Fra i monotipi coi quali Giannino Grossi ha illustrato la Strenna che l' Istituto dei Rachitici offre per il 1927 ai suoi fedeli e generosi benefattori, il lettore riconoscerà moltissimi di quei monumenti di carattere storico ed artistico esistenti nel territorio dei Comuni annessi alla Città di Milano nel 1923, che una speciale Commissione ha indicato all'assessore Chiodi, cui risale il merito dell'iniziativa, come meritevoli di essere conservati, restaurati o tutelati contro le insidie della speculazione e il dilagare dell'urbanesimo.
La relazione stesa in proposito dal chiarissimo dottor Ettore Verga, mostra con quale scrupoloso amore la Commissione, nominata dalla Società storica Lombarda, abbia assolto il suo compito, e mostra pure alla maggioranza dei milanesi che non osano collocare Milano fra le città d' arte d' Italia, da quale corona di preziose gemme sia essa circondata: gemme ignorate o dimenticate, cui la polvere dei secoli e più l'incuria degli uomini non hanno tolto ogni splendore. Sono ville patrizie, oggi ridotte a cascine, che nella leggiadria dei portici e dei loggiati, delle finestre e dei portali conservano l'impronta dello stile lombardo così esuberante di vita, di gaiezza e di colore; sono piccole chiese ed oratori, dai campanili decapitati, dai soffitti a cassettoni da cui si intravvede il cielo, e dagli affreschi scrostati, che servono ai più umili usi industriali od agricoli; sono splendidi palazzi deserti, circondati da parchi secolari, sapientemente tracciati, che il Municipio dovrebbe assicurarsi per farne dei nuovi giardini pubblici.
Purtroppo, come osservava recentemente anche Luca Beltrami, il ventennio che tenne dietro al 1859 liberatore, fu il periodo più sconclusionato dell' edilizia milanese, non disciplinata da alcun piano regolatore; per cui si fabbricava a casaccio, con molto rispetto, è vero, per la linea retta, ma con nessun riguardo per quanto di storico e di artistico si incontrava sul proprio tracciato.
Nè valsero a salvare i molti monumenti di cui oggi deploriamo la scomparsa ( non sempre giustificata dalle esigenze della viabilità e dell'estetica) i piani regolatori adottati in progresso di tempo.
Doppiamente provvida appare quindi l'opera della sullodata Commissione, che viene a rincalzare nel campo edilizio le ragioni dell' arte e della storia contro quelle del cieco utilitarismo, e se ad avvalorare tale opera potrà in qualche modo concorrere anche la presente Strenna dei Rachitici, dove tanti avanzi dell'arte lombarda sono legati e tenuti insieme da una rapida rassegna di antiche costumanze milanesi, cronologicamente distribuite nel corso di un anno, potremo lusingarci di noli aver sprecato del tutto il nostro tempo.
Otto Cima.
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