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La celebrazione dell'eucaristia edifica la chiesa
Contenuti:
-
Paragrafo 1
- Paragrafo 2
- Paragrafo 3
- Paragrafo 4
- Paragrafo 5
- Note
- Riferimenti
Carissimi fratelli e sorelle nel Signore,
negli scorsi anni abbiamo riflettuto insieme sulla figura di Gesù, sulla
centralità che nella vita cristiana ha il nostro rapporto con lui, e abbiamo
illustrato come scoprire la Sua presenza nella Chiesa. Ora vorrei sostare un
poco in riflessione con voi su quella particolare forma di presenza di Gesù che
si realizza nel memoriale della Sua passione e della Sua resurrezione, cioè
nell'Eucaristia. L’occasione per questo è la recente enciclica del papa Giovanni
Paolo II, che ha per titolo "Ecclesia de Eucharistia", cioè "la Chiesa nasce
dall'Eucaristia e vive di essa”. Ma vi è anche una ragione pastorale: come ci
insegna il Concilio Vaticano II, la celebrazione eucaristica, soprattutto quella
domenicale è "il culmine e la fonte" di tutta l’attività della Chiesa. Si può
dire che ciò sia vero nei fatti e non solo in linea teorica? Le verità
teologiche non possono essere confinate nel mondo celeste delle pure idee, ma
debbono fornire il criterio di giudizio sulla nostra azione pastorale e indicare
la meta da raggiungere. Le considerazioni che vi offro in queste brevi pagine
non vogliono, dunque, essere una lezione di teologia, ma uno stimolo alla nostra
comune "conversione" pastorale.
Partiamo da uno sguardo alla nostra realtà ecclesiale. Ogni domenica, ogni
giorno, ancora tante celebrazioni eucaristiche sono vissute nelle nostre
comunità. Il Signore Gesù continua a nutrirci con il suo pane, continua a
moltiplicare per noi le occasioni di incontro con lui. A volte però siamo colti
dall'impressione che ci sfugga, che vada oltre. Come i discepoli che hanno
vissuto la meraviglia della moltiplicazione dei pani vogliamo cercarlo,
inseguirlo, chiedergli che ci aiuti a capire. Come loro, vogliamo, in questi due
anni, porci in ascolto del Signore che nella sinagoga di Cafarnao spiega il
dinamismo in cui ci vuole inserire... “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato
me e io vivo per il Padre, così anche chi mangia di me vivrà per me" (Gv 6,57).
È un'unica missione nella quale siamo chiamati ad inserirci, quella del Figlio e
quella della sua Chiesa. La persona di Gesù, la sua risposta al Padre ci viene
offerta come fondamento e modello della nostra vita. Per questo vuole nutrirci,
con fedeltà, con il suo corpo, attraverso i secoli, per darci in cibo la sua
stessa vita.
Da questo dono siamo chiamati a vivere per lui, cioè a causa di lui (è lui
l'origine del nostro vivere), ma anche in vista di lui (è per compiere la sua
volontà che sempre più vogliamo vivere). Questo significa assumere una esistenza
"eucaristica", segnata dal dono che riceviamo. Questo duplice aspetto
dell'Eucaristia, del vivere l'Eucaristia ci impegnerà in questi due anni a
sostare in quella stanza del piano superiore, nel cenacolo, in cui Gesù
concretizza questo dono annunciato alla sua Chiesa. Riascoltiamo lì, insieme ai
discepoli i due mandati di Gesù per il nostro "fare": "fate questo in memoria di
me" (Lc 22,19) e "Vi ho dato l'esempio, perché come ho fatto io, così facciate
anche voi" (Gv 13,15).
"Fate questo in memoria di me" vogliamo sentirci dire in questo primo anno in
cui sostiamo in modo particolare a riflettere sul nostro essere Chiesa che si
offre come segno e strumento di comunione per il mondo, per essere la memoria
viva ed attuale del suo Signore.
"Come ho fatto io, così fate anche voi" ascolteremo in modo particolare il
prossimo anno che vogliamo dedicare a precisare ulteriormente le conseguenze
vitali, la chiamata al servizio che deriva dal dono eucaristico e che si esprime
nella pluralità di vocazioni che danno forma alla vita ecclesiale.
“Fate questo in memoria di me" è il comando di Gesù che sostiene la nostra
volontà di perpetuare il gesto eucaristico. Ma ci chiediamo che cosa comporta
questo comando? Celebrare la comunione deve necessariamente generare la
comunione. La nostra Chiesa si sta lasciando davvero plasmare dall'Eucaristia
che celebra?
(inizio) 1.1 L’Eucaristia fa la Chiesa, la Chiesa fa l'Eucaristia
Nell' enciclica sopra menzionata il papa ci ricorda che "la Chiesa, mentre
è pellegrinante qui in terra, è chiamata a mantenere ed a promuovere sia la
comunione con Dio Trinità sia la comunione tra i fedeli. A questo fine essa ha
la Parola e i Sacramenti, soprattutto l'Eucaristia, della quale essa
"continuamente vive e cresce" e nella quale in pari tempo esprime se stessa. Non
a caso il termine comunione è diventato uno dei nomi specifici di questo
Sacramento ('Ecclesia de Eucharistia', n. 34).
Lo stesso termine, "comunione" si applica, dunque, sia al Sacramento eucaristico
sia alla Chiesa. Quest'ultima, infatti, nella sua realtà profonda è il mirabile
dono che il Padre ci fa della comunione con Lui e della comunione tra di noi;
una comunione, non dimentichiamolo, che non è basata sui buoni sentimenti
(anche se i suoi frutti sono la gioia, la pace interiore, lo spirito di
fraternità, l'umiltà e il servizio, il perdono e la riconciliazione), ma è
basata sulla fede, sulla speranza e sulla carità, e che non è l'opera della
nostra volontà ma è l'opera di Dio, mediante il Suo Spirito, a cui noi
corrispondiamo per Sua grazia. A sua volta, l'Eucaristia è anch' essa
"comunione" perché è il segno e lo strumento con cui Dio edifica la Sua Chiesa
come "comunione nello Spirito".
Non posso non ricordare qui le bellissime parole con cui il Concilio Vaticano II
ha illustrato questo mistero: "Nella frazione del pane Eucaristico - dice la
"Lumen Gentium” - diventiamo realmente partecipi del Corpo del Signore e siamo
elevati alla comunione con Lui e tra di noi. «Poiché c'è un solo pane, benché
molti siamo un Corpo solo, noi tutti che partecipiamo dell'unico pane» (1 Cor
10,17). Così tutti noi diventiamo membra di quel Corpo (Cfr. 1 Cor 12,27) e
«ciascuno è membro l'uno dell'altro» (Rm 12,5)" ('Lumen gentium', n.7). E
ancora: nelle comunità cristiane "con la predicazione del Vangelo di Cristo
sono radunati i fedeli ed è celebrato il mistero della Cena del Signore affinché
per mezzo della carne e del sangue del Signore si rinsaldi l'intera fraternità
del Corpo" ('Lumen gentium', n.26). I fedeli, dunque, "partecipando al
sacrificio eucaristico, fonte e culmine di tutta la vita cristiana, offrono a
Dio la vittima divina e se stessi con essa (...) Cibandosi poi del Corpo di
Cristo nella santa assemblea, manifestano in modo concreto l'unità del popolo di
Dio, quell'unità che questo santissimo sacramento in modo conveniente significa
e mirabilmente produce" ('Lumen gentium', n. 11).
(inizio) 1.2 Eucaristia memoria viva ed efficace del Sacrificio di Cristo
Una Eucaristia, quando è ben celebrata (questa condizione, è facile capirlo, va ben
al di là della semplice correttezza rituale, ma significa anche qualcosa di più
che le tecniche di comunicazione verbale o gestuale), unisce profondamente e,
in certo senso, visibilmente tra di loro i fedeli che la celebrano. Ma la
"comunione" generata dall'Eucaristia oltrepassa i limiti della assemblea
particolare che la celebra. L’Eucaristia, infatti, è congiuntamente "epiclesi" e
"memoriale". Il primo termine significa "invocazione": nell'Eucaristia, cioè, si
invoca lo Spirito Santo, perché trasformi le sante offerte nel Corpo e nel
Sangue di Cristo e, insieme, vivifichi i cuori dei fedeli, trasformandoli in
offerta spirituale gradita a Dio. Al centro dell'Eucaristia sta dunque, il dono
dello Spirito, che è il dono dell'unità e della carità universale e attraverso
essa è effuso ogni volta su tutti i fedeli di Cristo, che sono tutti quanti
uniti nel vincolo della pace.
Ho detto, però, anche che l'Eucaristia è "memoriale", cioè è un gesto che
racchiude un ricordo e rende presente un evento passato. L'Eucaristia, infatti,
è la "memoria' viva ed efficace del Sacrificio di Cristo, celebrato una volta
per tutte sul Calvario e sacramentalmente ripresentato nell'offerta della
Chiesa.
L' "epiclesi" è la dimensione per così dire, verticale e attuale: essa
invoca e ottiene il dono che in quel momento scende dall' alto; il "memoriale"
è, invece, la dimensione orizzontale e continua: esso ci collega all'evento
della nostra salvezza realizzata una volta per tutte nella Croce di Gesù e
trasmesso lungo i secoli dalla vivente tradizione della Chiesa (tradizione
garantita dalla presidenza del Vescovo o dei sacerdoti da lui incaricati). Ogni
celebrazione eucaristica è, dunque, un anello di una catena ininterrotta, che
risale fin all'origine della Chiesa e che mette in comunione l'assemblea che la
celebra con tutti i fedeli che ci hanno preceduto nel cammino della fede e della
speranza.
(inizio) 1.3 L'Eucaristia fa crescere la "comunione" universale e vivifica l'intero
Corpo mistico del Signore
Così l'Eucaristia, "epiclesi" (invocazione) dello
Spirito Santo e "memoriale" della Croce, fa crescere la "comunione" universale e
vivifica il Corpo mistico del Signore. Per questo il Concilio dice che "la
Chiesa continuamente vive e cresce dell'Eucaristia' (Lumen gentium", n. 26).
Come scrive il Papa nella sua enciclica, "offrendo loro come cibo il suo Corpo e
il suo Sangue, Cristo coinvolgeva misteriosamente gli apostoli nel sacrificio
che si sarebbe consumato da lì a poche ore sul Calvario. In analogia con
l'Alleanza del Sinai, suggellata dal sacrificio e dall'aspersione del sangue i
gesti e le parole di Gesù nell'Ultima Cena, gettavano le fondamenta della nuova
comunità messianica, il Popolo della nuova Alleanza. Gli Apostoli, accogliendo
nel Cenacolo l'invito di Gesù: «prendete e mangiate...Bevetene tutti...» sono
entrati, per la prima volta, in comunione sacramentale con Lui. Da quel momento
fino alla fine dei secoli, la Chiesa si edifica mediante la comunione
sacramentale con il Figlio di Dio immolato per noi"('Ecclesia de Eucharistia',
n. 21).
(inizio) 1.4 La Cena del Signore segno efficace della comunione dei fedeli con
Cristo e tra di loro
Ora, però, possiamo comprendere meglio perché il gesto in cui lo Spirito Santo è
effuso nei santi doni e sui fedeli ed in cui è operante ed efficace la "memoria"
della Croce di Gesù, sia un convito. Non è un caso che l'Eucaristia sia la
"Santa Cena" a cui il Signore invita i fratelli. Il banchetto, infatti, è di sua
natura, nell'esperienza umana universale, un gesto di comunione e di fraternità:
nelle occasioni liete, ma anche in quelle tristi, si mangia assieme per
esprimere e per accrescere l'unione dei cuori, la condivisione della gioia e del
lutto, la volontà di riconciliazione e di pace. Per esprimere e rendere presente
la "comunione" tra gli uomini instaurata con la sua Croce e realizzata nel dono
del suo Spirito, Gesù non avrebbe potuto scegliere fra i tanti gesti di vita che
gli uomini compiono, uno più significativo. Ma egli si inseriva consapevolmente
anche nella tradizione di Israele, che già aveva conferito alla cena pasquale un
senso profondamente religioso: essa rievocava l'intervento salvifico che Dio
aveva compiuto a favore dei padri antichi in terra d'Egitto, rinsaldava i
vincoli di fedeltà e di amore tra il popolo e il suo Liberatore, stringeva in
una comunione di fede tutte le famiglie e tutte le generazioni di Israele. Gesù
ha certamente trasformato in maniera profonda il gesto della cena, conferendogli
un significato del tutto nuovo sia rispetto al costume naturale sia rispetto
alla tradizione religiosa giudaica, ma non ne ha annullato la struttura
significativa: anche nella nuova economia della salvezza, ed anzi, ancor più
fortemente che prima, la Cena del Signore è un segno efficace della comunione
dei fedeli con Cristo e tra di loro. Ora, noi sappiamo che ogni sacramento della
nuova Alleanza conferisce la grazia divina ma ciascuno in corrispondenza al
segno con cui esso si manifesta e la dona. Così nel battesimo, dove l'immersione
nell'acqua significa l'adesione alla morte e alla resurrezione di Gesù, la
grazia conferita è quella della rinascita in Cristo e nello Spirito.
Nell'Eucaristia la comunione di mensa con Cristo e con i fratelli, in cui
consiste il segno sacramentale, produce la grazia dell'unità e della comunione
ecclesiale.
(inizio) 1.5 L'Eucaristia fa la Chiesa, ma la Chiesa fa l'Eucaristia
Fin qui vi
ho proposto alcune riflessioni su "L'Eucaristia fa la Chiesa". Ma è vera anche
l'affermazione reciproca, "la Chiesa fa l'Eucaristia". L’Eucaristia è, infatti,
il culto spirituale che il popolo di Dio eleva al suo Creatore e Redentore. Essa
è il gesto in cui i fedeli confessano la loro fede, alzano a Lui i loro voti, Lo
ringraziano per i Suoi doni, manifestano i loro bisogni e le loro attese, si
impegnano alla fedeltà e alla testimonianza. Così essi esercitano il sacerdozio
spirituale e, offrendo a Dio la Vittima divina, offrono anche se stessi insieme
con essa. Il Concilio invita quindi a che "tutti i discepoli di Cristo,
perseverando nella preghiera e lodando insieme Dio (Cfr. At 2,4247) offrano se
stessi come oblazione vivente, santa gradita a Dio" ('Sacrosantum Concilium',
n. 12).
In breve, l'Eucaristia è insieme e inscindibilmente il sacrificio di Cristo e il
sacrificio della Chiesa. Da un lato, questo secondo viene reso perfetto perché
viene unito a quello di Cristo, unico Mediatore; ma, dall'altro lato, il
sacrificio di Cristo viene significato e reso presente all'interno e mediante quell’atto di preghiera, di lode e di adorazione con cui il popolo di Dio si
unisce alla morte del Signore e alla Sua resurrezione ed offre a Dio se stesso,
il proprio lavoro, la propria vita e tutte le realtà create. L'Eucaristia
consiste, dunque, nell'incontro fra il dono divino, per cui sono realmente.
presenti il Corpo e il Sangue di Cristo ed è comunicato lo Spirito, e l'azione
della Chiesa orante, per la quale sono offerti a Dio il sacrificio di Cristo e
quello dei cristiani. Come ogni sacramento, anche l'Eucaristia è una realtà
divina, e nello stesso tempo umana. Nel testo dell' enciclica "Ecclesia de
Eucharistia" che ho citato all'inizio, il Papa ha una formula felice per
esprimere questo duplice piano del mistero eucaristico: la Chiesa, egli scrive,
"ha la Parola e i Sacramenti, soprattutto l'Eucaristia, della quale essa
continuamente vive e cresce e nella quale in pari tempo esprime se stessa" E' di
questa complessità dell'Eucaristia, che è insieme azione di Dio e azione
dell'uomo, che dovremo tenere conto quando vorremo prendere in considerazione
l'impegno, che ha da essere dei sacerdoti come dei laici, a che la Santa Messa
diventi il centro e il momento propulsivo di tutta la vita della comunità
cristiana.
(inizio) Note di particolare interesse
Una breve sintesi di cosa è il Concilio Vaticano II è disponibile presso
questo sito alla pagina Concilio Vaticano.
Consigliamo di visitare i siti ufficiali a cura della Santa Sede di:
lumen
gentium e
sacrosantum concilium
Inoltre consigliamo la visita del sito ufficiale sull'enciclica del Pontefice "Ecclesia
de Eucharistia" (a cura della Santa Sede)
(inizio)
Riferimenti
- Veglia di preghiera del 17 ottobre 2003
- Incontro in vicaria del 24 ottobre 2003
- Incontro del 7 novembre 2003
- Incontro del 14 novembre 2003
- Incontro del 21 novembre 2003
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