l'Orrido d'Inverigo
Otto Cima




T E M P O   C H E   F U.

L'ORRIDO.



copertina della guida
Se nel pieno delle vacanze, vi capita oggi di domandare a qualche amico dove abbia passata la domenica precedente, vi sentite quasi sempre rispondere con indifferenza: - A Madesimo, al Ponte di Legno, alI' Aprica ! - perchè è il meno che ci si possa concedere. Una volta invece, se aveste fatta la stessa domanda ad uno di quei fortunati che potevano vantarsi di villeggiare in Brianza, nove volte su dieci vi sareste sentiti rispondere con una cert'aria: - Ah, siamo andati alI'orrido! - Perchè l'orrido era un coefficiente indispensabile di buona vacanza e chi andava a cercar campagna, dopo essersi informato se nel paese c'era il fornaio, il macellaio ed il medico, domandava se c'era l'orrido. Povero orrido!
Lo chiamavano tutti cosi nei dintorni, avanti che le ferrovie e le nuove strade avessero cambiato faccia al paesaggio, ma di solito era soltanto un angolo nascosto e tranquillo fuori di mano, dove il sole penetrava a stento tra il fitto degli alberi e dove nei brevi improvvisi silenzi di una capinera odi un fringuello, a tender bene l'orecchio si poteva distinguere il ciangottar di un'acquetta scorrente fra basse sponde erbose. Nulla di veramente orrido: niente rupi sospese fra pareti a picco da cui sbirciasse un lembo d'azzurro lontano; niente scroscio di acque spumeggianti attraversate da tronchi d'abete schiantati dal fulmine; niente sibili di vento od
agitar di verdi cappellature niente sibili di vento od agitar di verdi cappellature sull'orlo di un pauroso sentiero terminato da una croce di legno inclinata sull'abisso. Niente precipitar di massi o strider di falchi; niente brividi, niente leggende! Scorrevano intere settimane senza che la sua tranquillità venisse turbata dal passaggio di un contadino curvo sotto la gabbia del fieno o di un ragazzo in cerca di nidi. All' improvviso, la mattina di una domenica d'estate o di autunno la scena cambiava, come nelle foreste secolari quando il castellano bandiva una caccia e squillavano i corni ed abbaiavan le mute: un alto clamore si avvicinava: risa, grida, richiami, canzonette allegre: Io sono l'inglesina… Ven chì Ninetta….
Un grande movimento fra i cespugli, uno scricchiolio di foglie secche e di rami infranti ed una voce autorevole che diceva:
- Eccoci all'orrido !
Una grossa comitiva di villeggianti sbucava nella radura dove l'erba ed il muschio avevano gettato un molle tappeto di velluto e ciascuno si libera va del proprio carico: scialli e coperte come per andare in montagna, perchè l'orrido era fresco; parasoli, ventagli, bastoni e canestri, canestri, molti canestri. - Si mette tutto insieme? - domandava il capo della brigata. Certo, tutto insieme! E mentre ogni gruppo aveva pensato per sè cercando di far bella figura di fronte agli altri, la passeggiata e l'accresciuta familiarità persuadevano a fare una mensa comune. Fuori tutto, dunque, smistando le provviste: il salame col salame, l'arrosto con l'arrosto, il formaggio col formaggio.... Il vino no: quando si è abituati ad un vino, un altro vino, anche migliore non può garbare! Ed ogni capo gruppo pensava a mettere a bagno nel ruscello, assicurandole fra i sassi, le proprie bottiglie. Intanto le signore stendevano le tovaglie facendone risaltare le cifre e i ghirigori: pazienti lavori invernali eseguiti al lume del petrolio, intorno all'unica tavola dove i ragazzi mandavano a memoria, tutti insieme, una casella dell'abbaco, un brano di storia sacra ed una strofa del Metastasio, mescolando così il 7 X 8 = 56 con Esaù e Giacobbe e con la voce dal sen fuggita! Nè mancava l'ingrata sorpresa d'una tovaglia o d'una salviètta ragnata o bucata messa nel canestro per isbaglio, e allora erano lagni senza fine contro le persone di servizio, le quali, a casa, dovevano fare anche la parte delle padrone che si divertivano. C'era però qualcuno che non pensava nè a tovaglie nè a tovaglioli, ed erano gli immancabili fidanzati che, passo passo, s'allontanavano verso il bosco in cerca di ciclamini, fin che una voce li richiamava dalle nubi in terra, ed allora la ragazza accorreva, perchè era ancora il tempo in cui le ragazze obbedivano alle mamme! Ma non tutto andava liscio: chi s'accorgeva d'aver dimenticato il sale e chi d'aver portato poco pane; chi levava dalla bisaccia l' inseparabile romanzo intriso d 'olio di sardine e chi constatava che nel viaggio le pere o le pesche erano diminuite della metà. Quando poi tutto era pronto, qualche bambino, nel saltare e risaltare il ruscelletto, vi piombava nel mezzo, mettendo in pericolo la cantina e mandando alla deriva qualche popone od anguria messi in fresco ed al cui salvataggio si lanciava il sesso forte, ansioso di compiere un bel gesto!
- Ciascuno al suo posto! - ordinava allora il capo della compagnia, scegliendosi il migliore lontano dalla moglie. Era tempo! Le signore, dopo vari giri su sè stesse, rimboccavano l'ampia gonna di seta nera e sedevano nell'erba nascondendo nella sottana fin la punta degli stivaletti di varlensten, gli uomini, in calzoni chiari di nankin, li riparavano col fazzoletto che si toglievano d'attorno al collo, e per qualche minuto regnava quel silenzio che precede il mettersi in movimento di una grande macchina. Erano infatti una trentina di mascelle, più o meno ben armate, che si accingevano a compiere coscienziosamente il loro dovere. Scambiati con grande cortesia i più entusiastici elogi sulla squisitezza dei diversi antipasti, la comparsa dell'arrosto provocava una profonda discussione sulla bontà del vitello brianzolo in confronto di quello che si mangiava a Milano, e il più competente spiegava: - A Milano non si ammazzano che vitellozzi, mentre in Brianza sono tutti vitellini da latte, appena tolti alla mamma od alla balia, perchè vi sono anche mucche che allattano i vitelli altrui. Vengono pesati all'arrivo, ripesati alla partenza e sulla differenza si stabilisce il prezzo dell'allattamento! – Oh bella, oh bella ! E siccome a quel tempo anche le mamme più amorose mandavano a balia i propri bambini, quel sistema di pagamento a peso che eliminava ogni controversia sul salario, sullo zucchero, il sapone, il regalo per il primo dente, ecc., riscuoteva l'approvazione di chi se ne intendeva.
Villa Crivelli, tavola di Giannino Grossi
C'era però il guaio che durante le vacanze, quando i villeggianti accaparravano il latte, i vitellini venivano rimandati e allora, per alcuni giorni, erano muggiti di lamento nelle stalle. Esaurita la discussione sui vitelli che degradava in quella sui formaggi e sulle frutta, facevano la loro comparsa solenne tutti i panettoni che la vigilia avevano accompagnato nel viaggio da Milano i diversi capi di famiglia, ognuno dei quali aveva una ragione specialissima per esaltare il proprio pasticciere. Intanto l'ordine della mensa, già compromesso da qualche bicchiere di vino versato sulla tovaglia, che provocava l'inevitabile evviva agli sposi, se ne andava del tutto alla dissertazione di qualche professore sul carattere specifico dei veri orridi, come quelli di Nesso, Osteno o Bellano che, geologicamente, ecc., ecc., mentre quelli di Inverigo, il Paradiso dei cani, la Bistonda, ecc., ecc., si potevano classificare, ecc., ecc. Poi un gruppo d'uomini si appartava, facendo circolo intorno ad una misteriosa bottiglia impagliata e ad un mazzo di tarocchi, scivolando a poco a poco nella politica per darsi reciprocamente del codino o dell'esaltato, e mentre le signore anziane provvedevano a farsi il caffè secondo i più antiquati sistemi in uso, popòle e giovanotti, dopo aver giocato al perchè perchè od ai colori, combinavano di cambiar itinerario nel ritorno per far visita all'eremita che prediceva l'avvenire o per dire un requiem ad una delle solite cappellette che nel profondo dei boschi segnavano il rifugio di chi, volendo sfuggire alla peste, aveva invece trovato colà morte e sepoltura. Finalmente, quando il sole stava già declinando ed il solito temporale lontano aveva fatto sentire il suo brontolio, qualcuno che aveva fatto il '59 o il '66, teretè teretè teretè, suonava l'adunata. Allora ciascuno raccoglieva la propria roba confondendola con quella degli altri e lì cambì, proteste e risa unite agli stiramenti di quelli che si erano addormentati nell'erba e si svegliavano indolenziti e pizzicati dalle formiche, dai ragni, dalle ortiche.... Poi il capo si moveva pel primo e gli altri dietro, e l'orrido, con tutta la cartaccia che vi restava disseminata, cominciava davvero a meritare il suo nome.
F i n e.  

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Vi invitiamo a leggere l'introduzione del libro scritta dall'autore stesso.

Ringraziamo Damiano Bianco dell'associazione "Orrido d'Inverigo" per il materiale fornitoci.



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