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... segue dalla prima parte del diario... Pian piano lungo la strada aumenta il traffico di uomini armati, sicuramente mercenari, che da nord si dirigono a sud, verso Delos. Gente che viaggia in armatura completa, in gruppetti. Ai lati della strada si cominciano a vedere di tanto in tanto dei forti, presidiati probabilmente da Nani, che controllano il passaggio. A sera viene raggiunto il paesino di Albakon (Albach nella lingua dei Nani), dove sorgono, ai lati delle strade, moltisime locande. Qui pernottano tutti i mercenari di passaggio. Karis chiede ad Alice e Faradyr di portare una sua lettera ad un contatto che si trova nel paese alto, una zona di Nani minatori. Fornisce il nome di Kos-Tun, è un Nano deliota. Mentre i due salgono a cercare Kos Tun, gli altri si preoccupano di trovare una locanda per la notte. Non è facile, sono tutte molto affollate e nessuna ha tanti posti per ospitare tutto il numeroso gruppo. Karis, Kotaros e Kar Dun trovano alloggio alla locanda più bella, "il Passo", mentre gli altri, dopo un po' di giri a vuoto, si sistemano nel posto dove lo stesso Cormac aveva pernottato nel suo precedente viaggio a Delos, la locanda "Lo Sguardo verso Delos". Alice e Faradyr salgono dal contatto, nel villaggio di minatori scavato nella roccia. Del loro contatto sanno ben poco, soltanto che si tratta di un Nano e che non è molto amato da Karis. I due arrivano ad una taverna di minatori ed entrano. Si fa silenzio intorno a loro: nella taverna ci sono soltanto Nani, e gli sguardi su di loro sono assai ostili. Chiedono da bere, ma l'oste non risponde. Si alza del vociare: "elfi e donne non sono graditi in questa locanda di lavoratori!" La tensione si fa palpabile, interviene un Nano con abiti da guardia che richiama all'ordine. Solo quando Faradyr dice che si trova lì per cercare Kos Tun il vociare si placa e gli sguardi, da truci che erano, si fanno curiosi. L'oste dice ai due ospiti di seguirlo nel retro, scende delle scale buie e oltrepassa una tenda. C'è uno stanzino avvolto nell'oscurità quasi completa, se non fosse per una lanterna schermata. Nello stanzino c'è un tavolo, con alcuni sgabelli disordinati intorno, ed un Nano seduto che sorseggia da un boccale enorme. A guardarlo meglio, il Nano ha un aspetto spaventoso: gli mancano ciocche intere di barba e capelli ed ha il viso solcato da enormi cicatrici come artigliate, non tanto diverse da quelle che il vecchio Porter ha sulla schiena. Le cicatrici gli attraversano anche gli occhi, che sono strani, acquosi. Kos Tun è silenzioso e cupo, e senza parlare apre il palmo della mano, come ad aspettarsi qualcosa. Alice sta per dargli dei soldi, ma Faradyr la previene e porge al Nano la lettera di Karis. Il Nano prende la lettera e, sforzandosi visibilmente sembra leggerla. Quindi la porge ad Alice e le ordina di leggerla. Il testo della lettera, scritto da Karis, è pieno di insulti rivolti a Kos Tun, di prese in giro, nelle quali si dice anche che gli stessi latori della lettera sono d'accordo con Karis nel pensare simili cose del Nano. Alice cerca di edulcorare il testo, ma evidentemente Kos Tun l'ha letto ben bene, perchè commenta la cretinaggine di Karis senza mezze misure. Il Nano tenta poi di afferrare Alice per la collottola, ma la ragazza è più svelta e blocca il braccio di Kos Tun, conquistandosi la sua ammirazione. Con un forte accento bensoniano, Kos Tun spiega in pochi ma chiari punti la situazione ai due visitatori:
Dice inoltre che il libro non andrà più portato a Delos, in capitale, ma dal Duca di Dyrrakion, e consegnato nelle sue mani. Si parte l'indomani mezz'ora prima dell'alba, mentre Karis e Kotaros devono andarsene due ore prima. E quando Faradyr saluta Kos Tun con un "buona notte", il vecchio Nano risponde: "la notte non è mai bene, carogna di un elfo!". Quando Alice e Faradyr raccontano a Karis del dialogo col Nano, l'Elfo è depresso perchè non vorrebbe tornare nei Temi del Nord. Racconta poi che Kos Tun in passato combattè a lungo sul Mustblach, il Passo di Myst, che mette in contatto Delos con il Ducato di Benson. L'indomani all'alba arriva Karis in locanda a salutare, è molto mesto e triste all'idea di tornarsene a Greyhaven, evidentemente aveva una gran voglia di tornare a Delos. Comunque saluta tutti calorosamente, in particolare Daniel al quale, abbracciandolo, infila in tasca un pacchettino misterioso (Daniel poi rivelerà ai compagni il contenuto del pacchetto: droghe, un veleno mortale da spalmare e il corrispettivo antidoto liquido). Cormac saluta il vecchio Kotaros, evitando accuratamente Karis. All'alba arriva Kos Tun. E' armaturato con una corazzaccia di cuoio molto vissuta, ha un martello da guerra e uno scudo, porta un elmo con le corna. Ha gli occhi in parte bendati e il volto nascosto dall'elmo. Ha un modo di fare burbero e minaccioso, chiede di vedere il libro e lo scruta accuratamente. Quindi proclama Faradyr "Custode del libro", con il suo martello: se il libro si perde, gli dice, tu muori. La carovana si rimette in viaggio verso sud. Adesso i forti nanici sui monti sono di più, si vede che ci sono pattuglie di Nani con balestre e persino baliste che sorvegliano la strada. Lungo il viaggio Kos Tun acconsente a dare lezioni di Delos ai membri della spedizione. Siede per gran parte del tempo nel carro guidato da Aska, dove siede anche il "buon barbaro" Cormac e, a turni, Alice, Daniel e Faradyr, per imparare la nuova lingua. Quando può però sale sul carro di Kar Dun, con il quale si trova visibilmente più a suo agio. A sera il gruppo alloggia in una stazione di posta affollatissima di mercenari. Kos Tun spiega che i mercenari si spostano dai Temi del Nord verso l'Impero, e che gran parte dello stesso esercito imperiale è composto da truppe del genere. Dice poi che a Poldorion si paga il dazio di ingresso, e che per questo molti di loro, della "feccia", passano per i boschi e le campagne ed evitano la strada più battuta e larga. Nella serata si decide un itinerario. Alice si preoccupa di capire dove si trovi esattamente il Monastero degli Eroi Vincenti, che dovrebbe essere non lontano dal Bosco Ombroso. Sembra anche, a sentire quel che dice l'oste, che sia una buona strada per evitare Poldorion con i suoi controlli, quella di passare per la zona intorno al Monastero. Si fanno i turni di guardia, perchè "la notte non è mai buona", e l'indomani si parte prestisimo, grazie all'aiuto di una mappa dell'oste, verso la strada, un po' indietro fino ad un sentiero in terra battuta pochissimo frequentato, che conduce in una zona disabitata e molto spoglia. I carri faticano un po' ad inerpicarsi per il sentiero, tanto che si rende utile che qualcuno scenda e, da terra, guidi i cavalli. Alice fa intanto da palo, controlla che non arrivi nessuno e raggiunge un gruppo di sei mercenari che le dicono che stanno passando per un sentiero nel bosco, nella direzione opposta ai carri, per evitare il blocco di Poldorion: pare infatti che non siano più ammessi mercenari nelle terre dell'Impero. Prima di riunirsi ai carri, Alice, assieme a Faradyr, cancellano le tracce del passaggio della carovana: non bisogna farsi seguire, quindi è bene passare inosservati. La stradina sterrata percorre una landa spoglia, dove non c'è acqua e quasi non crescono piante, con colline deserte e silenziose. Il cielo incombe immenso e, al tramonto, colora le colline di tinte rosate e bellissime. L'atmosfera è solenne e suggestiva. Durante la notte, sotto le stelle, tutti sono assaliti da una intensa sensazione di pace e serenità; Aska è talmente sensibile alla pace e alla santità del luogo che si inginocchia e si mette in preghiera. Anche Kos Tun è sereno e rilassato, tanto che canta alle stelle un canto delle sue terre. La notte trascorre meravigliosamente tranquilla e l'indomani il gruppo riparte. Alice freme di andare verso il monastero, che tuttavia non si vede ancora da nessuna parte. Alla prima deviazione, un sentiero verso sud, la ragazza decide di provare a percorrerlo. Con lei sceglie di andare anche Aska e Faradyr. Visto che i carri non ci possono passare, l'intera carovana si ferma. Cormac così ne approfitta per scendere dal carro e arrampicarsi su di una collina piuttosto alta, e guardare il panorama. E vede così il Monastero, nella direzione opposta a quella presa dai compagni, a Nord Ovest. Li chiama e loro tornano indietro. Si prosegue sulla strada maestra e dopo un po' si vede anche da lì il monastero; c'è un bivio che però i carri non possono percorrere, così i tre interessati salgono al monastero, gli altri aspettano sotto. Mentre salgono, si ode il richiamo di un potente corno. E poco dopo arriva un giovane vestito di porpora e oro, che va incontro ai visitatori e li guida al monastero. E' un paladino di Pyros, di pochi anni, che parla soltanto la lingua di Delos. Poco dopo arriva anche un altro tizio, panciuto e pelato, in armatura di cuoio, rubicondo e abbigliato di scuro. E' un paladino di Kayah. I due, pur non parlando la lingua di Greyhaven, riescono a intendersi con i visitatori abbastanza da far capire ad Alice che non deve introdurre la sua spada all'interno del monastero. L'arma viene toccata con grande circospezione dai paladini, che la avvolgono in un panno grigio, come se fosse contaminata, o maledetta. La ragazza un po' insiste, poi, quando si vede costretta ad abbandonarla, dice che nessuno glie la deve toccare. Nessuno glie la tocca, le rispondono. Lei entra, assieme ad Aska, mentre Faradyr rimane fuori: il monastero è una clausura femminile e l'elfo rimane coi due paladini a bere vino e a cercare di comunicare di strade e percorsi da seguire col carro fino a Dyrrakyon. Alice chiede di parlare con Madre Lara, e le dicono che è l'Igùmena. Conducono la ragazza da Madre Lara, che è una donna che parla il Greyhaven, cieca e non più giovane. Le due parlano a lungo, alla fine Alice va a riposare su un lettuccio. Intanto Aska aspetta, nella sala comune del convento, e parla con una monaca molto anziana, forse ultranovantenne, che siede su una sedia a rotelle ed ha accanto una giovane suorina che la assiste e la sorveglia. La vecchietta si chiama Pyrodula, ha la pelle molto chiara e gli occhi scuri, a mandorla, e da giovane doveva essere sicuramente una bellezza. E' alta ancora adesso, nonostante l'età, ed è molto desiderosa di parlare con Aska. Pyrodula racconta di trovarsi lì per pagare per i suoi enormi peccati, che ha finalmente trovato la pace con le sue brave compagne. Da come parla sembra che canzoni un po' le altre monache, nonostante abbia palese rispetto per Pyros. Aska racconta di trovarsi in viaggio per Dyrrakyon, allude al suo passato in cui serviva altre divinità e dice che adesso crede e venera Pyros. Pyrodula dice ad Aska che le ricorda se stessa da giovane, e le chiede un favore: di portare un anello d'oro, con una D incisa sopra la pietra, sulla tomba del Duca Nikeforos Priennios, Duca di Dyrrakyon... ex Duca, per la precisione. Lei lo conosceva, e la sua anima non potrà trovare il riposo che cerca, finchè questo incarico non sarà stato svolto. Aska promette di aiutarla. Quindi viene a sua volta ricevuta dall'Igumena, che le parla brevemente del fatto che gli dei non aspettino. Nel frattempo Faradyr passa il tempo con il paladino di Kayah, un buontempone, che gli offre del vino resinoso e ci chiacchiera, per quanto possibile. Poco dopo sale anche Cormac, mandato da Kos Tun, che si agitava per il ritardo della spedizione, ma riscende subito ai carri, per tranquillizzare il Nano. Kos Tun però tiene molto alla sua tabella di marcia. Scende dal carro e si avvicina a un dirupo, quindi inizia a battere furiosamente con il martello sullo scudo, sprigionando un rimbombo fortissimo che riecheggia per le valli. Il frastuono sveglia Alice, che abbandona il monastero, assieme a Aska e Faradyr. Il gruppo si mette in marcia nuovamente, tornando indietro: infatti i paladini hanno spiegato a Faradyr che non c'è modo di passare fino a Dyrrakyon con tutti i carri, e che si deve per forza prendere la strada principale. La notte passa tranquilla, anche se l'atmosfera non è più serena e pacifica come la sera precedente. Sorge il mattino del 23 agosto. Lungo la strada Aska nota delle orme di piede, come se qualcuno avesse seguito il loro stesso percorso negli ultimi tempi: si decide di stare molto attenti per vedere eventuali inseguitori. Non trovando nessun sentiero adatto al carro si arriva fino alla strada che porta a Poldorion. Qui Kos Tun dice che è opportuno che tutti si fingano mercenari, e lui il reclutatore, in modo da attraversare il posto di blocco di Poldorion. Alice ricorda che il tizio incontrato giorni prima le aveva detto che non erano più accettati mercenari, ma Kos Tun la tranquillizza, dice che non è possibile e che al massimo ci sarà da perdere qualche giorno in faccende burocratiche. Così tutti si mettono addosso le armature, con grande entusiasmo di Kos Tun, che trova tutti molto più seri. Il caldo è intenso e viaggiare in armatura una tortura, ma non ci sono alternative. Soffia un forte vento caldo da sud, e la via Poldoriana è deserta. A un certo punto Cormac e Faradyr cominciano a sentire un lontano ritmo, come di musica, in lento avvicinamento. Inizialmente nessuno li prende sul serio, ma poi il suono diventa più forte ed inequivocabile: si tratta di un canto militare. I carri si fermano al bordo della strada per far passare uno squadrone di fanteria che si allontana da Poldorion. Sono circa 100 fanti, armaturati con cuoio rigido, elmetto di metallo decorato con una stella, scudo piccolo e picca, daga e stocco. Sulle divise portano l'aquila imperiale, nera sul cuoio. Lo squadrone passa cantando e marciando, quindi la carovana riprende il suo viaggio. Scende la sera e ci si accampa nei pressi della strada. Nottetempo passa un altro squadrone, con le torce, nella stessa direzione. L'indomani, 27 agosto, al mattino ci si prepara ad entrare in Poldorion. Prudentemente i membri del gruppo, in particolare Faradyr, propongono di non far passare il libro per la città, ma di affidarlo a qualcuno che faccia il giro a cavallo senza farsi perquisire. Ma Kos Tun dice che non ce n'è bisogno, quindi si entra tutti. La città ha delle mura basse e schiacciate, massicce, sorge a cavallo della strada ed è pattugliata da gruppi di Nani ben armaturati. Proseguendo per la strada si arriva ad una grande piazza affollata di carri e soldati, ci sono le guardie, con la stella sull'elmo e l'aquila imperiale sul petto, e altri soldati, vestiti con armature più pesanti, con l'aquila tanto sul petto che sull'elmo. Stanno perquisendo i carri un po' alla volta. Non resta che mettersi pazientemente in fila... A controllare ci sono due tizi, uno barbuto e un elfo anzianotto. Al turno dei carri di Kar Dun le guardie entrano e perquisiscono, trovano i libri (La vita dell'Imperatore Ghiannis Duncas mischiato agli altri volumi di minor pregio), li mettono tutti insieme, poi trovano le tagliole e gli attrezzi da scasso. Quindi chiamano l'elfo che controlla. L'elfo sale e comincia a controllare la mercanzia, finchè non trova il libro tanto prezioso e si incuriosisce. Chiede che cosa ci facciano dei mercenari con un libro tanto difficile, per di più scritto in Delos. Aska, assalita da una gran paura, non riesce a profferire parola. A un certo punto il barbuto imperiale cerca di salire sul carro, ma l'elfo, con parole accese (e senza fargli vedere il volume) lo manda via. Quindi guarda Alice, Aska e Kar Dun, che si trovano sul carro, e dice loro, con espressione maliziosa e curiosa al tempo stesso, che sono venuti dei soldati imperiali da Delos, nella Sua città, e che stanno cercando un gruppo di persone, un gruppo "misto" tra donne, uomini, elfi e nani, che reca con se il volume "vita dell'imperatore Ghiannis Duncas"; dice che per questa storia sta succedendo un bel po' di confusione nella Sua città, che hanno dovuto limitare il numero dei mercenari temporaneamente e che insomma questo libro è abbastanza famoso, come le persone che lo portano. I membri del gruppo presenti impallidiscono e già si sentono spacciati, quando l'elfo, con aria sorniona, commenta: "che bella occasione di fare un dispetto agli imperiali... datemi un buon motivo per farlo!" Nello stesso momento arriva da fuori un grido di Kos Tun, in Delos, che urla: "Io Sono Kos Tun, l'Eroe del Mustblach!" Il Nano apostrofa così il barbuto che, attraverso i suoi uomini, ha ordinato a Cormac e Faradyr di poggiare le armi. Intorno a lui si solleva un mormorio di stupore e rispetto. Alice intanto cerca di convincere l'elfo a lasciarli passare, con vaghe promesse. Ma ben presto si capisce che gli interessi del controllore sono molto più semplici e immediati: con 85 corone d'oro si lascia corrompere senza tanti problemi. Si limita a sequestrare tagliole e attrezzi da scasso, e fa espellere il gruppo da dove è entrato. Una volta fuori, ancora increduli di averla passata liscia, i nostri eroi si interrogano sul dafarsi. Evidentemente il libro è ricercato dalle Guardie Imperiali provenienti da Delos, le strade principali probabilmente saranno pattugliate e il carro non può percorrere quelle secondarie. Si decide quindi di tornare indietro fino al sentiero che conduce al Monastero, lasciare da quelle parti i due carri e proseguire per vie impervie e nascoste a cavallo. Si torna indietro a passo spedito, temendo eventuali inseguitori. A un tratto si sente un canto nanico in lontananza, un canto di guerra. Visto che è ricercato un gruppo "misto", le tre ragazze con Faradyr e il libro si allontanano a cavallo, mentre gli altri proseguono, raggiungendo un vasto accampamento di Nani, ci sono circa 500 soldati Nani, tutti con il doppio simbolo della stella e dell'aquila imperiale. Sono i Nani del confine che avanzano all'interno dell'Impero. "Qui sta cambiando il mondo..." commenta Kos Tun con tono amaro, "stiamo sbagliando tutto, la corrente ci travolgerà". Il gruppo si incontra di nuovo un po' più avanti, e si accampa fuori pista. Durante la sera il Nano borbotta molto e racconta di aver conosciuto, in passato, l'anziano elfo alla cui corruzione tutti devono la vita: si chiama Minas. L'indomani nei pressi della stazione di posta, oltre la quale si dirama la strada per il monastero, nuovamente si incontra una grande pattugila di soldati Nani. E Kos Tun incontra Tun Kar, suo conoscente, il quale gli dice che l'esercito dei Nani di confine vanno a combattere a Butelion, che è stata assediata, presa e distrutta da un'orda di barbari provenienti dall'est. Appare molto strano che un'orda di barbari abbia potuto attraversare indisturbata gran parte dell'Impero, fino ad arrivare a Butelion e distruggerla, probabilmente si tratta di barbari al soldo di qualcuno. Stanno succedendo strane cose, a Delos, e Kos Tun non se le sa spiegare. Il gruppo si incontra nuovamente, si ripete il solito fuoripista verso il Monastero, e la notte passa tranquilla. L'indomani 26 agosto non succede nulla, la zona desertica nei dintorni del Monastero non ha segni di vita particolari, nessuno sembra essere passato recentemente. Al tramonto il gruppo si accampa e Alice si avvia al Monastero, ansiosa di parlare nuovamente con Madre Lara. Gli altri parlano tra loro a lungo, prima di addormentarsi. Appena Alice arriva, incontra il paladino di Kayah, che sembra molto spaventato a vederla, come se, nella sua ombra, individuasse un'altra sagoma, maligna: la sagoma di Lord Volgar. Il paladino fa capire ad Alice che deve entrare nella cappella di Kayah, per mettersi al riparo, e lui rimane sulla soglia come per difenderla. Chiama in suo aiuto il giovane paladino di Pyros, e entrambi trascorrono la nottata a sorvegliare Alice. Da parte sua, Alice sente la voce di Volgar nella testa che le dice di uscire all'aperto, di combattere, che la provoca in ogni modo. Ma la ragazza resiste, e prega. A un certo punto il paladino di Kayah sembra attaccare una sagoma impalpabile, è Lord Volgar che cerca di avvicinarsi, ma trova la resistenza della Fede davanti a lui. La notte passa molto tormentata, e alle prime luci dell'aurora Alice, stanchissima, va a parlare con Madre Lara nuovamente. Sorge il sole finalmente. E' una mattina uggiosa e un po' nuvolosa, Alice torna dai compagni dopo la notte passata al monastero. Il gruppo inizia ad organizzarsi per lasciare i carri al monastero; l'operazione dura parecchio tempo, nonostante l'aiuto dei due paladini, perchè bisogna sistemare tutto al meglio, fare rifornimento di cibo e soprattutto di acqua. Daniel cerca di chiacchierare un po' con Kos Tun, che però reagisce decisamente male. E quando Faradyr gli fa domande sul Duca di Dyrrachion, se la carica sia ereditaria o meno, Kos Tun si offende, a sentir dire "Duca figlio di Duca". Il gruppo trattiene a fatica l'ilarità. Manca una sella. Aska e Kos Tun salgono nuovamente su al monastero, ma non ce n'è, così la ragazza è costretta a cavalcare a pelle, cedendo la propria sella al Nano. I due si scambiano qualche battuta piu' o meno pesante, e si parte. Il tempo è afoso e grigio, sembra che minacci un acquazzone. Daniel rischia grosso, importunando il Nano con domande sul Mustblach. Ma poi comincia a piovere, sempre più forte, finchè non vien giù un vero diluvio. La zona è spoglia, c'è solo un boschetto di pini, praticabile, ma per prudenza il gruppo non ci si sistema sotto, temendo i fulmini. E così si viaggia molte ore sotto l'acquazzone. Solo a sera la pioggia cala, per poi finire. Il gruppo si accampa e riesce faticosamente ad accendere un fuocherello, per scaldarsi e asciugare i vestiti bagnati. ìa notte passa tranquilla. L'indomani mattina ricomincia a piovere. Il paesaggio è sempre spoglio e monotono, anche se pian piano cominciano a incontrarsi greggi di capre. Faradyr e Kos Tun vanno a parlare con un pastore, che però non sa dir loro niente di utile. A ora di pranzo il gruppo raggiunge una zona con degli alberi, l'inizio di un bosco. E la pioggia insistente costringe tutti a fermarsi non molto tempo dopo. Alice si sente poco bene, è molto raffreddata, e accendere il fuoco comincia a diventare difficile. Parlando, Aska e Daniel si bullano un po' con Kos Tun delle loro esperienze con i predicatori delle tenebre: l'austero Nano rimane molto impressionato. Il tempo passa e arriva l'ora di dormire. Durante la notte Faradyr sente un rumore come di ruscello, e l'indomani si vanno a riempire le borracce prima di ripartire. Il mattino del 29 agosto finalmente c'è il sole. Il gruppo si rimette in marcia, oggi tocca a Faradyr cavalcare senza sella. C'è una certa indecisione sulla strada da prendere, si comincia a deviare verso sud. Camminando, Cormac si sofferma a cercare delle impronte, e ne individua alcune, che gli sembrano di animale; incuriosito per l'assenza di animali nei paraggi chiama Kar Dun, che, più esperto nella lettura delle tracce, individua con certezza i segni del passaggio di uomini. Non molti, due tre, massimo cinque. Però devono essere per forza passati durante la notte, visto che prima la pioggia avrebbe cancellato i loro segni. Il gruppo si comincia ad allarmare. Incontrando un pastorello, gli si chiede se abbia visto passare nessuno, la la risposta è negativa. Il ragazzino dice anche che c'è un sentiero, sia pure poco battuto, che va a sud. Lo indica al gruppo, che inizia a percorrerlo. Nel tardo pomeriggio Alice è molto affaticata, si decide di trovare un riparo per la notte. Ci sono delle colline, nessun riparo vero e proprio. Cormac suggerisce di fare il campo in un punto nascosto, un avvallamento non visibile dalla strada, e di dividere le persone che fanno il turno, uno sotto con gli altri, l'altro sul colle per controllare, non visto, le zone circostanti. Durante il turno di guardia di Daniel e Shuen, mentre l'elfo sta di vedetta sul colle, gli capita di vedere una fioca lucina, alla distanza, che si avvicina lentamente. Potrebbe essere una lanterna, difficile dirlo. La luce si avvicina sempre più, sia pure restando lontana qualche chilometro, poi si ferma e si spegne. Al mattino Daniel racconta ai compagni quel che ha visto, e si decide che lui e Faradyr rimarranno indietro per qualche ora rispetto agli altri, per controllare eventuali inseguitori. Il libro lo prende Kar Dun, il cavallo senza sella Cormac. A ora di pranzo i due elfi si riuniscono agli altri senza aver visto nessuno, e il gruppo riparte di gran carriera. Si decide di fare una tirata molto lunga fino a notte, deviando leggermente direzione, e lasciando un fuoco in un posto a caso per distrarre l'attenzione degli inseguitori, in modo da costringerli a muoversi di giorno e non più di notte. Così si fa, il gruppo avanza per molte ore, fino a notte fonda. Mentre però si stanno cominciando ad addormentare, i nostri eroi vedono molte torce avvicinarsi, e un gran abbaiare di cani: tutti si armano e armaturano, appostandosi. Kos Tun, Kar Dun e Daniel rimangono vicino al fuoco a vedere chi arriva, coperti dagli altri. Si tratta di una ventina di grossi, brutti e sopraccigliuti pastori, dall'aria feroce, e da una quindicina di grossi cani, dall'aria altrettanto feroce. Sono armati di bastoni e coltellacci, hanno un'espressione molto aggressiva. La situazione è tesa, i nostri sono tutti molto preoccupati, perchè il compito diplomatico di calmare i villici inferociti tocca per forza di cose a Kos Tun, l'unico che parla la loro lingua. "Che volete, miserabile gentaglia?", esordisce il diplomatico Nano, "siamo un gruppo di saldi e potenti guerrieri", continua poi, con fare minaccioso. I pastori discutono con Kos Tun per parecchi minuti, mentre i cani ringhiano e la situazione sembra degenerare da un momento all'altro, finchè finalmente si voltano e se ne vanno. Il Nano li ha convinti a lasciarli stare: i pastori temevano di avere davanti dei briganti, che si muovono la notte. Kos Tun si è impegnato a ripartire solo il mattino dopo, e l'incontro, sia pure spiacevole, non ha conseguenze. Il resto della notte passa tranquillo e ci si rimette in marcia alle nove del mattino circa. Si corre più possibile, finchè non viene raggiunta una zona più montuosa e impervia, dove si deve per forza andare al passo. Nel tardo pomeriggio si incontra un sentiero in direzione nord-sud, e si decide di accamparsi nei pressi. La notte passa tranquilla. L'indomani c'è un bel sole, e Kar Dun e Daniel raccontano di aver sentito, durante le ore dei loro turni di guardia, strani rumori provenienti da nord, come di persone, o animali, in movimento. Difficile valutare la distanza, confusa dall'eco. Faradyr a sua volta è abbastanza stranito a causa di un brutto sogno, nel quale si trovava a camminare per la zona montuosa e veniva travolto da una valanga, precipitando in un burrone. Il gruppo si mette in marcia fuori pista nella zona collinare, evitando la strada, per paura di eventuali posti di blocco nelle zone di passaggio obbligato. E così viene percorso un sentiero impervio, a tratti praticabile a cavallo, a tratti a piedi, tenendo l'animale per le briglie. Ad un tratto viene raggiunta una valle con le pendici circondate da alberi in piccoli boschetti. Alice scorge più avanti, alla fine della valle, una strettoia tra le colline, che sarebbe molto adatta per un agguato. E intravede delle ombre in veloce movimento tra i massi. Subito allerta i compagni che si preparano per il peggio. Kos Tun rimane dietro con i cavalli, mentre gli altri, armati e corazzati, cominciano a muoversi per capire chi si nasconda tra le rocce. Si decide di procedere compatti, con cautela. Aska, che rimane qualche metro indietro per non farsi vedere, nota alcuni uomini armati con archi e balestre nascosti tra le rocce e li indica ai compagni, che subito si mettono ai ripari. Poco dopo inizia il combattimento. Cormac e Kar Dun, armati di balestre, si cominciano ad avvicinare, di riparo in riparo, mentre Alice e Faradyr, dall'alto, li coprono con i loro archi. Intanto Alice grida in lingua Greyhaven agli uomini appostati di arrendersi, mentre Aska improvvisa una artigianale traduzione, aiutata da Faradyr, che stravolge un po' il significato della frase. Mentre Kar Dun e Cormac scendono, un tizio fa capoccella da dietro un masso per sparar loro una balestrata, ma viene colpito da una freccia in testa da Alice e mancato pochissimo da un colpo di Faradyr, e cade morto a terra. Intanto Shuen e Daniel cominciano l'aggiramento del clivio su cui si trovano i nemici, per prenderli di fianco. Ma vengono improvvisamente attaccati da cinque rozzoni, armati di falcioni e di alabarde. Daniel chiama aiuto, attirando l'attenzione di Faradyr e Alice che si muovono in quella direzione, per soccorrerli. Nel frattempo però i due trovano dei ripari che impediscono ai loro nemici di attaccarli in più di uno per volta, e cominciano a difendersi. Shuen al primo colpo decapita di netto un avversario, poco dopo ne ferisce un altro gravissimamente alla testa. Anche Daniel, dopo aver passato molto tempo a difendersi, riesce ad aver ragione di un avversario, e poi di un altro. Quando arrivano Faradyr e Alice li aiutano con le frecce, e in breve hanno ragione di tutti i nemici di quel versante. Intanto Kar Dun e Cormac, coprendosi a vicenda con le balestre, arrivano abbastanza vicini ai loro avversari. Il Nano viene colpito da due dardi, uno che si rompe sullo scudo e l'altro che scalfigge appena la sua armatura. Ma quando arriva il momento del corpo a corpo sono guai grossi per i loro nemici, armati di soli falcetti. Cormac manda al tappeto il suo avversario con un solo colpo al braccio, Kar Dun fa lo stesso, colpendo il nemico al ventre. Il terzo si arrende. I prigionieri vengono portati da Kos Tun che, rimasto solo a far la guardia ai cavalli, ha steso due avversari. E il Nano Deliota li interroga. Si scopre così che si tratta di semplici banditi, che infestano la zona relativamente selvaggia. Si decide così di toglier loro armi e stivali e di lasciarli a qualche chilometro più avanti lungo la strada. Cormac prende un'armatura di cuoio ad uno dei caduti che gli va bene di misura. Scambia due parole con Alice prima di rimettersi in viaggio. Il gruppo riparte alla svelta, per allontanarsi: teme infatti che nella zona ci siano anche molti altri briganti. Cammina cammina, dopo qualche tempo tocca scendere di nuovo da cavallo perchè il percorso si fa troppo accidentato. Ci sono delle montagne verdeggianti e boschi di aghifogli. Si trovano delle impronte di animale, e visto che le razioni scarseggiano si decide di utilizzare il resto del pomeriggio cacciando. Faradyr trova le orme di cinghiali nei pressi di un ruscello e le si seguono. Arrivati su un'altura, in basso si vede una mamma cinghiale con i cinghialetti e si decide di cacciarla. Così da un lato scendono Alice e Kar Dun, dall'altra Cormac e Faradyr. I cuccioli scappano, mentre il cinghiale parte in carica, viene colpito da un dardo di Cormac e da una freccia di Faradyr, ma lostesso raggiunge Cormac e lo travolge, ferendolo ad una gamba. Nel frattempo Daniel e Shuen salgono sulla cima del colle per godere di una migliore visuale sulle zone circostanti. Si accorgono così che a una certa distanza, quantificabile in un giorno di marcia circa, si apre un'ampia pianura coltivata e disseminata di fattorie. Shuen nota anche, sul cucuzzolo della collina di fronte, quelli che sembrano essere dei ruderi dalla forma strana, li indica a Daniel incuriosita, ma l'elfo le ricorda che non c'è tempo di visitarli. I due trovano anche un ruscelletto dove riempiono borracce e si rinfrescano. Ad un certo punto però, mentre stanno per tornare indietro all'accampamento, sentono un insolito vociare provenire da quella direzione, come di persone che si stiano azzuffando. Quando scendono finalmente a raggiungere gli altri, trovano soltanto Aska, che sta al campo da sola a sistemare. Daniel, preoccupato, le dice delle grida che ha sentito, e la ragazza conferma che Kos Tun anche le ha udite ed è andato a controllare. Passa del tempo, minuti e minuti, e il Nano non torna. Daniel si preoccupa sempre di più, mentre Aska continua a minimizzare. Infine, messa alle strette, è costretta ad ammettere di aver litigato con Kos Tun, che se n'è andato via, offeso. Poco dopo arrivano gli altri, con il cinghiale ucciso. Cormac è ferito e fatica molto a camminare, arrivato al campo Faradyr lo medica, anche se si accorge che la gamba ferita ha stranamente assorbito il colpo molto meglio di come fosse logico aspettarsi. Aska si mette a preparare la carne per la cena e per ricavarne razioni da viaggio, gli altri, udita la storia di Kos Tun, decidono di andarlo a cercare. Vanno Alice, Faradyr e Kar Dun, a cercare il Nano soltitario. Vedono delle tracce verso nord e le seguono per oltre un chilometro, chiamando il suo nome. Intanto scende l'imbrunire e pian piano si fa sera. Ecco che si sente il rumore di un corso d'acqua e, sulla sponda, c'è la sagoma di Kos Tun appollaiato su un masso in meditazione. Accanto a lui c'è una pietra scolpita che raffigura un cervo e degli alberi. Kar Dun va a parlare con Kos Tun, il quale gli dice: "fermati con me a pregare". Spiega poi che "la donna", Aska, ha bestemmiato, in un luogo sacro. Quindi continua la sua preghiera in nanico per un bel po'. Prima di andar via, anche Faradyr rivolge una preghiera ad Harkel, ma avverte una sensazione strana e spiacevole, come se la dea rifiutasse la sua prece. Tutti tornano al campo per la cena, Shuen racconta delle rovine che ha visto, e Kos Tun sembra molto colpito dall'associazione di idee tra la pietra votiva che ha trovato e le rovine. Interroga poi i cacciatori su come sia andata la caccia al cinghiale, che potrebbe aver avuto un effetto sacrilego, nel luogo religioso, nel bosco in cui si trovano. Aska improvvisa un sacrificio riparatore dedicato ad Harkel, bruciando sul fuoco le viscere del cinghiale ucciso. Kos Tun spiega che probabilmente le rovine sul colle erano un antichissimo santuario dell'epoca di Turn. E' ora di fare i turni di guardia. Durante il suo turno di guardia, Kos Tun canta un canto nanico molto bello, sottovoce, che anche Kar Dun ha ascoltato alle volte in passato. L'indomani, 3 settembre, il sole è pallido, fosco, stentato... malato. Sulle colline sale la nebbia, l'aria è pesante. Non è possibile cavalcare e Cormac non è ancora in grado di camminare, quindi si decide di sostare un giorno intero nello stesso accampamento. Il gruppo ne approfitta per salire alle rovine ed esplorarle. Prima salgono Alice, Kar Dun, Kos Tun e Shuen, visitano i ruderi di quello che sembra un grande santuario che dominava tutta la zona, ci sono resti di antichi templi, composti di sole colonne. Restano i grandi basamenti, capitelli e molti ruderi, Shuen esamina le pietre e capisce che si tratta di materiali di costruzione trasportati da lontano. Si tratta di resti dell'epoca turniana, con capitelli e colonne. E' improbabile che si trattasse di un santuario di Harkel, visto che generalmente i luoghi sacri dedicati alla dea non sono costruiti da mano di uomo, ma sono meraviglie della natura. Alice vede, su un capitello crollato, un simbolo del sole, di Pyros. Un po' provocatoriamente sale in piedi sul pietrone, per guardare il lontano panorama. Ma subito viene assalita da un caldo intensissimo, comincia a sudare e il capo le gira, tanto che, pochi istanti dopo, scende e si rifugia all'ombra. Non basta: il malore perdura finchè la ragazza non se ne torna all'accampamento dagli altri, dove si mette a riposare. Salgono Aska e i due elfi, approfittano del ruscello per rinfrescarsi, e anche loro visitano il santuario. Aska individua simboli di Pyros e di Harkel insieme, probabilment e in tempi molto remoti venivano venerati congiuntamente. Si mette quindi in preghiera, concentrandosi molto. Improvvisamente Aska vede una sagoma rossastra seduta su un capitello non lontano da lei, e sente una voce cavernosa che chiama: "ASKA!". Il tono non è rassicurante, anzi molto severo. La sagoma, indistinta e lucente, indica verso sud: "DEVI ANDARE VIA! QUANDO VEDRAI GENTE IN FOLLA E IN FILA LI SEGUIRAI". La figura misteriosa scompare, lasciando Aska spaventatissima; subito la ragazza scende e torna all'accampamento. Daniel l'accompagna, prende equipaggiamento e risale per la notte. Infatti il santuario è un posto benedetto come punto di osservazione. Durante la notte da un lato dormono i due Nani e i due Elfi, dall'altra Cormac con le tre ragazze. Daniel racconta una fiaba elfica ai due Nani e chiede una storia nanica in cambio. E Kar Dun gli narra alcuni stralci delle antiche cronache di Bihar, massima opera storiografica e epica dei Nani delle Allston. Gli narra delle saghe dei Nani; descrive lo splendore del loro antico Dominio, le immense Aule sotto le Montagne che collegavano, con sotterranei e segreti passaggi, la terra che oggi è Delos alle pianure a nord delle Allston; si sofferma sui tesori preziosi e i manufatti che solo mani benedette da Illmarinen riuscirono forgiare; descrive la leggendaria cittadella, Nair Ib Rodes... infine, con toni accesi, dipinge la la Grande Caduta del Dominio dei Nani, in seguito un violento terremoto che scosse la terra ed alzò nuove vette, inasprendo i rilievi delle Allstone: in seguito al gigantesco cataclisma molti Nani perirono e l'intera splendida capitale Nair Ib Rodes, che si trovava in una valle tra i monti a sud, fu inghiottita dalla terra. La notte passa tranquilla, anche se Aska fa sogni confusi e agitati, nei quali ritorna il severo uomo barbuto che già in passato aveva visitato il suo sonno. L'indomani, 4 settembre, si riparte. Il tempo è grigio e minaccia temporali. Il gruppo avanza scendendo verso le terre coltivate, fino ad arrivare al margine del bosco, prima dell'inizio dei campi. Aska fa un rapido sopralluogo e vede che è impossibile passare per i campi senza attirare l'attenzione dei contadini. Kos Tun spiega che ci si trova nella pronoia di Plafagones, ex Stratego del Tema, cacciato l'anno passato per aver avvisato il Duca di Amer della pestilenza, e avendo così, indirettamente, causato la chiusura del Passo di Madyran. Il Paflagone ce l'ha con l'attuale stratego. Si alzano le tende e poco dopo inizia a piovere, e anche se, durante la notte, la pioggia cessa, l'umidità è molto forte. La notte passa tranquilla e non succede niente. Mattino dopo, si prosegue il viaggio lungo il bosco, nascosti agli occhi dei contadini. Kos Tun, tuttavia, non riesce in alcun modo a far piano, tanto che, a un certo punto, si ha la netta sensazione che il gruppo sia stato individuato da un contadino. Scende la sera, e durante il turno di guardia di Alice e Aska si vedono dei fuochi in lontananza: sono 4 torce portate da persone a cavallo. Subito sono svegliati tutti e ci si equipaggia per ogni evenienza. Aska si arrampica su un albero e tiene d'occhio la situazione, mentre gli altri si trincerano. Kar Dun, cercando un buon posto per appostarsi con la sua balestra, inciampa, cade sull'arma e la spacca, facendo un gran rumore. Momenti di tensione, i quattro cavalieri si avvicinano tanto che Aska, dal suo nascondiglio, riesce a sentire quello che si dicono: parlano nella lingua di Greyhaven, sono mercenari, e qualcuno ha ordinato loro di pattugliare il bordo del bosco, probabilmente su segnalazione di un contadino; sono tuttavia molto svogliati e, sentendo il rumore, decidono che si tratta di un cinghiale e vanno oltre. Il resto della notte passa tranquillo. L'indomani si prosegue con furtività. Daniel fa da eccellente avanguardia, ma per il resto non succede niente di importante. Sta finendo il cibo. Daniel trova parecchi funghi e a sera chiede ad Aska di prepararglieli, ma Kos Tun li esamina e dice che sono estremamente purganti. Daniel ne assaggia qualcuno lostesso, vista la fame che ha. Durante la notte l'elfo fa sogni agitati, sogna un cervo coi denti a sciabola e gli occhi rossi. Al mattino dopo ha un po' male al pancino, ma niente di grave. E così si prosegue. Il bosco si fa sempre più rado, infine diventa erboso e si raggiunge la strada. Si decide che Alice e Cormac, entrambi in armatura, andranno avanti come vedette, gli altri dietro a una certa distanza. I due in avanscoperta vanno a cercare un paesino, dove comprare della roba da mangiare. Trovano così Anacolaida, dove in una bancarella comprano un monte di roba da mangiare. La bella Alice in armatura attira l'attenzione di un po' di villici e anche di un mercenario di Greyhaven, ma al di là di un po' di animazione agreste non accade niente di importante. La strada adesso è bella e popolata, ci sono contadini, mercanti, ogni tanto mercenari. Poco prima di sera viene raggiunta una stazione di posta, che già da fuori si vede molto popolata di mercenari. Così Cormac, da solo, va a chiedere di acquistare una sella. Entra dentro e scambia due parole faticose in Delos con l'oste, quindi chiede se, tra tanta gente, c'è qualcuno che parla la sua lingua. E così conosce un certo Aldur, un giovanotto di Greyhaven molto cordiale, anche se dai modi un po' grossolani. Aldur aiuta Cormac nell'acquisto della sella, e ci scambia un po' di chiacchiere. Aldur gli dice che il Tema ha chiuso recentemente i confini, perchè il Ducato di Dyrrachion è entrato in guerra con l'imperatore (il nipote di quello recentemente scomparso, un giovanotto). In tutto questo loro mercenari, che dipendono dal Paflagone, stanno molto tranquilli, perchè approfittano del momento di calma mentre gli altri si picchiano. Il Tema è abbastanza tranquillo, tuttavia scendendo verso sud le cose si complicano. Aldur consiglia Cormac di andarsi ad arruolare a Toikon, alla caserma da cui lui stesso dipende: dice che non si guadagna molto ma che il lavoro è tranquillo. Cormac ringrazia per il consiglio e se ne va. A sera aggiorna gli altri delle informazioni che ha acquisito, e si dorme, fuori dalla strada. L'8 settembre si va di buon passo, sempre nella stessa configurazione: Alice e Cormac avanti, gli altri tutti indietro. Kos Tun ferma una carovana di mercanti e chiede loro informazioni, ottenendo una conferma di quelle acquisite il giorno precedente. Il Ducato è in guerra. Aska si fa dare degli scampoli di stoffa gialla e rossa e se la lega al braccio, Daniel acquista una bella stoffa di un rosso intenso. Quasi al tramonto si vede la sagoma di un paesello di pietra con una torre di avvistamento. Alice e Cormac si fermano con gli altri e ci si accampa a cenare in attesa di passare nottetempo per non farsi notare. A un certo punto arriva un mercenario nelle vicinanze, e Cormac ci va a parlare, seguito da Faradyr. Il mercenario fa un po' di domande, Cormac gli dice di essere un aspirante mercenario mandato da Aldur a Toikon, l'altro gli fa domande sul suo strano gruppo, e su chi, a Greyhaven, li abbia indirizzati a Delos. Faradyr racconta di essere un maestro di spada. Il mercenario un po' si insospettisce e chiede sempre più dettagli, finchè non arriva anche Kar Dun, raccontando la sua versione. Velocemente il tizio si allontana, destando i sospetti dei nostri, che, un po' frettolosamente, decidono di scappar via. Inutilmente Faradyr suggerisce al gruppo di restar fermo, e di far allontanare soltanto una persona con il libro. Tutti partono in velocità. Ed è così che, mentre Cormac, velocissimo, travolge un carro di un contadino lungo la strada, Kar Dun cade da cavallo, il cavallo gli cade sopra, e deve essere terminato. La scena è convulsa, Kos Tun si occupa di porre fine alle sofferenze della povera bestia, utilizzando il suo martello: "muori cavallo eroico!". Mare di sangue, cavallo spappolato. Intanto Faradyr consegna a Daniel il libro e gli dice di scappare. E poi sente, da lontano, arrivare dei cavalieri, forse un plotone. Tutti si allontanano frettolosamente dal luogo del pasticcio, Shuen e Cormac per i campi, gli altri lungo la strada. Ma Kar Dun resta indietro, e Alice rimane con lui. Arrivano delle guardie, otto, tra loro quella che prima aveva fatto le domande al gruppo. Gli otto mercenari costringono Alice e Kar Dun a ripulire la strada dal cavallo morto, quindi conducono, sotto la minaccia delle armi, i due al villaggio. Shuen e Cormac li seguono da distanza per vedere cosa succeda. Alice e Kar Dun sono quindi condotti nella torre, disarmati, e portati alla presenza del Demarco. Il Demarco è un tipo cicciotto e calvo, seduto in una sala con tantissime guardie. Si chiama Aglaios Demnos. Alice e Kar Dun forniscono nomi falsi e raccontano di essere due valorosi combattenti, abbastanza celebri nel Granducato, che hanno pensato di trascorrere qualche periodo a Delos. Raccontano di essere dei mercenari in cerca di impiego, e di non conoscere che superficialmente i compagni con cui stavano nel pomeriggio. Kar Dun si bulla anche un po' di essere bravissimo. Il Demarco fa un po' di domande, ma si mostra cordiale, spiega ad Alice che lui non assume donne, e che anzi è molto difficile che una donna, per quanto brava, a Delos sia presa come guardia. Infine ordina che i due siano liberati e portati in locanda, a spese sue per quella sera. Shuen segue i due, che vengono portati in una locanda. E mentre, con vari sistemi, il gruppo si ricompatta, lei e Cormac alloggiano la notte nella locanda di fronte, per controllare quando i due compagni se ne andranno e dir loro il luogo dell'appuntamento per il giorno successivo. Durante la notte Cormac fa uno strano sogno. L'indomani, in tarda mattinata, tutti si rincontrano oltre Toikon, a qualche chilometro avanti lungo la strada. Si parla un po' e ci si rimette subito in marcia. Lungo la via Cormac chiede alcune informazioni a Kos-Tun, ricevendo commenti meravigliati. Al momento di decidere l'ordine di marcia con cui procedere, si sceglie di dividere il gruppo in due parti: avanti Kos-Tun, Kar-Dun, Cormac e Aska, la quale interpreterà il ruolo della ricca signora con la guida e le guardie del corpo; dietro Daniel, Faradyr, Alice e Shuen, con il libro. Tra i due gruppi passerà circa un chilometro. Si parte velocemente sulla grande strada, fiancheggiata da ceppi miliari lungo il tragitto. A un certo punto i membri del gruppo di coda sentono arrivare un cavaliere incappucciato con cavallo nero e mantello nero, al galoppo. Incrocia per un attimo lo sguardo di Shuen e la ragazza ha l'impressione che si tratti di un appartenente alla razza elfica, difficile dire se elfo o elfa, coi capelli lunghi e neri. Non molto tempo dopo lo stesso cavaliere sorpassa i membri del gruppo di testa, e quel che colpisce Cormac sono i suoi lineamenti sottili e una pelle chiarissima, insolita nelle terre di Delos. A sera si raggiunge una grandisima stazione di posta, dove Aska si presenta come la nobildonna Shirley, Kar-Dun come Bihar e Cormac come Robert. Si mangia abbondantemente, ottime specialità locali, il capretto al miele con noci, verdure, vino resinoso e secco, e tanti dolcissimi fichi. Le stanze sono comode e la notte passa tranquilla. Anche gli altri, che si accampano in un frutteto, passano una notte bella tranquilla, in parte funestata dalle vespe. 10 settembre 508, si riparte al mattino presto, lungo la strada trafficata. Alice raggiunge velocemente i compagni avanti per accordarsi per come fare l'indomani, quindi torna indietro dai compagni. E la giornata passa senza avvenimenti. Il traffico, sulla strada, è intenso ma scorrevole. In lontananza, a sera, si vedono le mura di una città a cavallo della strada. Kos-Tun non sa di che città si tratti, si informa da un passante e scopre che si tratta di Membresia. Rimane molto colpito a vedere una simile bella fortificazione, il "gioiello del Paflagone". Il Nano suggerisce di passare tranquillamente, che non ci saranno pericoli, ma il gruppo paranoico, sia pure senza grande convinzione, decide di aspettare fuori dalle mura, per ricongiungersi con gli altri e aggirare nottetempo, non visti, la città. La circumnavigazione delle mura per i campi non è facile: tra gli orti e i frutteti non ci sono sentieri comodamente praticabili, quindi tocca fare un fuori pista, sciupando un po' le campagne. A un certo punto un contadino si affaccia dalla porta con una torcia, avendo sentito i cavalli che passavano, e inizia a gridare come un osseso. In un lampo un intero paesello di contadini si riversa fuori dalle case, agitando torce e forconi, e soprattutto urlando. I nostri spronano via i cavalli, cercando di velocizzarsi, anche se così facendo sciupano ancora di più gli orti dei contadini. Finalmente Aska vede un sentiero più avanti, ma Alice nota che porta ad un villaggetto, che poi l'occhio acuto e elfico di Faradyr nota è già illuminato, con gente che si agita. Tocca andarsene, e velocemente. Ma ecco delle voci ulteriori, gente che impartisce gli ordini, e poco più avanti compaiono un manipolo di cavalieri, una decina approssimativamente, che comincia ad avanzare a passo veloce verso i nostri, che non possono far altro che voltarsi e fuggire al galoppo. Ma Shuen e Kar Dun non riescono ad allontanarsi abbastanza in fretta e Alice rimane indietro per aiutarli a muoversi. Affianca il suo cavallo a quello del Nano per farlo saltare sul suo, e scappare con lui. Intanto Shuen cerca di allontanarsi in un'altra direzione, sia pure non abbastanza in fretta. I cavalieri sono velocissimi, armaturati e armati di mazze chiodate. Shuen viene circondata da cinque di loro e viene costretta ad arrendersi. Alice e Kar Dun invece spronano via rapidamente, ma si rendono conto presto che i cavalieri sono più veloci e che sarà difficile seminarli. Alice punta quindi verso il villaggetto, sperando di approfittare della confusione del villaggio per liberarsi di almeno qualcuno di loro. Ma entrando tra le case, tra i contadini che si scansano spaventati, anche Alice viene circondata. Decisa a vendere cara la pelle, la ragazza si volta di scatto e attacca il cavaliere che le stava dietro, recidendogli di netto un piede. Approfitta poi della confusione generata per scappare più velocemente possibile. Intanto gli altri si sono ricompattati a una certa distanza e osservano la scena senza saper bene cosa fare: Faradyr tranquillizza tutti sul fatto che Alice se la saprà cavare sicuramente, ma Shuen viene circondata da ben cinque cavalieri e disarmata, e diventa pericolosissimo per lei a quel punto tentare di attaccare. Si decide di tentare di corrompere i cavalieri, così il gruppo parte velocemente verso di loro, chiamando a gran voce. Ma i cavalieri suonano il corno e spronano al galoppo, verso le mura della città, da cui sta cominciando ad uscire gente. Raggiungerli prima che arrivi altra gente sarebbe impossibile, così il gruppo si allontana in fretta. Aska va a controllare se Alice se la sia cavata, e trova lei e Kar Dun in fuga. Ma dopo il suono del corno e il piede amputato gli inseguitori di Alice non hanno proseguito la loro cerca, anche perchè uno di loro è caduto da cavallo in modo molto doloroso. Così Alice, Aska e Kar Dun si ricongiungono agli altri e ci si allontana parecchio dalla città. Intanto Shuen viene presa e portata alle porte della città, fermata e sbattuta in cella senza tanti complimenti. Si trova in un sotterraneo, accanto a lei, in catene, c'è un personaggio abietto un tizio coi capelli strappati, sdentato, guercio, sui 40-50 anni, che le parla in Delos. I soldati che l'avevano invece catturata erano di Greyhaven, mercenari del Paflagone. Shuen rimane lì al fresco. Gli altri trascorrono una notte faticosa parecchio avanti sulla strada, percependo ancora per molto tempo una certa agitazione tra le campagne, corni che risuonano e allarme generale. Ma nessuno si impegna abbastanza, e non vengono trovati. Si discute a lungo sul dafarsi per recuperare Shuen. La principale preoccupazione è di capire se le guardie a pattugliare le campagne fossero lì per caso oppure in attesa di qualcuno in particolare, per esempio per il libro. In secondo luogo capire per che cosa sia stata accusata Shuen e a che pena condannata. Cormac va quindi, l'indomani, a informarsi. Abbigliato a mo' di bravaccio del Paflagone, entra in città, che vede estremamente tranquilla, e si introduce in una locanda popolata da mercenari di Greyhaven, per attaccare un po' bottone con loro. Offre da bere, perde un po' a carte, fa l'amicone con tutti. Agevolmente viene a conoscere alcune informazioni, tra cui che le guardie della sera prima erano mercenari del Paflagone e non guardie di Delos, e che stavano lì in normale pattuglia, in quanto sono una gran quantità e sparsi a sorvegliare le campagne. Quanto poi entra un buzzicone esclamando che "a Friedrick gli hanno mozzato 'na fetta", viene anche a sapere che il mercenario ferito da Alice non è morto. Anche perchè "qui non more mai nessuno... tranne qualche contadino di peste!". E l'unico problema è quello, ogni tanto, di ladri di polli, come quelli della notte precedente, anche se erano insolitamente violenti. La conversazione va avanti per un po', quindi Cormac si sposta in un'altra locanda, più vicina alla porta della città che sembrerebbe una ipotetica prigione, per sentire notizie più specifiche sulla sorte toccata a Shuen. E inserendosi in un gruppo misto di guardie deliote e di Greyhaven, ha l'opportunità di parlare con un testimone dello scontro della sera prima, che descrive come un "demonio" la persona a cavallo che ha ferito Friedrick, che operava assieme a un "botolo", un Nano. Tra l'altro da queste parti di Nani praticamente non se ne vedono. Scopre così che Shuen è in prigione, anche se non è considerata un grosso pericolo, avendo lei soltanto l'aspetto di una ragazzina, insolitamente armata. E che probabilmente si farà un mesetto di galera per aver devastato i campi del Paflagone. L'unica nota di preoccupazione è l'allusione del soldataccio alle probabili violenze che la poverina subirà in prigione. Anche questi mercenari invitano Cormac a farsi assumere dal Paflagone per essere distaccato lì, posto tranquillo dove non si fa mai niente di rischioso, e Cormac li saluta cordialmente e se ne torna a riferire ai compagni. Le notizie rincuorano gli altri, che subito decidono di tentare di recuperare Shuen con la corruzione. E Daniel e Faradyr si fingeranno mercante e guardia del corpo che devono ricuperare la figlia scavezzacollo di un ricco di Krandamer, e che sono disposti a pagare molti soldi per riportarla, per un orecchio, a casa. La mattina dell'11 settembre 508, Faradyr e Daniel, vestiti elegantemente, si dirigono nella zona commerciale della città. La prima loro tappa è in una bottega di stoffe, dove però il mercante non parla l'elfico, ed è impossibile comunicare. Subito dopo i due trovano uno speziale, che prova a rifilare a Faradyr un unguento tonificante; con fare viscido gli afferra il braccio e glie lo spalma sopra, dicendo: "bei muscoli di elfo, ottimo unguento tonifica". Faradyr a stento non gli parte di capoccia, però Daniel si lascia conquistare dal buon profumo dell'olio e si fa fare un bel massaggio dallo speziale, dopodichè compra una boccetta del prezioso unguento. I due elfi vanno poi in una delle due locande più lussuosa, il "gallo d'argento". Qui vedono, seduto in un angolo, un elfo grasso dai capelli lunghi e boccolosi, che sta diligentemente contando e riordinando pile di monete. Appena vede i nostri due eroi avvicinarsi, subito l'elfo sconosciuto si allarma, preoccupandosi di mettere subito al sicuro le monete. E' sulle difensive, e soltanto dopo un po' si scioglie nella conversazione. Si presenta quindi come Manuil Menehir, e racconta, con un elfico stentato che gli insegnò sua nonna, di essere un mercante di hennè, una tintura proveniente dall'oriente, di grande valore, che serve per pitturarsi gli occhi. Racconta di essere diretto a Greyhaven perchè ormai i commerci con l'oriente sono difficili e non ci sono più rifornimenti di hennè, tanto che lui sta finendo il campionario. Fa vedere a Daniel come ci si trucca. Faradyr e Daniel gli spiegano la situazione di Shuen, e gli dicono che vogliono contattare qualcuno importante per trovare il modo di liberarla, e Manuil si offre, in cambio di contatti in terra del granducato, di occuparsene lui. Si allontana subito dalla locanda e va a informarsi da suoi conoscenti. Faradyr e Daniel aspettano pazientemente in locanda per parecchio tempo. A un certo punto entra un tizio incappucciato, dalla pelle chiara, simile al cavaliere nero già incontrato all'andata. Sale un po' al piano superiore e poco dopo scende. Faradyr prova a pedinarlo ma senza successo: sembra essere scomparso. Poco dopo torna Manuil, che dice che Shuen sembra sia stata già liberata. Difficile dire dove sia andata, ma sicuramente non è più in prigione. Di ritorno all'accampamento, Faradyr e Daniel avvertono strani fruscii e movimenti in un vicolo parallelo alla strada che percorrono, fino alle mura, ma poi si dividono per un tratto e tutto ciò scompare. Escono dalle porte della città, che erano già chiuse, e raggiungono gli altri solo una volta sicuri di non essere seguiti da nessuno. L'indomani ci si divide per cercare Shuen. Alice e Aska fanno a cavallo una scampagnata per gli orti e i frutteti, per girare intorno alla città e magari trovare l'amica al luogo dell'ultimo appuntamento prima dei guai. Lungo la strada Aska ruba un po' di fichi, viene vista da un giovane contadino che si avvicina amichevolmente e comincia a corteggiare Alice in modo abbastanza irruento e fastidioso, finchè le due ragazze spronano il cavallo e lo distanziano. Di Shuen nessuna traccia. I due Nani, con il libro, rimangono all'accampamento, più avanti lungo la strada, per controllare che Shuen non abbia deciso di proseguire il percorso. Cormac fa un giro per le locande della zona popolare della città, scambia qualche parola con le guardie e non trova Shuen. I due Elfi tornano da Manuil, che li accoglie tutto allegro, comunicando loro di aver trovato Shuen. E' molto divertito perchè racconta che la ragazza stava già lì in locanda dal giorno prima, ha una stanza e riposa. E' infatti stranamente stanca e debilitata. Subito Faradyr e Daniel si fanno condurre da lei, e appurano con i loro occhi che c'è Shuen, e che è in effetti un po' sciatta, con le occhiaie e gli occhi lucidi, stesa sul letto. Parla in modo confuso e vago, non ricorda bene l'accaduto, dice solo che erano gentili, l'hanno trattata bene, rilasciata in cambio di parte dei soldi che aveva, e accompagnata lì in locanda. E' molto strana, tanto che viene subito il sospetto che sia stata drogata. Shuen ha fame, mangia con appetito, e l'oste dice che è arrivata lì da sola in locanda. Lasciato Daniel da Shuen, Faradyr avvisa gli altri dell'accaduto, tornando all'accampamento. I due Nani riferiscono a loro volta di aver visto transitare, in allontanamento dalla città, una carrozza ricca e scortata da alcuni cavalieri neri simili al solito soggettone. A sera Faradyr e Daniel rimangono con Shuen, e parlano un po' con Manuil, il quale è ben contento di ricevere un po' di contatti da Daniel. A sua volta racconta di provenire da Dyrrachion, e di essere stato il fornitore ufficiale di hennè del Duca. Solo che ora il Duca è andato in guerra, dopo aver comprato tutti gli hennè verdi del suo colore, e lui non fa più affari. Tuttavia prepara una lettera di presentazione per Daniel, che conosce col nome di Guttalax. Daniel a sua volta compra ben 4 boccette di hennè di diversi toni di azzurro, su ordinazione di Aska, anche con l'intento di utilizzarli poi forse anche come strumento per raggiungere il Duca. Spende la bellezza di 15 Scudi Imperiali. La notte passa tranquilla e l'indomani Faradyr e Daniel, di peso portano Shuen dagli altri. E' ancora addormentatissima, ogni tanto si tira su per qualche minuto, ma si riappisola subito, tanto che non è possibile muoversi. Così Alice e Cormac vanno in città a ricomprare l'equipaggiamento della ragazza, andato perso. Solo la spada è difficile da recuperare, ma Cormac va a parlare con il Capitano dei mercenari fuori città e compra la sua, vecchia e un po' malconcia. Con l'occasione ha anche l'onore di vedere il povero Friedrick, a cui Alice ha staccato un piede. Nel pomeriggio Shuen viene un po' interrogata sull'accaduto, ma lei parla in modo molto vago, dice che non si ricorda, è difficile dire se stia raccontando la verità o bugie. Sembra che abbia un buon ricordo di qualcosa accaduto nei due giorni di buco, di cui però non vuole parlare, ed è diventata estremamente sensibile a difendere gli elfi, tanto che alle parole dure di Kos Tun sugli elfi, lei risponde che gli elfi sono squisiti. Il Nano commenta in modo pesante. Alla fine da Shuen non si riesce a cavare un ragno da un buco, lei un po' e' stordita un po' forse ci fa, e non dice nulla. Anche l'indomani si rimane fermi, e Alice e Aska vanno a parlare, in privato, con la loro compagna. Shuen si scioglie un po' di più, anche se rimane sempre sulle difensive davanti a domande dirette. Dice che l'hanno tenuta in prigione, trattandola bene, l'hanno interrogata e lei ha fatto la vaga, poi hanno preso parte dei suoi soldi e l'hanno rilasciata, facendola accompagnare in locanda. Non ricorda bene come sia arrivata in locanda nè quello che è accaduto dopo, o se ricorda si rifiuta comunque categoricamente di parlarne. Ammette a un certo punto che c'è di mezzo una cosa privata che non vuol dire, ma che non porterà alcun rischio nè problema ai suoi compagni; interrogata se c'entri in qualche modo il libro risponde di no, ma dal suo volto si capisce che c'è qualcosa sotto. Alla fine Alice e Aska, per nons tressarla troppo, fingono di credere alle sue storie e la lasciano in pace. Poco dopo, mentre Shuen dorme, le due ragazze riferiscono ai compagni quel che hanno appreso, e li mettono in guardia sul rischio che la povera amica sia stata sottoposta a qualche maleficio, e che sia in qualche modo controllata, o strumento dei nemici. Si decide di tenerla d'occhio, e con l'occasione di non isolare mai nessuno del gruppo, onde non incorrere in rischi inutili. Alice parla poi un po' con Kar Dun e Kos Tun a proposito della situazione. Il giorno seguente, 15 settembre 508, la mattina c'è un gran nebbione e ci si muove molto lentamente. Shuen sta ancora male, è molto confusa e pallida. A sera viene raggiunta una stazione di posta molto affollata, dove pernottano solamente Shuen, Cormac e Kar Dun, perchè la ragazza ha bisogno di riposare in un luogo tranquillo. Durante la cena i tre sono abbordati da una ragazza, che si presenta come Lavra e cerca in ogni modo di socializzare con Cormac, nonostante non ci sia grande dialogo a causa delle differenze linguistiche. Tuttavia poco dopo arriva il padre della ragazza, se la trascina via e fa anche un po' di urlacci a Cormac, che si trova piuttosto spiazzato. La notte passa tranquilla, anche se Kos Tun fa un po' ridere, prima proponendo rudemente di fare turni di guardia, e dopo addormentandosi bellamente fino al mattino, seduto davanti alla porta con l'elmo in testa. Cormac lo prende un po' in giro, con Shuen, togliendogli di soppiatto l'elmo cornuto, senza farsene accorgere. Ma Kos Tun fa finta di niente e i tre scendono per la colazione. Mentre il Nano decanta le meraviglie della marmellata di mele cotogne e del latte di capra, l'oste si avvicina a Shuen e le consegna un biglietto. Cormac insiste finchè Shuen non accetta, a malincuore, di mostrarglielo, e recita: "non ti dimenticherò mai". La ragazza è tutta contenta, e molto indispettita nei confronti di Cormac, che l'ha trattata un po' rudemente. L'oste sa soltanto dire che il biglietto gli è stato portato da un corriere, non conosce informazioni sul mittente. I tre si ricongiungono con gli altri, che avevano trascorso la notte all'aperto, ed Alice, dopo aver sentito del biglietto di Shuen, racconta di aver visto un cavaliere stranamente fermo al buio sulla strada, nottetempo, che si è allontanato a passo svelto non appena lei ha tentato di avvicinarsi. Forse è collegato alla questione del libro. Il gruppo si mette in marcia, ma stranamente alcuni cavalli sono piuttosto fiacchi: in particolare quello di Cormac e quello di Shuen: entrambi sono colpiti dalla dissenteria e producono una strana schiuma verdastra dalla bocca. Si rende impossibile continuare a tenerli, e le povere bestie sono abbandonate sulla strada. Il sospetto che nasce è che i due cavalli siano stati avvelenati nella stalla dove hanno pernottato, e si decide quindi di prestare molta attenzione per il giorno seguente. A sera viene raggiunto un villaggio lungo la strada, piuttosto piccolo, dove Cormac e Kos Tun vanno a comprare provviste per il viaggio, e trovano anche un cavalluccio piuttosto tozzo e stupido, ma dall'aria resistente, che si chiama Gastridion. La notte viene trascorsa accampati all'aperto, in una zona abbastanza nascosta dietro una collina, ma solo dopo che Kar Dun abbia scavato una trappola nei pressi della strada, e qualcuno si sia messo appostato di vedetta per controllare eventuali inseguitori e avvelenatori di cavalli. Si vedono di lontano su una collina molto a sud alcune luci, ma la notte passa tranquilla e non accade nulla a turbarne la quiete. L'indomani il terreno è sempre più brullo e poco coltivato, terre incolte e adibite spesso a pascoli. L'atmosfera è grigia e il cielo pesante. Il gruppo, camminando sempre diviso in due blocchi, avanza lungo la strada. Solo a ora di pranzo il tempo schiarisce un po', e a bordo strada, dopo un po', si vede uno strano recinto in mezzo alla strada; Alice va a curiosare e capisce che si tratta di molti capannoni recintati, ormai deserti completamente, con al centro una statua bifronte che le ricorda "roba di Reyks". A sera poi viene raggiunta la piccola stazione di posta "al lazzaretto", dove tutti quanti decidono di pernottare. L'oste racconta di come la zona venne funestata, l'estate passata, dalla pestilenza, e di come interi villaggi ne siano stati cancellati. Si usa, da queste parti, recitare una breve preghiera di Reyks prima di iniziare a mangiare, e i superstiti sono diventati molto devoti. A Reykia, la città più vicina, stanno edificando una grande chiesa di Reyks. La serata è tranquilla, c'è poca gente nella stazione di posta, e tutti vanno a dormire. Per evitare spiacevoli sorprese, durante la notte si decide di controllare i cavalli, mettendo sempre di guardia una persona su una finestra che affaccia sulle stalle. Nessuno si accorge di niente, anche se a un certo punto Kos-Tun, sentendo un rumore, manda Kar Dun a fare una perlustrazione, che si rivela però infruttuosa. Al mattino il gruppo riparte per la solita strada, i cavalli sembrano tranquilli e riposati. Tuttavia a ora di pranzo alcuni iniziano a rallentare, mostrando i soliti sintomi: visto che si impantanano diversi cavalli, si rende necessario sostare, e accamparsi nel primo pomeriggio. Uno dopo l'altro, gran parte degli animali del gruppo accusano gravi sintomi: cade Sam-zaNome, di Cormac, cade Jimmy Page, così come il cavallo di Daniel. Il povero Funaro, fedele cavalcatura di Faradyr, inizia a star male, ma sembra quasi che la presenza del suo padrone riesca ad alleviare le sue pene. Agonizza a lungo, sempre con accanto il suo affezionato cavaliere, finchè, a notte, spira. Muoiono uno dopo l'altro tutti i cavalli infettati, tranne Gastridion, che accusa i sintomi del male, ma resiste. Renato, cavallo di Aska, ad un tratto spezza le funi e scappa via, terrorizzato, ma la ragazza riesce a recuperarlo, grazie anche all'aiuto di Alice, e riportarlo al campo. La sera stessa Alice e Aska parlano a lungo. Il giorno seguente, 19 settembre, viene raggiunta la città di Reykia. E' una città fortificata e massiccia, bella grande e popolosa. Qui entrano Alice, Shuen, Cormac e Kos-Tun, vogliono comprare equipaggiamento, Shuen una spada nuova e uno scudo, e poi cavalli per tutti. Lasciato solo a prendere acqua ad una fonte, Cormac viene assediato da un gruppetto di ragazze curiose, capeggiate dalla bella Aliki, e poco dopo, tornato Kos-Tun, lui comincia a picchiare a caso le ragazze, terrorizzandole, finchè Cormac non se lo porta via di peso. Mentre Cormac, Kar Dun, Alice e Shuen stanno per dirigersi verso l'uscita di Reykia, nella piazza sale una certa agitazione, e poco dopo arriva un araldo, con la stella sull'elmetto, che sale su di una pedana, suona un corno per attirare l'attenzione di tutti, quindi inizia a parlare. Dice che il Senato, secondo le indicazioni dello Stratego, nomina Demarco di Reykia il Sebasto Manuil Fokas. Il primo atto del demarco è di ordinare l'inseguimento e la cattura, e la conduzione a punizione del comandante dei briganti Ummariti Ummarath. Mentre Kos Tun ascolta attentamente e Cormac si sforza per comprendere il significato delle parole dell'araldo, Shuen si defila tra la folla per allontanarsi dalla sorveglianza degli altri. Alice però la vede e la pedina per un lungo tratto, finchè Shuen entra nella stazione di posta della città. Alice sbircia dalla finestra Shuen mentre la ragazza trova un biglietto per lei, tra la posta, lo legge e lo straccia, davanti agli occhi assonnati del vecchio gestore della stazione di posta. Quindi Shuen esce e si trova davanti Alice, e le due se ne tornano senza parlare da Cormac e Kos Tun, che intanto le hanno aspettate nella piazza. Il gruppo si ricompatta fuori città e tutti si muovono verso sud, nella direzione dove, secondo un sellaio interpellato da Cormac, dovrebbe trovarsi un ranch dove sia possibile acquistare dei cavalli. Lungo la strada però non vi è traccia del Ranch, mentre, a intervalli regolari, si vedono delle statue di Reyks, erette probabilmente l'anno precedente, in occasione della pestilenza. Ad un certo punto, nel pomeriggio avanzato, si vede sulla strada una torretta d'avvistamento, che domina un piccolo villaggio. Per prudenza il gruppo preferisce accamparsi fuori dal raggio di vista della torre, in una zona collinare, abbastanza in alto. Shuen distrugge il posto migliore e ci si accampa da un'altra parte. La vista che si gode dalla collina è molto bella, di lontano si vede un immenso bosco scuro, dietro al quale svettano le cime innevate dei più alti monti dell'Impero di Delos. E scende la notte. Ad un tratto, durante il turno di Alice ed Aska, si cominciano a sentire dei rumori strani al lato della strada, sembra qualcosa di grosso, forse un animale. Aska scende silenziosamente e va a vedere, mentre Alice sveglia Cormac e gli dice di chiamare anche gli altri. Quindi si muove anche lei verso il basso, per controllare: le sembra di vedere qualcosa che si muove velocemente, in basso, a circa 200 metri, sembra una persona. Alice parte all'inseguimento, mentre Aska, che ha raggiunto i paraggi del cavallo vicino alla strada, rimane pietrificata da un misterioso ed irrazionale terrore nei confronti del grosso animale nero. Cormac intanto al campo sveglia tutti tranne Shuen, e Faradyr comincia a seguire Alice. Anche Daniel e Kar Dun vanno dietro all'elfo, senza esitare, mentre Cormac rimane al campo con il libro e Kos Tun. Alice insegue l'ombra che corre, caricando l'arco, quindi l'ombra si ferma per un momento e fischia: arriva il cavallo nero, al galoppo, e anche Alice resta irrazionalmente pietrificata dal terrore, tanto da non riuscire a fare un solo passo nè un solo movimento. Le sembra infatti che dal cavallo si sprigioni qualcosa di malefico, come se nascondesse dietro di lui una presenza demoniaca terribile. Intanto arrivano anche Faradyr, Daniel e poco dopo Kar Dun. Il fuggiasco intanto raggiunge il cavallo, lo avvicina, e l'animale si imbizzarrisce improvvisamente, fuggendo via. Allora lo sconosciuto cerca di scappar via, nascondendosi nei cespugli e poi tra le frasche, ma gli altri gli danno una caccia senza quartiere, finchè questi, messo alle strette, non prende il corno che porta alla vita e inizia a suonarlo con forza. Intanto al campo Shuen si è svegliata, e si aggira intorno a Cormac con aria offesa. Ad un certo punto la ragazza aggredisce il compagno, a pugni, e prima ancora che Cormac, meravigliato del comportamento dell'amica, reagisca, Shuen viene atterrata da un cazzottone alla testa di Kos Tun, che ha assistito alla scena. Shuen viene per il momento legata e Cormac si armatura. Poco dopo arrivano su gli altri, con il prigioniero, catturato dopo che aveva tentato di rintanarsi in un grottino. E' un tizio pelato, umano, vestito da cacciatore e armato di daga e pugnale, tiene in mano il corno con cui ha suonato; ha occhi azzurri slavati, è magro e diafano. Sembra molto spaventato, dice di parlare solo il Delos e grida, disperato: "che volete! aiuto! briganti!" Faradyr ha la netta sensazione che il prigioniero capisca anche il Greyhaven, e lo porta a qualche metro di distanza dal campo per non fargli sentire. Brevemente viene spiegato quel che ha fatto Shuen, la quale intanto si risveglia lentamente. Ma non c'è tempo per parlare: Daniel ode infatti, in lontananza, molti cavalli in avvicinamento. Sono distanti, tanto che l'elfo si deve accucciare per terra per sentirli, però stanno venendo a gran velocità. In fretta tutti preparano i bagagli e Cormac passa a Daniel il libro, caricandosi dietro Shuen, che si sta riprendendo a poco a poco. Faradyr prende il prigioniero, legato, davanti a se, e tutti partono via nella notte. "UM-MAR! UM-MAR!" si ode gridare, l'orda barbarica di Ummariti sta avvicinandosi sempre più, saranno almeno una ventina di uomini. Il gruppo si divide, con la speranza di far perdere le proprie tracce. I due Nani, assieme ad Alice, vanno verso sinistra, Daniel, solo con il libro, devia più a nord, Faradyr, col prigioniero, tendono a nord, mentre Cormac, con Shuen, si muovono dritto per dritto verso la torre del villaggio, dove contano di trovare riparo. Intanto Aska, con il corno del prigioniero, si allontana da tutti e inizia a suonare, con la speranza di distogliere parte dell'orda dall'inseguire i suoi compagni. Ma l'orda non si lascia distrarre dal corno della ragazza e si lancia sulle tracce degli altri. Ben undici cavalieri inseguono i due Nani ed Alice, otto Cormac e Shuen, sei Faradyr. Stranamente nessuno va dietro a Daniel. Ad un certo punto, quando appare chiaro che è impossibile per loro distanziarli, Alice si ferma e scocca una freccia verso quello, dei cavalieri, che sembra il loro capo. Colpisce il suo cavallo, facendolo cadere a terra. Ummarath cade, si rialza e continua ad incitare i suoi a proseguire, in una lingua sconosciuta. Alice prende di mira un altro cavallo, atterrandolo. I due Nani tornano indietro e partono all'attacco, si scatena un furibondo combattimento. Attaccato, Kos Tun para il colpo del nemico e lo massacra orrendamente, mentre Ummarath si avvicina al cavallo di Kar Dun per colpirlo. Ma fallisce, viene colpito a sua volta dal Nano, la morning star gli vola di mano e colpisce un suo compagno. Così Ummarath va al tappeto. Ma i suoi compagni Ummariti continuano a combattere con Alice e i due Nani, senza esclusione di colpi. Nel frattempo Faradyr sembra aver seminato i suoi inseguitori, scappa in avanti con il prigioniero, il quale dice, con una strana luce negli occhi: "moriremo tutti, moriremo tutti..." Dal canto loro Cormac e Shuen non riescono ad andare abbastanza veloci per raggiungere la torre prima di venir colpiti e affondati dagli otto Ummariti alle loro calcagna. Shuen colpisce un paio di cavalli che tentano di affiancarsi, ma gli inseguitori sono troppi, e i due sono costretti a saltar giù da cavallo prima di venire atterrati. Ma una volta a terra sono soltanto in due contro molti, e anche se Shuen riesce a resistere a qualche attacco, e Cormac stende tre cavalli ed un Ummarita, alla fine entrambi sono costretti a soccombere. Shuen, ferita a un braccio, perde i sensi, mentre Cormac, ripetutamente colpito al torace, cade a terra, sia pur lucido, ma immobilizzato. Nel frattempo Faradyr scappa con il prigioniero, fa lo slalom tra le colline e i cespugli, nascondendosi agli occhi degli inseguitori, che ben presto lo perdono di vista. Ad un tratto il prigioniero cerca di dare una capocciata in faccia a Faradyr per liberarsi, ma l'elfo non si fa incastrare, anzi ricambia il favore e lo manda al tappeto. La fuga sulla prateria prosegue per parecchio, e Faradyr si accorge di avere davanti Daniel, in corsa con il libro, i due tendono ad affiancarsi, pur mantenendo una velocità elevata. Intanto proseguono i combattimenti tra Alice, i due Nani ed Aska, da poco arrivata, e i cavalieri superstiti. Aska cerca di convincere Renato ad andare addosso ai nemici, ma il fido e buon animale si rifiuta, quindi lei si mette a una certa distanza per tirare pugnali. Kar Dun riesce a parare una carica di morning star, anche se rimane molto sbilanciato dalla forte botta. Dal suo canto, Kos Tun macina nemici uno dietro l'altro. Anche Kar Dun riesce ad uccidere un tizio, quindi, vedendo i nemici che avanzano verso di lui gridando UM-MAR! UM-MAR! come degli invasati, stacca la capoccia del loro capo, che giaceva in terra svenuto, e glie la alza davanti, gridando anche lui. Sperava di metterli in fuga, o quanto meno di intimidirli, ma si accorge con rammarico che i nemici si esaltanpìo e diventano ancora più aggressivi. Intanto Kos Tun procede nel suo meticoloso lavoro di eradicazione dei nemici, uno dopo l'altro. Anche Alice, trovandosi tra due nemici, uno dei quali disarmato, riesce a decapitare l'altro e quindi può occuparsi del disarmato, che nel frattempo caccia dallo zaino una bella morning star. Ma non ha grandi possibilità contro la spada della ragazza. Intanto Faradyr e Daniel, dopo aver seminato i cavalieri, trovano un punto nascosto dove Faradyr lascia cadere il prigioniero svenuto: dice infatti a Daniel di tenerlo lui d'occhio, mentre va a dare una mano ai compagni ingaggiati in combattimento. Ma Daniel improvvisamente impallidisce di botto, comincia a sudare e tremare, terrorizzato: ha visto una figura che cavalca per la campagna, quella di un fantasma a cavallo, che si allontana. Daniel è spaventatissimo, tanto che chiede a Faradyr di restare: "non mi lasciare, io muoio se resto qui da solo!", lo implora. Faradyr, che non ha visto niente, lo tranquillizza: "ma no, se il fantasma è andato di là da quella parte, non c'è pericolo!" Ma l'allegra faciloneria di Faradyr non è sufficiente a calmare Daniel, e i due elfi rimangono insieme lì nascosti. Faradyr tira fuori dalla bisaccia il suo fiaschetto di amaro montenegro con cui tranquillizza un po' l'amico. Nel mentre Cormac assiste impotente al saccheggio di tutto l'equipaggiamento suo e di Shuen, che giace svenuta a pochi metri di distanza. Gli Ummariti raccolgono qualsiasi cosa, armi, armature, soldi, tutto quello che trovano. Quindi si avvicinano a Cormac e gli dicono delle cose in una lingua incomprensibile. Invano il giovane dice che proviene da Tarracona e quindi non capisce le loro parole. Capisce solo che i barbari stanno discutendo su quale fine far fare a lui e a Shuen. Si ode il suono di corni in lontananza. Al momento di andarsene, uno degli Ummariti gli si avvicina, leva la spada su di lui, scrutandolo con sguardo pieno d'odio. Cormac socchiude gli occhi, attendendo rassegnato la fine imminente, e mormora il nome della sua amata Dora, che sta per raggiungere nell'al di là. Il colpo cala, e l'ombra cupa scende su di lui. Kar Dun nel frattempo viene attaccato da un Ummarita, che gli si getta addosso da cavallo, atterrandolo. I due lottano, mentre un altro cerca di colpire il nano con la spada. Infine Kar Dun si riesce a rialzare, mentre sempre il grande Kos Tun prosegue nella sua opera di massacro, uccidendo un atro avversario e andando in soccorso di Kar Dun, al quale toglie di mezzo un altro avversario. Alice pure ammazza un nemico, staccandogli di netto il braccio, e quindi in un lago di sangue massacra l'ultimo degli Ummariti. Il combattimento è vinto, sul campo giacciono ben undici predoni. Aska si mette alla ricerca dei cavalli, per recuperarne il più possibile, si sentono dei corni, e poco dopo alcuni Ummariti, al galoppo, ad una certa distanza se ne tornano indietro: Alice individua, su uno di essi, uno zweihander. Il gruppo, incerto sul dafarsi, si chiede chi siano questi Ummariti, e Kos Tun spiega che si tratta di barbari che, secoli prima, sotto la guida di Re Ummar, avevano posto fine all'Impero di Turn, ai tempi della nascita del Granducato di Greyhaven. Ummar decapitò l'Imperatore e fu Re di Turn per un anno. Terminata la parentesi culturale, e recuperati i cavalli, il gruppo si mette in movimento. Aska e Alice si sono impegnate dopo il massacro degli Ummariti nella ricerca di Bobby (mi sembra), il cavallo di riserva della seconda. Aska non cavò un ragno da un buco, Alice fischiò.................. Dopo qualche istante dal buio, da una collina, un po' dietro alle ragazze, più verso il vecchio campo, scende trottellerando, assai spaventato ma lucido, con gli occhioni sgranati e tutto il suo carico addosso..............Gastridion! Si avvicina ad Alice e strofina il suo musone un po' sudicio sul braccino della ragazza (come a cercare conforto)................ Di Bobby nessuna traccia al momento! Intanto Daniel ricomincia a prendere coraggio ed a muoversi, sia pure titubante, assieme a Faradyr; i due individuano delle fiaccole in lontananza e odono trombe che suonano alla distanza. Così i due elfi decidono di allontanarsi alla svelta, in direzione del luogo dell'appuntamento con gli altri. Poco dopo, mentre Alice riesce agilmente a recuperare il suo terrorizzato Bobby, compaiono luci e si odono trombe in avvicinamento: sono una quindicina di cavalieri, tutti ben allineati e armati, capeggiati da un tizio in maglia, con l'elmo decorato da un pennacchio. Si presenta come il capo delle guardie, il Logarco. Kar Dun, come presentazione, mostra la capoccia di Ummarath, e il Logarco sorride contento. Dice poi che bisogna andare alla torre, e che sono stati ritrovati due feriti, forse compagni del grupo. Sono così recuperati un po' di cavalli, e si raggiungono, poco più avanti, Shuen e Cormac, privi di sensi, con un giovane dottorino che si sta prendendo cura di loro. Mentre Kos Tun accompagna i feriti e il Logarco alla torre, Alice e Kos Tun vanno a cercare gli elfi, ma senza trovarli. Quindi tornano alla torre. Qui circolano strane storie, in particolare pare che sia stato visto uno spettro mentre il medico stava curando Cormac, il quale ancora è privo di sensi. Alice chiede di rinfrescarsi e di riposare, e la notte passa tranquilla alla torre. Nel frattempo gli elfi provano ad interrogare il prigioniero, che piange e chiede pietà miseramente, implorando la salvezza. Pian piano ammette di capire e parlare un po' di lingua Greyhaven, Faradyr lo minaccia di tagliargli un dito, Daniel di avvelenarlo. Ma il tizio non parla. I due notano che questi ha un fisico strano, ha la pelle liscia liscia ed è totalmente glabro. Forse è un eunuco. I due elfi non sanno che fare, sono molto indecisi: Faradyr sarebbe dell'idea di lasciarlo andare, mentre Daniel ha intenzioni più drastiche nei suoi riguardi. L'indomani, alla torre, i feriti si risvegliano. Shuen sta molto meglio, le sue ferite sono quasi completamente guarite, e lei è di ottimo umore. Subito va a trovare Cormac, che si trova nella stanza accanto. L'uomo è ancora molto grave, e stranamente intorno a lui c'è un forte odore di incenso e moltissime statuine di Reyks. Shuen cerca di parlarci, si scusa per il suo comportamento dell'altra sera, ma Cormac, oltre a non nascondere il suo sollievo a vederla sana e salva, le parla appena. Le ferite al torace gli impediscono infatti di comunicare senza provare grande dolore. I compagni vanno a visitare i feriti, trovano Cormac ancora molto mal messo, e Shuen incredibilmente raggiante, tanto che Kar Dun non può trattenere una battuta allusiva ad eventuali "lettere dal fronte", facendo arrossire la ragazza. Intanto vengono a sapere che nella torre c'è il Demarco, di passaggio verso il luogo dove otterrà l'ufficiale nomina. E mentre sono da Cormac, Alice parla con una guardia, che parla Greyhaven, e che sta di guardia al ferito. Questi le dice che c'è qualcosa di strano nel loro compagno, perchè è venuta una Santa a curare i feriti, e dopo aver medicato Shuen, è scappata inorridita davanti a Cormac, gridando a proposito di qualcosa di tremendo e spettrale in lui. Il soldataccio fa un po' di discorsi stupidi, commentando le ferite di Cormac e aggiungendo che sono ferite "da eroe", perchè a lui al suo posto "lo feriscono di schiena". Solo dopo molte insistenze accetta di allontanarsi dalla stanza e permette ad Alice di spalancare la finestra e far entrare un po' d'aria, e uscire l'odore insopportabile di incenso. Aska intanto chiede spiegazioni a Shuen sul suo comportamento, su come mai le sia saltato in testa, la sera prima, di attaccare Cormac. Shuen risponde che lui le aveva fatto perdere la pazienza perchè la sorvegliava, e perchè l'aveva svegliata per ultima, e quindi ha avuto uno scatto d'ira. Aska le risponde con una certa durezza e Shuen se ne va per conto suo, offesa. Anche gli elfi hanno infine preso una decisione: costringono il prigioniero, che continua a fare il patetico con Faradyr, ad assumere una grande quantità di droghe di Karis. E quindi lo interrogano. Questi, alternando il riso al pianto, una ridicola euforia e momenti di sconforto, inizia a sproloquiare. Risponde alle domande canticchiando, dice di essere "Nobile, il nobile dei ruffiani, il re, l'imperatore dei Ruffiani! Elas è il suo nome, viene da Est... chi mi manda? Uno che ti ammazza... l'elfo ti ammazza con la sua spada, l'altro elfo con la tua lingua? Potrebbe essere un elfo, un uomo, o una donna... ma che ci fa Elas con la donna? La guarda sotto la gonna (candando)... e chi sono i miei amici? Tutti tagliagole, ruffiani e prostitute... e Shuen... (interrogato su di lei da Faradyr), Shuen è una gran... (epiteto non proprio lusinghiero)... tutti la conoscono, tutti ci sono andati... tranne Elas! Elas non può! Da tanto tempo... (tenta di mostrare il deretano ai due elfi, ma fortunatamente è legato). E in capitale... che ci facevo in capitale? Cercavo bei maschioni che portano un libro, un libro che non sanno leggere... un ignorante... ma bello! E lo dovevo dire a un pezzo grosso e cattivo, il terzo tagliagole, io sono il quarto, riferisco al terzo e lui al secondo... dove sta? e chi lo sa? Magari sta dietro quel cespuglio e vi guarda! E vi ammazza tutti! ... e ci ammazza tutti. L'ultimo appuntamento era ... chi se lo ricorda? Ah, si... a metà strada tra la torre e la città... ma tanto tempo fa... (inizia a piangere disperatamente) VI PREGO, PIETA'!! AMMAZZATEMI, VE NE SUPPLICO!! PIETA', UCCIDETEMI!!! (a Faradyr) tu sei un uomo morto, puoi solo ammazzare me prima... e lo spettro... hahaha! i tagliagole qui usano il veleno... e noi siamoo bravi, non vi abbiamo mai perso di vista... zZzZzZzZz..." (così dicendo si addormenta). I due elfi decidono quindi di spezzargli una gamba e lasciarlo libero. Gli altri sono ospiti a pranzo dal Demarco, che li riceve in un ricco salone della torre, con arazzi, nella penombra, ad un grande tavolo. Il Demarco è un uomo ben vestito, coi capelli lunghi e untuosi, sui 40 anni, ingioiellato e truccato. Parla in modo retorico e vago, ma il suo sguardo è sveglio e attento, un po' allusivo. Conosce Kos Tun, il quale non profferisce parola durante l'intero pranzo. Il Demarco racconta di essere stato, prima, demarco a Poldorion. Riferisce che stanno succedendo cose strane, che per esempio Ummarath era stato fatto prigioniero, e stranamente era riuscito a fuggire poco tempo prima... e che in passato non attaccava mai chi non fosse magistrato, alto dignitario, o comunque persona di un certo peso nell'ambito delle gerarchie dell'Impero: lui e i suoi non erano briganti qualsiasi. Altra cosa singolare, che capita negli stessi tempi, che un'orda di barbari penetra nel tema di suo zio e distrugge la città di Butelion; e insieme, si ribella il Duca di Dyrrachion. Sono quindi chiusi i confini, il Duca conquista due città, una gli viene assediata, e probabilmente ora lui sta assediando l'antica capitale Turn. I due eserciti dell'Imperatore sono condotti l'uno dal fratello dell'Imperatore, l'altro dal Domestikos. Strano che il gruppo passeggi per Delos, verso sud, su una strada non più frequentata a causa della chiusura dei confini, e sia attaccata da briganti... Il Demarco dice che non svolgerà grosse indagini, perchè in fondo il grupopo è stato utile, ammazzando Ummarath. Però chiede: che cosa ci andate a fare, nel Ducato ribelle? E il gelo cala sulla tavola, interrotto da Aska che commenta la bontà del vino. Il Demarco le offre dei tozzetti da inzupparci. Alla fine il Demarco suggerisce al gruppo, in modo abbastanza velatamente, di tornarsene a casa, di fare qualsiasi cosa che venga loro suggerito, ma di fare alla svelta dietrofront per tornare a Greyhaven. Chiede poi notizie dei compagni che Alice e Kar Dun erano andati a cercare senza trovare, ma la risposta di Alice è: "bo? a saperlo..." Alice aggiunge che non ha la minima intenzione di tornare a casa. Aska aggiunge che una Santa Donna, da un Monastero di Greyhaven (il monastero del Sole), le ha chiesto di portare un anello a Dyrrachion, sul sepolcro del vecchio Duca, Nikeforos Briennios. Incuriosito, il Demarco chiede di vedere l'anello e lo trova molto prezioso, lo definisce persino un "anello imperiale". Chiama quindi un servo che offre dei mantelli ricamati con la stella del tema a tutti gli ospiti; scherzando gli dice di portarli al Granduca o, in alternativa, di tenerli come regalo. Rifiuta di scrivere qualcosa per accompagnare il dono, facendo una battuta allusiva al fatto che le cose scritte possono essere pericolose. Aska, inavvertitamente, commenta: "E' un problema degli elfi, in fondo". Lo sguardo acuto del Demarco fa subito pentire la ragazza delle sue parole. Intanto gli elfi cambiano nascondiglio, pur restando nei pressi del luogo dell'appuntamento, finchè Daniel non decide di avvicinarsi alla torre, e così incontra Alice e Shuen. Parla con Alice, allontanando Shuen (che si offende moltissimo), e poi Alice torna indietro dagli altri. Il gruppo parla un po'. Cormac chiede a Kos Tun informazioni a proposito di qualcosa dal nome di Blancherne, e il Nano, stupito, gli risponde che si tratta del Palazzo Imperiale di Delos. Con una battuta sul "barbaro sognatore", Kos Tun se ne va dalla stanza, e Cormac racconta ai compagni di aver visto due volte in sogno il vecchio Duca di Dyrrachion, Nikeforos Briennios, e di come questo sia accaduto da quando Aska possiede l'anello datole dalla anziana donna del Monastero. Il gruppo parla un po' sul dafarsi, poi Kar Dun va da Kos Tun per chiedergli chiarimenti sulla situazione, sul libro e sul mandante della missione, ma Kos Tun non dice niente, e i due Nani si indispettiscono entrambi. Anche Alice prova a far ragionare Kos Tun, ma invano. Il resto del pomeriggio si svolgono diverse conversazioni tra i vari personaggi. Shuen va a parlare con Cormac, per scusarsi dei pugni e per sfogarsi dei suoi crucci. Aska origlia, poi entra nella stanza e litiga con Shu. Dopodichè Alice parla un po' con Aska a proposito della missione da compiere e dello strano comportamento di Shuen. Già a sera Cormac manda a chiamare Kos Tun e parla con lui a lungo di storia, e i due dialogano molto. Infine, prima di andare a dormire, Cormac chiama Aska e Alice, e confida loro alcuni suoi sospetti sugli eventi delioti. Uscite le due ragazze, Cormac rimane solo per un po' di tempo, finchè, ormai a sera, riceve una visita di Aska. I due restano un po' di tempo a parlare. Nel frattempo Shuen incontra Kar Dun e Alice, e confida loro il suo segreto. Nel frattempo, la stessa sera del 20 settembre 508, Daniel e Faradyr si accampano nei frutteti, Daniel mangia una renetta, anche i semi. E i due elfi trascorrono una notte prudente. Alla torre non regna la stessa quiete. Appena uscita dalla stanza di Cormac, Aska ode il grido di Kos Tun, si muove in quella direzione ed incrocia il nano, irritatissimo, che si va a rintanare nella sua stanza senza dir niente, e poco dopo trova Shuen, Alice e Kar Dun che discutono, al piano inferiore. Il dialogo si fa sempre più acceso, Aska usa toni non lusinghieri nel parlare dell'elfo amato di Shuen, che reagisce colpendola con un cazzotto. Si solleva un discreto baccano, tanto che poco dopo arrivano il logarco con una decina di guardie, per capire se va tutto bene, se ci sono problemi. Nervosismo: le guardie e il logarco non dicono cosa abbia gridato Kos Tun, prima, ma sembrano saperla lunga. E così, mentre Alice se ne va a letto, Aska e Kar Dun costringono Shuen in una stanza, si mettono lì e le dicono che non potrà uscire da lì dentro finchè non dirà il nome del suo amato elfo. Inevitabilmente scatta la violenza, Shuen si difende bene ma viene immobilizzata rudemente da Aska e dal Nano, i quali cercano di costringerla a parlare. Il pestaggio è interrotto dall'arrivo di un picchetto di guardie, che entrano senza complimenti nella stanza e si portano via Shuen, chissà dove: forse tra le braccia del suo amato elfo?. A notte tutti si barricano nelle loro stanze per dormire, visto che non si sa mai. L'indomani, 21 settembre, Daniel e Faradyr si muovono da un boschetto all'altro, da un frutteto a un cespuglio di more, finchè Daniel, verso le nove, si dirige ai piedi della torre, dove ha appuntamento con Alice. Intanto Kar Dun, che si è svegliato un po' storto, confida a Kos Tun che "c'è qualcosa degli elfi che non mi piace affatto, teniamo noi il libro", e Kos Tun dice che, avendo lui affidato ufficialmente il volume a Faradyr, con la nomina di "Custode" del libro, non può revocare l'incarico se non in seguito ad una democratica votazione. Shuen, che si presenta al mattino in stanza di Cormac (diventata per necessità una sala riunioni), è splendente, bella come un fiore: ha l'espressione raggiante e non nega che l'elfo si trova nella torre. Dice che il suo amato dalle orecchie a punta è disposto a parlare con i membri del gruppo, nella sala da pranzo al piano superiore, stasera. Il gruppo organizza un piano operativo, secondo il quale i due Nani e i due Elfi, in simpatica configurazione, porteranno subito il libro a Dyrrachion, mentre Cormac e le ragazze rimarranno indietro, senza libro, per aspettare che il ferito si rimetta, e per permettere l'incontro con l'elfo misterioso. Alice va a comunicare a Daniel il programma, e mentre i due Nani si preparano a partire, Cormac racconta un nuovo sogno che ha avuto durante la notte, sempre con protagonista il Duca di Dyrrachion ormai defunto. I Nani si preparano molto velocemente, e raggiungono Daniel di sotto, per andare a riunirsi con Faradyr e muovere a sud. Cavalcano svelti, mentre Faradyr striglia un cavallo in un bel frutteto, terrorizza un contadino che per poco non muore di infarto, quindi si allontana per non disturbare. Mentre Aska e Alice si vestono e si sistemano per la giornata al castello, Shuen, zitta zitta, va di sopra, prende la sua spada, e parte come un lampo all'inseguimento del libro, in groppa al destriero Ummarita. Galoppa come se avesse il diavolo alle calcagna, finchè non vede, in lontananza le riconoscibili sagome dei due Nani, e con loro Daniel. Continua ad avanzare a velocità folle, caccia fuori la spada e carica Kos Tun. Il Nano riesce a parare il colpo della ragazza, e a sua volta tenta di azzopparle il cavallo per ricondurla alla ragione. Kar Dun si avvicina alla scena, scende da cavallo e si mette davanti alla cavalcatura della ragazza per fermarla. E anche Daniel si avvicina, a circondare Shuen, alla quale chiede: "ma che t'è preso!? che cosa vuoi?!" Shuen risponde gridando una sola parola: "IL LIBRO!!" Le botte proseguono, Kos Tun tenta di ferire la ragazza al braccio, lei anche non riesce a fargli male, è fuori di se e combatte contro il Nano, incurante della inferiorità numerica in cui si trova, e del rischio enorme che sta correndo. Infine Daniel riesce a ricondurla alla ragione, lei getta la spada e smonta da cavallo. Inizia a spiegare a Daniel qualcosa, ma Kar Dun, senza sape' nè leggere nè scrivere, con una crina alla noce del capocollo la manda al tappeto. Il cavallo lo prendono loro, la spada viene gettata lontano, e Shuen lasciata lì, svenuta. Viene dichiarato a Kos Tun che, da quel momento in poi, ha il permesso di considerare Shuen alla stregua di un nemico. Dopo poco tempo dalla rapida partenza dei suoi tre compagni, Shuen viene soccorsa da alcuni uomini. Si risveglia infatti su un carretto, in compagnia di un paio di sconosciuti, che le fanno però capire di lavorare per Odysseas. Inoltre la ragazza capisce di venire costantemente seguita in ogni sua mossa, e non solo da lontano come aveva creduto. Viene riaccompagnata alla torre dopo essere stata rifornita nuovamente di quei sonniferi che già l'elfo le aveva dato, e di un nuovo cavallo. Prima di lasciarla, l'uomo a cassetta le consiglia di stare più attenta a quello che fa, e di non mettersi nuovamente nei guai. Il consiglio non è solo per la sua salute, ma anche per quella dei suoi compagni, infatti le viene detto, non troppo velatamente, che se lei non sarà in grado di portare a termine il compito, loro useranno maniere più definitive per effettuarlo. Il timore per la vita dei suoi compagni, più che il desiderio di recuperare il libro, spingono Shuen a partire dalla torre al più presto possibile per raggiungere i suoi compagni. E così, ignari, Daniel e i due Nani incontrano Faradyr un po' più avanti, e gli raccontano, con viso fosco, l'accaduto. Faradyr temporeggia in modo strano e non sembra contento del trattamento riservato a Shuen. A un certo punto, parecchio più avanti, Faradyr esclama: "ops! il libro l'ho lasciato nel frutteto, prima... me lo sono scordato..." La reazione dei due Nani è durissima, e nemmeno quando l'elfo, allegramente, confida che si trattava di uno "sccherssetto", si tranquillizzano: pretendono di verificare che il volume viaggi realmente con loro. Il tradimento di Shuen e la giovialità di Faradyr mettono di pessimo umore i viaggiatori, e l'atmosfera è estremamente cupa tra di loro, che avanzano borbottando e questionando, quando non in pesante mutismo. Alla torre intanto Alice e Aska stanno in riunione da Cormac, e scoprono della fuga di Shuen. Alice ne approfitta per perquisire la stanza della ragazza, dove trova, oltre a quel che già conosce, anche una bella scatola di legno nero, intarsiata d'oro: contiene un'ampolla piena a metà di una strana gelatina, un sacchetto di "farina" e una boccetta di un altro liquido strano. Trova anche un biglietto con su scritto "non ti dimenticherò mai". Porta tutto di là da Cormac e i tre discutono sul dafarsi, senza avere le idee chiare. A un certo punto Cormac fa segno alle altre di tacere: c'è un rumore fuori dalla porta, come di metallo trascinato. Aska va subito a vedere, e c'è Shuen che, quatta quatta, sta prendendo armi e bagagli, per filarsela alla chetichella. "Vado via", dice lei. "E perchè?", le chiede Alice. "Perchè sì". Ma viene fatta entrare nella stanza di Cormac, le viene mostrato il contenuto della scatola di ebano e chieste spiegazioni. Shuen fa molto la vaga, dice che è stato un regalo, e che lei non le ha mai usate: si tratta di sostanze soporifere. Si rifiuta di dire altro e dice che vuole partire immediatamente. Invano Cormac cerca di convincerla ad attendere il mattino seguente, quando anche lui (a suo dire, sebbene sembri improbabile a vedere come è conciato) sarà in grado di mettersi in viaggio: dice che è imprudente viaggiare da soli o spaccare ulteriormente il gruppo. Prima Aska dice che accompagnerà Shuen, con l'intenzione, invece, di usare su di lei il sonnifero e stenderla per un po', poi Alice la dissuade dall'usare sostanze potenzialmente dannose sulla ragazza, e Aska si orienta sul suo cavallo. Va così nelle stalle, e fa sniffare un po' di polvere al buon Gastridion, il quale le starnutisce in faccia, sporcandola. Ma ecco che arriva Shuen che, ovviamente, dovendo correre non prende il lento e robusto Gastridion, ma un altro animale, più veloce. E parte via, in pinna. Alice parte all'inseguimento, pedinandola a distanza. L'inseguimento dura parecchie ore, fino al pomeriggio, persino alla sera, senza che succeda niente di che. Ad attirare l'attenzione di Alice c'è soltanto, a un certo punto, una carrozza che si mette dietro Shuen da un sentiero dei campi, ma che viene subito sorpassata. Infine Shuen raggiunge un villaggio, e lo oltrepassa per accamparsi poco dopo. Alice rischia di perderla, ma poi la rivede, dopo un po'. Anche Shuen nota un cavaliere dai lunghi capelli biondi in lontananza, che però si allontana. Shuen si accampa, lega il cavallo e si appresta a passare la notte. Alice si avvicina di nascosto alla ragazza, sorvegliandola nell'oscurità. Aska e Cormac, che hanno aspettato Alice tutto il giorno, per prudenza decidono di passare la notte nella stessa stanza. E' la mattina del 22 settembre, ed Elfi e Nani, dopo aver dormito in un campo di grano, si mettono in marcia. Faradyr, forse per provocare o per mettere alla prova i compagni, propone di distruggere il libro; Kos Tun gli dice che può farlo benissimo, però poi muore. Kar Dun è molto teso e diffida un po' di Faradyr. I quattro avanzano tutto il giorno, con un'atmosfera piuttosto tesa. Lo stesso mattino la vecchia guaritrice, molto presto, va da Cormac. E' una vecchia scapigliata, grossona. Aska assiste alla scena, mentre la vecchia inizia a mormorare frasi come: "c'è molto male... c'è stato del male... uomini che non sono morti..." e intanto tocca le pareti della stanza e sospira... "ma il Dio vuole..." Quindi impone le mani sul petto di Cormac, si concentra, e provocando al giovane un dolore molto intenso, gli chiude le ferite. Intanto continua a biascicare discorsi misteriosi e ricchi di minaccia, come: "contaminazioni... tre diverse contaminazioni in lui... tre diversi dei oscuri..." Quindi sussurra ad Aska: "sono il Dio del corpo, il Dio della stanza e il Dio della torre... veglia su di lui". Tornando indietro di qualche ora, Alice, appostata sulle tracce di Shuen, la sbircia mentre questa trova riparo in una stalla, un magazzino abbandonato. Alice resta fuori, sperando e insieme temendo di veder arrivare qualcuno, finchè non comincia a sentire degli strani rumori provenire dall'interno, come se Shuen si trovasse in galante compagnia. Apparentemente dentro non ci dovrebbe essere nessuno. Allora Alice aspetta, quindi inizia a girare intorno all'edificio per cercare le tracce del misterioso ospite dell'amica. Non trova nulla, ma sente alzarsi il vento del mare, profumato, e il cielo si libera dalle nubi. Alice aspetta sveglia fino all'alba, quando si affaccia all'interno per vedere se Shuen è ancora in compagnia oppure no, e la vede che ancora dorme, senza niente indosso, supina. Quando Shuen si sveglia, confusa e poco riposata, si veste e subito si accorge di Alice, malamente rimpiattata nei pressi della capanna, quindi le due discutono un po', e si mettono in marcia insieme, verso sud. Elfi e Nani proseguono verso sud, verso i confini della Pronoia. Sanno che a sud dei confini ci sono eserciti schierati, sono incerti sul dafarsi. Verso mezzogiorno, sotto la pioggia, si intravede un fortino alla distanza: il confine è arrivato ed è tempo di prendere una decisione: selvaggiare per i boschi fino al Ducato oppure fingersi mercanti e passare sulla strada? Kar Dun è decisissimo a selvaggiare, e non accetta ragioni dagli elfi, è assolutamente intransigente. Faradyr non può fare a meno di notare una certa sfiducia del Nano nei suoi confronti, ed è costretto a cedere. Il gruppo si cimenta in un fuori pista attraverso un frutteto, in direzione est, foresta e poi montagnone enormi. Oltrepassata una staccionata, e dei cagnacci molesti, ecco che si apre davanti ai quattro un desertico pianoro. E dai borbottii del cielo si preannuncia un temporale coi fiocchi. Faradyr si diverte a prendere un po' in giro Kar Dun, il quale reagisce in modo sempre esagerato. A sera Alice e Shuen giungono ad un villaggio che viene rapidamente sorpassato, in quanto privo di luoghi dove alloggiare. Dopo una mezz'ora di strada Shuen devia in direzione di un casolare apparentemente abbandonato, sempre senza accorgersi della presenza della compagna, vi entra e si accampa. Alice rimane fuori a breve distanza controllando la zona. Durante la notte, però, la ragazza è messa in allarme da alcuni rumori provenienti dal casolare: sono come dei gemiti femminili. Cerca allora di avvicinarsi per vedere se vi sia qualcun altro oltre a Shuen lì dentro, ma l'unica cosa che riesce a vedere è la ragazza che cammina per il rudere priva di indumenti. Al mattino sul tardi (dopo una notte insonne per Alice), Shuen si risveglia e sorprende Alice mentre tenta maldestramente di nascondersi. Alice cerca di sapere chi c'era di notte con la ragazza nel casolare, ma Shuen, un pò stupita e un pò imbarazzata, le spiega che si è trattata di un sogno agitato e che era da sola. La risposta non convince del tutto Alice che però abbandona il discorso ed accetta di proseguire il viaggio in compagnia dell'amica. Le due proseguono piuttosto lentamente anche per via di una forte pioggia che inizia durante la mattinata. A sera cercano ospitalità in un piccolo gruppo di case a cui giungono. Bussando trovano una ragazza ed alcuni soldati che gli offrono asilo per la notte. Un pò sospettose, ma zuppe fino al midollo, accettano e si chiudono in camera. Al mattino presto, dopo una notte di buon sonno, ripartono per la loro strada. Più avanti incontrano un piccolo villaggio pieno di guardie che le fermano dicendo che non si può proseguire per via della guerra, poichè si è molto vicini al confine. Alice, prontamente, spiega che la sua visita in quei posti è dovuta alla preoccupazione per il suo uomo, che si dovrebbe trovare lì, e che vorrebbe incontrarlo per sua tranquillità. Dopo aver parlato con l'ipologarco vengono fatte passare per permettergli di arrivare all'accampamento che si trova più avanti, dove dovrebbe trovarsi il fidanzato. Una volta allontanatesi dalla vista del villaggio, le due ragazze piegano verso la foresta, dove decidono di passare per aggirare l'accampamento e non essere viste. A tarda sera, sotto la pioggia, giungono ai margini della zona più fitta della foresta, dove, dopo un'amichevole chiccherata, decidono di accamparsi e dormire entrambe all'interno di una provvidenziale grotta. Al mattino di buon'ora si rimettono in marcia: la giornata è bella e senza pioggia, per cui il viaggio all'interno della foresta prosegue tranquillo e senza problemi fino alla sera, quando le due ragazze si accampano, stavolta sotto le stelle. Il giorno dopo decidono di perdere un pò di tempo per cercare dell'acqua per lavarsi e riempire le borracce. Dopo 2-3 ore, mentre si apprestano a partire, odono dei rumori nelle vicinanze. Avvicinandosi per indagare, scorgono una figura dai capelli neri che, con grande stupore, scoprono essere Daniel (forse non meno stupito di loro). I due gruppi si sono così riuniti, ma sorge un grosso e prevedibile problema: nè Daniel, nè Kar-Dun hanno la minima intenzione di portarsi dietro Shuen, che per loro è solo un elemento pericoloso. I due, infatti, ricordano prontamente l'attacco che la ragazza aveva portato contro di loro un paio di giorni prima; Alice viene messa al corrente di questo fatto, mentre Shuen insiste a portare in propria difesa che non avrebbe mai fatto del male volontariamente ad alcuno di loro, e che l'attacco era stato portato con attenzione cercando unicamente di disarmare il nano. Alla fine la questione viene decisa con una votazione gestita da Kos-Tun, si vota per uccidere la ragazza o lasciarla venire, l'esito è il seguente: Daniel e Kar-Dun per la morte contro Faradyr, Alice e Shuen (che è autorizzata a votare dallo stesso Kos-Tun che però si astiene), per cui il viaggio prosegue con tutti i suoi 6 membri. Tuttavia Shuen viene disarmata e la sua spada viene presa in consegna da Alice, inoltre viene avvertita che non sarà persa d'occhio neanche per un istante. La ragazza promette di fare la brava, anche perchè le viene confermato che non le verrebbe offerta nessun'altra chance. Il viaggio prosegue orientativamente verso sud, senza eventi di rilievo, e la sera stessa il gruppo esce finalmente dalla foresta, e trova davanti a sè alcune colline tra cui deve obbligatoriamente passare. Dopo un'avanscoperta di Daniel, che svela la presenza di una torre di guardia, si decide comunque di passare sfruttando il buio notturno. Con molta cautela i nostri eroi si allontanano dalla zona che risulta oltretutto essere piuttosto nutrita di torri (in fondo si tratta di una zona di confine con la guerra in atto) e trovano, dopo un buon riparo per i cavalli, anche una comodissima grotta di tufo scavata all'interno di una collinetta perfetta per ospitarli tutti quanti per la giornata durante la quale si riposano per ripartire poi la sera stessa. L'unica distrazione è offerta dal solito Kos-Tun che ha la brillante idea di dimostrare la fragilità del tufo con una sonora martellata sulla parete della grotta, provocando così una piccola frana interna. Per il resto, la giornata passa tranquilla. Il gruppo riparte la sera e prosegue senza problemi. Si dorme per metà giornata e si riparte dopo l'ora di pranzo, visto che di torri non c'è più presenza. Alla sera si scorgono delle luci in lontananza. Pensando si tratti della città, si appronta subito un programma per il giorno succesivo, dopo la consueta sosta per riposare: i due nani andranno a fare provviste e si ricongiungeranno agli altri che nel frattempo avranno proseguito fuori con calma. In realtà al mattino si scopre che il piano subisce una modifica, poichè non si tratta di una città, ma di un accampamento militare. Evitandolo accuratamente, si prosegue fino a scorgere, dopo un ennesimo viaggio notturno, la città di Scodra. Il programma precedente viene quindi messo in atto, e il gruppo si ritrova a sera dopo aver camminato affiancato a diverse altezze senza potersi ricongiungere del tutto. Una volta riuniti, Shuen chiede ansiosa a Kar-Dun se ha controllato in stazione di posta la presenza di eventuali biglietti. La risposta negativa del nano non la convince per cui, rivolgendosi a Kos-Tun, viene a scoprire che in realtà era stato consegnato un biglietto con scritta una frase d'amore, subito distrutto da Kar-Dun. Segue una grande discussione, in cui il nano rimprovera Kos-Tun di aver spifferato tutto e spiega il suo gesto per timore che i biglietti siano messaggi in codice o, peggio, sorte di incantesimi che garantirebbero il rafforzamento della ragazza all'elfo misterioso. Si fa sosta, con l'animo un pò alterato, ma finalmente di notte, in una locanda. Qui, durante la cena, Shuen nota ad un tavolo il conducente del carro che l'aveva recuperata dopo la sfuriata nei pressi della torre. Ne parla la sera ad Alice, che le consiglia di parlarne agli altri. Infatti, la mattina dopo, la faccenda è resa pubblica, con mille critiche e rimproveri da parte degli altri membri, ma già preventivati. La sera si arriva in una stazione di posta, caratteristica per un gioco di carte per cui vi sono dei disegni su alcuni tavoli, e che appassiona subito Daniel, che si butta subito nella comprensione del gioco, osservando alcuni giocatori evidentemente abituli clienti del posto. L'elfo perde un pò di soldi, ma la sua caparbietà e furbizia gli rendono anche qualche piccola soddisfazione nei confronti degli altri giocatori, che non vedono di buon occhio lo straniero. Il buonumore dell'elfo, così acquisito la sera prima, viene subito smorzato dal risultato dell'inaspettatissimo incontro mattutino con Cormac ed Aska, che sconvolgono tutto il gruppo con le novità che recano con loro. Aska e Cormac, dopo la visita della guaritrice, si preparano a partire. Cormac visita l'armeria della torre, dove chiede se sia disponibile una spada, ma l'armaiolo gli spiega che le armi degli Ummariti se l'è tutte portate via il Demarco come trofei, e che lì si usano solamente daghe. C'erano due spade in verità, ma una dopo l'altra sono state portate via da Shuen il giorno precedente: prima una, al mattino, poi la ragazza è tornata dopo averla persa e se n'è fatta dare una seconda. Quindi niente spade. Cormac, deluso e nello stesso tempo incuriosito e allarmato per lo strano comportamento di Shuen, si fa dare una daga, un pugnale, e un altro po' di roba. Quindi, con Aska, Renato, Gastridion e Fausto si mette in marcia verso sud. A ora di pranzo viene raggiunto un villaggio, dove c'è un mercatino e si comprano provviste per il viaggio. Quindi si prosegue, ed inizia a piovere a vento. A sera i due cercano riparo in una fattoria, e dopo qualche tentativo fallimentare si fanno ospitare da una popolosa famiglia di contadini calabresi, che dormono in 5 per letto, parlano, mangiano e bevono con i nostri eroi. La notte piove, e passa tranquilla. Al mattino i due si rimettono in marcia sotto un cielo bigio e grigio. A ora di pranzo viene raggiunto un villaggio circondato da mura, alle porte una guardia di Benson fa un po' di domande ma alla fine lascia passare i nostri, dicendo loro che non si può proseguire verso sud. All'interno del villaggio Aska compra una grande quantità di provviste, e Cormac riesce a recuperare uno spadone, da un armaiolo, dopo aver un po' girato. Intanto si è fatto pomeriggio, e i due escono di nuovo dalla porta nord del paese, quella del Bensoniano, per aggirare la città e rimettersi sulla strada più a sud. Ma ecco, proprio lungo la via, si comincia a vedere uno strano gruppetto di persone. Aska subito si ferma ad osservare, stranamente rapita. C'è un tizio più anziano che porta uno stendardo con il simbolo di Pyros, e della gente intorno. Pian piano le poche persone diventano una folla in fila, che avanza cantando lode a Pyros in una lingua arcaica. E Aska scende da cavallo e si unisce a loro. Cormac, ricordando le parole di Aska a proposito di una folla in fila in folle, segue il gruppo a qualche metro di distanza, lentamente, con i cavalli. La folla in fila prosegue per la strada finchè non raggiunge un sentierino che si inerpica nella campagna, e avanza cantando e salmodiando per molto tempo. Ed ecco che raggiunge una collinetta, sulla quale sorge un palo di legno, con sopra una piccola piattaforma, sulla quale giace, accoccolato, un vecchietto. La folla si ferma ai piedi della pedana, Aska conquista le prime file, mentre Cormac osserva la scena un po' in disparte, a qualche metro. La gente prega in una lingua mista tra Delos e Greyhaven, sono tutti molto presi. Finchè il vecchietto alza le mani, e tutti tacciono, abbassando lo sguardo. Il vecchio parla in lingua Greyhaven, ed ecco che cosa dice: |