LETTERATURA ITALIANA: PETRARCA

 

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Francesco Petrarca


Biografia di Francesco Petrarca
a cura di Giuseppe Bonghi

Francesco Petrarca nasce "in Arezzo a' dì 20 di luglio nel 1304, in lunedì, in sul principio del mattino" (Biagioni, 1821), in Borgo dell'Orio, che in seguito verrà popolarmente chiamato Borgo dell'Orto, dal notaio Petracco dell'Incisa di ser Parenzo e da Eletta Canigiani, che si erano rifugiati in quella città dopo il bando con cui nel 1302, lo stesso bando che costringe Dante all'esilio, li aveva colpiti la città di Firenze, in quanto, come Dante, era un guelfo bianco fiorentino. Vive dapprima all'Incisa Valdarno dal 1305 (nel viaggio per raggiungere questa località il piccolo Francesco rischia addirittura di annegare) dove nel 1307 nasce il fratello Gherardo, e poi a Pisa dal 1311, dove la famiglia si trova nuovamente riunita, e vi compie i primi studi.
       Nel 1312, viste svanire le speranze riposte nella discesa in Italia dell'imperatore Arrigo VII di Lussemburgo e perdurare le lotte fra Guelfi e Ghibellini, segue il padre, che si trasferisce ad Avignone forse su invito del cardinale da Prato, dove Clemente V aveva fissato la sede pontificia e presso la cui corte Petracco sperava di ottenere qualche incarico; tra il 1313 e il 1316 vive con la madre a Carpentras, dove studia latino con il maestro italiano Convenevole da Prato (altro Bianco in esilio) insieme a grammatica, retorica e dialettica. Nasce in questi anni l'amicizia con Guido Sette, che diventerà arcivescovo di Genova (ricorderà questo periodo nella lettera Seniles X,2).
        Viene dal padre avviato agli studi giuridici, mai veramente amati preferendo quelli umanistici, che compie prima presso l'Università di Monpellier (1316-1320).  In una lettera di circa cinquantanni dopo, Seniles XVI-1, racconterà che a quindici anni, avendolo trovato intento alla lettura dei classici, suo padre gli aveva bruciato tutti i libri, tranne due, uno di Virgilio e l'altro di Cicerone. Nel 1318 o 1319 muore la madre.
        Nel 1320 viene inviato a Bologna, il maggior centro di studi giuridici d'Europa, insieme al fratello Gherardo e a Giacomo Colonna ("signore di nobiltà e di sapienza"), col quale stringe un'amicizia fraterna che durerà per tutta la vita, preferendo affinare la sua cultura umanistica, piuttosto che approfondire gli studi giuridici. Bologna sarà un soggiorno importante per Petrarca non solo perché approfondisce gli studi giuridici, di cui lo interessava, restandone in qualche modo affascinato, l'aspetto teorico, che ricollegava agli ordinamenti della civiltà romana che aveva già cominciato a conquistarlo, ma soprattutto perché era venuto a contatto con giovani che non scrivevano versi in latino, ma nella lingua che parlavano quotidianamente, eredi di Guido Guinizzelli.
        Torna ad Avignone nel 1326 a causa della morte del padre, e il 6 Aprile dell'anno seguente vede per la prima volta Laura nella chiesa di Santa Chiara d'Avignone, sull'ora prima, la cui vera identità rimane sconosciuta. Sopraggiungono difficoltà economiche, e Francesco è costretto a cercarsi un impiego; sceglie così la carriera ecclesiastica, che vede come un'onesta professione. Tra il 1327 e il 1330 vive presso Giacomo Colonna, e nel 1331, è accolto presso la corte di Giovanni Colonna, fratello di Giacomo, uno dei più autorevoli rappresentanti del gruppo italiano nella Curia papale.
         Nella primavera del 1333 si svolge il primo dei suoi lunghi viaggi, che dura tutta l’estate attraverso la Francia, le Fiandre e il Brabante, toccando Parigi, Gand, Liegi (dove scopre due orazioni di Cicerone), Aquisgrana e Colonia. Rientra ad Avignone passando per le Ardenne e Lione, un viaggio "documentato nelle due lettere Familiares I,4 e 5, che costituiranno il modello della lettera di Poggio Bracciolini dai Bagni di Baden, nella quale viene tracciato il quadro del sentire umanistico". Tornato ad Avignone conosce il frate agostiniano Dionigi da Borgo San Sepolcro, al quale confida i suoi intimi turbamenti: come risposta riceve in dono un codice delle Confessioni di Sant’Agostino, che a sua volta regalerà quarantun anni più tardi, poco prima di morire, al frate agostiniano Luigi Marsili.
         Dopo aver ottenuto nel 1335, per mezzo del cardinale Colonna, da papaBenedetto XII  il beneficio del canonicato nella cattedrale di Lombez, l'anno seguente è a Roma; tornato in Francia, nel 1337, nell'estate gli nasce un figlio, che chiamerà Giovanni, da una donna colla quale non era unito in matrimonio e nell'autunno si ritira in Valchiusa, dove aveva acquistato una casetta, lontano dalle preoccupazioni della curia papale.
       Comincia un periodo di grande attività letteraria: comincia il De viris illustribus e un poema epico, l'Africa, per il quale verrà incoronato poeta in Campidoglio. "Nasce, nel rigoroso rispetto del vero storico, un velleitario tentativo di epica nazionale, dove il legame col passato è puramente ideale, attraverso la concezione provvidenzialistica di Agostino e di Dante. Scipione è presentato come un eroe perfetto, senza umane debolezze. Le passioni toccano Massinissa e Sofonisba in un episodio marginale. Non si delineano personaggi compiuamente rappresentati, ma solo situazioni poetiche, dove si effonde il lirismo e l'elegia cristiana, sulla morte che trionfa su tutto, oltre la guerra, le illusioni e le passioni degli uomini".
       Nel 1340, divulgatasi la fama del poema, che comunque rimarrà incompiuto, dal Comune di Roma e dall'Università di Parigi gli offrono contemporaneamente l'incoronazione poetica. Petrarca sceglie Roma e il 16 febbraio 1341 parte da Avignone con destinazione Napoli  per essere esaminato dal re letterato Roberto di Napoli, che lo giudica degno dell'ambito alloro poetico, che gli verrà consegnato in Campidoglio l'8 aprile dalle mani del conte Orso dell'Anguillara, senatore romano imparentato con la famiglia Colonna: al termine della cerimonia depone la corona sulla tomba di San Pietro. con Azzo da CorreggioDopo aver dimorato a Selvapiana, presso Parma, nel 1342 torna ad Avignone, dove conosce Cola di Rienzo. Nell'autunno si rifugia di nuovo a Valchiusa, allontanandosi dalla frenetica vita della corte papale (nel 1343 gli nasce la figlia Francesca).
       Nel silenzio di Valchiusa compone il Secretum, "dov'egli si rappresenta interrogato da Agostino, alla presenza di una donna nuda, la Verità. È questa l'opera più originale e più moderna del Poeta: piuttosto che di due personaggi si tratta di due contrapposti momenti spirituali che rappresentano la duplicità dell'uomo, perennemente scisso tra l'attaccamento alle sue passioni e l'aspirazione alla superiore coscienza del male e alla purificazione religiosa". Il conflitto resterà comunque irrisolto e verrà affidato alla speranza di raggiungere una certa serenità spirituale.
       Nel 1343, dopo il ritiro nel mese di aprile del fratello Gherardo nel monastero certosino di Montrieux, è inviato a Napoli per una missione politica. Dopo essere stato a Parma, presso la corte dei Correggio, dove vive gli eventi della guerra per il possesso della città e scrive la canzone All'Italia, nel 1346 ritorna in Provenza. Il 29 ottobre gli viene notificata la concessione di uno ricco canonicato "per la sua arte e l'onestà dei costumi". Scrive nel frattempo il De vita solitaria, in cui elogia la tranquillità, unita alla pace spirituale, nella quale può coltivare la sua attività letteraria: l'operetta è in forma di lettera inviata al suo ospite di Valchiusa, il vescovo Filippo di Cabassole.
       Tra il 1346 e il 1347 scrive il Bucolicum Carmen, 12 ecloghe su questioni ideali e politiche di viva attualità:
        la prima: conflitto tra ozio religioso e ozio umanistico;
        la seconda: compianto per le sorti del regno di Napoli dopo la morte di re Roberto;
         la terza: allegoria della sua incoronazione poetica;
         la quarta: predestinazione del Petrarca alla poesia
         la quinta: le attese suscitate da Cola di rienzo;
         la sesta: spirito polemico antiavignonese,
         la settima: desiderio di abbandonare Avignone,
         l'ottava: desiderio di lasciare i Colonna dopo la sua solidarietà con Cola di Rienzo, desiderio di tornare in Italia;
         la nona: la peste del 1348;
         la decima: la morte di Laura;
         l'undicesima: rifugio nella consolatrice pietà cristiana;
         la dodicesima: meditazione sul conflitto del Cento anni.
       Nel novembre 1347 si reca in Italia, diretto forse a Roma, che comunque non può raggiungere a causa dei tumulti seguiti al fallimento di Cola di Rienzo; si rifugia a Verona, dove il 19 aprile 1348 lo raggiunge la notizia della morte di Laura, avvenuta ad Avignone il 6 aprile: è l'anno in cui infuria in tutta Europa una terribile peste, nella quale muoiono il cardinale Giovanni Colonna e Sennuccio del Bene.
       L'anno dopo prende possesso del canonicato concessogli a Padova da Giacomo Novello da Carrara. Nel 1350 si reca a Roma per il Giubileo, e passando per Firenze conosce il Boccaccio. Nell'estate dell'anno successivo si reca in Provenza e soggiorna per l'ultima volta in Valchiusa, dove completa il riordinamento del Canzoniere e probabilmente dà inizio alla stesura dei Trionfi, comincia a raccogliere le Epistolae metricae e le lettere Familiares (in 24 libri privilegiando contenuti a carattere memorialistico, autobiografico e morale). Scrive anche i suoi scritti più violenti, indirizzati contro la Curia papale avignonese.
       Nel maggio 1353 lascia definitivamente la Provenza per l'Italia e si stabilisce dapprima a Milano invitato dall'arcivescovo Giovanni Visconti, tra le proteste di amici e familiari; nel 1356 viene inviato a Praga presso l'imperatore Carlo IV e comincia a preparare l'edizione definitiva del Canzoniere. Nel 1361 gli muore il figlio Giovanni, abbandona Milano e si stabilisce a Padova e a Venezia, dove lo visita il Boccaccio e lo raggiunge la figlia col genero e i nipoti Francesco (morto a soli due anni nel 1368) ed Eletta.
       Nel 1370 si mette in viaggio per andare a salutare il Papa Urbano V che aveva riportato la sede papale da Avignone a Roma, ma viene colpito da sincope a Ferrara. Si ritira allora presso Padova, ad Arquà sui colli Euganei, dove, dopo aver completato una seconda raccolta di epistole, le Senili, nella notte tra il 18 e il 19 Luglio 1374 si spegne alla vigilia del compimento dei suoi settant'anni.



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