal
flusso degli eventi. Le sue apparizioni coincidono con i momenti di
rivelazione, di luce.
Anche
questa raccolta è divisa in 4 sezioni: nella prima appaiono
solo
figure di donna e paesaggi, nella seconda, "Mottetti", l'unica
titolata, si trovano le equivalenze con "Ossi di Seppia" della prima
opera mediante poesie brevi dal finale fulminante. A parte i primi 4
componimenti, tutti gli altri di Mottetti hanno per
protagonista
Clizia. La terza sezione è un unico poemetto, "Tempi di
Bellosguardo" mentre la quarta contiene le poesie più lunghe
ed
impegnate; tutto, dunque, è costruito esattamente come la
prima
opera.
La bufera e altro
(1956)
L'arco
cronologico in cui Montale compone i testi che andranno a formare
l'opera è lungo 14 anni (1940-1954) e comprende gli anni
più drammatici della vita del poeta. Nell'opera si
riflettono
l'orrore della guerra, la morte della madre, il ricordo della Liguria e
dell'infanzia, la lontananza di Clizia, il trasferimento a Milano.
L'opera
è divisa in sette sezioni:
1
Finisterre: il nome deriva da una località bretone,
Finistère, confine dell'Europa, oltre il quale, in America,
è fuggita Clizia. Il linguaggio è lo stesso dei
Mottetti
e si ripresenta il tema della donna-angelo, seppur proiettato in una
guerra cosmica e totale. La donna-angelo è ancora la
possibilità di salvezza, la visione divina che non
s'incarna,
che rende felice e "terrestre" il poeta. Clizia, però,
rappresenta l'ideale etico irraggiungibile. Si aggiunge poi il testo
sulla morte della madre ("A mia madre") in cui Montale rielabora il suo
personale concetto di esistenza.
2
Dopo e Intermezzo: sono due sezioni di passaggio, brevi. Clizia
è del tutto assente, l'esperienza di Finisterre è
ormai
conclusa. Sono presenti, come nella prima sezione, gli animali come
simbolo di vitalità che si contrappone alla guerra; il
linguaggio usato è più immediato e realistico
(con
qualche rimando al Neorealismo). Sul piano tematico prosegue il tema
del presente che si contrappone al passato.
3
Flashes e dediche: differente dalle altre perché non in
ordine
cronologico (le sezioni, infatti, sono poste nel libro tutte in ordine
cronologico). In questa sezione si trovano 15 componimenti scritti tra
il 1948 e il 1952. sono, stiticamente, simili ai Mottetti e agli Ossi
di Seppia (si intende la sezione non l'opera). Infatti, come suggerisce
il titolo, sono componimenti brevi, fulminei in cui appaiono oggetti,
descrizioni di un viaggio; alcuni sembrano costruiti mediante un
taccuino da viaggio. Il tema stilnovistico della donna-angelo,
intermediaria tra uomo e Dio, perde vigore in favore di una ricerca di
maggiore realismo.
4
Silvae: è la sezione in cui sono raccolte le poesie
più
importanti dell'intera raccolta. Sono le poesie dell'immediato
dopoguerra. Qui si nota subito la sofferenza di Montale nel vedere
deluse le aspettative della Liberazione; rimpiange quasi gli anni '30
quando la distinzione tra bene e male era del tutto netta. Ora, invece,
nella società massificata i valori positivi e negativi sono
fusi
in un unico crogiolo che li confonde e ciò attenta alla
stessa
sopravvivenza della poesia. La sezione segue un suo preciso percorso:
nel componimento iniziale ("Iride") si parla di Clizia, ora chiamata
Cristofora, che è la donna-angelo che si disincarna in Dio;
nell'ultima poesia ("L'anguilla") si celebra la fuggevolezza e la
carne, la poesia che deve rinascere dal basso. Iride è la
disincarnazione della poesia (che andava bene negli anni '30),
l'anguilla è la celebrazione terrena della poesia, unica sua
possibilità di salvezza nella società
consumistica. Per
quanto riguarda gli altri componimenti, dopo Iride ci sono riferimenti
alla sorella del poeta, morta negli anni '30, al paesaggio ligure e ai
defunti. Dopo si ritorna al tema di Clizia (ne "La primavera
hitleriana") che si trasforma via via nell'anguilla.
5
Madrigali privati: il titolo indica una sezione più
personale,
più soggettiva. La sezione comprende otto poesie risalenti
al
periodo 1949-1950, la maggior parte delle quali dedicate a Volpe (Maria
Luisa Spaziani, giovane poetessa conosciuta nel 1949). Ella si pone
come anti-Beatrice, come l'anguilla idealizzata in Silvae, essere che
è divino solo per il poeta che ha deciso che
dovrà essere
tale. Volpe è dunque il simbolo di una salvezza privata.
6
Conclusioni provvisorie: una salvezza privata, tuttavia, costituisce
per Montale, una sconfitta. Nell'ultima sezione de La bufera e altro
vede dunque il ritorno del tema della morte, del poeta e della poesia.
Dopo il componimento di queste poesie, Montale non scriverà
più nulla per 10 anni, fino all'uscita di Satura, nel 1971.
Satura
(1971)
Gli
anni del boom economico italiano, dal 1954 al 1963, caratterizzano il
silenzio poetico di Montale. In una società che ha perso la
distinzione tra bene e male, in continuo contrasto con se stessa, la
poesia perde ogni significato di essere.
La
morte della moglie nel 1964 spinge il poeta a tornare a scrivere versi.
I componimenti risultanti si discostano parecchio dallo stile alto e
ricercato delle esperienze precedenti, improntandosi verso una
comunicazione più diretta, con una "poesia conscia di vivere
nell'era della prosa" che deve vincere "l'ossimoro permanente" della
società. Si perde così la dualità tra
dannazione e
salvezza che aveva caratterizzato le precedenti opere.
Satura
esce nel 1971 ed è una svolta decisiva nella poetica
montaliana. Prevalgono ironia, satira, citazionismo.
Nascono
le poesie più sofferte e commosse di Montale nel ricordo
della
moglie morte. Si prenda l'esempio di "Ho sceso, dandoti il braccio,
almeno un milione di scale":
Ho
sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
Ho
sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e
ora che non ci sei è il vuoto ogni gradino.
Anche
così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il
mio dura tuttora, né più mi occorrono
le
coincidenze, le prenotazioni,
le
trappole, gli scorni di chi crede
che
la realtà si quella che si vede.
Ho
sceso milioni di scale dandoti il braccio
non
già perché con quattr'occhi forse si vede di
più.
Con
te le ho scese perché sapevo che di noi due
le
sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano
le tue.
In
Satura si affermano elementi e scelte poetiche che avvicinano Montale
al Post-modernismo. Inoltre, l'abbassamento del registro stilistico
sembra rimandarlo alle soluzioni della Neoavanguardia.
La
struttura del libro non è più romanzesca come
nelle opere
precedenti: i componimenti sono raggruppati per significato tematico o
tonalità espressive. L'opera p costituita da 4 sezioni:
Xenia I,
Xenia II (dedicate alla moglie), Satura I e Satura II (temi satirici,
polemici e ludici).