Statte e il parco
delle gravine: una grossa opportunità ma anche un grosso problema se non
si ritoccano i confini della fascia protetta.
Perché, per Statte è indispensabile correggere
alcuni confini della fascia di protezione
Come si sa, la legge regionale N° 18
del 20 Dicembre 2005 ha istituito il Parco regionale delle Gravine. La
maggior parte dei cittadini interessati, è sinceramente orgoglioso di
questa opportunità che si offre agli abitanti di questo territorio, e
che rappresenta un'arma in più verso quella difesa dell'ambiente che ora
come ora è solo una parola vuota e con poco senso. Ovviamente si sa
benissimo a cosa ci si riferisce ed è quindi inutile soffermarsi su
questo aspetto. Allora i cittadini da questa legge si aspettano
concretamente ciò che la legge stessa promette: risanamento
dell'area del parco con particolare riferimento alle gravine;
risanamento delle aree degradate, divieto di aprire nuove discariche e
nuove cave, risanamento delle superfici boschive e loro ampliamento,
risanamento dell'aria acqua e suolo ecc. ecc.
Quindi come cittadini gli stattesi dovrebbero
essere pienamente soddisfatti che il 40% dell'intero territorio comunale
e circa il 70% di quello libero dal parco e collegato con l'abitato
siano inclusi nell'area del parco stesso. Ma...
Quali sono le grosse perplessità dei cittadini, che meriterebbero una
attenta riflessione ed anche un ampio dibattito, per correggere qualche
grossa distorsione prima che sia troppo tardi?
1) L'area libera direttamente collegata con Statte
e non inserita nel parco, è esattamente quella corrispondente
all'attuale abitato. Non sono disponibili future aree, non dico
di espansione residenziale (per evitare di andare a comprare casa a
Crispiano) ma nemmeno per eventuali aree di servizio pubblico
(palazzetti sportivi, biblioteche, centri sociali ecc.). Difatti
Statte è chiusa a Nord (naturale confine
con Crispiano), Ovest (naturale confine
della gravina di Leucaspide), Sud - Ovest
(pineta di Capocanale), a Sud (in gran
parte inglobato nella proprietà Ilva e il resto direttamente confinante
con la discarica Caramia); l'unico spazio relativamente libero è
a Ovest (Via Carlo Farina e dintorni) dove una
vasta area priva di gravine è stata inserita nella cosiddetta
fascia di protezione
del parco stesso..
2) Gli altri spazi liberi (e non molti) sono praticamente a macchia di
leopardo: una facente parte morfologicamente di Massafra; un'altra nella
zona inquinata Cemerad un'altra presso l'ospedale Nord; un'altra nelle
immediate vicinanze della discarica Caramia.
3) La percentuale di occupazione del parco è la
più alta in assoluto rispetto agli altri comuni, (oltre il 40%
dell'intero territorio e ben oltre il 70% del territorio connesso con
l'abitato), ma questo dato ha significato perché si sono inglobate nel
parco zone di protezione che non tengono conto delle esigenze, anche
sociali, della comunità.
4) I consulenti della regione venuti a
pontificare non conoscendo le realtà del
nostro territorio hanno teorizzato che, a fronte delle nostre
limitazioni, che la nostra economia si sarebbe dovuta basare sul
turismo
e sull'agricoltura. Per quanto riguarda il turismo si fa notare che, al
di là di alcune peculiarità (i dolmen, che per altro pur facendo parte amministrativamente
del territorio di Statte sono, di fatto, a diretto
contatto col territorio di Massafra, Statte si trova nella parte povera
del parco, con le gravine a stretto contatto con l'Ilva, mentre le parti
più interessanti del parco si trovano altrove, con cripte, chiese
rupestri villaggi ipogei in gravina ecc.). L'agricoltura, salvo qualche
rara eccezione, è completamente assente dal territorio e non si vede
quali grandi prospettive possa determinare.
5) La perimetrazione del parco è incompatibile col piano preliminare
regolatore, che già tanto tempo e denaro è costato alla comunità e si
rischierebbe di ritardarne l'iter per anni e anni, mortificando
irreparabilmente l'economia della nostra cittadina.
6) Il progettato spostamento della stazione ferroviaria per liberare la
parte Nord-Ovest di Statte dai vincoli ferroviari sarebbe impossibile.
E allora? Allora non si propone di stravolgere nulla, bensì di apportare
solo alcune correzioni che salvaguardando appieno le finalità del parco
rendano compatibili le esigenze della nostra comunità. A tal fine i
cittadini si attendono che tutte le forze politiche che si candidano
alla guida della nostra comunità e che sappiamo sensibili a queste
problematiche, aprano un dibattito e, con il consenso della
cittadinanza, verificare se non sia il caso di:
1) Chiedere ai sensi dell'articolo 7 della legge sul parco ( progetto di
zona), che l'area a Ovest di Statte indicata come fascia di protezione,
pur conservando i vincoli ambientali relativi all'apertura di cave,
discariche ecc, possa essere destinata a manufatti di pubblica utilità o
di edilizia residenziale al massimo bifamigliare.
2) Nel caso non fosse possibile la prima ipotesi, chiedere la esclusione
di detta area dalla fascia di protezione impegnando l'amministrazione
stessa agli usi esclusivi del primo punto.(La legge consente questo fino
al mese di Agosto, cioè immediatamente dopo le elezioni amministrative
ed è quindi necessario dibattere in anticipo il problema).
3) Sempre con il consenso dei cittadini, chiedere l'inclusione nel
parco, del Canale della Zingara, vero e solo centro storico di Statte,
che potrebbe così essere oggetto di finanziamenti per consentirne il
totale recupero; come si potrebbe chiedere l'inclusione nel parco di
altre lame stattesi come quelle nei pressi di Camposanto vecchio; ed
ancora, si potrebbe pensare di includere altre aree ancora, per impedire
(per legge) l'apertura di nuove cave o nuove discariche.
Come si vede occorre solo un poco di buon senso per godere dei benefici
del parco senza esserne strozzati. Un'ultima precisazione doverosa. Chi
scrive non ha terreni vincolati dal futuro parco, non è un operatore o
imprenditore di qualsivoglia genere, ma è solo un comune cittadino
amante della sua terra.
Leonardo Del Giudice |
Scopi e finalità del
parco delle gravine Dopo anni di
attese e tentennamenti dei vari comuni interessati,
"finalmente" il Parco delle Gravine ha preso concretezza
sotto forma di Legge Regionale.
Una cosa che i cittadini stattesi non hanno gradito è il fatto che nella
riunione conclusiva dei sindaci in regione, per discutere col presidente
Vendola dell'istituzione del parco stesso, il commissario ha mandato un
semplice parere scritto, mentre gli altri comuni interessati
erano per la maggior parte rappresentati dai sindaci stessi.
Ma questo è un altro discorso ed attiene alla
responsabilità morale di chi ha fatto sì, che il comune di Statte fosse
commissariato per 15 mesi.
Diciamo due parole sulla legge del parco per chi
non ha mai sentito parlarne.
Questa legge ha
inserito le gravine dell'arco sud-est della provincia di Taranto
ed anche diverse zone limitrofe alle gravine stesse, nelle aree
naturali protette della regione Puglia.
Le aree suddette ricadono in tutto o in
parte nei seguenti comuni: Castellaneta, Crispiano, Ginosa,
Grotta-glie, Laterza, Martina Franca, Massafra, Montemesola, Mottola.
Rigidissimi sono i vincoli che la legge impone all'interno del
Parco;
Cliccare
QUI
per visionare la legge stessa.
Molto nobili, le finalità
del parco, (vedere appunto le
Finalità
nella legge stessa), ma molti i vincoli, che sono
molto più pesanti per alcuni comuni rispetto ad altri e Statte risulta
tra questi. Perché il suo territorio, se non si fanno le opportune
correzioni, risulta quasi del tutto vincolato
dal parco stesso. Mentre i comuni di Crispiano, Massafra, Palagiano,
Palagianello e di Martina
(quest'ultimo aveva remato contro fino alla fine) sono quasi del tutto
liberi.
Elenchiamo alcuni dei vincoli (che, si ripete, per Statte risultano
essere più limitativi della sua autonomia progettuale del
territorio)
E' vietato tra l'altro:
Costruire nuove strade e ampliare le
esistenti se non in funzione delle attività
agro-silvo-pastorali;
Transitare con mezzi motorizzati fuori dalle
strade statali, provinciali, comunali, private e vicinali
gravate dai servizi di pubblico passaggio, fatta eccezione per i mezzi
di servizio e per le attività agro-silvo- pastorali;
Costruire, fino all’approvazione del Piano
di cui all’articolo 7, nuovi edifici o opere all’esterno dei centri
edificati così come delimitati ai sensi della legge 22
ottobre 1971, n.865 (Programmi e coordinamento per l’edilizia
residenziale pubblica).
Ed ecco le perplessità del cittadino:
Per Statte, le zone che risultano libere
dal parco sono poche e nella maggior parte non sono
nella disponibilità del comune di Statte che si troverebbe nella
impossibilità di redigere un ragionevole piano regolatore dove possano
coesistere l'esigenza di opere pubbliche indispensabili per la cittadina
e le ragionevoli aspettative di edilizia residenziale.
Il piano regolatore preliminare
sembra vanificarsi in relazione a detti vincoli. Anche le zone destinate
al distripark e al Pit N° 6 (la zona industriale sulla via di Massafra, destinata ad
attività connesse con il porto) sembra essere stata inglobata nel
parco stesso. Per i nostri spazi vitali:
eventuale palazzetto dello
sport, centri sociali, piscine pubbliche, biblioteca
ecc come anche per le legittime aspettative dei cittadini che hanno un
piccolo terreno e che non se la sono sentiti di fare gli abusivisti, avremmo a disposizione un'area nei pressi di Paolo VI e nei pressi
della masseria Spagnolo o nei pressi della tristemente nota CEMERAD.
Vero è che i comuni (o gruppi di cittadini)
possono chiedere di
escludere (o includere) dal Parco parte del territorio. Quindi è importante
tenere conto del parere dei cittadini; non tacciando per palazzinari
chi è contrario e nemmeno per utopisti ambientalisti chi è a favore.
Per ora, i vincoli sembrano assai più pesanti degli eventuali
benefici.
Torneremo su questo argomento, man mano che avremo notizie più
dettagliate, tenendo presente che il
giudizio finale spetterà ai cittadini. Intanto ognuno può cominciare a
farsi un'idea
leggendo la legge stessa e visionando mappe più dettagliate. Cliccare
QUI per visionare la legge.
Cliccare QUI per visionare la
mappa del parco che interessa specificatamente il territorio di Statte
L.D.G. |
"Scempio" nella gravina
di Mazzaracchio (all'interno del costituendo parco)
Un vero e proprio scempio nel Parco delle
Gravine.
E' stato scoperto dagli agenti del Corpo Forestale
a Statte. Nel corso dei controlli del territorio, gli agenti del Nucleo
investigativo di polizia ambientale e forestale si sono ritrovati di
fronte ad un'area della Gravina di Mazzaracchio in cui la vegetazione
era stata rasa al suolo. Da quanto riscontrato dagli investigatori,
erano stati eseguiti abusivamente degli interventi utilizzando pesanti
ruspe che hanno profondamente modificato lo stato dei luoghi deturpando
e danneggiando il letto e le sponde di una delle gravine di Statte
inserita dalla Regione nell'area protetta del Parco delle Gravine in
quanto una delle più importanti della provincia ionica dal punto di
vista naturalistico. I lavori venivano effettuati da una impresa
siciliana che si è aggiudicata l'appalto per la bonifica e la messa in
sicurezza dell'ex discarica di rifiuti solidi urbani “Santa Teresa”.
La ditta è munita delle necessarie autorizzazioni
ma, da quanto riscontrato dagli investigatori, le ruspe erano entrate in
azione abbondantemente al di fuori del perimetro autorizzato disboscando
e dissodando un'area di oltre un chilometro e, per di più, prelevando
materiale da utilizzare per le opere di bonifica. Gli agenti hanno
immediatamente fermato le ruspe e, dopo gli accertamenti di rito in
questi casi, hanno sottoposto a sequestro oltre un chilometro di area
boscata, il solco della gravina e le relative sponde. Mentre per tre
persone, il direttore dei lavori e gli esecutori materiali, è scattata
la denuncia alla Procura della Repubblica di Taranto.
Non è la prima volta che il patrimonio boschivo della Gravina di
Mazzaracchio viene deturpato. Infatti, nel 2000 e nel 2005 alcuni
incendi dolosi hanno divorato altre zone più o meno ampie. Come
dimostrano tali vicende, per proteggere il patrimonio paesaggistico e
ambientale dai piromani e dalle ruspe non bastano le norme istituite
dalle istituzioni a vari livelli (alcuni anni fa dalla Provincia è stata
avanzata anche la proposta di inserimento nei beni dell'Unesco)
occorrono i controlli. Per questo la Forestale ha intensificato
l'attività di prevenzione e di repressione dei reati ai danni
dell'ambiente. L'obiettivo è quello di scongiurare scempi come quello
scoperto a Statte. (da un articolo del Corriere del
Giorno) |