Noé, l’arca, gli animali, il diluvio, la distruzione... realtà o leggenda?
Tranquilli, non è nostra intenzione aprire una nuova inchiesta a distanza di alcune (tante) migliaia di anni. Sono solamente alcuni elementi che hanno ispirato la nostra fantasia e la nostra creatività.
Perché Noé? Ad essere sinceri non c’è un motivo particolare. Sicuramente la "leggenda"(?) di questo personaggio biblico ha colpito, e tuttora colpisce, la fantasia degli uomini, sia adulti che bambini.
E’ una storia, pur nella sua tragicità, che riscuoti da sempre grande simpatia sia perché è a lieto fine (almeno per Noé), sia perché la tradizione si è sempre divertita all’idea di vivere su questo "zoo galleggiante".
Sulla scelta del tema hanno comunque influito anche altre componenti, non solo spettacolari. Prima di tutto lo sforzo di riscoprire alcuni significati nuovi, o forse dimenticati, in un racconto biblico che all’apparenza assume i panni di una favola piuttosto che di una espressione della Parola di Dio rivelata. Di conseguenza si è fatto largo il desiderio di comunicare ad altri, in veste teatrale e perciò spettacolare, il risultato di questa nostra ricerca.
Un secondo motivo è stato quello di tentare un accostamento di due epoche storiche, quella antidiluviana e la nostra, così
lontane nel tempo ma pure così vicine nella sostanza. E credeteci, è sorprendente osservare come l’uomo, pur nella diversità
delle epoche, usanze, costumi, condizioni di vita, nel suo intimo sia sempre uguale a se stesso: le stesse aspirazioni, le stesse ansie e
preoccupazioni, le stesse debolezze e la stessa voglia di realizzarsi.
Il musical si articola su due momenti (atti). Nella prima parte si raccontano i fatti e momenti principali che hanno portato Dio alla decisione di inondare la terra con il diluvio. Segue la chiamata di Noé e l’affidamento della sua missione. Si conclude infine con la costruzione dell’arca, l’imbarco degli animali e la chiusura delle porte.
Nella seconda parte si presenta la vita sull’arca: le difficoltà incontrate, il lavoro ma anche la gioia di sperimentare un cammino di conversione per diventare seme per la nuova umanità che Dio vuole piantare nella nuova terra purificata dal male.
L’uscita dall’arca è il momento di crisi più duro per l’equipaggio: infatti non tutto è stato distrutto, ma molti uomini sono sopravvissuti e di questo non riescono a farsene una ragione: Dio aveva promesso che nessuno sarebbe scampato alla sua opera purificatrice. Dio allora interviene mostrando tutta la sua paternità e spiega i motivi di questo "ripensamento": l’uomo, ogni uomo è suo figlio, anche il più malvagio, e un padre non può non amarlo e perdonarlo.
Il mondo nuovo non nasce da una catastrofe che risolva alla radice i mali del mondo, ma dall’azione quotidiana, costante, fedele, generosa di uomini nuovi.
L’arcobaleno chiude il musical come segno di amicizia, di alleanza tra il cielo e la terra, tra Dio e l’uomo; alleanza che rende l’uomo protagonista e stretto
collaboratore di Dio nella creazione di una nuova umanità.
Il motivo che ci ha spinto a pensare, progettare e realizzare questo lavoro teatrale non è soltanto quello di creare un momento di spettacolo e di divertimento (anche se ciò non va trascurato), ma l’obiettivo fondamentale è quello di proporre un momento di riflessione sui valori che devono guidare ogni esistenza, soprattutto se ci sforziamo di vivere in quel grande solco delle esperienze che il cristianesimo ci ha tramandato dalla sua lunga storia.
Tra i messaggi nascosti nel musical vogliamo ricordare i seguenti:
- Dio è un Padre buono che sa sempre perdonare, anche quando sembra manifestarsi agli uomini in veste di giudice severo. Le sue scelte sono sempre ispirate verso il bene dell’uomo anche quando è difficile sperimentarlo.
- Durante la creazione Dio è l’unico protagonista della storia. Ora egli vuole coinvolgere anche l’uomo in questo suo progetto che non ha un termine ultimo: la creazione continua ogni giorno grazie al quelle persone che si sforzano di realizzare il progetto di Dio.
- I valori che segnano l’esistenza dell’uomo non sono quelli proposti da una umanità che ha smarrito il senso della verità e il fine delle cose. Ogni uomo è costantemente invitato a rivedere il suo stile di vita alla luce di ideali che lo pongono in rapporto con la trascendenza: l’incapacità di alzare il proprio sguardo al di là delle incertezze e delle piccolezze terrene, costituisce la negazione della vera libertà.
- La nuova umanità deve fondarsi sulla solidarietà tra gli uomini nel giusto rapporto con il creato. Valori come amicizia, collaborazione, disponibilità, responsabilità, non sono ancora superati, anzi, vanno ogni giorno rafforzati.
- Riscoprire il senso del peccato non come giustificazione del necessario castigo da parte Dio, ma come elemento e strumento di redenzione: essere consapevoli dei propri limiti deve essere la molla che fa scattare una conversione decisa e totale.
- L’arca rappresenta la Chiesa, luogo in cui il popolo di Dio cresce e forma il suo spirito apostolico. Gli uomini che escono dall’arca per entrare nel mondo non devono ritenersi "nuova umanità" solo perché sono gli unici sopravvissuti, ma perché hanno riscoperto Dio nella loro vita, hanno ricevuto l’acqua purificatrice del battesimo e lo spirito rigenerante di Cristo. Ed è per questo che si sentono nuovi, nuovi e pronti a trasformare la realtà umana e sociale che li circonda. L’uomo ridiventa protagonista: solo così può nascere una nuova umanità.