Letteratura italiana



Eugenio Montale




La centralità di Montale nella poetica del Novecento

Biografia essenziale
Ossi di Seppia (1925)
Le Occasioni (1939)
La bufera e altro (1956)
Satura (1971)








La centralità di Montale nella poetica del Novecento

Montale è tra le figure più rappresentative della poesia europea del Novecento, il maggiore in Italia per tutto il secolo.
La sua attività è lunghissima; copre un periodo storico che va dal 1920 al 1980 ed è ricca di riconoscimenti e premi, tra cui il Premio Nobel per la letteratura nel 1975.
Esordisce nel 1925 con Ossi di Seppia in cui palesa una buona formazione culturale, punto di incontro di Sperimentalismo e Crepuscolarismo (come Gozzano e Palazzeschi) e del movimento dei vociani (Sbarbaro). Nel 1939, poi, con Le Occasioni dà vita ad una poesia più alta ed aristocratica che sembra avvicinarlo all'Ermetismo di Ungaretti. Tuttavia, egli se ne allontana rifiutando il simbolismo (seppure la sua gioventù sia stata caratterizzata dalla passione per i simbolisti francesi) e improntandosi più verso un allegorismo influenzato soprattutto dal grande poeta inglese T.S. Eliot. Nel libro successivo, La bufera e altro, che risale al 1956, si riconosce ancora il registro elevato delle Occasioni, ma si nota un maggior bisogno di realismo (si parla di un suo avvicinamento al Neorealismo).
Estremamente fiducioso nella intelligenza umana e profondo critico della cultura della massificazione, non aderisce al fascismo e vede crollare tutte le proprie certezze in seguito al boom economico degli anni '50-'60. la massificazione, dice, impedisce all'arte di sussistere: non può esserci arte in una cultura massificata, consumistica, standardizzata perché tale società annulla il senso proprio dell'arte. Da qui il silenzio poetico durato per 10 anni, dal 1954 al 1964 e il discorso pronunciato in sede della consegna del Nobel a Stoccolma "E' ancora possibile la poesia?".
Il silenzio poetico viene interrotto nel 1971con l'uscita di Satura in cui, abbandonato lo stile alto e aristocratico delle precedenti raccolte, Montale ingaggia uno stile più satirico, più "volgare", ironico e pieno di citazioni e auto-citazioni. Anche le successive opere (Diario del '71 e del '72 e Altri Versi) approfondiscono e confermano questa inversione di rotta che lo pongono in contatto con le poetiche post-moderne.
Si può quindi vedere che Montale ha accompagnato praticamente tutti i movimenti letterari del suo tempo, pur non appoggiandone pienamente nessuno e creando uno stile del tutto personalizzato, autonomo ed indipendente che fanno di Montale il poeta di riferimento per le generazioni successive.
Mai eclettico o ripetitivo, Montale no si può identificare né con l'Ermetismo, né con il Neo-realismo, né con il Crepuscolarismo, né con lo Sperimentalismo.
La sua poetica abbraccia il mondo metafisico senza tralasciare il contatto col mondo fisico, è classicismo ma anche modernismo, gioco ma anche protesta, realismo ma anche allegorismo e simbolo.
Montale fonda uno stile nuovo, diverso da quelli creati da Saba e Ungaretti: dallo stile impressionista e realistico del primo si distacca improntando uno stile filosofico e dallo stile postsimbolista del secondo si allontana adottando uno stile allegorico.
La sua poetica è sempre filosoficamente impegnata, eticamente risentita ma che non perde mai il contatto con l'uomo. Infatti, punto centrale della sua riflessione, fattore comune in tutte le sue opere è la riflessione sulla condizione di dannazione dell'uomo; Montale sente proprio il compito di ricercare una via di salvezza, un varco che possa indicare al resto dell'umanità, riprendendo il concetto del poeta illuminato di Rimbaud o di eletto che scorge l'infinito di Baudelaire.




Biografia essenziale

Eugenio Montale nasce a Genova il 12 ottobre 1896. La famiglia è alto-borghese. La nascita e l'infanzia in Liguria saranno fondamentali nella sua prima produzione. In Ossi di Seppia il paesaggio ligure sarà ripresentato più volte come simbolo di mondo extraterrestre in cui osservare e cercare il proprio varco.
Nel 1915 si diploma come ragioniere e fino al 1917 legge moltissimo accrescendo notevolmente la propria cultura.
Nel 1925 esce la sua prima opera, Ossi di Seppia, con l'editore Gobetti. Una seconda edizione accresciuta esce nel 1928. Proprio nel 1925 firma il manifesto antifascista, trovando conoscenze importanti in Benedetto Croce e in Italo Svevo.
Nel 1927, Montale si trasferisce a Firenze dove rimarrà fino al 1948. egli considera il capoluogo toscano come un piccolo paradiso di civiltà nella sempre crescente rozzezza del regime fascista. È in questo periodo che Montale si avvicina alle opere dell'inglese Eliot che lo influenzerà profondamente nella stesura dell'opera successiva, Le Occasioni, uscita nel 1939.
Nel 1948 viene assunto come redattore del Corriere della Sera e si trasferisce a Milano, città in cui ha la possibilità di vedere il mondo moderno che va via via rinnovandosi. Durante questo periodo compone i testi che andranno a far parte della raccolta La bufera e altro, indiscusso capolavoro montaliano.
A partire dal 1964 praticamente fino alla sua morte i riconoscimenti iniziano a divenire numerosissimi. Interrompe il silenzio poetico che durava dal 1954 e viene nominato senatore a vita nel 1967; nello stesso anno ottiene la laurea honoris causa a Cambridge. Nel 1971, dà alle stampe Satura, con molti versi dedicati alla moglie Drusilla Tanzi, sposata nel 1962 e morta l'anno successivo.
Nel 1975 Montale è a Stoccolma per ritirare il Premio Nobel.
Eugenio Montale muore il 12 settembre 1981 a Milano, a quasi 85 anni. Il presidente della Repubblica Pertini proclama il lutto di Stato e partecipano ai funerali di Stato, svoltisi a Milano e celebrati dall'arcivescovo della città, oltre a Pertini, anche il presidente del Consiglio Spadolini.
Nel 1991 iniziano ad uscire le poesie di Diario postumo.




Ossi di Seppia (1925)

In Ossi di Seppia è possibile riscontrare diverse tendenze: dall'avanguardia primo-novecentesca espressionista (Sbarbaro) al simbolismo francese ed italiano (Pascoli e D'Annunzio) fino al classicismo della "Ronda".
Il titolo è una ripresa dell'Alcyone dannunziano. Gli ossi di seppia che possono galleggiare felicemente nel mare oppure venire sbattuti sulla spiaggia come relitti. Soprattutto la seconda immagine è fortemente sentita da Montale.
Gli elementi dominanti sono, quindi, il mare e la terra e il paesaggio ligure, si è detto, è stato molto importante nella composizione dei testi degli Ossi. È presente un elemento che accosta Montale allo stile di Joyce: egli rimanda spesso un simbolo ad un "miracolo" laico, che Joyce avrebbe definito "epiphany": ogni simbolo evoca un cambiamento nell'osservatore, un turbamento che gli modifica il corso della vita.
L'opera delinea un percorso ben preciso:dal momento felice dell'incanto fa seguito il disincanto dell'uomo di fronte alla natura derivante dalla maturità, all'armonia che l'uomo ha con il cosmo segue un sentimento di spaesamento  e di frammentazione che rende "l'animo informe". L'uomo, dunque, non può fare altro che accettare la vita sulla terra e in questo cosmo desolato, accettarla senza rassegnazione ma coscientemente e, come direbbe Nietzsche, "dionisicamente".
Il linguaggio usato da Montale è duplice nell'opera; ci sono toni alti e bassi che, nel periodo delle poesie del '24-'27 si fondono creando autentici capolavori. Qui si uniscono il Montale fisico e quello metafisico, quello realista e quello impressionista.
L'opera è suddivisa, dopo la poesia introduttiva In limine, in quattro sezioni ("Movimenti", "Ossi di Seppia", "Mediterraneo", "Meriggi e ombre").
Nella prima sezione si scorgono le opposizioni che caratterizzano tutta l'opera (mare-terra, natura-città,…), nella seconda si sviluppa il tema degli ossi di seppia abbandonati come relitti alla riva, la terza sezione è un poemetto unitario ("Mediterraneo") mentre nella quarta sezione si ritrovano i testi più lunghi ed eticamente impegnati dell'opera.




Le Occasioni (1939)

L'opera è caratterizzata dalla riflessione su un mondo ormai storicamente cambiato. Con esso, ovviamente, è cambiata anche la letteratura: non è più il mondo fantastico, il rifugio ideale in cui la gente può estraniarsi dal resto del mondo; la letteratura diventa l'ultima possibilità che l'artista ha di esprimersi, l'ultimo baluardo di libertà da difendere a tutti i costi.
Non è un caso che Montale componga i testi a Firenze, intesa come culla foscoliana delle lettere e della cultura, ultimo esempio di civiltà nell'Italia volgarizzata dal fascismo e massificata dal consumismo. Nasce in questo periodo il risentimento del poeta verso il consumismo e la massificazione come mentalità anti-letterarie.
È l'opera del Montale classico-moderno. Il registro si alza notevolmente, lo stile è di matrice petrarchesca con notevoli spunti danteschi. Avviene, con questa raccolta, il distacco dal simbolismo e la scelta dell'allegoria. Se negli Ossi all'impressionismo antirealista veniva contrapposto una forma simil-simbolista, qui Montale trova nell'allegoria lo strumento finale di espressione. Ora Montale mette a tacere la soggettività per far esprimere l'oggettività. è chiaro il riferimento e l'influenza di T.S. Eliot che aveva già tracciato un percorso del genere. Negli Ossi, infatti, prevaleva un'influenza francese mentre ne Le Occasioni e ne La bufera e altro prevarrà più che altro un'influenza di matrice anglo-americana (Eliot e Pound su tutti).
Quando fa riferimento ai simbolisti francesi e alla tradizione anglo-americana, Montale pone come sua principale intenzione, quella di continuare la tradizione europea di una poesia alta e metafisica. In questo modo, si spiega l'interesse per Dante sviluppatosi a Firenze e riportato nelle Occasioni.
 Nell'opera, la funzione di Beatrice viene affidata a Clizia (Irma Brandeis, una sua amante), la cui assenza (ed è l'assenza a prevalere) genera un sentimento di sconfitta nel poeta che si sente perduto e travolto dal flusso degli eventi. Le sue apparizioni coincidono con i momenti di rivelazione, di luce.
Anche questa raccolta è divisa in 4 sezioni: nella prima appaiono solo figure di donna e paesaggi, nella seconda, "Mottetti", l'unica titolata, si trovano le equivalenze con "Ossi di Seppia" della prima opera mediante poesie brevi dal finale fulminante. A parte i primi 4 componimenti, tutti gli altri di Mottetti hanno  per protagonista Clizia. La terza sezione è un unico poemetto, "Tempi di Bellosguardo" mentre la quarta contiene le poesie più lunghe ed impegnate; tutto, dunque, è costruito esattamente come la prima opera.




La bufera e altro (1956)

L'arco cronologico in cui Montale compone i testi che andranno a formare l'opera è lungo 14 anni (1940-1954) e comprende gli anni più drammatici della vita del poeta. Nell'opera si riflettono l'orrore della guerra, la morte della madre, il ricordo della Liguria e dell'infanzia, la lontananza di Clizia, il trasferimento a Milano.
L'opera è divisa in sette sezioni:
1    Finisterre: il nome deriva da una località bretone, Finistère, confine dell'Europa, oltre il quale, in America, è fuggita Clizia. Il linguaggio è lo stesso dei Mottetti e si ripresenta il tema della donna-angelo, seppur proiettato in una guerra cosmica e totale. La donna-angelo è ancora la possibilità di salvezza, la visione divina che non s'incarna, che rende felice e "terrestre" il poeta. Clizia, però, rappresenta l'ideale etico irraggiungibile. Si aggiunge poi il testo sulla morte della madre ("A mia madre") in cui Montale rielabora il suo personale concetto di esistenza.
2    Dopo e Intermezzo: sono due sezioni di passaggio, brevi. Clizia è del tutto assente, l'esperienza di Finisterre è ormai conclusa. Sono presenti, come nella prima sezione, gli animali come simbolo di vitalità che si contrappone alla guerra; il linguaggio usato è più immediato e realistico (con qualche rimando al Neorealismo). Sul piano tematico prosegue il tema del presente che si contrappone al passato.
3    Flashes e dediche: differente dalle altre perché non in ordine cronologico (le sezioni, infatti, sono poste nel libro tutte in ordine cronologico). In questa sezione si trovano 15 componimenti scritti tra il 1948 e il 1952. sono, stiticamente, simili ai Mottetti e agli Ossi di Seppia (si intende la sezione non l'opera). Infatti, come suggerisce il titolo, sono componimenti brevi, fulminei in cui appaiono oggetti, descrizioni di un viaggio; alcuni sembrano costruiti mediante un taccuino da viaggio. Il tema stilnovistico della donna-angelo, intermediaria tra uomo e Dio, perde vigore in favore di una ricerca di maggiore realismo.
4    Silvae: è la sezione in cui sono raccolte le poesie più importanti dell'intera raccolta. Sono le poesie dell'immediato dopoguerra. Qui si nota subito la sofferenza di Montale nel vedere deluse le aspettative della Liberazione; rimpiange quasi gli anni '30 quando la distinzione tra bene e male era del tutto netta. Ora, invece, nella società massificata i valori positivi e negativi sono fusi in un unico crogiolo che li confonde e ciò attenta alla stessa sopravvivenza della poesia. La sezione segue un suo preciso percorso: nel componimento iniziale ("Iride") si parla di Clizia, ora chiamata Cristofora, che è la donna-angelo che si disincarna in Dio; nell'ultima poesia ("L'anguilla") si celebra la fuggevolezza e la carne, la poesia che deve rinascere dal basso. Iride è la disincarnazione della poesia (che andava bene negli anni '30), l'anguilla è la celebrazione terrena della poesia, unica sua possibilità di salvezza nella società consumistica. Per quanto riguarda gli altri componimenti, dopo Iride ci sono riferimenti alla sorella del poeta, morta negli anni '30, al paesaggio ligure e ai defunti. Dopo si ritorna al tema di Clizia (ne "La primavera hitleriana") che si trasforma via via nell'anguilla.
5    Madrigali privati: il titolo indica una sezione più personale, più soggettiva. La sezione comprende otto poesie risalenti al periodo 1949-1950, la maggior parte delle quali dedicate a Volpe (Maria Luisa Spaziani, giovane poetessa conosciuta nel 1949). Ella si pone come anti-Beatrice, come l'anguilla idealizzata in Silvae, essere che è divino solo per il poeta che ha deciso che dovrà essere tale. Volpe è dunque il simbolo di una salvezza privata.
6   Conclusioni provvisorie: una salvezza privata, tuttavia, costituisce per Montale, una sconfitta. Nell'ultima sezione de La bufera e altro vede dunque il ritorno del tema della morte, del poeta e della poesia. Dopo il componimento di queste poesie, Montale non scriverà più nulla per 10 anni, fino all'uscita di Satura, nel 1971.




Satura (1971)

Gli anni del boom economico italiano, dal 1954 al 1963, caratterizzano il silenzio poetico di Montale. In una società che ha perso la distinzione tra bene e male, in continuo contrasto con se stessa, la poesia perde ogni significato di essere.
La morte della moglie nel 1964 spinge il poeta a tornare a scrivere versi. I componimenti risultanti si discostano parecchio dallo stile alto e ricercato delle esperienze precedenti, improntandosi verso una comunicazione più diretta, con una "poesia conscia di vivere nell'era della prosa" che deve vincere "l'ossimoro permanente" della società. Si perde così la dualità tra dannazione e salvezza che aveva caratterizzato le precedenti opere.
Satura esce nel 1971 ed è una svolta decisiva nella poetica montaliana. Prevalgono ironia, satira, citazionismo.
Nascono le poesie più sofferte e commosse di Montale nel ricordo della moglie morte. Si prenda l'esempio di "Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale":



Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale


Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà si quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.




In Satura si affermano elementi e scelte poetiche che avvicinano Montale al Post-modernismo. Inoltre, l'abbassamento del registro stilistico sembra rimandarlo alle soluzioni della Neoavanguardia.
La struttura del libro non è più romanzesca come nelle opere precedenti: i componimenti sono raggruppati per significato tematico o tonalità espressive. L'opera p costituita da 4 sezioni: Xenia I, Xenia II (dedicate alla moglie), Satura I e Satura II (temi satirici, polemici e ludici).