la Locanda 'il 
Gallo d'Oro' di Vintenberg



Diario di Myst - parte ventisettesima - master Luca - II


... segue dalla prima parte del diario...

Pian piano lungo la strada aumenta il traffico di uomini armati, sicuramente mercenari, che da nord si dirigono a sud, verso Delos. Gente che viaggia in armatura completa, in gruppetti.
Ai lati della strada si cominciano a vedere di tanto in tanto dei forti, presidiati probabilmente da Nani, che controllano il passaggio. A sera viene raggiunto il paesino di Albakon (Albach nella lingua dei Nani), dove sorgono, ai lati delle strade, moltisime locande. Qui pernottano tutti i mercenari di passaggio.
Karis chiede ad Alice e Faradyr di portare una sua lettera ad un contatto che si trova nel paese alto, una zona di Nani minatori. Fornisce il nome di Kos-Tun, è un Nano deliota.
Mentre i due salgono a cercare Kos Tun, gli altri si preoccupano di trovare una locanda per la notte. Non è facile, sono tutte molto affollate e nessuna ha tanti posti per ospitare tutto il numeroso gruppo.
Karis, Kotaros e Kar Dun trovano alloggio alla locanda più bella, "il Passo", mentre gli altri, dopo un po' di giri a vuoto, si sistemano nel posto dove lo stesso Cormac aveva pernottato nel suo precedente viaggio a Delos, la locanda "Lo Sguardo verso Delos".
Alice e Faradyr salgono dal contatto, nel villaggio di minatori scavato nella roccia. Del loro contatto sanno ben poco, soltanto che si tratta di un Nano e che non è molto amato da Karis.
I due arrivano ad una taverna di minatori ed entrano. Si fa silenzio intorno a loro: nella taverna ci sono soltanto Nani, e gli sguardi su di loro sono assai ostili.
Chiedono da bere, ma l'oste non risponde. Si alza del vociare: "elfi e donne non sono graditi in questa locanda di lavoratori!"
La tensione si fa palpabile, interviene un Nano con abiti da guardia che richiama all'ordine. Solo quando Faradyr dice che si trova lì per cercare Kos Tun il vociare si placa e gli sguardi, da truci che erano, si fanno curiosi. L'oste dice ai due ospiti di seguirlo nel retro, scende delle scale buie e oltrepassa una tenda. C'è uno stanzino avvolto nell'oscurità quasi completa, se non fosse per una lanterna schermata.
Nello stanzino c'è un tavolo, con alcuni sgabelli disordinati intorno, ed un Nano seduto che sorseggia da un boccale enorme.
A guardarlo meglio, il Nano ha un aspetto spaventoso: gli mancano ciocche intere di barba e capelli ed ha il viso solcato da enormi cicatrici come artigliate, non tanto diverse da quelle che il vecchio Porter ha sulla schiena. Le cicatrici gli attraversano anche gli occhi, che sono strani, acquosi.
Kos Tun è silenzioso e cupo, e senza parlare apre il palmo della mano, come ad aspettarsi qualcosa. Alice sta per dargli dei soldi, ma Faradyr la previene e porge al Nano la lettera di Karis.
Il Nano prende la lettera e, sforzandosi visibilmente sembra leggerla. Quindi la porge ad Alice e le ordina di leggerla.
Il testo della lettera, scritto da Karis, è pieno di insulti rivolti a Kos Tun, di prese in giro, nelle quali si dice anche che gli stessi latori della lettera sono d'accordo con Karis nel pensare simili cose del Nano. Alice cerca di edulcorare il testo, ma evidentemente Kos Tun l'ha letto ben bene, perchè commenta la cretinaggine di Karis senza mezze misure.
Il Nano tenta poi di afferrare Alice per la collottola, ma la ragazza è più svelta e blocca il braccio di Kos Tun, conquistandosi la sua ammirazione.
Con un forte accento bensoniano, Kos Tun spiega in pochi ma chiari punti la situazione ai due visitatori:
  1. Il gruppo si è presentato con estremo ritardo
  2. Non si sa se si tratta di gente capace oppure no
  3. C'è stata una pagliacciata a Nair Al Zaurak con l'Elfo come protagonista
  4. Urge un ripensamento della missione per risistemare gli errori
Kos Tun spiega quindi che Karis edeve tornarsene dritto di filato a Greyhaven e che prenderà lui il comando della spedizione.
Dice inoltre che il libro non andrà più portato a Delos, in capitale, ma dal Duca di Dyrrakion, e consegnato nelle sue mani.
Si parte l'indomani mezz'ora prima dell'alba, mentre Karis e Kotaros devono andarsene due ore prima.
E quando Faradyr saluta Kos Tun con un "buona notte", il vecchio Nano risponde: "la notte non è mai bene, carogna di un elfo!".
Quando Alice e Faradyr raccontano a Karis del dialogo col Nano, l'Elfo è depresso perchè non vorrebbe tornare nei Temi del Nord. Racconta poi che Kos Tun in passato combattè a lungo sul Mustblach, il Passo di Myst, che mette in contatto Delos con il Ducato di Benson.
L'indomani all'alba arriva Karis in locanda a salutare, è molto mesto e triste all'idea di tornarsene a Greyhaven, evidentemente aveva una gran voglia di tornare a Delos. Comunque saluta tutti calorosamente, in particolare Daniel al quale, abbracciandolo, infila in tasca un pacchettino misterioso (Daniel poi rivelerà ai compagni il contenuto del pacchetto: droghe, un veleno mortale da spalmare e il corrispettivo antidoto liquido). Cormac saluta il vecchio Kotaros, evitando accuratamente Karis.
All'alba arriva Kos Tun.
E' armaturato con una corazzaccia di cuoio molto vissuta, ha un martello da guerra e uno scudo, porta un elmo con le corna. Ha gli occhi in parte bendati e il volto nascosto dall'elmo. Ha un modo di fare burbero e minaccioso, chiede di vedere il libro e lo scruta accuratamente. Quindi proclama Faradyr "Custode del libro", con il suo martello: se il libro si perde, gli dice, tu muori.
La carovana si rimette in viaggio verso sud.
Adesso i forti nanici sui monti sono di più, si vede che ci sono pattuglie di Nani con balestre e persino baliste che sorvegliano la strada.
Lungo il viaggio Kos Tun acconsente a dare lezioni di Delos ai membri della spedizione. Siede per gran parte del tempo nel carro guidato da Aska, dove siede anche il "buon barbaro" Cormac e, a turni, Alice, Daniel e Faradyr, per imparare la nuova lingua. Quando può però sale sul carro di Kar Dun, con il quale si trova visibilmente più a suo agio.
A sera il gruppo alloggia in una stazione di posta affollatissima di mercenari. Kos Tun spiega che i mercenari si spostano dai Temi del Nord verso l'Impero, e che gran parte dello stesso esercito imperiale è composto da truppe del genere. Dice poi che a Poldorion si paga il dazio di ingresso, e che per questo molti di loro, della "feccia", passano per i boschi e le campagne ed evitano la strada più battuta e larga.
Nella serata si decide un itinerario. Alice si preoccupa di capire dove si trovi esattamente il Monastero degli Eroi Vincenti, che dovrebbe essere non lontano dal Bosco Ombroso. Sembra anche, a sentire quel che dice l'oste, che sia una buona strada per evitare Poldorion con i suoi controlli, quella di passare per la zona intorno al Monastero.
Si fanno i turni di guardia, perchè "la notte non è mai buona", e l'indomani si parte prestisimo, grazie all'aiuto di una mappa dell'oste, verso la strada, un po' indietro fino ad un sentiero in terra battuta pochissimo frequentato, che conduce in una zona disabitata e molto spoglia.
I carri faticano un po' ad inerpicarsi per il sentiero, tanto che si rende utile che qualcuno scenda e, da terra, guidi i cavalli.
Alice fa intanto da palo, controlla che non arrivi nessuno e raggiunge un gruppo di sei mercenari che le dicono che stanno passando per un sentiero nel bosco, nella direzione opposta ai carri, per evitare il blocco di Poldorion: pare infatti che non siano più ammessi mercenari nelle terre dell'Impero.
Prima di riunirsi ai carri, Alice, assieme a Faradyr, cancellano le tracce del passaggio della carovana: non bisogna farsi seguire, quindi è bene passare inosservati.
La stradina sterrata percorre una landa spoglia, dove non c'è acqua e quasi non crescono piante, con colline deserte e silenziose. Il cielo incombe immenso e, al tramonto, colora le colline di tinte rosate e bellissime. L'atmosfera è solenne e suggestiva.
Durante la notte, sotto le stelle, tutti sono assaliti da una intensa sensazione di pace e serenità; Aska è talmente sensibile alla pace e alla santità del luogo che si inginocchia e si mette in preghiera. Anche Kos Tun è sereno e rilassato, tanto che canta alle stelle un canto delle sue terre.
La notte trascorre meravigliosamente tranquilla e l'indomani il gruppo riparte.
Alice freme di andare verso il monastero, che tuttavia non si vede ancora da nessuna parte. Alla prima deviazione, un sentiero verso sud, la ragazza decide di provare a percorrerlo. Con lei sceglie di andare anche Aska e Faradyr.
Visto che i carri non ci possono passare, l'intera carovana si ferma. Cormac così ne approfitta per scendere dal carro e arrampicarsi su di una collina piuttosto alta, e guardare il panorama. E vede così il Monastero, nella direzione opposta a quella presa dai compagni, a Nord Ovest. Li chiama e loro tornano indietro.
Si prosegue sulla strada maestra e dopo un po' si vede anche da lì il monastero; c'è un bivio che però i carri non possono percorrere, così i tre interessati salgono al monastero, gli altri aspettano sotto.
Mentre salgono, si ode il richiamo di un potente corno. E poco dopo arriva un giovane vestito di porpora e oro, che va incontro ai visitatori e li guida al monastero. E' un paladino di Pyros, di pochi anni, che parla soltanto la lingua di Delos. Poco dopo arriva anche un altro tizio, panciuto e pelato, in armatura di cuoio, rubicondo e abbigliato di scuro. E' un paladino di Kayah.
I due, pur non parlando la lingua di Greyhaven, riescono a intendersi con i visitatori abbastanza da far capire ad Alice che non deve introdurre la sua spada all'interno del monastero. L'arma viene toccata con grande circospezione dai paladini, che la avvolgono in un panno grigio, come se fosse contaminata, o maledetta.
La ragazza un po' insiste, poi, quando si vede costretta ad abbandonarla, dice che nessuno glie la deve toccare. Nessuno glie la tocca, le rispondono. Lei entra, assieme ad Aska, mentre Faradyr rimane fuori: il monastero è una clausura femminile e l'elfo rimane coi due paladini a bere vino e a cercare di comunicare di strade e percorsi da seguire col carro fino a Dyrrakyon.
Alice chiede di parlare con Madre Lara, e le dicono che è l'Igùmena. Conducono la ragazza da Madre Lara, che è una donna che parla il Greyhaven, cieca e non più giovane. Le due parlano a lungo, alla fine Alice va a riposare su un lettuccio.
Intanto Aska aspetta, nella sala comune del convento, e parla con una monaca molto anziana, forse ultranovantenne, che siede su una sedia a rotelle ed ha accanto una giovane suorina che la assiste e la sorveglia.
La vecchietta si chiama Pyrodula, ha la pelle molto chiara e gli occhi scuri, a mandorla, e da giovane doveva essere sicuramente una bellezza. E' alta ancora adesso, nonostante l'età, ed è molto desiderosa di parlare con Aska.
Pyrodula racconta di trovarsi lì per pagare per i suoi enormi peccati, che ha finalmente trovato la pace con le sue brave compagne. Da come parla sembra che canzoni un po' le altre monache, nonostante abbia palese rispetto per Pyros.
Aska racconta di trovarsi in viaggio per Dyrrakyon, allude al suo passato in cui serviva altre divinità e dice che adesso crede e venera Pyros.
Pyrodula dice ad Aska che le ricorda se stessa da giovane, e le chiede un favore: di portare un anello d'oro, con una D incisa sopra la pietra, sulla tomba del Duca Nikeforos Priennios, Duca di Dyrrakyon... ex Duca, per la precisione. Lei lo conosceva, e la sua anima non potrà trovare il riposo che cerca, finchè questo incarico non sarà stato svolto. Aska promette di aiutarla. Quindi viene a sua volta ricevuta dall'Igumena, che le parla brevemente del fatto che gli dei non aspettino.
Nel frattempo Faradyr passa il tempo con il paladino di Kayah, un buontempone, che gli offre del vino resinoso e ci chiacchiera, per quanto possibile.
Poco dopo sale anche Cormac, mandato da Kos Tun, che si agitava per il ritardo della spedizione, ma riscende subito ai carri, per tranquillizzare il Nano.
Kos Tun però tiene molto alla sua tabella di marcia.
Scende dal carro e si avvicina a un dirupo, quindi inizia a battere furiosamente con il martello sullo scudo, sprigionando un rimbombo fortissimo che riecheggia per le valli.
Il frastuono sveglia Alice, che abbandona il monastero, assieme a Aska e Faradyr.
Il gruppo si mette in marcia nuovamente, tornando indietro: infatti i paladini hanno spiegato a Faradyr che non c'è modo di passare fino a Dyrrakyon con tutti i carri, e che si deve per forza prendere la strada principale.
La notte passa tranquilla, anche se l'atmosfera non è più serena e pacifica come la sera precedente.
Sorge il mattino del 23 agosto.
Lungo la strada Aska nota delle orme di piede, come se qualcuno avesse seguito il loro stesso percorso negli ultimi tempi: si decide di stare molto attenti per vedere eventuali inseguitori.
Non trovando nessun sentiero adatto al carro si arriva fino alla strada che porta a Poldorion. Qui Kos Tun dice che è opportuno che tutti si fingano mercenari, e lui il reclutatore, in modo da attraversare il posto di blocco di Poldorion. Alice ricorda che il tizio incontrato giorni prima le aveva detto che non erano più accettati mercenari, ma Kos Tun la tranquillizza, dice che non è possibile e che al massimo ci sarà da perdere qualche giorno in faccende burocratiche.
Così tutti si mettono addosso le armature, con grande entusiasmo di Kos Tun, che trova tutti molto più seri. Il caldo è intenso e viaggiare in armatura una tortura, ma non ci sono alternative. Soffia un forte vento caldo da sud, e la via Poldoriana è deserta.
A un certo punto Cormac e Faradyr cominciano a sentire un lontano ritmo, come di musica, in lento avvicinamento. Inizialmente nessuno li prende sul serio, ma poi il suono diventa più forte ed inequivocabile: si tratta di un canto militare.
I carri si fermano al bordo della strada per far passare uno squadrone di fanteria che si allontana da Poldorion. Sono circa 100 fanti, armaturati con cuoio rigido, elmetto di metallo decorato con una stella, scudo piccolo e picca, daga e stocco. Sulle divise portano l'aquila imperiale, nera sul cuoio.
Lo squadrone passa cantando e marciando, quindi la carovana riprende il suo viaggio.
Scende la sera e ci si accampa nei pressi della strada. Nottetempo passa un altro squadrone, con le torce, nella stessa direzione.
L'indomani, 27 agosto, al mattino ci si prepara ad entrare in Poldorion.
Prudentemente i membri del gruppo, in particolare Faradyr, propongono di non far passare il libro per la città, ma di affidarlo a qualcuno che faccia il giro a cavallo senza farsi perquisire. Ma Kos Tun dice che non ce n'è bisogno, quindi si entra tutti.
La città ha delle mura basse e schiacciate, massicce, sorge a cavallo della strada ed è pattugliata da gruppi di Nani ben armaturati.
Proseguendo per la strada si arriva ad una grande piazza affollata di carri e soldati, ci sono le guardie, con la stella sull'elmo e l'aquila imperiale sul petto, e altri soldati, vestiti con armature più pesanti, con l'aquila tanto sul petto che sull'elmo. Stanno perquisendo i carri un po' alla volta.
Non resta che mettersi pazientemente in fila...
A controllare ci sono due tizi, uno barbuto e un elfo anzianotto.
Al turno dei carri di Kar Dun le guardie entrano e perquisiscono, trovano i libri (La vita dell'Imperatore Ghiannis Duncas mischiato agli altri volumi di minor pregio), li mettono tutti insieme, poi trovano le tagliole e gli attrezzi da scasso. Quindi chiamano l'elfo che controlla.
L'elfo sale e comincia a controllare la mercanzia, finchè non trova il libro tanto prezioso e si incuriosisce. Chiede che cosa ci facciano dei mercenari con un libro tanto difficile, per di più scritto in Delos. Aska, assalita da una gran paura, non riesce a profferire parola.
A un certo punto il barbuto imperiale cerca di salire sul carro, ma l'elfo, con parole accese (e senza fargli vedere il volume) lo manda via. Quindi guarda Alice, Aska e Kar Dun, che si trovano sul carro, e dice loro, con espressione maliziosa e curiosa al tempo stesso, che sono venuti dei soldati imperiali da Delos, nella Sua città, e che stanno cercando un gruppo di persone, un gruppo "misto" tra donne, uomini, elfi e nani, che reca con se il volume "vita dell'imperatore Ghiannis Duncas"; dice che per questa storia sta succedendo un bel po' di confusione nella Sua città, che hanno dovuto limitare il numero dei mercenari temporaneamente e che insomma questo libro è abbastanza famoso, come le persone che lo portano.
I membri del gruppo presenti impallidiscono e già si sentono spacciati, quando l'elfo, con aria sorniona, commenta: "che bella occasione di fare un dispetto agli imperiali... datemi un buon motivo per farlo!"
Nello stesso momento arriva da fuori un grido di Kos Tun, in Delos, che urla: "Io Sono Kos Tun, l'Eroe del Mustblach!"
Il Nano apostrofa così il barbuto che, attraverso i suoi uomini, ha ordinato a Cormac e Faradyr di poggiare le armi. Intorno a lui si solleva un mormorio di stupore e rispetto.
Alice intanto cerca di convincere l'elfo a lasciarli passare, con vaghe promesse. Ma ben presto si capisce che gli interessi del controllore sono molto più semplici e immediati: con 85 corone d'oro si lascia corrompere senza tanti problemi. Si limita a sequestrare tagliole e attrezzi da scasso, e fa espellere il gruppo da dove è entrato.
Una volta fuori, ancora increduli di averla passata liscia, i nostri eroi si interrogano sul dafarsi.
Evidentemente il libro è ricercato dalle Guardie Imperiali provenienti da Delos, le strade principali probabilmente saranno pattugliate e il carro non può percorrere quelle secondarie. Si decide quindi di tornare indietro fino al sentiero che conduce al Monastero, lasciare da quelle parti i due carri e proseguire per vie impervie e nascoste a cavallo.
Si torna indietro a passo spedito, temendo eventuali inseguitori.
A un tratto si sente un canto nanico in lontananza, un canto di guerra.
Visto che è ricercato un gruppo "misto", le tre ragazze con Faradyr e il libro si allontanano a cavallo, mentre gli altri proseguono, raggiungendo un vasto accampamento di Nani, ci sono circa 500 soldati Nani, tutti con il doppio simbolo della stella e dell'aquila imperiale. Sono i Nani del confine che avanzano all'interno dell'Impero.
"Qui sta cambiando il mondo..." commenta Kos Tun con tono amaro, "stiamo sbagliando tutto, la corrente ci travolgerà".
Il gruppo si incontra di nuovo un po' più avanti, e si accampa fuori pista. Durante la sera il Nano borbotta molto e racconta di aver conosciuto, in passato, l'anziano elfo alla cui corruzione tutti devono la vita: si chiama Minas.
L'indomani nei pressi della stazione di posta, oltre la quale si dirama la strada per il monastero, nuovamente si incontra una grande pattugila di soldati Nani. E Kos Tun incontra Tun Kar, suo conoscente, il quale gli dice che l'esercito dei Nani di confine vanno a combattere a Butelion, che è stata assediata, presa e distrutta da un'orda di barbari provenienti dall'est.
Appare molto strano che un'orda di barbari abbia potuto attraversare indisturbata gran parte dell'Impero, fino ad arrivare a Butelion e distruggerla, probabilmente si tratta di barbari al soldo di qualcuno. Stanno succedendo strane cose, a Delos, e Kos Tun non se le sa spiegare.
Il gruppo si incontra nuovamente, si ripete il solito fuoripista verso il Monastero, e la notte passa tranquilla.
L'indomani 26 agosto non succede nulla, la zona desertica nei dintorni del Monastero non ha segni di vita particolari, nessuno sembra essere passato recentemente.
Al tramonto il gruppo si accampa e Alice si avvia al Monastero, ansiosa di parlare nuovamente con Madre Lara.
Gli altri parlano tra loro a lungo, prima di addormentarsi.
Appena Alice arriva, incontra il paladino di Kayah, che sembra molto spaventato a vederla, come se, nella sua ombra, individuasse un'altra sagoma, maligna: la sagoma di Lord Volgar.
Il paladino fa capire ad Alice che deve entrare nella cappella di Kayah, per mettersi al riparo, e lui rimane sulla soglia come per difenderla. Chiama in suo aiuto il giovane paladino di Pyros, e entrambi trascorrono la nottata a sorvegliare Alice.
Da parte sua, Alice sente la voce di Volgar nella testa che le dice di uscire all'aperto, di combattere, che la provoca in ogni modo. Ma la ragazza resiste, e prega.
A un certo punto il paladino di Kayah sembra attaccare una sagoma impalpabile, è Lord Volgar che cerca di avvicinarsi, ma trova la resistenza della Fede davanti a lui.
La notte passa molto tormentata, e alle prime luci dell'aurora Alice, stanchissima, va a parlare con Madre Lara nuovamente.
Sorge il sole finalmente.

E' una mattina uggiosa e un po' nuvolosa, Alice torna dai compagni dopo la notte passata al monastero. Il gruppo inizia ad organizzarsi per lasciare i carri al monastero; l'operazione dura parecchio tempo, nonostante l'aiuto dei due paladini, perchè bisogna sistemare tutto al meglio, fare rifornimento di cibo e soprattutto di acqua.
Daniel cerca di chiacchierare un po' con Kos Tun, che però reagisce decisamente male. E quando Faradyr gli fa domande sul Duca di Dyrrachion, se la carica sia ereditaria o meno, Kos Tun si offende, a sentir dire "Duca figlio di Duca". Il gruppo trattiene a fatica l'ilarità.
Manca una sella. Aska e Kos Tun salgono nuovamente su al monastero, ma non ce n'è, così la ragazza è costretta a cavalcare a pelle, cedendo la propria sella al Nano. I due si scambiano qualche battuta piu' o meno pesante, e si parte.
Il tempo è afoso e grigio, sembra che minacci un acquazzone.
Daniel rischia grosso, importunando il Nano con domande sul Mustblach. Ma poi comincia a piovere, sempre più forte, finchè non vien giù un vero diluvio.
La zona è spoglia, c'è solo un boschetto di pini, praticabile, ma per prudenza il gruppo non ci si sistema sotto, temendo i fulmini. E così si viaggia molte ore sotto l'acquazzone. Solo a sera la pioggia cala, per poi finire.
Il gruppo si accampa e riesce faticosamente ad accendere un fuocherello, per scaldarsi e asciugare i vestiti bagnati. ìa notte passa tranquilla.
L'indomani mattina ricomincia a piovere. Il paesaggio è sempre spoglio e monotono, anche se pian piano cominciano a incontrarsi greggi di capre. Faradyr e Kos Tun vanno a parlare con un pastore, che però non sa dir loro niente di utile.
A ora di pranzo il gruppo raggiunge una zona con degli alberi, l'inizio di un bosco. E la pioggia insistente costringe tutti a fermarsi non molto tempo dopo. Alice si sente poco bene, è molto raffreddata, e accendere il fuoco comincia a diventare difficile.
Parlando, Aska e Daniel si bullano un po' con Kos Tun delle loro esperienze con i predicatori delle tenebre: l'austero Nano rimane molto impressionato.
Il tempo passa e arriva l'ora di dormire. Durante la notte Faradyr sente un rumore come di ruscello, e l'indomani si vanno a riempire le borracce prima di ripartire.
Il mattino del 29 agosto finalmente c'è il sole. Il gruppo si rimette in marcia, oggi tocca a Faradyr cavalcare senza sella. C'è una certa indecisione sulla strada da prendere, si comincia a deviare verso sud.
Camminando, Cormac si sofferma a cercare delle impronte, e ne individua alcune, che gli sembrano di animale; incuriosito per l'assenza di animali nei paraggi chiama Kar Dun, che, più esperto nella lettura delle tracce, individua con certezza i segni del passaggio di uomini. Non molti, due tre, massimo cinque. Però devono essere per forza passati durante la notte, visto che prima la pioggia avrebbe cancellato i loro segni.
Il gruppo si comincia ad allarmare. Incontrando un pastorello, gli si chiede se abbia visto passare nessuno, la la risposta è negativa. Il ragazzino dice anche che c'è un sentiero, sia pure poco battuto, che va a sud. Lo indica al gruppo, che inizia a percorrerlo.
Nel tardo pomeriggio Alice è molto affaticata, si decide di trovare un riparo per la notte.
Ci sono delle colline, nessun riparo vero e proprio. Cormac suggerisce di fare il campo in un punto nascosto, un avvallamento non visibile dalla strada, e di dividere le persone che fanno il turno, uno sotto con gli altri, l'altro sul colle per controllare, non visto, le zone circostanti.
Durante il turno di guardia di Daniel e Shuen, mentre l'elfo sta di vedetta sul colle, gli capita di vedere una fioca lucina, alla distanza, che si avvicina lentamente. Potrebbe essere una lanterna, difficile dirlo. La luce si avvicina sempre più, sia pure restando lontana qualche chilometro, poi si ferma e si spegne.
Al mattino Daniel racconta ai compagni quel che ha visto, e si decide che lui e Faradyr rimarranno indietro per qualche ora rispetto agli altri, per controllare eventuali inseguitori. Il libro lo prende Kar Dun, il cavallo senza sella Cormac.
A ora di pranzo i due elfi si riuniscono agli altri senza aver visto nessuno, e il gruppo riparte di gran carriera.
Si decide di fare una tirata molto lunga fino a notte, deviando leggermente direzione, e lasciando un fuoco in un posto a caso per distrarre l'attenzione degli inseguitori, in modo da costringerli a muoversi di giorno e non più di notte.
Così si fa, il gruppo avanza per molte ore, fino a notte fonda.
Mentre però si stanno cominciando ad addormentare, i nostri eroi vedono molte torce avvicinarsi, e un gran abbaiare di cani: tutti si armano e armaturano, appostandosi. Kos Tun, Kar Dun e Daniel rimangono vicino al fuoco a vedere chi arriva, coperti dagli altri.
Si tratta di una ventina di grossi, brutti e sopraccigliuti pastori, dall'aria feroce, e da una quindicina di grossi cani, dall'aria altrettanto feroce. Sono armati di bastoni e coltellacci, hanno un'espressione molto aggressiva.
La situazione è tesa, i nostri sono tutti molto preoccupati, perchè il compito diplomatico di calmare i villici inferociti tocca per forza di cose a Kos Tun, l'unico che parla la loro lingua.
"Che volete, miserabile gentaglia?", esordisce il diplomatico Nano, "siamo un gruppo di saldi e potenti guerrieri", continua poi, con fare minaccioso.
I pastori discutono con Kos Tun per parecchi minuti, mentre i cani ringhiano e la situazione sembra degenerare da un momento all'altro, finchè finalmente si voltano e se ne vanno.
Il Nano li ha convinti a lasciarli stare: i pastori temevano di avere davanti dei briganti, che si muovono la notte. Kos Tun si è impegnato a ripartire solo il mattino dopo, e l'incontro, sia pure spiacevole, non ha conseguenze.
Il resto della notte passa tranquillo e ci si rimette in marcia alle nove del mattino circa.
Si corre più possibile, finchè non viene raggiunta una zona più montuosa e impervia, dove si deve per forza andare al passo. Nel tardo pomeriggio si incontra un sentiero in direzione nord-sud, e si decide di accamparsi nei pressi.

La notte passa tranquilla.
L'indomani c'è un bel sole, e Kar Dun e Daniel raccontano di aver sentito, durante le ore dei loro turni di guardia, strani rumori provenienti da nord, come di persone, o animali, in movimento. Difficile valutare la distanza, confusa dall'eco.
Faradyr a sua volta è abbastanza stranito a causa di un brutto sogno, nel quale si trovava a camminare per la zona montuosa e veniva travolto da una valanga, precipitando in un burrone.
Il gruppo si mette in marcia fuori pista nella zona collinare, evitando la strada, per paura di eventuali posti di blocco nelle zone di passaggio obbligato.
E così viene percorso un sentiero impervio, a tratti praticabile a cavallo, a tratti a piedi, tenendo l'animale per le briglie.
Ad un tratto viene raggiunta una valle con le pendici circondate da alberi in piccoli boschetti.
Alice scorge più avanti, alla fine della valle, una strettoia tra le colline, che sarebbe molto adatta per un agguato. E intravede delle ombre in veloce movimento tra i massi. Subito allerta i compagni che si preparano per il peggio.
Kos Tun rimane dietro con i cavalli, mentre gli altri, armati e corazzati, cominciano a muoversi per capire chi si nasconda tra le rocce.
Si decide di procedere compatti, con cautela. Aska, che rimane qualche metro indietro per non farsi vedere, nota alcuni uomini armati con archi e balestre nascosti tra le rocce e li indica ai compagni, che subito si mettono ai ripari.
Poco dopo inizia il combattimento.
Cormac e Kar Dun, armati di balestre, si cominciano ad avvicinare, di riparo in riparo, mentre Alice e Faradyr, dall'alto, li coprono con i loro archi. Intanto Alice grida in lingua Greyhaven agli uomini appostati di arrendersi, mentre Aska improvvisa una artigianale traduzione, aiutata da Faradyr, che stravolge un po' il significato della frase.
Mentre Kar Dun e Cormac scendono, un tizio fa capoccella da dietro un masso per sparar loro una balestrata, ma viene colpito da una freccia in testa da Alice e mancato pochissimo da un colpo di Faradyr, e cade morto a terra.
Intanto Shuen e Daniel cominciano l'aggiramento del clivio su cui si trovano i nemici, per prenderli di fianco. Ma vengono improvvisamente attaccati da cinque rozzoni, armati di falcioni e di alabarde.
Daniel chiama aiuto, attirando l'attenzione di Faradyr e Alice che si muovono in quella direzione, per soccorrerli.
Nel frattempo però i due trovano dei ripari che impediscono ai loro nemici di attaccarli in più di uno per volta, e cominciano a difendersi. Shuen al primo colpo decapita di netto un avversario, poco dopo ne ferisce un altro gravissimamente alla testa. Anche Daniel, dopo aver passato molto tempo a difendersi, riesce ad aver ragione di un avversario, e poi di un altro. Quando arrivano Faradyr e Alice li aiutano con le frecce, e in breve hanno ragione di tutti i nemici di quel versante.
Intanto Kar Dun e Cormac, coprendosi a vicenda con le balestre, arrivano abbastanza vicini ai loro avversari. Il Nano viene colpito da due dardi, uno che si rompe sullo scudo e l'altro che scalfigge appena la sua armatura. Ma quando arriva il momento del corpo a corpo sono guai grossi per i loro nemici, armati di soli falcetti. Cormac manda al tappeto il suo avversario con un solo colpo al braccio, Kar Dun fa lo stesso, colpendo il nemico al ventre. Il terzo si arrende.
I prigionieri vengono portati da Kos Tun che, rimasto solo a far la guardia ai cavalli, ha steso due avversari. E il Nano Deliota li interroga.
Si scopre così che si tratta di semplici banditi, che infestano la zona relativamente selvaggia. Si decide così di toglier loro armi e stivali e di lasciarli a qualche chilometro più avanti lungo la strada. Cormac prende un'armatura di cuoio ad uno dei caduti che gli va bene di misura. Scambia due parole con Alice prima di rimettersi in viaggio. Il gruppo riparte alla svelta, per allontanarsi: teme infatti che nella zona ci siano anche molti altri briganti. Cammina cammina, dopo qualche tempo tocca scendere di nuovo da cavallo perchè il percorso si fa troppo accidentato. Ci sono delle montagne verdeggianti e boschi di aghifogli. Si trovano delle impronte di animale, e visto che le razioni scarseggiano si decide di utilizzare il resto del pomeriggio cacciando.
Faradyr trova le orme di cinghiali nei pressi di un ruscello e le si seguono. Arrivati su un'altura, in basso si vede una mamma cinghiale con i cinghialetti e si decide di cacciarla. Così da un lato scendono Alice e Kar Dun, dall'altra Cormac e Faradyr.
I cuccioli scappano, mentre il cinghiale parte in carica, viene colpito da un dardo di Cormac e da una freccia di Faradyr, ma lostesso raggiunge Cormac e lo travolge, ferendolo ad una gamba.

Nel frattempo Daniel e Shuen salgono sulla cima del colle per godere di una migliore visuale sulle zone circostanti.
Si accorgono così che a una certa distanza, quantificabile in un giorno di marcia circa, si apre un'ampia pianura coltivata e disseminata di fattorie.
Shuen nota anche, sul cucuzzolo della collina di fronte, quelli che sembrano essere dei ruderi dalla forma strana, li indica a Daniel incuriosita, ma l'elfo le ricorda che non c'è tempo di visitarli. I due trovano anche un ruscelletto dove riempiono borracce e si rinfrescano.
Ad un certo punto però, mentre stanno per tornare indietro all'accampamento, sentono un insolito vociare provenire da quella direzione, come di persone che si stiano azzuffando.
Quando scendono finalmente a raggiungere gli altri, trovano soltanto Aska, che sta al campo da sola a sistemare. Daniel, preoccupato, le dice delle grida che ha sentito, e la ragazza conferma che Kos Tun anche le ha udite ed è andato a controllare.
Passa del tempo, minuti e minuti, e il Nano non torna. Daniel si preoccupa sempre di più, mentre Aska continua a minimizzare. Infine, messa alle strette, è costretta ad ammettere di aver litigato con Kos Tun, che se n'è andato via, offeso.
Poco dopo arrivano gli altri, con il cinghiale ucciso. Cormac è ferito e fatica molto a camminare, arrivato al campo Faradyr lo medica, anche se si accorge che la gamba ferita ha stranamente assorbito il colpo molto meglio di come fosse logico aspettarsi. Aska si mette a preparare la carne per la cena e per ricavarne razioni da viaggio, gli altri, udita la storia di Kos Tun, decidono di andarlo a cercare.
Vanno Alice, Faradyr e Kar Dun, a cercare il Nano soltitario. Vedono delle tracce verso nord e le seguono per oltre un chilometro, chiamando il suo nome. Intanto scende l'imbrunire e pian piano si fa sera.
Ecco che si sente il rumore di un corso d'acqua e, sulla sponda, c'è la sagoma di Kos Tun appollaiato su un masso in meditazione. Accanto a lui c'è una pietra scolpita che raffigura un cervo e degli alberi.
Kar Dun va a parlare con Kos Tun, il quale gli dice: "fermati con me a pregare". Spiega poi che "la donna", Aska, ha bestemmiato, in un luogo sacro. Quindi continua la sua preghiera in nanico per un bel po'.
Prima di andar via, anche Faradyr rivolge una preghiera ad Harkel, ma avverte una sensazione strana e spiacevole, come se la dea rifiutasse la sua prece.
Tutti tornano al campo per la cena, Shuen racconta delle rovine che ha visto, e Kos Tun sembra molto colpito dall'associazione di idee tra la pietra votiva che ha trovato e le rovine. Interroga poi i cacciatori su come sia andata la caccia al cinghiale, che potrebbe aver avuto un effetto sacrilego, nel luogo religioso, nel bosco in cui si trovano.
Aska improvvisa un sacrificio riparatore dedicato ad Harkel, bruciando sul fuoco le viscere del cinghiale ucciso. Kos Tun spiega che probabilmente le rovine sul colle erano un antichissimo santuario dell'epoca di Turn.
E' ora di fare i turni di guardia.
Durante il suo turno di guardia, Kos Tun canta un canto nanico molto bello, sottovoce, che anche Kar Dun ha ascoltato alle volte in passato.
L'indomani, 3 settembre, il sole è pallido, fosco, stentato... malato. Sulle colline sale la nebbia, l'aria è pesante.
Non è possibile cavalcare e Cormac non è ancora in grado di camminare, quindi si decide di sostare un giorno intero nello stesso accampamento. Il gruppo ne approfitta per salire alle rovine ed esplorarle.
Prima salgono Alice, Kar Dun, Kos Tun e Shuen, visitano i ruderi di quello che sembra un grande santuario che dominava tutta la zona, ci sono resti di antichi templi, composti di sole colonne. Restano i grandi basamenti, capitelli e molti ruderi, Shuen esamina le pietre e capisce che si tratta di materiali di costruzione trasportati da lontano. Si tratta di resti dell'epoca turniana, con capitelli e colonne. E' improbabile che si trattasse di un santuario di Harkel, visto che generalmente i luoghi sacri dedicati alla dea non sono costruiti da mano di uomo, ma sono meraviglie della natura.
Alice vede, su un capitello crollato, un simbolo del sole, di Pyros. Un po' provocatoriamente sale in piedi sul pietrone, per guardare il lontano panorama. Ma subito viene assalita da un caldo intensissimo, comincia a sudare e il capo le gira, tanto che, pochi istanti dopo, scende e si rifugia all'ombra. Non basta: il malore perdura finchè la ragazza non se ne torna all'accampamento dagli altri, dove si mette a riposare.
Salgono Aska e i due elfi, approfittano del ruscello per rinfrescarsi, e anche loro visitano il santuario.
Aska individua simboli di Pyros e di Harkel insieme, probabilment e in tempi molto remoti venivano venerati congiuntamente. Si mette quindi in preghiera, concentrandosi molto.
Improvvisamente Aska vede una sagoma rossastra seduta su un capitello non lontano da lei, e sente una voce cavernosa che chiama: "ASKA!". Il tono non è rassicurante, anzi molto severo. La sagoma, indistinta e lucente, indica verso sud: "DEVI ANDARE VIA! QUANDO VEDRAI GENTE IN FOLLA E IN FILA LI SEGUIRAI".
La figura misteriosa scompare, lasciando Aska spaventatissima; subito la ragazza scende e torna all'accampamento. Daniel l'accompagna, prende equipaggiamento e risale per la notte. Infatti il santuario è un posto benedetto come punto di osservazione.
Durante la notte da un lato dormono i due Nani e i due Elfi, dall'altra Cormac con le tre ragazze.
Daniel racconta una fiaba elfica ai due Nani e chiede una storia nanica in cambio. E Kar Dun gli narra alcuni stralci delle antiche cronache di Bihar, massima opera storiografica e epica dei Nani delle Allston.
Gli narra delle saghe dei Nani; descrive lo splendore del loro antico Dominio, le immense Aule sotto le Montagne che collegavano, con sotterranei e segreti passaggi, la terra che oggi è Delos alle pianure a nord delle Allston; si sofferma sui tesori preziosi e i manufatti che solo mani benedette da Illmarinen riuscirono forgiare; descrive la leggendaria cittadella, Nair Ib Rodes... infine, con toni accesi, dipinge la la Grande Caduta del Dominio dei Nani, in seguito un violento terremoto che scosse la terra ed alzò nuove vette, inasprendo i rilievi delle Allstone: in seguito al gigantesco cataclisma molti Nani perirono e l'intera splendida capitale Nair Ib Rodes, che si trovava in una valle tra i monti a sud, fu inghiottita dalla terra.
La notte passa tranquilla, anche se Aska fa sogni confusi e agitati, nei quali ritorna il severo uomo barbuto che già in passato aveva visitato il suo sonno.
L'indomani, 4 settembre, si riparte. Il tempo è grigio e minaccia temporali.
Il gruppo avanza scendendo verso le terre coltivate, fino ad arrivare al margine del bosco, prima dell'inizio dei campi. Aska fa un rapido sopralluogo e vede che è impossibile passare per i campi senza attirare l'attenzione dei contadini.
Kos Tun spiega che ci si trova nella pronoia di Plafagones, ex Stratego del Tema, cacciato l'anno passato per aver avvisato il Duca di Amer della pestilenza, e avendo così, indirettamente, causato la chiusura del Passo di Madyran. Il Paflagone ce l'ha con l'attuale stratego.
Si alzano le tende e poco dopo inizia a piovere, e anche se, durante la notte, la pioggia cessa, l'umidità è molto forte. La notte passa tranquilla e non succede niente.
Mattino dopo, si prosegue il viaggio lungo il bosco, nascosti agli occhi dei contadini. Kos Tun, tuttavia, non riesce in alcun modo a far piano, tanto che, a un certo punto, si ha la netta sensazione che il gruppo sia stato individuato da un contadino.
Scende la sera, e durante il turno di guardia di Alice e Aska si vedono dei fuochi in lontananza: sono 4 torce portate da persone a cavallo.
Subito sono svegliati tutti e ci si equipaggia per ogni evenienza.
Aska si arrampica su un albero e tiene d'occhio la situazione, mentre gli altri si trincerano. Kar Dun, cercando un buon posto per appostarsi con la sua balestra, inciampa, cade sull'arma e la spacca, facendo un gran rumore.
Momenti di tensione, i quattro cavalieri si avvicinano tanto che Aska, dal suo nascondiglio, riesce a sentire quello che si dicono: parlano nella lingua di Greyhaven, sono mercenari, e qualcuno ha ordinato loro di pattugliare il bordo del bosco, probabilmente su segnalazione di un contadino; sono tuttavia molto svogliati e, sentendo il rumore, decidono che si tratta di un cinghiale e vanno oltre.
Il resto della notte passa tranquillo.
L'indomani si prosegue con furtività. Daniel fa da eccellente avanguardia, ma per il resto non succede niente di importante.
Sta finendo il cibo. Daniel trova parecchi funghi e a sera chiede ad Aska di prepararglieli, ma Kos Tun li esamina e dice che sono estremamente purganti. Daniel ne assaggia qualcuno lostesso, vista la fame che ha.
Durante la notte l'elfo fa sogni agitati, sogna un cervo coi denti a sciabola e gli occhi rossi. Al mattino dopo ha un po' male al pancino, ma niente di grave. E così si prosegue.
Il bosco si fa sempre più rado, infine diventa erboso e si raggiunge la strada.
Si decide che Alice e Cormac, entrambi in armatura, andranno avanti come vedette, gli altri dietro a una certa distanza. I due in avanscoperta vanno a cercare un paesino, dove comprare della roba da mangiare. Trovano così Anacolaida, dove in una bancarella comprano un monte di roba da mangiare.
La bella Alice in armatura attira l'attenzione di un po' di villici e anche di un mercenario di Greyhaven, ma al di là di un po' di animazione agreste non accade niente di importante.
La strada adesso è bella e popolata, ci sono contadini, mercanti, ogni tanto mercenari.
Poco prima di sera viene raggiunta una stazione di posta, che già da fuori si vede molto popolata di mercenari. Così Cormac, da solo, va a chiedere di acquistare una sella.
Entra dentro e scambia due parole faticose in Delos con l'oste, quindi chiede se, tra tanta gente, c'è qualcuno che parla la sua lingua. E così conosce un certo Aldur, un giovanotto di Greyhaven molto cordiale, anche se dai modi un po' grossolani. Aldur aiuta Cormac nell'acquisto della sella, e ci scambia un po' di chiacchiere. Aldur gli dice che il Tema ha chiuso recentemente i confini, perchè il Ducato di Dyrrachion è entrato in guerra con l'imperatore (il nipote di quello recentemente scomparso, un giovanotto). In tutto questo loro mercenari, che dipendono dal Paflagone, stanno molto tranquilli, perchè approfittano del momento di calma mentre gli altri si picchiano. Il Tema è abbastanza tranquillo, tuttavia scendendo verso sud le cose si complicano. Aldur consiglia Cormac di andarsi ad arruolare a Toikon, alla caserma da cui lui stesso dipende: dice che non si guadagna molto ma che il lavoro è tranquillo. Cormac ringrazia per il consiglio e se ne va.
A sera aggiorna gli altri delle informazioni che ha acquisito, e si dorme, fuori dalla strada.
L'8 settembre si va di buon passo, sempre nella stessa configurazione: Alice e Cormac avanti, gli altri tutti indietro.
Kos Tun ferma una carovana di mercanti e chiede loro informazioni, ottenendo una conferma di quelle acquisite il giorno precedente. Il Ducato è in guerra.
Aska si fa dare degli scampoli di stoffa gialla e rossa e se la lega al braccio, Daniel acquista una bella stoffa di un rosso intenso.
Quasi al tramonto si vede la sagoma di un paesello di pietra con una torre di avvistamento. Alice e Cormac si fermano con gli altri e ci si accampa a cenare in attesa di passare nottetempo per non farsi notare.
A un certo punto arriva un mercenario nelle vicinanze, e Cormac ci va a parlare, seguito da Faradyr. Il mercenario fa un po' di domande, Cormac gli dice di essere un aspirante mercenario mandato da Aldur a Toikon, l'altro gli fa domande sul suo strano gruppo, e su chi, a Greyhaven, li abbia indirizzati a Delos. Faradyr racconta di essere un maestro di spada.
Il mercenario un po' si insospettisce e chiede sempre più dettagli, finchè non arriva anche Kar Dun, raccontando la sua versione.
Velocemente il tizio si allontana, destando i sospetti dei nostri, che, un po' frettolosamente, decidono di scappar via. Inutilmente Faradyr suggerisce al gruppo di restar fermo, e di far allontanare soltanto una persona con il libro. Tutti partono in velocità.
Ed è così che, mentre Cormac, velocissimo, travolge un carro di un contadino lungo la strada, Kar Dun cade da cavallo, il cavallo gli cade sopra, e deve essere terminato.
La scena è convulsa, Kos Tun si occupa di porre fine alle sofferenze della povera bestia, utilizzando il suo martello: "muori cavallo eroico!". Mare di sangue, cavallo spappolato.
Intanto Faradyr consegna a Daniel il libro e gli dice di scappare. E poi sente, da lontano, arrivare dei cavalieri, forse un plotone.
Tutti si allontanano frettolosamente dal luogo del pasticcio, Shuen e Cormac per i campi, gli altri lungo la strada. Ma Kar Dun resta indietro, e Alice rimane con lui.
Arrivano delle guardie, otto, tra loro quella che prima aveva fatto le domande al gruppo. Gli otto mercenari costringono Alice e Kar Dun a ripulire la strada dal cavallo morto, quindi conducono, sotto la minaccia delle armi, i due al villaggio.
Shuen e Cormac li seguono da distanza per vedere cosa succeda.
Alice e Kar Dun sono quindi condotti nella torre, disarmati, e portati alla presenza del Demarco.
Il Demarco è un tipo cicciotto e calvo, seduto in una sala con tantissime guardie. Si chiama Aglaios Demnos.
Alice e Kar Dun forniscono nomi falsi e raccontano di essere due valorosi combattenti, abbastanza celebri nel Granducato, che hanno pensato di trascorrere qualche periodo a Delos. Raccontano di essere dei mercenari in cerca di impiego, e di non conoscere che superficialmente i compagni con cui stavano nel pomeriggio. Kar Dun si bulla anche un po' di essere bravissimo. Il Demarco fa un po' di domande, ma si mostra cordiale, spiega ad Alice che lui non assume donne, e che anzi è molto difficile che una donna, per quanto brava, a Delos sia presa come guardia.
Infine ordina che i due siano liberati e portati in locanda, a spese sue per quella sera.
Shuen segue i due, che vengono portati in una locanda. E mentre, con vari sistemi, il gruppo si ricompatta, lei e Cormac alloggiano la notte nella locanda di fronte, per controllare quando i due compagni se ne andranno e dir loro il luogo dell'appuntamento per il giorno successivo. Durante la notte Cormac fa uno strano sogno.
L'indomani, in tarda mattinata, tutti si rincontrano oltre Toikon, a qualche chilometro avanti lungo la strada.
Si parla un po' e ci si rimette subito in marcia.
Lungo la via Cormac chiede alcune informazioni a Kos-Tun, ricevendo commenti meravigliati. Al momento di decidere l'ordine di marcia con cui procedere, si sceglie di dividere il gruppo in due parti: avanti Kos-Tun, Kar-Dun, Cormac e Aska, la quale interpreterà il ruolo della ricca signora con la guida e le guardie del corpo; dietro Daniel, Faradyr, Alice e Shuen, con il libro. Tra i due gruppi passerà circa un chilometro.
Si parte velocemente sulla grande strada, fiancheggiata da ceppi miliari lungo il tragitto. A un certo punto i membri del gruppo di coda sentono arrivare un cavaliere incappucciato con cavallo nero e mantello nero, al galoppo. Incrocia per un attimo lo sguardo di Shuen e la ragazza ha l'impressione che si tratti di un appartenente alla razza elfica, difficile dire se elfo o elfa, coi capelli lunghi e neri.
Non molto tempo dopo lo stesso cavaliere sorpassa i membri del gruppo di testa, e quel che colpisce Cormac sono i suoi lineamenti sottili e una pelle chiarissima, insolita nelle terre di Delos.
A sera si raggiunge una grandisima stazione di posta, dove Aska si presenta come la nobildonna Shirley, Kar-Dun come Bihar e Cormac come Robert. Si mangia abbondantemente, ottime specialità locali, il capretto al miele con noci, verdure, vino resinoso e secco, e tanti dolcissimi fichi.
Le stanze sono comode e la notte passa tranquilla.
Anche gli altri, che si accampano in un frutteto, passano una notte bella tranquilla, in parte funestata dalle vespe. 10 settembre 508, si riparte al mattino presto, lungo la strada trafficata.
Alice raggiunge velocemente i compagni avanti per accordarsi per come fare l'indomani, quindi torna indietro dai compagni.
E la giornata passa senza avvenimenti.
Il traffico, sulla strada, è intenso ma scorrevole. In lontananza, a sera, si vedono le mura di una città a cavallo della strada. Kos-Tun non sa di che città si tratti, si informa da un passante e scopre che si tratta di Membresia. Rimane molto colpito a vedere una simile bella fortificazione, il "gioiello del Paflagone". Il Nano suggerisce di passare tranquillamente, che non ci saranno pericoli, ma il gruppo paranoico, sia pure senza grande convinzione, decide di aspettare fuori dalle mura, per ricongiungersi con gli altri e aggirare nottetempo, non visti, la città.
La circumnavigazione delle mura per i campi non è facile: tra gli orti e i frutteti non ci sono sentieri comodamente praticabili, quindi tocca fare un fuori pista, sciupando un po' le campagne.
A un certo punto un contadino si affaccia dalla porta con una torcia, avendo sentito i cavalli che passavano, e inizia a gridare come un osseso.
In un lampo un intero paesello di contadini si riversa fuori dalle case, agitando torce e forconi, e soprattutto urlando.
I nostri spronano via i cavalli, cercando di velocizzarsi, anche se così facendo sciupano ancora di più gli orti dei contadini.
Finalmente Aska vede un sentiero più avanti, ma Alice nota che porta ad un villaggetto, che poi l'occhio acuto e elfico di Faradyr nota è già illuminato, con gente che si agita.
Tocca andarsene, e velocemente.
Ma ecco delle voci ulteriori, gente che impartisce gli ordini, e poco più avanti compaiono un manipolo di cavalieri, una decina approssimativamente, che comincia ad avanzare a passo veloce verso i nostri, che non possono far altro che voltarsi e fuggire al galoppo.
Ma Shuen e Kar Dun non riescono ad allontanarsi abbastanza in fretta e Alice rimane indietro per aiutarli a muoversi. Affianca il suo cavallo a quello del Nano per farlo saltare sul suo, e scappare con lui. Intanto Shuen cerca di allontanarsi in un'altra direzione, sia pure non abbastanza in fretta.
I cavalieri sono velocissimi, armaturati e armati di mazze chiodate. Shuen viene circondata da cinque di loro e viene costretta ad arrendersi.
Alice e Kar Dun invece spronano via rapidamente, ma si rendono conto presto che i cavalieri sono più veloci e che sarà difficile seminarli. Alice punta quindi verso il villaggetto, sperando di approfittare della confusione del villaggio per liberarsi di almeno qualcuno di loro. Ma entrando tra le case, tra i contadini che si scansano spaventati, anche Alice viene circondata.
Decisa a vendere cara la pelle, la ragazza si volta di scatto e attacca il cavaliere che le stava dietro, recidendogli di netto un piede. Approfitta poi della confusione generata per scappare più velocemente possibile.
Intanto gli altri si sono ricompattati a una certa distanza e osservano la scena senza saper bene cosa fare: Faradyr tranquillizza tutti sul fatto che Alice se la saprà cavare sicuramente, ma Shuen viene circondata da ben cinque cavalieri e disarmata, e diventa pericolosissimo per lei a quel punto tentare di attaccare.
Si decide di tentare di corrompere i cavalieri, così il gruppo parte velocemente verso di loro, chiamando a gran voce.
Ma i cavalieri suonano il corno e spronano al galoppo, verso le mura della città, da cui sta cominciando ad uscire gente. Raggiungerli prima che arrivi altra gente sarebbe impossibile, così il gruppo si allontana in fretta.
Aska va a controllare se Alice se la sia cavata, e trova lei e Kar Dun in fuga. Ma dopo il suono del corno e il piede amputato gli inseguitori di Alice non hanno proseguito la loro cerca, anche perchè uno di loro è caduto da cavallo in modo molto doloroso. Così Alice, Aska e Kar Dun si ricongiungono agli altri e ci si allontana parecchio dalla città.
Intanto Shuen viene presa e portata alle porte della città, fermata e sbattuta in cella senza tanti complimenti. Si trova in un sotterraneo, accanto a lei, in catene, c'è un personaggio abietto un tizio coi capelli strappati, sdentato, guercio, sui 40-50 anni, che le parla in Delos. I soldati che l'avevano invece catturata erano di Greyhaven, mercenari del Paflagone. Shuen rimane lì al fresco.
Gli altri trascorrono una notte faticosa parecchio avanti sulla strada, percependo ancora per molto tempo una certa agitazione tra le campagne, corni che risuonano e allarme generale. Ma nessuno si impegna abbastanza, e non vengono trovati.
Si discute a lungo sul dafarsi per recuperare Shuen.
La principale preoccupazione è di capire se le guardie a pattugliare le campagne fossero lì per caso oppure in attesa di qualcuno in particolare, per esempio per il libro. In secondo luogo capire per che cosa sia stata accusata Shuen e a che pena condannata.
Cormac va quindi, l'indomani, a informarsi.
Abbigliato a mo' di bravaccio del Paflagone, entra in città, che vede estremamente tranquilla, e si introduce in una locanda popolata da mercenari di Greyhaven, per attaccare un po' bottone con loro. Offre da bere, perde un po' a carte, fa l'amicone con tutti.
Agevolmente viene a conoscere alcune informazioni, tra cui che le guardie della sera prima erano mercenari del Paflagone e non guardie di Delos, e che stavano lì in normale pattuglia, in quanto sono una gran quantità e sparsi a sorvegliare le campagne.
Quanto poi entra un buzzicone esclamando che "a Friedrick gli hanno mozzato 'na fetta", viene anche a sapere che il mercenario ferito da Alice non è morto. Anche perchè "qui non more mai nessuno... tranne qualche contadino di peste!". E l'unico problema è quello, ogni tanto, di ladri di polli, come quelli della notte precedente, anche se erano insolitamente violenti.
La conversazione va avanti per un po', quindi Cormac si sposta in un'altra locanda, più vicina alla porta della città che sembrerebbe una ipotetica prigione, per sentire notizie più specifiche sulla sorte toccata a Shuen. E inserendosi in un gruppo misto di guardie deliote e di Greyhaven, ha l'opportunità di parlare con un testimone dello scontro della sera prima, che descrive come un "demonio" la persona a cavallo che ha ferito Friedrick, che operava assieme a un "botolo", un Nano. Tra l'altro da queste parti di Nani praticamente non se ne vedono.
Scopre così che Shuen è in prigione, anche se non è considerata un grosso pericolo, avendo lei soltanto l'aspetto di una ragazzina, insolitamente armata. E che probabilmente si farà un mesetto di galera per aver devastato i campi del Paflagone. L'unica nota di preoccupazione è l'allusione del soldataccio alle probabili violenze che la poverina subirà in prigione.
Anche questi mercenari invitano Cormac a farsi assumere dal Paflagone per essere distaccato lì, posto tranquillo dove non si fa mai niente di rischioso, e Cormac li saluta cordialmente e se ne torna a riferire ai compagni.
Le notizie rincuorano gli altri, che subito decidono di tentare di recuperare Shuen con la corruzione. E Daniel e Faradyr si fingeranno mercante e guardia del corpo che devono ricuperare la figlia scavezzacollo di un ricco di Krandamer, e che sono disposti a pagare molti soldi per riportarla, per un orecchio, a casa.

La mattina dell'11 settembre 508, Faradyr e Daniel, vestiti elegantemente, si dirigono nella zona commerciale della città.
La prima loro tappa è in una bottega di stoffe, dove però il mercante non parla l'elfico, ed è impossibile comunicare.
Subito dopo i due trovano uno speziale, che prova a rifilare a Faradyr un unguento tonificante; con fare viscido gli afferra il braccio e glie lo spalma sopra, dicendo: "bei muscoli di elfo, ottimo unguento tonifica". Faradyr a stento non gli parte di capoccia, però Daniel si lascia conquistare dal buon profumo dell'olio e si fa fare un bel massaggio dallo speziale, dopodichè compra una boccetta del prezioso unguento.
I due elfi vanno poi in una delle due locande più lussuosa, il "gallo d'argento". Qui vedono, seduto in un angolo, un elfo grasso dai capelli lunghi e boccolosi, che sta diligentemente contando e riordinando pile di monete.
Appena vede i nostri due eroi avvicinarsi, subito l'elfo sconosciuto si allarma, preoccupandosi di mettere subito al sicuro le monete. E' sulle difensive, e soltanto dopo un po' si scioglie nella conversazione.
Si presenta quindi come Manuil Menehir, e racconta, con un elfico stentato che gli insegnò sua nonna, di essere un mercante di hennè, una tintura proveniente dall'oriente, di grande valore, che serve per pitturarsi gli occhi. Racconta di essere diretto a Greyhaven perchè ormai i commerci con l'oriente sono difficili e non ci sono più rifornimenti di hennè, tanto che lui sta finendo il campionario. Fa vedere a Daniel come ci si trucca.
Faradyr e Daniel gli spiegano la situazione di Shuen, e gli dicono che vogliono contattare qualcuno importante per trovare il modo di liberarla, e Manuil si offre, in cambio di contatti in terra del granducato, di occuparsene lui.
Si allontana subito dalla locanda e va a informarsi da suoi conoscenti.
Faradyr e Daniel aspettano pazientemente in locanda per parecchio tempo. A un certo punto entra un tizio incappucciato, dalla pelle chiara, simile al cavaliere nero già incontrato all'andata. Sale un po' al piano superiore e poco dopo scende. Faradyr prova a pedinarlo ma senza successo: sembra essere scomparso.
Poco dopo torna Manuil, che dice che Shuen sembra sia stata già liberata. Difficile dire dove sia andata, ma sicuramente non è più in prigione.
Di ritorno all'accampamento, Faradyr e Daniel avvertono strani fruscii e movimenti in un vicolo parallelo alla strada che percorrono, fino alle mura, ma poi si dividono per un tratto e tutto ciò scompare. Escono dalle porte della città, che erano già chiuse, e raggiungono gli altri solo una volta sicuri di non essere seguiti da nessuno.
L'indomani ci si divide per cercare Shuen.
Alice e Aska fanno a cavallo una scampagnata per gli orti e i frutteti, per girare intorno alla città e magari trovare l'amica al luogo dell'ultimo appuntamento prima dei guai. Lungo la strada Aska ruba un po' di fichi, viene vista da un giovane contadino che si avvicina amichevolmente e comincia a corteggiare Alice in modo abbastanza irruento e fastidioso, finchè le due ragazze spronano il cavallo e lo distanziano. Di Shuen nessuna traccia.
I due Nani, con il libro, rimangono all'accampamento, più avanti lungo la strada, per controllare che Shuen non abbia deciso di proseguire il percorso.
Cormac fa un giro per le locande della zona popolare della città, scambia qualche parola con le guardie e non trova Shuen.
I due Elfi tornano da Manuil, che li accoglie tutto allegro, comunicando loro di aver trovato Shuen.
E' molto divertito perchè racconta che la ragazza stava già lì in locanda dal giorno prima, ha una stanza e riposa. E' infatti stranamente stanca e debilitata.
Subito Faradyr e Daniel si fanno condurre da lei, e appurano con i loro occhi che c'è Shuen, e che è in effetti un po' sciatta, con le occhiaie e gli occhi lucidi, stesa sul letto. Parla in modo confuso e vago, non ricorda bene l'accaduto, dice solo che erano gentili, l'hanno trattata bene, rilasciata in cambio di parte dei soldi che aveva, e accompagnata lì in locanda. E' molto strana, tanto che viene subito il sospetto che sia stata drogata.
Shuen ha fame, mangia con appetito, e l'oste dice che è arrivata lì da sola in locanda.
Lasciato Daniel da Shuen, Faradyr avvisa gli altri dell'accaduto, tornando all'accampamento. I due Nani riferiscono a loro volta di aver visto transitare, in allontanamento dalla città, una carrozza ricca e scortata da alcuni cavalieri neri simili al solito soggettone.
A sera Faradyr e Daniel rimangono con Shuen, e parlano un po' con Manuil, il quale è ben contento di ricevere un po' di contatti da Daniel. A sua volta racconta di provenire da Dyrrachion, e di essere stato il fornitore ufficiale di hennè del Duca. Solo che ora il Duca è andato in guerra, dopo aver comprato tutti gli hennè verdi del suo colore, e lui non fa più affari. Tuttavia prepara una lettera di presentazione per Daniel, che conosce col nome di Guttalax. Daniel a sua volta compra ben 4 boccette di hennè di diversi toni di azzurro, su ordinazione di Aska, anche con l'intento di utilizzarli poi forse anche come strumento per raggiungere il Duca. Spende la bellezza di 15 Scudi Imperiali.
La notte passa tranquilla e l'indomani Faradyr e Daniel, di peso portano Shuen dagli altri.
E' ancora addormentatissima, ogni tanto si tira su per qualche minuto, ma si riappisola subito, tanto che non è possibile muoversi. Così Alice e Cormac vanno in città a ricomprare l'equipaggiamento della ragazza, andato perso. Solo la spada è difficile da recuperare, ma Cormac va a parlare con il Capitano dei mercenari fuori città e compra la sua, vecchia e un po' malconcia. Con l'occasione ha anche l'onore di vedere il povero Friedrick, a cui Alice ha staccato un piede.
Nel pomeriggio Shuen viene un po' interrogata sull'accaduto, ma lei parla in modo molto vago, dice che non si ricorda, è difficile dire se stia raccontando la verità o bugie. Sembra che abbia un buon ricordo di qualcosa accaduto nei due giorni di buco, di cui però non vuole parlare, ed è diventata estremamente sensibile a difendere gli elfi, tanto che alle parole dure di Kos Tun sugli elfi, lei risponde che gli elfi sono squisiti. Il Nano commenta in modo pesante.
Alla fine da Shuen non si riesce a cavare un ragno da un buco, lei un po' e' stordita un po' forse ci fa, e non dice nulla.
Anche l'indomani si rimane fermi, e Alice e Aska vanno a parlare, in privato, con la loro compagna. Shuen si scioglie un po' di più, anche se rimane sempre sulle difensive davanti a domande dirette. Dice che l'hanno tenuta in prigione, trattandola bene, l'hanno interrogata e lei ha fatto la vaga, poi hanno preso parte dei suoi soldi e l'hanno rilasciata, facendola accompagnare in locanda. Non ricorda bene come sia arrivata in locanda nè quello che è accaduto dopo, o se ricorda si rifiuta comunque categoricamente di parlarne. Ammette a un certo punto che c'è di mezzo una cosa privata che non vuol dire, ma che non porterà alcun rischio nè problema ai suoi compagni; interrogata se c'entri in qualche modo il libro risponde di no, ma dal suo volto si capisce che c'è qualcosa sotto. Alla fine Alice e Aska, per nons tressarla troppo, fingono di credere alle sue storie e la lasciano in pace.
Poco dopo, mentre Shuen dorme, le due ragazze riferiscono ai compagni quel che hanno appreso, e li mettono in guardia sul rischio che la povera amica sia stata sottoposta a qualche maleficio, e che sia in qualche modo controllata, o strumento dei nemici. Si decide di tenerla d'occhio, e con l'occasione di non isolare mai nessuno del gruppo, onde non incorrere in rischi inutili.
Alice parla poi un po' con Kar Dun e Kos Tun a proposito della situazione.

Il giorno seguente, 15 settembre 508, la mattina c'è un gran nebbione e ci si muove molto lentamente. Shuen sta ancora male, è molto confusa e pallida.
A sera viene raggiunta una stazione di posta molto affollata, dove pernottano solamente Shuen, Cormac e Kar Dun, perchè la ragazza ha bisogno di riposare in un luogo tranquillo.
Durante la cena i tre sono abbordati da una ragazza, che si presenta come Lavra e cerca in ogni modo di socializzare con Cormac, nonostante non ci sia grande dialogo a causa delle differenze linguistiche. Tuttavia poco dopo arriva il padre della ragazza, se la trascina via e fa anche un po' di urlacci a Cormac, che si trova piuttosto spiazzato.
La notte passa tranquilla, anche se Kos Tun fa un po' ridere, prima proponendo rudemente di fare turni di guardia, e dopo addormentandosi bellamente fino al mattino, seduto davanti alla porta con l'elmo in testa. Cormac lo prende un po' in giro, con Shuen, togliendogli di soppiatto l'elmo cornuto, senza farsene accorgere. Ma Kos Tun fa finta di niente e i tre scendono per la colazione.
Mentre il Nano decanta le meraviglie della marmellata di mele cotogne e del latte di capra, l'oste si avvicina a Shuen e le consegna un biglietto. Cormac insiste finchè Shuen non accetta, a malincuore, di mostrarglielo, e recita: "non ti dimenticherò mai". La ragazza è tutta contenta, e molto indispettita nei confronti di Cormac, che l'ha trattata un po' rudemente.
L'oste sa soltanto dire che il biglietto gli è stato portato da un corriere, non conosce informazioni sul mittente.
I tre si ricongiungono con gli altri, che avevano trascorso la notte all'aperto, ed Alice, dopo aver sentito del biglietto di Shuen, racconta di aver visto un cavaliere stranamente fermo al buio sulla strada, nottetempo, che si è allontanato a passo svelto non appena lei ha tentato di avvicinarsi. Forse è collegato alla questione del libro.
Il gruppo si mette in marcia, ma stranamente alcuni cavalli sono piuttosto fiacchi: in particolare quello di Cormac e quello di Shuen: entrambi sono colpiti dalla dissenteria e producono una strana schiuma verdastra dalla bocca. Si rende impossibile continuare a tenerli, e le povere bestie sono abbandonate sulla strada.
Il sospetto che nasce è che i due cavalli siano stati avvelenati nella stalla dove hanno pernottato, e si decide quindi di prestare molta attenzione per il giorno seguente.
A sera viene raggiunto un villaggio lungo la strada, piuttosto piccolo, dove Cormac e Kos Tun vanno a comprare provviste per il viaggio, e trovano anche un cavalluccio piuttosto tozzo e stupido, ma dall'aria resistente, che si chiama Gastridion.
La notte viene trascorsa accampati all'aperto, in una zona abbastanza nascosta dietro una collina, ma solo dopo che Kar Dun abbia scavato una trappola nei pressi della strada, e qualcuno si sia messo appostato di vedetta per controllare eventuali inseguitori e avvelenatori di cavalli. Si vedono di lontano su una collina molto a sud alcune luci, ma la notte passa tranquilla e non accade nulla a turbarne la quiete.
L'indomani il terreno è sempre più brullo e poco coltivato, terre incolte e adibite spesso a pascoli. L'atmosfera è grigia e il cielo pesante.
Il gruppo, camminando sempre diviso in due blocchi, avanza lungo la strada.
Solo a ora di pranzo il tempo schiarisce un po', e a bordo strada, dopo un po', si vede uno strano recinto in mezzo alla strada; Alice va a curiosare e capisce che si tratta di molti capannoni recintati, ormai deserti completamente, con al centro una statua bifronte che le ricorda "roba di Reyks".
A sera poi viene raggiunta la piccola stazione di posta "al lazzaretto", dove tutti quanti decidono di pernottare.
L'oste racconta di come la zona venne funestata, l'estate passata, dalla pestilenza, e di come interi villaggi ne siano stati cancellati. Si usa, da queste parti, recitare una breve preghiera di Reyks prima di iniziare a mangiare, e i superstiti sono diventati molto devoti. A Reykia, la città più vicina, stanno edificando una grande chiesa di Reyks.
La serata è tranquilla, c'è poca gente nella stazione di posta, e tutti vanno a dormire.
Per evitare spiacevoli sorprese, durante la notte si decide di controllare i cavalli, mettendo sempre di guardia una persona su una finestra che affaccia sulle stalle.
Nessuno si accorge di niente, anche se a un certo punto Kos-Tun, sentendo un rumore, manda Kar Dun a fare una perlustrazione, che si rivela però infruttuosa.
Al mattino il gruppo riparte per la solita strada, i cavalli sembrano tranquilli e riposati.
Tuttavia a ora di pranzo alcuni iniziano a rallentare, mostrando i soliti sintomi: visto che si impantanano diversi cavalli, si rende necessario sostare, e accamparsi nel primo pomeriggio.
Uno dopo l'altro, gran parte degli animali del gruppo accusano gravi sintomi: cade Sam-zaNome, di Cormac, cade Jimmy Page, così come il cavallo di Daniel.
Il povero Funaro, fedele cavalcatura di Faradyr, inizia a star male, ma sembra quasi che la presenza del suo padrone riesca ad alleviare le sue pene. Agonizza a lungo, sempre con accanto il suo affezionato cavaliere, finchè, a notte, spira. Muoiono uno dopo l'altro tutti i cavalli infettati, tranne Gastridion, che accusa i sintomi del male, ma resiste. Renato, cavallo di Aska, ad un tratto spezza le funi e scappa via, terrorizzato, ma la ragazza riesce a recuperarlo, grazie anche all'aiuto di Alice, e riportarlo al campo.
La sera stessa Alice e Aska parlano a lungo. Il giorno seguente, 19 settembre, viene raggiunta la città di Reykia. E' una città fortificata e massiccia, bella grande e popolosa.
Qui entrano Alice, Shuen, Cormac e Kos-Tun, vogliono comprare equipaggiamento, Shuen una spada nuova e uno scudo, e poi cavalli per tutti.
Lasciato solo a prendere acqua ad una fonte, Cormac viene assediato da un gruppetto di ragazze curiose, capeggiate dalla bella Aliki, e poco dopo, tornato Kos-Tun, lui comincia a picchiare a caso le ragazze, terrorizzandole, finchè Cormac non se lo porta via di peso.

Mentre Cormac, Kar Dun, Alice e Shuen stanno per dirigersi verso l'uscita di Reykia, nella piazza sale una certa agitazione, e poco dopo arriva un araldo, con la stella sull'elmetto, che sale su di una pedana, suona un corno per attirare l'attenzione di tutti, quindi inizia a parlare.
Dice che il Senato, secondo le indicazioni dello Stratego, nomina Demarco di Reykia il Sebasto Manuil Fokas. Il primo atto del demarco è di ordinare l'inseguimento e la cattura, e la conduzione a punizione del comandante dei briganti Ummariti Ummarath.
Mentre Kos Tun ascolta attentamente e Cormac si sforza per comprendere il significato delle parole dell'araldo, Shuen si defila tra la folla per allontanarsi dalla sorveglianza degli altri. Alice però la vede e la pedina per un lungo tratto, finchè Shuen entra nella stazione di posta della città.
Alice sbircia dalla finestra Shuen mentre la ragazza trova un biglietto per lei, tra la posta, lo legge e lo straccia, davanti agli occhi assonnati del vecchio gestore della stazione di posta. Quindi Shuen esce e si trova davanti Alice, e le due se ne tornano senza parlare da Cormac e Kos Tun, che intanto le hanno aspettate nella piazza.
Il gruppo si ricompatta fuori città e tutti si muovono verso sud, nella direzione dove, secondo un sellaio interpellato da Cormac, dovrebbe trovarsi un ranch dove sia possibile acquistare dei cavalli.
Lungo la strada però non vi è traccia del Ranch, mentre, a intervalli regolari, si vedono delle statue di Reyks, erette probabilmente l'anno precedente, in occasione della pestilenza.
Ad un certo punto, nel pomeriggio avanzato, si vede sulla strada una torretta d'avvistamento, che domina un piccolo villaggio.
Per prudenza il gruppo preferisce accamparsi fuori dal raggio di vista della torre, in una zona collinare, abbastanza in alto. Shuen distrugge il posto migliore e ci si accampa da un'altra parte. La vista che si gode dalla collina è molto bella, di lontano si vede un immenso bosco scuro, dietro al quale svettano le cime innevate dei più alti monti dell'Impero di Delos.
E scende la notte.
Ad un tratto, durante il turno di Alice ed Aska, si cominciano a sentire dei rumori strani al lato della strada, sembra qualcosa di grosso, forse un animale.
Aska scende silenziosamente e va a vedere, mentre Alice sveglia Cormac e gli dice di chiamare anche gli altri. Quindi si muove anche lei verso il basso, per controllare: le sembra di vedere qualcosa che si muove velocemente, in basso, a circa 200 metri, sembra una persona. Alice parte all'inseguimento, mentre Aska, che ha raggiunto i paraggi del cavallo vicino alla strada, rimane pietrificata da un misterioso ed irrazionale terrore nei confronti del grosso animale nero.
Cormac intanto al campo sveglia tutti tranne Shuen, e Faradyr comincia a seguire Alice. Anche Daniel e Kar Dun vanno dietro all'elfo, senza esitare, mentre Cormac rimane al campo con il libro e Kos Tun.
Alice insegue l'ombra che corre, caricando l'arco, quindi l'ombra si ferma per un momento e fischia: arriva il cavallo nero, al galoppo, e anche Alice resta irrazionalmente pietrificata dal terrore, tanto da non riuscire a fare un solo passo nè un solo movimento.
Le sembra infatti che dal cavallo si sprigioni qualcosa di malefico, come se nascondesse dietro di lui una presenza demoniaca terribile.
Intanto arrivano anche Faradyr, Daniel e poco dopo Kar Dun.
Il fuggiasco intanto raggiunge il cavallo, lo avvicina, e l'animale si imbizzarrisce improvvisamente, fuggendo via. Allora lo sconosciuto cerca di scappar via, nascondendosi nei cespugli e poi tra le frasche, ma gli altri gli danno una caccia senza quartiere, finchè questi, messo alle strette, non prende il corno che porta alla vita e inizia a suonarlo con forza.
Intanto al campo Shuen si è svegliata, e si aggira intorno a Cormac con aria offesa. Ad un certo punto la ragazza aggredisce il compagno, a pugni, e prima ancora che Cormac, meravigliato del comportamento dell'amica, reagisca, Shuen viene atterrata da un cazzottone alla testa di Kos Tun, che ha assistito alla scena.
Shuen viene per il momento legata e Cormac si armatura.
Poco dopo arrivano su gli altri, con il prigioniero, catturato dopo che aveva tentato di rintanarsi in un grottino.
E' un tizio pelato, umano, vestito da cacciatore e armato di daga e pugnale, tiene in mano il corno con cui ha suonato; ha occhi azzurri slavati, è magro e diafano. Sembra molto spaventato, dice di parlare solo il Delos e grida, disperato: "che volete! aiuto! briganti!"
Faradyr ha la netta sensazione che il prigioniero capisca anche il Greyhaven, e lo porta a qualche metro di distanza dal campo per non fargli sentire.
Brevemente viene spiegato quel che ha fatto Shuen, la quale intanto si risveglia lentamente.
Ma non c'è tempo per parlare: Daniel ode infatti, in lontananza, molti cavalli in avvicinamento. Sono distanti, tanto che l'elfo si deve accucciare per terra per sentirli, però stanno venendo a gran velocità.
In fretta tutti preparano i bagagli e Cormac passa a Daniel il libro, caricandosi dietro Shuen, che si sta riprendendo a poco a poco. Faradyr prende il prigioniero, legato, davanti a se, e tutti partono via nella notte.
"UM-MAR! UM-MAR!" si ode gridare, l'orda barbarica di Ummariti sta avvicinandosi sempre più, saranno almeno una ventina di uomini.
Il gruppo si divide, con la speranza di far perdere le proprie tracce.
I due Nani, assieme ad Alice, vanno verso sinistra, Daniel, solo con il libro, devia più a nord, Faradyr, col prigioniero, tendono a nord, mentre Cormac, con Shuen, si muovono dritto per dritto verso la torre del villaggio, dove contano di trovare riparo.
Intanto Aska, con il corno del prigioniero, si allontana da tutti e inizia a suonare, con la speranza di distogliere parte dell'orda dall'inseguire i suoi compagni. Ma l'orda non si lascia distrarre dal corno della ragazza e si lancia sulle tracce degli altri.
Ben undici cavalieri inseguono i due Nani ed Alice, otto Cormac e Shuen, sei Faradyr. Stranamente nessuno va dietro a Daniel.
Ad un certo punto, quando appare chiaro che è impossibile per loro distanziarli, Alice si ferma e scocca una freccia verso quello, dei cavalieri, che sembra il loro capo. Colpisce il suo cavallo, facendolo cadere a terra. Ummarath cade, si rialza e continua ad incitare i suoi a proseguire, in una lingua sconosciuta.
Alice prende di mira un altro cavallo, atterrandolo. I due Nani tornano indietro e partono all'attacco, si scatena un furibondo combattimento.
Attaccato, Kos Tun para il colpo del nemico e lo massacra orrendamente, mentre Ummarath si avvicina al cavallo di Kar Dun per colpirlo. Ma fallisce, viene colpito a sua volta dal Nano, la morning star gli vola di mano e colpisce un suo compagno.
Così Ummarath va al tappeto. Ma i suoi compagni Ummariti continuano a combattere con Alice e i due Nani, senza esclusione di colpi.
Nel frattempo Faradyr sembra aver seminato i suoi inseguitori, scappa in avanti con il prigioniero, il quale dice, con una strana luce negli occhi: "moriremo tutti, moriremo tutti..."
Dal canto loro Cormac e Shuen non riescono ad andare abbastanza veloci per raggiungere la torre prima di venir colpiti e affondati dagli otto Ummariti alle loro calcagna.
Shuen colpisce un paio di cavalli che tentano di affiancarsi, ma gli inseguitori sono troppi, e i due sono costretti a saltar giù da cavallo prima di venire atterrati.
Ma una volta a terra sono soltanto in due contro molti, e anche se Shuen riesce a resistere a qualche attacco, e Cormac stende tre cavalli ed un Ummarita, alla fine entrambi sono costretti a soccombere.
Shuen, ferita a un braccio, perde i sensi, mentre Cormac, ripetutamente colpito al torace, cade a terra, sia pur lucido, ma immobilizzato.

Nel frattempo Faradyr scappa con il prigioniero, fa lo slalom tra le colline e i cespugli, nascondendosi agli occhi degli inseguitori, che ben presto lo perdono di vista.
Ad un tratto il prigioniero cerca di dare una capocciata in faccia a Faradyr per liberarsi, ma l'elfo non si fa incastrare, anzi ricambia il favore e lo manda al tappeto.
La fuga sulla prateria prosegue per parecchio, e Faradyr si accorge di avere davanti Daniel, in corsa con il libro, i due tendono ad affiancarsi, pur mantenendo una velocità elevata.

Intanto proseguono i combattimenti tra Alice, i due Nani ed Aska, da poco arrivata, e i cavalieri superstiti.
Aska cerca di convincere Renato ad andare addosso ai nemici, ma il fido e buon animale si rifiuta, quindi lei si mette a una certa distanza per tirare pugnali.
Kar Dun riesce a parare una carica di morning star, anche se rimane molto sbilanciato dalla forte botta. Dal suo canto, Kos Tun macina nemici uno dietro l'altro.
Anche Kar Dun riesce ad uccidere un tizio, quindi, vedendo i nemici che avanzano verso di lui gridando UM-MAR! UM-MAR! come degli invasati, stacca la capoccia del loro capo, che giaceva in terra svenuto, e glie la alza davanti, gridando anche lui. Sperava di metterli in fuga, o quanto meno di intimidirli, ma si accorge con rammarico che i nemici si esaltanpìo e diventano ancora più aggressivi. Intanto Kos Tun procede nel suo meticoloso lavoro di eradicazione dei nemici, uno dopo l'altro. Anche Alice, trovandosi tra due nemici, uno dei quali disarmato, riesce a decapitare l'altro e quindi può occuparsi del disarmato, che nel frattempo caccia dallo zaino una bella morning star. Ma non ha grandi possibilità contro la spada della ragazza.

Intanto Faradyr e Daniel, dopo aver seminato i cavalieri, trovano un punto nascosto dove Faradyr lascia cadere il prigioniero svenuto: dice infatti a Daniel di tenerlo lui d'occhio, mentre va a dare una mano ai compagni ingaggiati in combattimento.
Ma Daniel improvvisamente impallidisce di botto, comincia a sudare e tremare, terrorizzato: ha visto una figura che cavalca per la campagna, quella di un fantasma a cavallo, che si allontana. Daniel è spaventatissimo, tanto che chiede a Faradyr di restare: "non mi lasciare, io muoio se resto qui da solo!", lo implora.
Faradyr, che non ha visto niente, lo tranquillizza: "ma no, se il fantasma è andato di là da quella parte, non c'è pericolo!"
Ma l'allegra faciloneria di Faradyr non è sufficiente a calmare Daniel, e i due elfi rimangono insieme lì nascosti. Faradyr tira fuori dalla bisaccia il suo fiaschetto di amaro montenegro con cui tranquillizza un po' l'amico.

Nel mentre Cormac assiste impotente al saccheggio di tutto l'equipaggiamento suo e di Shuen, che giace svenuta a pochi metri di distanza.
Gli Ummariti raccolgono qualsiasi cosa, armi, armature, soldi, tutto quello che trovano. Quindi si avvicinano a Cormac e gli dicono delle cose in una lingua incomprensibile. Invano il giovane dice che proviene da Tarracona e quindi non capisce le loro parole. Capisce solo che i barbari stanno discutendo su quale fine far fare a lui e a Shuen.
Si ode il suono di corni in lontananza.
Al momento di andarsene, uno degli Ummariti gli si avvicina, leva la spada su di lui, scrutandolo con sguardo pieno d'odio.
Cormac socchiude gli occhi, attendendo rassegnato la fine imminente, e mormora il nome della sua amata Dora, che sta per raggiungere nell'al di là. Il colpo cala, e l'ombra cupa scende su di lui.

Kar Dun nel frattempo viene attaccato da un Ummarita, che gli si getta addosso da cavallo, atterrandolo. I due lottano, mentre un altro cerca di colpire il nano con la spada.
Infine Kar Dun si riesce a rialzare, mentre sempre il grande Kos Tun prosegue nella sua opera di massacro, uccidendo un atro avversario e andando in soccorso di Kar Dun, al quale toglie di mezzo un altro avversario.
Alice pure ammazza un nemico, staccandogli di netto il braccio, e quindi in un lago di sangue massacra l'ultimo degli Ummariti.
Il combattimento è vinto, sul campo giacciono ben undici predoni.
Aska si mette alla ricerca dei cavalli, per recuperarne il più possibile, si sentono dei corni, e poco dopo alcuni Ummariti, al galoppo, ad una certa distanza se ne tornano indietro: Alice individua, su uno di essi, uno zweihander.
Il gruppo, incerto sul dafarsi, si chiede chi siano questi Ummariti, e Kos Tun spiega che si tratta di barbari che, secoli prima, sotto la guida di Re Ummar, avevano posto fine all'Impero di Turn, ai tempi della nascita del Granducato di Greyhaven. Ummar decapitò l'Imperatore e fu Re di Turn per un anno.
Terminata la parentesi culturale, e recuperati i cavalli, il gruppo si mette in movimento.

Aska e Alice si sono impegnate dopo il massacro degli Ummariti nella ricerca di Bobby (mi sembra), il cavallo di riserva della seconda.
Aska non cavò un ragno da un buco, Alice fischiò..................
Dopo qualche istante dal buio, da una collina, un po' dietro alle ragazze, più verso il vecchio campo, scende trottellerando, assai spaventato ma lucido, con gli occhioni sgranati e tutto il suo carico addosso..............Gastridion!
Si avvicina ad Alice e strofina il suo musone un po' sudicio sul braccino della ragazza (come a cercare conforto)................
Di Bobby nessuna traccia al momento!

Intanto Daniel ricomincia a prendere coraggio ed a muoversi, sia pure titubante, assieme a Faradyr; i due individuano delle fiaccole in lontananza e odono trombe che suonano alla distanza. Così i due elfi decidono di allontanarsi alla svelta, in direzione del luogo dell'appuntamento con gli altri.
Poco dopo, mentre Alice riesce agilmente a recuperare il suo terrorizzato Bobby, compaiono luci e si odono trombe in avvicinamento: sono una quindicina di cavalieri, tutti ben allineati e armati, capeggiati da un tizio in maglia, con l'elmo decorato da un pennacchio. Si presenta come il capo delle guardie, il Logarco.
Kar Dun, come presentazione, mostra la capoccia di Ummarath, e il Logarco sorride contento. Dice poi che bisogna andare alla torre, e che sono stati ritrovati due feriti, forse compagni del grupo.
Sono così recuperati un po' di cavalli, e si raggiungono, poco più avanti, Shuen e Cormac, privi di sensi, con un giovane dottorino che si sta prendendo cura di loro.
Mentre Kos Tun accompagna i feriti e il Logarco alla torre, Alice e Kos Tun vanno a cercare gli elfi, ma senza trovarli. Quindi tornano alla torre.
Qui circolano strane storie, in particolare pare che sia stato visto uno spettro mentre il medico stava curando Cormac, il quale ancora è privo di sensi.
Alice chiede di rinfrescarsi e di riposare, e la notte passa tranquilla alla torre.

Nel frattempo gli elfi provano ad interrogare il prigioniero, che piange e chiede pietà miseramente, implorando la salvezza. Pian piano ammette di capire e parlare un po' di lingua Greyhaven, Faradyr lo minaccia di tagliargli un dito, Daniel di avvelenarlo. Ma il tizio non parla. I due notano che questi ha un fisico strano, ha la pelle liscia liscia ed è totalmente glabro. Forse è un eunuco.
I due elfi non sanno che fare, sono molto indecisi: Faradyr sarebbe dell'idea di lasciarlo andare, mentre Daniel ha intenzioni più drastiche nei suoi riguardi.

L'indomani, alla torre, i feriti si risvegliano. Shuen sta molto meglio, le sue ferite sono quasi completamente guarite, e lei è di ottimo umore. Subito va a trovare Cormac, che si trova nella stanza accanto.
L'uomo è ancora molto grave, e stranamente intorno a lui c'è un forte odore di incenso e moltissime statuine di Reyks. Shuen cerca di parlarci, si scusa per il suo comportamento dell'altra sera, ma Cormac, oltre a non nascondere il suo sollievo a vederla sana e salva, le parla appena. Le ferite al torace gli impediscono infatti di comunicare senza provare grande dolore.
I compagni vanno a visitare i feriti, trovano Cormac ancora molto mal messo, e Shuen incredibilmente raggiante, tanto che Kar Dun non può trattenere una battuta allusiva ad eventuali "lettere dal fronte", facendo arrossire la ragazza.
Intanto vengono a sapere che nella torre c'è il Demarco, di passaggio verso il luogo dove otterrà l'ufficiale nomina. E mentre sono da Cormac, Alice parla con una guardia, che parla Greyhaven, e che sta di guardia al ferito. Questi le dice che c'è qualcosa di strano nel loro compagno, perchè è venuta una Santa a curare i feriti, e dopo aver medicato Shuen, è scappata inorridita davanti a Cormac, gridando a proposito di qualcosa di tremendo e spettrale in lui.
Il soldataccio fa un po' di discorsi stupidi, commentando le ferite di Cormac e aggiungendo che sono ferite "da eroe", perchè a lui al suo posto "lo feriscono di schiena". Solo dopo molte insistenze accetta di allontanarsi dalla stanza e permette ad Alice di spalancare la finestra e far entrare un po' d'aria, e uscire l'odore insopportabile di incenso.
Aska intanto chiede spiegazioni a Shuen sul suo comportamento, su come mai le sia saltato in testa, la sera prima, di attaccare Cormac. Shuen risponde che lui le aveva fatto perdere la pazienza perchè la sorvegliava, e perchè l'aveva svegliata per ultima, e quindi ha avuto uno scatto d'ira. Aska le risponde con una certa durezza e Shuen se ne va per conto suo, offesa.

Anche gli elfi hanno infine preso una decisione: costringono il prigioniero, che continua a fare il patetico con Faradyr, ad assumere una grande quantità di droghe di Karis. E quindi lo interrogano.
Questi, alternando il riso al pianto, una ridicola euforia e momenti di sconforto, inizia a sproloquiare. Risponde alle domande canticchiando, dice di essere "Nobile, il nobile dei ruffiani, il re, l'imperatore dei Ruffiani! Elas è il suo nome, viene da Est... chi mi manda? Uno che ti ammazza... l'elfo ti ammazza con la sua spada, l'altro elfo con la tua lingua? Potrebbe essere un elfo, un uomo, o una donna... ma che ci fa Elas con la donna? La guarda sotto la gonna (candando)... e chi sono i miei amici? Tutti tagliagole, ruffiani e prostitute... e Shuen... (interrogato su di lei da Faradyr), Shuen è una gran... (epiteto non proprio lusinghiero)... tutti la conoscono, tutti ci sono andati... tranne Elas! Elas non può! Da tanto tempo... (tenta di mostrare il deretano ai due elfi, ma fortunatamente è legato). E in capitale... che ci facevo in capitale? Cercavo bei maschioni che portano un libro, un libro che non sanno leggere... un ignorante... ma bello! E lo dovevo dire a un pezzo grosso e cattivo, il terzo tagliagole, io sono il quarto, riferisco al terzo e lui al secondo... dove sta? e chi lo sa? Magari sta dietro quel cespuglio e vi guarda! E vi ammazza tutti! ... e ci ammazza tutti. L'ultimo appuntamento era ... chi se lo ricorda? Ah, si... a metà strada tra la torre e la città... ma tanto tempo fa... (inizia a piangere disperatamente) VI PREGO, PIETA'!! AMMAZZATEMI, VE NE SUPPLICO!! PIETA', UCCIDETEMI!!! (a Faradyr) tu sei un uomo morto, puoi solo ammazzare me prima... e lo spettro... hahaha! i tagliagole qui usano il veleno... e noi siamoo bravi, non vi abbiamo mai perso di vista... zZzZzZzZz..." (così dicendo si addormenta).
I due elfi decidono quindi di spezzargli una gamba e lasciarlo libero.

Gli altri sono ospiti a pranzo dal Demarco, che li riceve in un ricco salone della torre, con arazzi, nella penombra, ad un grande tavolo.
Il Demarco è un uomo ben vestito, coi capelli lunghi e untuosi, sui 40 anni, ingioiellato e truccato. Parla in modo retorico e vago, ma il suo sguardo è sveglio e attento, un po' allusivo.
Conosce Kos Tun, il quale non profferisce parola durante l'intero pranzo. Il Demarco racconta di essere stato, prima, demarco a Poldorion.
Riferisce che stanno succedendo cose strane, che per esempio Ummarath era stato fatto prigioniero, e stranamente era riuscito a fuggire poco tempo prima... e che in passato non attaccava mai chi non fosse magistrato, alto dignitario, o comunque persona di un certo peso nell'ambito delle gerarchie dell'Impero: lui e i suoi non erano briganti qualsiasi.
Altra cosa singolare, che capita negli stessi tempi, che un'orda di barbari penetra nel tema di suo zio e distrugge la città di Butelion; e insieme, si ribella il Duca di Dyrrachion.
Sono quindi chiusi i confini, il Duca conquista due città, una gli viene assediata, e probabilmente ora lui sta assediando l'antica capitale Turn. I due eserciti dell'Imperatore sono condotti l'uno dal fratello dell'Imperatore, l'altro dal Domestikos.
Strano che il gruppo passeggi per Delos, verso sud, su una strada non più frequentata a causa della chiusura dei confini, e sia attaccata da briganti...
Il Demarco dice che non svolgerà grosse indagini, perchè in fondo il grupopo è stato utile, ammazzando Ummarath. Però chiede: che cosa ci andate a fare, nel Ducato ribelle?
E il gelo cala sulla tavola, interrotto da Aska che commenta la bontà del vino. Il Demarco le offre dei tozzetti da inzupparci.
Alla fine il Demarco suggerisce al gruppo, in modo abbastanza velatamente, di tornarsene a casa, di fare qualsiasi cosa che venga loro suggerito, ma di fare alla svelta dietrofront per tornare a Greyhaven.
Chiede poi notizie dei compagni che Alice e Kar Dun erano andati a cercare senza trovare, ma la risposta di Alice è: "bo? a saperlo..."
Alice aggiunge che non ha la minima intenzione di tornare a casa. Aska aggiunge che una Santa Donna, da un Monastero di Greyhaven (il monastero del Sole), le ha chiesto di portare un anello a Dyrrachion, sul sepolcro del vecchio Duca, Nikeforos Briennios.
Incuriosito, il Demarco chiede di vedere l'anello e lo trova molto prezioso, lo definisce persino un "anello imperiale".
Chiama quindi un servo che offre dei mantelli ricamati con la stella del tema a tutti gli ospiti; scherzando gli dice di portarli al Granduca o, in alternativa, di tenerli come regalo.
Rifiuta di scrivere qualcosa per accompagnare il dono, facendo una battuta allusiva al fatto che le cose scritte possono essere pericolose.
Aska, inavvertitamente, commenta: "E' un problema degli elfi, in fondo".
Lo sguardo acuto del Demarco fa subito pentire la ragazza delle sue parole.

Intanto gli elfi cambiano nascondiglio, pur restando nei pressi del luogo dell'appuntamento, finchè Daniel non decide di avvicinarsi alla torre, e così incontra Alice e Shuen. Parla con Alice, allontanando Shuen (che si offende moltissimo), e poi Alice torna indietro dagli altri.
Il gruppo parla un po'.
Cormac chiede a Kos Tun informazioni a proposito di qualcosa dal nome di Blancherne, e il Nano, stupito, gli risponde che si tratta del Palazzo Imperiale di Delos. Con una battuta sul "barbaro sognatore", Kos Tun se ne va dalla stanza, e Cormac racconta ai compagni di aver visto due volte in sogno il vecchio Duca di Dyrrachion, Nikeforos Briennios, e di come questo sia accaduto da quando Aska possiede l'anello datole dalla anziana donna del Monastero.
Il gruppo parla un po' sul dafarsi, poi Kar Dun va da Kos Tun per chiedergli chiarimenti sulla situazione, sul libro e sul mandante della missione, ma Kos Tun non dice niente, e i due Nani si indispettiscono entrambi. Anche Alice prova a far ragionare Kos Tun, ma invano.
Il resto del pomeriggio si svolgono diverse conversazioni tra i vari personaggi.
Shuen va a parlare con Cormac, per scusarsi dei pugni e per sfogarsi dei suoi crucci. Aska origlia, poi entra nella stanza e litiga con Shu.
Dopodichè Alice parla un po' con Aska a proposito della missione da compiere e dello strano comportamento di Shuen.
Già a sera Cormac manda a chiamare Kos Tun e parla con lui a lungo di storia, e i due dialogano molto.
Infine, prima di andare a dormire, Cormac chiama Aska e Alice, e confida loro alcuni suoi sospetti sugli eventi delioti.
Uscite le due ragazze, Cormac rimane solo per un po' di tempo, finchè, ormai a sera, riceve una visita di Aska. I due restano un po' di tempo a parlare. Nel frattempo Shuen incontra Kar Dun e Alice, e confida loro il suo segreto.
Nel frattempo, la stessa sera del 20 settembre 508, Daniel e Faradyr si accampano nei frutteti, Daniel mangia una renetta, anche i semi. E i due elfi trascorrono una notte prudente.
Alla torre non regna la stessa quiete.
Appena uscita dalla stanza di Cormac, Aska ode il grido di Kos Tun, si muove in quella direzione ed incrocia il nano, irritatissimo, che si va a rintanare nella sua stanza senza dir niente, e poco dopo trova Shuen, Alice e Kar Dun che discutono, al piano inferiore. Il dialogo si fa sempre più acceso, Aska usa toni non lusinghieri nel parlare dell'elfo amato di Shuen, che reagisce colpendola con un cazzotto. Si solleva un discreto baccano, tanto che poco dopo arrivano il logarco con una decina di guardie, per capire se va tutto bene, se ci sono problemi. Nervosismo: le guardie e il logarco non dicono cosa abbia gridato Kos Tun, prima, ma sembrano saperla lunga. E così, mentre Alice se ne va a letto, Aska e Kar Dun costringono Shuen in una stanza, si mettono lì e le dicono che non potrà uscire da lì dentro finchè non dirà il nome del suo amato elfo. Inevitabilmente scatta la violenza, Shuen si difende bene ma viene immobilizzata rudemente da Aska e dal Nano, i quali cercano di costringerla a parlare.
Il pestaggio è interrotto dall'arrivo di un picchetto di guardie, che entrano senza complimenti nella stanza e si portano via Shuen, chissà dove: forse tra le braccia del suo amato elfo?.
A notte tutti si barricano nelle loro stanze per dormire, visto che non si sa mai.
L'indomani, 21 settembre, Daniel e Faradyr si muovono da un boschetto all'altro, da un frutteto a un cespuglio di more, finchè Daniel, verso le nove, si dirige ai piedi della torre, dove ha appuntamento con Alice.
Intanto Kar Dun, che si è svegliato un po' storto, confida a Kos Tun che "c'è qualcosa degli elfi che non mi piace affatto, teniamo noi il libro", e Kos Tun dice che, avendo lui affidato ufficialmente il volume a Faradyr, con la nomina di "Custode" del libro, non può revocare l'incarico se non in seguito ad una democratica votazione.
Shuen, che si presenta al mattino in stanza di Cormac (diventata per necessità una sala riunioni), è splendente, bella come un fiore: ha l'espressione raggiante e non nega che l'elfo si trova nella torre. Dice che il suo amato dalle orecchie a punta è disposto a parlare con i membri del gruppo, nella sala da pranzo al piano superiore, stasera.
Il gruppo organizza un piano operativo, secondo il quale i due Nani e i due Elfi, in simpatica configurazione, porteranno subito il libro a Dyrrachion, mentre Cormac e le ragazze rimarranno indietro, senza libro, per aspettare che il ferito si rimetta, e per permettere l'incontro con l'elfo misterioso.
Alice va a comunicare a Daniel il programma, e mentre i due Nani si preparano a partire, Cormac racconta un nuovo sogno che ha avuto durante la notte, sempre con protagonista il Duca di Dyrrachion ormai defunto.
I Nani si preparano molto velocemente, e raggiungono Daniel di sotto, per andare a riunirsi con Faradyr e muovere a sud. Cavalcano svelti, mentre Faradyr striglia un cavallo in un bel frutteto, terrorizza un contadino che per poco non muore di infarto, quindi si allontana per non disturbare.
Mentre Aska e Alice si vestono e si sistemano per la giornata al castello, Shuen, zitta zitta, va di sopra, prende la sua spada, e parte come un lampo all'inseguimento del libro, in groppa al destriero Ummarita.
Galoppa come se avesse il diavolo alle calcagna, finchè non vede, in lontananza le riconoscibili sagome dei due Nani, e con loro Daniel.
Continua ad avanzare a velocità folle, caccia fuori la spada e carica Kos Tun.
Il Nano riesce a parare il colpo della ragazza, e a sua volta tenta di azzopparle il cavallo per ricondurla alla ragione.
Kar Dun si avvicina alla scena, scende da cavallo e si mette davanti alla cavalcatura della ragazza per fermarla. E anche Daniel si avvicina, a circondare Shuen, alla quale chiede: "ma che t'è preso!? che cosa vuoi?!"
Shuen risponde gridando una sola parola: "IL LIBRO!!"
Le botte proseguono, Kos Tun tenta di ferire la ragazza al braccio, lei anche non riesce a fargli male, è fuori di se e combatte contro il Nano, incurante della inferiorità numerica in cui si trova, e del rischio enorme che sta correndo.
Infine Daniel riesce a ricondurla alla ragione, lei getta la spada e smonta da cavallo. Inizia a spiegare a Daniel qualcosa, ma Kar Dun, senza sape' nè leggere nè scrivere, con una crina alla noce del capocollo la manda al tappeto.
Il cavallo lo prendono loro, la spada viene gettata lontano, e Shuen lasciata lì, svenuta. Viene dichiarato a Kos Tun che, da quel momento in poi, ha il permesso di considerare Shuen alla stregua di un nemico.
Dopo poco tempo dalla rapida partenza dei suoi tre compagni, Shuen viene soccorsa da alcuni uomini. Si risveglia infatti su un carretto, in compagnia di un paio di sconosciuti, che le fanno però capire di lavorare per Odysseas.
Inoltre la ragazza capisce di venire costantemente seguita in ogni sua mossa, e non solo da lontano come aveva creduto.
Viene riaccompagnata alla torre dopo essere stata rifornita nuovamente di quei sonniferi che già l'elfo le aveva dato, e di un nuovo cavallo.
Prima di lasciarla, l'uomo a cassetta le consiglia di stare più attenta a quello che fa, e di non mettersi nuovamente nei guai. Il consiglio non è solo per la sua salute, ma anche per quella dei suoi compagni, infatti le viene detto, non troppo velatamente, che se lei non sarà in grado di portare a termine il compito, loro useranno maniere più definitive per effettuarlo.
Il timore per la vita dei suoi compagni, più che il desiderio di recuperare il libro, spingono Shuen a partire dalla torre al più presto possibile per raggiungere i suoi compagni.
E così, ignari, Daniel e i due Nani incontrano Faradyr un po' più avanti, e gli raccontano, con viso fosco, l'accaduto. Faradyr temporeggia in modo strano e non sembra contento del trattamento riservato a Shuen.
A un certo punto, parecchio più avanti, Faradyr esclama: "ops! il libro l'ho lasciato nel frutteto, prima... me lo sono scordato..."
La reazione dei due Nani è durissima, e nemmeno quando l'elfo, allegramente, confida che si trattava di uno "sccherssetto", si tranquillizzano: pretendono di verificare che il volume viaggi realmente con loro.
Il tradimento di Shuen e la giovialità di Faradyr mettono di pessimo umore i viaggiatori, e l'atmosfera è estremamente cupa tra di loro, che avanzano borbottando e questionando, quando non in pesante mutismo.
Alla torre intanto Alice e Aska stanno in riunione da Cormac, e scoprono della fuga di Shuen. Alice ne approfitta per perquisire la stanza della ragazza, dove trova, oltre a quel che già conosce, anche una bella scatola di legno nero, intarsiata d'oro: contiene un'ampolla piena a metà di una strana gelatina, un sacchetto di "farina" e una boccetta di un altro liquido strano. Trova anche un biglietto con su scritto "non ti dimenticherò mai".
Porta tutto di là da Cormac e i tre discutono sul dafarsi, senza avere le idee chiare. A un certo punto Cormac fa segno alle altre di tacere: c'è un rumore fuori dalla porta, come di metallo trascinato. Aska va subito a vedere, e c'è Shuen che, quatta quatta, sta prendendo armi e bagagli, per filarsela alla chetichella.
"Vado via", dice lei. "E perchè?", le chiede Alice. "Perchè sì".
Ma viene fatta entrare nella stanza di Cormac, le viene mostrato il contenuto della scatola di ebano e chieste spiegazioni. Shuen fa molto la vaga, dice che è stato un regalo, e che lei non le ha mai usate: si tratta di sostanze soporifere. Si rifiuta di dire altro e dice che vuole partire immediatamente.
Invano Cormac cerca di convincerla ad attendere il mattino seguente, quando anche lui (a suo dire, sebbene sembri improbabile a vedere come è conciato) sarà in grado di mettersi in viaggio: dice che è imprudente viaggiare da soli o spaccare ulteriormente il gruppo.
Prima Aska dice che accompagnerà Shuen, con l'intenzione, invece, di usare su di lei il sonnifero e stenderla per un po', poi Alice la dissuade dall'usare sostanze potenzialmente dannose sulla ragazza, e Aska si orienta sul suo cavallo. Va così nelle stalle, e fa sniffare un po' di polvere al buon Gastridion, il quale le starnutisce in faccia, sporcandola.
Ma ecco che arriva Shuen che, ovviamente, dovendo correre non prende il lento e robusto Gastridion, ma un altro animale, più veloce. E parte via, in pinna.
Alice parte all'inseguimento, pedinandola a distanza.
L'inseguimento dura parecchie ore, fino al pomeriggio, persino alla sera, senza che succeda niente di che.
Ad attirare l'attenzione di Alice c'è soltanto, a un certo punto, una carrozza che si mette dietro Shuen da un sentiero dei campi, ma che viene subito sorpassata.
Infine Shuen raggiunge un villaggio, e lo oltrepassa per accamparsi poco dopo. Alice rischia di perderla, ma poi la rivede, dopo un po'. Anche Shuen nota un cavaliere dai lunghi capelli biondi in lontananza, che però si allontana.
Shuen si accampa, lega il cavallo e si appresta a passare la notte.
Alice si avvicina di nascosto alla ragazza, sorvegliandola nell'oscurità.
Aska e Cormac, che hanno aspettato Alice tutto il giorno, per prudenza decidono di passare la notte nella stessa stanza.

E' la mattina del 22 settembre, ed Elfi e Nani, dopo aver dormito in un campo di grano, si mettono in marcia.
Faradyr, forse per provocare o per mettere alla prova i compagni, propone di distruggere il libro; Kos Tun gli dice che può farlo benissimo, però poi muore. Kar Dun è molto teso e diffida un po' di Faradyr. I quattro avanzano tutto il giorno, con un'atmosfera piuttosto tesa.

Lo stesso mattino la vecchia guaritrice, molto presto, va da Cormac. E' una vecchia scapigliata, grossona. Aska assiste alla scena, mentre la vecchia inizia a mormorare frasi come: "c'è molto male... c'è stato del male... uomini che non sono morti..." e intanto tocca le pareti della stanza e sospira... "ma il Dio vuole..."
Quindi impone le mani sul petto di Cormac, si concentra, e provocando al giovane un dolore molto intenso, gli chiude le ferite. Intanto continua a biascicare discorsi misteriosi e ricchi di minaccia, come: "contaminazioni... tre diverse contaminazioni in lui... tre diversi dei oscuri..."
Quindi sussurra ad Aska: "sono il Dio del corpo, il Dio della stanza e il Dio della torre... veglia su di lui".

Tornando indietro di qualche ora, Alice, appostata sulle tracce di Shuen, la sbircia mentre questa trova riparo in una stalla, un magazzino abbandonato. Alice resta fuori, sperando e insieme temendo di veder arrivare qualcuno, finchè non comincia a sentire degli strani rumori provenire dall'interno, come se Shuen si trovasse in galante compagnia. Apparentemente dentro non ci dovrebbe essere nessuno. Allora Alice aspetta, quindi inizia a girare intorno all'edificio per cercare le tracce del misterioso ospite dell'amica. Non trova nulla, ma sente alzarsi il vento del mare, profumato, e il cielo si libera dalle nubi.
Alice aspetta sveglia fino all'alba, quando si affaccia all'interno per vedere se Shuen è ancora in compagnia oppure no, e la vede che ancora dorme, senza niente indosso, supina.
Quando Shuen si sveglia, confusa e poco riposata, si veste e subito si accorge di Alice, malamente rimpiattata nei pressi della capanna, quindi le due discutono un po', e si mettono in marcia insieme, verso sud.

Elfi e Nani proseguono verso sud, verso i confini della Pronoia. Sanno che a sud dei confini ci sono eserciti schierati, sono incerti sul dafarsi.
Verso mezzogiorno, sotto la pioggia, si intravede un fortino alla distanza: il confine è arrivato ed è tempo di prendere una decisione: selvaggiare per i boschi fino al Ducato oppure fingersi mercanti e passare sulla strada? Kar Dun è decisissimo a selvaggiare, e non accetta ragioni dagli elfi, è assolutamente intransigente. Faradyr non può fare a meno di notare una certa sfiducia del Nano nei suoi confronti, ed è costretto a cedere.
Il gruppo si cimenta in un fuori pista attraverso un frutteto, in direzione est, foresta e poi montagnone enormi.
Oltrepassata una staccionata, e dei cagnacci molesti, ecco che si apre davanti ai quattro un desertico pianoro. E dai borbottii del cielo si preannuncia un temporale coi fiocchi. Faradyr si diverte a prendere un po' in giro Kar Dun, il quale reagisce in modo sempre esagerato.

A sera Alice e Shuen giungono ad un villaggio che viene rapidamente sorpassato, in quanto privo di luoghi dove alloggiare. Dopo una mezz'ora di strada Shuen devia in direzione di un casolare apparentemente abbandonato, sempre senza accorgersi della presenza della compagna, vi entra e si accampa.
Alice rimane fuori a breve distanza controllando la zona. Durante la notte, però, la ragazza è messa in allarme da alcuni rumori provenienti dal casolare: sono come dei gemiti femminili.
Cerca allora di avvicinarsi per vedere se vi sia qualcun altro oltre a Shuen lì dentro, ma l'unica cosa che riesce a vedere è la ragazza che cammina per il rudere priva di indumenti.
Al mattino sul tardi (dopo una notte insonne per Alice), Shuen si risveglia e sorprende Alice mentre tenta maldestramente di nascondersi.
Alice cerca di sapere chi c'era di notte con la ragazza nel casolare, ma Shuen, un pò stupita e un pò imbarazzata, le spiega che si è trattata di un sogno agitato e che era da sola. La risposta non convince del tutto Alice che però abbandona il discorso ed accetta di proseguire il viaggio in compagnia dell'amica.
Le due proseguono piuttosto lentamente anche per via di una forte pioggia che inizia durante la mattinata. A sera cercano ospitalità in un piccolo gruppo di case a cui giungono. Bussando trovano una ragazza ed alcuni soldati che gli offrono asilo per la notte. Un pò sospettose, ma zuppe fino al midollo, accettano e si chiudono in camera.
Al mattino presto, dopo una notte di buon sonno, ripartono per la loro strada. Più avanti incontrano un piccolo villaggio pieno di guardie che le fermano dicendo che non si può proseguire per via della guerra, poichè si è molto vicini al confine.
Alice, prontamente, spiega che la sua visita in quei posti è dovuta alla preoccupazione per il suo uomo, che si dovrebbe trovare lì, e che vorrebbe incontrarlo per sua tranquillità. Dopo aver parlato con l'ipologarco vengono fatte passare per permettergli di arrivare all'accampamento che si trova più avanti, dove dovrebbe trovarsi il fidanzato.
Una volta allontanatesi dalla vista del villaggio, le due ragazze piegano verso la foresta, dove decidono di passare per aggirare l'accampamento e non essere viste. A tarda sera, sotto la pioggia, giungono ai margini della zona più fitta della foresta, dove, dopo un'amichevole chiccherata, decidono di accamparsi e dormire entrambe all'interno di una provvidenziale grotta.
Al mattino di buon'ora si rimettono in marcia: la giornata è bella e senza pioggia, per cui il viaggio all'interno della foresta
prosegue tranquillo e senza problemi fino alla sera, quando le due ragazze si accampano, stavolta sotto le stelle. Il giorno dopo decidono di perdere un pò di tempo per cercare dell'acqua per lavarsi e riempire le borracce. Dopo 2-3 ore, mentre si apprestano a partire, odono dei rumori nelle vicinanze.
Avvicinandosi per indagare, scorgono una figura dai capelli neri che, con grande stupore, scoprono essere Daniel (forse non meno stupito di loro). I due gruppi si sono così riuniti, ma sorge un grosso e prevedibile problema: nè Daniel, nè Kar-Dun hanno la minima intenzione di portarsi dietro Shuen, che per loro è solo un elemento pericoloso.
I due, infatti, ricordano prontamente l'attacco che la ragazza aveva portato contro di loro un paio di giorni prima; Alice viene messa al corrente di questo fatto, mentre Shuen insiste a portare in propria difesa che non avrebbe mai fatto del male volontariamente ad alcuno di loro, e che l'attacco era stato portato con attenzione cercando unicamente di disarmare il nano.
Alla fine la questione viene decisa con una votazione gestita da Kos-Tun, si vota per uccidere la ragazza o lasciarla venire, l'esito è il seguente: Daniel e Kar-Dun per la morte contro Faradyr, Alice e Shuen (che è autorizzata a votare dallo stesso Kos-Tun che però si astiene), per cui il viaggio prosegue con tutti i suoi 6 membri. Tuttavia Shuen viene disarmata e la sua spada viene presa in consegna da Alice, inoltre viene avvertita che non sarà persa d'occhio neanche per un istante. La ragazza promette di fare la brava, anche perchè le viene confermato che non le verrebbe offerta nessun'altra chance.
Il viaggio prosegue orientativamente verso sud, senza eventi di rilievo, e la sera stessa il gruppo esce finalmente dalla foresta, e trova davanti a sè alcune colline tra cui deve obbligatoriamente passare. Dopo un'avanscoperta di Daniel, che svela la presenza di una torre di guardia, si decide comunque di passare sfruttando il buio notturno. Con molta cautela i nostri eroi si allontanano dalla zona che risulta oltretutto essere piuttosto nutrita di torri (in fondo si tratta di una zona di confine con la guerra in atto) e trovano, dopo un buon riparo per i cavalli, anche una comodissima grotta di tufo scavata all'interno di una collinetta perfetta per ospitarli tutti quanti per la giornata durante la quale si riposano per ripartire poi la sera stessa. L'unica distrazione è offerta dal solito Kos-Tun che ha la brillante idea di dimostrare la fragilità del tufo con una sonora martellata sulla parete della grotta, provocando così una piccola frana interna. Per il resto, la giornata passa tranquilla.
Il gruppo riparte la sera e prosegue senza problemi. Si dorme per metà giornata e si riparte dopo l'ora di pranzo, visto che di torri non c'è più presenza.
Alla sera si scorgono delle luci in lontananza. Pensando si tratti della città, si appronta subito un programma per il giorno succesivo, dopo la consueta sosta per riposare: i due nani andranno a fare provviste e si ricongiungeranno agli altri che nel frattempo avranno proseguito fuori con calma.
In realtà al mattino si scopre che il piano subisce una modifica, poichè non si tratta di una città, ma di un accampamento militare.
Evitandolo accuratamente, si prosegue fino a scorgere, dopo un ennesimo viaggio notturno, la città di Scodra. Il programma precedente viene quindi messo in atto, e il gruppo si ritrova a sera dopo aver camminato affiancato a diverse altezze senza potersi ricongiungere del tutto. Una volta riuniti, Shuen chiede ansiosa a Kar-Dun se ha controllato in stazione di posta la presenza di eventuali biglietti. La risposta negativa del nano non la convince per cui, rivolgendosi a Kos-Tun, viene a scoprire che in realtà era stato consegnato un biglietto con scritta una frase d'amore, subito distrutto da Kar-Dun. Segue una grande discussione, in cui il nano rimprovera Kos-Tun di aver spifferato tutto e spiega il suo gesto per timore che i biglietti siano messaggi in codice o, peggio, sorte di incantesimi che garantirebbero il rafforzamento della ragazza all'elfo misterioso.
Si fa sosta, con l'animo un pò alterato, ma finalmente di notte, in una locanda. Qui, durante la cena, Shuen nota ad un tavolo il conducente del carro che l'aveva recuperata dopo la sfuriata nei pressi della torre. Ne parla la sera ad Alice, che le consiglia di parlarne agli altri.
Infatti, la mattina dopo, la faccenda è resa pubblica, con mille critiche e rimproveri da parte degli altri membri, ma già preventivati.
La sera si arriva in una stazione di posta, caratteristica per un gioco di carte per cui vi sono dei disegni su alcuni tavoli, e che appassiona subito Daniel, che si butta subito nella comprensione del gioco, osservando alcuni giocatori evidentemente abituli clienti del posto. L'elfo perde un pò di soldi, ma la sua caparbietà e furbizia gli rendono anche qualche piccola soddisfazione nei confronti degli altri giocatori, che non vedono di buon occhio lo straniero. Il buonumore dell'elfo, così acquisito la sera prima, viene subito smorzato dal risultato dell'inaspettatissimo incontro mattutino con Cormac ed Aska, che sconvolgono tutto il gruppo con le novità che recano con loro. Aska e Cormac, dopo la visita della guaritrice, si preparano a partire.
Cormac visita l'armeria della torre, dove chiede se sia disponibile una spada, ma l'armaiolo gli spiega che le armi degli Ummariti se l'è tutte portate via il Demarco come trofei, e che lì si usano solamente daghe. C'erano due spade in verità, ma una dopo l'altra sono state portate via da Shuen il giorno precedente: prima una, al mattino, poi la ragazza è tornata dopo averla persa e se n'è fatta dare una seconda. Quindi niente spade.
Cormac, deluso e nello stesso tempo incuriosito e allarmato per lo strano comportamento di Shuen, si fa dare una daga, un pugnale, e un altro po' di roba. Quindi, con Aska, Renato, Gastridion e Fausto si mette in marcia verso sud.
A ora di pranzo viene raggiunto un villaggio, dove c'è un mercatino e si comprano provviste per il viaggio. Quindi si prosegue, ed inizia a piovere a vento.
A sera i due cercano riparo in una fattoria, e dopo qualche tentativo fallimentare si fanno ospitare da una popolosa famiglia di contadini calabresi, che dormono in 5 per letto, parlano, mangiano e bevono con i nostri eroi. La notte piove, e passa tranquilla.
Al mattino i due si rimettono in marcia sotto un cielo bigio e grigio. A ora di pranzo viene raggiunto un villaggio circondato da mura, alle porte una guardia di Benson fa un po' di domande ma alla fine lascia passare i nostri, dicendo loro che non si può proseguire verso sud.
All'interno del villaggio Aska compra una grande quantità di provviste, e Cormac riesce a recuperare uno spadone, da un armaiolo, dopo aver un po' girato.
Intanto si è fatto pomeriggio, e i due escono di nuovo dalla porta nord del paese, quella del Bensoniano, per aggirare la città e rimettersi sulla strada più a sud. Ma ecco, proprio lungo la via, si comincia a vedere uno strano gruppetto di persone.
Aska subito si ferma ad osservare, stranamente rapita.
C'è un tizio più anziano che porta uno stendardo con il simbolo di Pyros, e della gente intorno. Pian piano le poche persone diventano una folla in fila, che avanza cantando lode a Pyros in una lingua arcaica.
E Aska scende da cavallo e si unisce a loro.
Cormac, ricordando le parole di Aska a proposito di una folla in fila in folle, segue il gruppo a qualche metro di distanza, lentamente, con i cavalli.
La folla in fila prosegue per la strada finchè non raggiunge un sentierino che si inerpica nella campagna, e avanza cantando e salmodiando per molto tempo. Ed ecco che raggiunge una collinetta, sulla quale sorge un palo di legno, con sopra una piccola piattaforma, sulla quale giace, accoccolato, un vecchietto.
La folla si ferma ai piedi della pedana, Aska conquista le prime file, mentre Cormac osserva la scena un po' in disparte, a qualche metro.
La gente prega in una lingua mista tra Delos e Greyhaven, sono tutti molto presi. Finchè il vecchietto alza le mani, e tutti tacciono, abbassando lo sguardo.
Il vecchio parla in lingua Greyhaven, ed ecco che cosa dice:

E' solitario il Sole nella Tenebra fitta, pallido alla vaga Nebbia:
dove sei Cavaliere della Luce, Sapiente di Giustizia?
Tutto come in cenere si confonde che brucia,
e Legge e Bene scissi da spada, da lingua,
nel buio che si illumina,
nello splendore che si appanna.

I morti, i vivi reclamano premi e antichi desideri
contro remoti divini, imperscrutabili decreti,
leggi non comprese
da menti troppo corte, da vite troppo brevi.

Troppo fu concesso da un luogo alle passioni, agli orgogli,
troppo dall'altro a menzogne, a cupi tradimenti.
Infrante le mura della pace dolorosa
tornano a guerra le opposte fazioni,
piene di fuoco e di nero sgomento.

Ma io dall'alto dei mondi più sani
nella nuda materia impressi dei figli
i più giusti voleri, perchè durassero a guisa
di eterni tesori, perchè tornassero
in mani più pure a placare i cuori.

Vie diverse ed uguali percorrono i segni
delle anime umane, delle tardive
riparazioni, quali dardi e quali fuochi
sui picchi di antiche maledizioni.

Scelte imposi ardite agli estranei, agli innocenti
di saggezza avita o di semplice sentire,
perchè vedessero, sentissero gli occhi ove sedeva il confine
di lussuria e tenerezza, di giustizia e di violenza,
e ponessero le mani un discrimine di potenza
tra la Tenebra e il Sole nella nebbia vaga
del Crepuscolo della mia Casa.

Durante l'intera profezia la folla rimane a capo chino, mentre pian piano Aska si rende conto che dalle mani del vecchio si sprigiona una luce, come di fiamme, che sempre più avvolgono la pedana. Anche Cormac, in disparte, avverte prima un terribile freddo alle sue spalle, quindi nota le fiamme sulla pedana. E alla sua destra coglie con la coda dell'occhio uno strano movimento: ci sono dei lunghi peli che si agitano, a mezz'aria, e un occhio minaccioso, non umano; ma la visione scompare velocemente.
Intanto Aska ascolta avidamente le parole del vecchio, il quale ad un tratto la fissa e le punta il dito, indicandola; indica poi anche Cormac.
Infine silenzio, i contadini se ne vanno, le fiamme intorno alla figura del vecchio scompaiono e lui rimane lì, immobile, come morto.
Ormai è sera, buio, e solo Aska resta ferma, ai piedi della pedana, in ginocchio.
Inizia a piovere, Cormac prende il telo cerato di Aska e glie lo pone sulle spalle, per ripararla, quindi alza una tenda lì vicino e rimane sveglio, in attesa che l'amica si riprenda. Stranamente i due non sentono freddo, ma hanno il corpo pervaso da un piacevole calore.
Aska infine torna alla tenda, molto turbata.

Al mattino Aska si sveglia e trova che Cormac ha fatto la guardia tutta la notte. Lei, ancora confusa per l'esperienza mistica della sera precedente, si avvicina all'eremita e cerca di parlargli. Ma il sant'uomo non la riconosce e la manda via. Allora Aska, facendosi sollevare da Cormac, tenta di porgergli del cibo fin sul trespolo, ma lui la caccia e le dice in malo modo che sta osservando il digiuno. Oltretutto adesso non parla più una parola di Greyhaven, l'ispirazione divina è terminata.
Così ai due nostri eroi non resta altro che salire a cavallo per tornare sulla strada. Decidono però di fare un giro molto largo per evitare la città, in modo da immettersi sulla strada più a sud.
In questo modo, cavalcando per frutteti e campagne, arrivano all'imbrunire alla grande via lastricata verso Dyrrachion.
I due si accampano al lato della strada, alzando la loro tenda, e trascorrono la notte senza far turni di guardia. L'indomani ripartono verso sud.
Cammina cammina, ad un tratto Cormac ode un lontano rumore in avvicinamento, e Aska individua in distanza delle sagome. Si tratta di cavalieri.
Intorno non c'è nessun tipo di nascondiglio, quindi i due non possono far altro che avanzare, sperando di non attirare l'attenzione.
Tuttavia la strada è del tutto deserta, in due giorni Aska e Cormac non hanno incontrato nessuno, perchè c'è il divieto di transitare. E così i cavalieri, che sono dei soldati armati di tutto punto, costringono, lance alla mano, Aska e Cormac a seguirli.
A sera raggiungono un accampamento militare molto grande, dove i nostri due vengono rinchiusi in una piccola cella di legno, senza tanti complimenti.
Al mattino seguente sono trascinati in malo modo in uno spiazzo al centro dell'accampamento, e fatti sedere su dei ceppi di legno.
Davanti a loro, su una sedia curule, siede un uomo anziano e armaturato di tutto punto, il quale interroga, nella lingua di Tarracona, i due prigionieri, sul motivo della loro passeggiata verso sud.
"Siamo in missione per conto di Pyros", dice Aska, "dobbiamo raggiungere la chiesa di Dyrrachion: io ho ricevuto questo incarico dal Dio e da una Santa Donna, e quest'uomo mi accompagna di sua volontà, per proteggermi".
Cormac annuisce, in silenzio.
L'ufficiale dei soldati osserva Aska: "E' vietato andare a Sud, c'è una guerra e i confini sono chiusi: lo sapevate, vero?"
Aska non mente, ammette di aver aggirato la città precedente per non essere fermata, e di essere determinata a raggiungere Dyrrachion nonostante tutti i divieti possibili.
"La volontà di Pyros è superiore a tutti i vostri divieti", dichiara decisa.
L'ufficiale resta molto colpito dalla fermezza di Aska, del suo atteggiamento di totale sprezzo del pericolo e di fervore religioso. Così ci pensa un po' in silenzio e infine dichiara la sua volontà.
"Resterete qui prigionieri per sette giorni e sette notti: se entro tale termine la volontà di Pyros non si sarà manifestata, sarete spogliati di tutto quello che possiedete, eccetto la vita, e sarete abbandonati nel luogo più lontano possibile da Dyrrachion. Altrimenti vi farò passare".
I due vengono quindi portati di nuovo alla loro piccola prigione, e lasciati lì. Aska prega molto, digiuna, e allieta Cormac con il suo bel canto.
Passa qualche giorno e non accade nulla che manifesti la volontà di Pyros.


E' la terza notte di prigionia, quando Aska e Cormac sentono un rumore alla porta della cella: la porta subito si apre, e già i nostri sono in piedi. E' entrata una figura, incappucciata, che come prima cosa tira loro della polvere addosso. Cormac si frappone tra Aska e lo sconosciuto, la polvere è certamente una droga, o un sonnifero.
Aska si getta contro la figura, per togliergli il cappuccio, e nello stesso istante Cormac colpisce lo sconosciuto con un calcio. Ma una volta senza cappuccio, appaiono nell'oscurità i due brillanti occhi azzurri del misterioso visitatore, il quale dice soltanto, con voce suadente: "rivoglio solo il mio libro..."
Subito i due arretrano davanti a lui, turbati da tanta debolezza e bontà. Aska si sente attratta infinitamente dallo sconosciuto dagli occhi splendenti, ma si ritrae voltandogli le spalle, spaventata. Anche Cormac, sentendosi in colpa per averlo colpito, cerca di non posare più gli occhi su quello sguardo così gentile e ingiustamente attaccato.
Aska gli dice, con voce titubante, che se vuole riavere il suo libro deve dar fuoco all'accampamento militare, in modo che sembri una manifestazione della volontà di Pyros. Ma lo sconosciuto risponde: "non ce ne sarà bisogno". E se ne va via.
Rimasti soli, Aska resta in ginocchio a pregare, mentre Cormac cautamente allontana tutto quel che era rimasto della polvere lanciata dal misterioso personaggio.
Al mattino arriva un soldato, porta una ricca colazione ai due prigionieri e li avvisa che sono liberi, per ordini superiori.
I loro cavalli sono stati preparati e riforniti di vettovaglie per il viaggio.
Aska e Cormac, ancora turbati per l'esperienza notturna, si mettono in marcia verso sud.
Il giorno trascorre sereno, il cielo si fa sempre più azzurro, e a sera i due si accampano vicino alla strada, e la notte passa tranquilla. Non fanno nemmeno turni di guardia, visto che hanno "lo straniero con gli occhioni splendenti" che veglia su di loro.
L'indomani proseguono verso sud, finchè non arrivano al confine: nella distanza si vede una palizzata, alla quale sono posizionati molti soldati. Stendardi con leone rampante indicano che si sta arrivando al Ducato.
Cormac provvede ad abbandonare i mantelli del demarco, col simbolo della stella, e i due raggiungono il posto di blocco.
Qui sono interrogati dall'ufficiale superiore, Syd Barret, che ascolta attentamente, e con una certa incredulità, la storia di Aska, della missione verso Dyrrachion. Il suo sospetto è dato dal fatto che se gli uomini della Pronoia hanno fatto passare Aska e Cormac senza colpo ferire, può darsi che questi siano spie.
Tuttavia Aska riesce a convincere l'ufficiale della sua buona fede, si fa da questi invitare a cena e i due trascorrono la notte insieme.
L'indomani mattina Aska mostra con soddisfazione a Cormac un lasciapassare, firmato da Syd Barret, che potrà rivelarsi prezioso nei giorni di viaggio a seguire. I soldati del Ducato riforniscono di viveri i due viaggiatori, che proseguono allegramente verso sud.
L'atmosfera è tranquilla, sempre pochissima gente per le strade, a sera viene raggiunta una stazione di posta dove riposare. Il giorno seguente si prosegue per la grande strada lastricata, fino ad arrivare ad una cittadina, murata, di nome Scodra. Qui i due prendono alloggio in una ottima locanda, si rinfrescano, si rilassano, e Cormac va a fare un giro per le strade.
Ci sono molti soldati, alcuni dei quali provenienti da Greyhaven, e con questi Cormac parla un po'. Viene così a sapere che il Duca non si trova più a Dyrrachion, ma sotto le mura di Turn, l'antica capitale, che è assediata. Gli dicono anche che a Dyrrachion c'è un blocco navale, perchè il Drungarios impedisce alle navi di giungere e ripartire dalla città: per il momento ha un atteggiamento filo-imperiale, tuttavia ancora non ha fatto nulla, come in attesa di capire chi vincerà, per capire da che parte schierarsi.
Cormac, dopo aver parlato un po' con i soldati, dopo aver ammirato gli stendardi con il leone rampante e comprato un po' di dolci locali, torna da Aska e le riferisce quanto appreso.
I due confabulano a lungo sul dafarsi, perchè temono che anche i loro compagni abbiano sentito le stesse voci e che quindi abbiano deviato per Turn, non più diretti a Dyrrachion. Tuttavia non c'è altro da fare che proseguire verso sud, e così l'indomani mattina riprendono il viaggio.
Da Scodra la strada verso Dyrrachion è molto bella, pavimentata, e costeggiata da un lato da uno sconfinato uliveto, dall'altro da una parete rocciosa a picco, tutta decorata con rilievi raffiguranti gloriose battaglie. Aska racconta a Cormac che si tratta della conquista di Tarracona da parte di Dagor.
In lontananza sorge un'immensa statua di pietra, che guarda verso il mare: si tratta di un antico ritratto di Dagor. I due viaggiatori la contemplano, affascinati.
A sera viene raggiunta una stazione di posta, dove Aska e Cormac si fanno dare delle belle stanze e scambiano due parole con la locandiera, la quale dice loro di aver avuto ospiti, la sera prima, altre persone di Tarracona: e descrive il gruppo di Alice, Shuen, i due Nani e i due Elfi.
Aska e Cormac sono molto felici di apprendere che i loro compagni stanno bene in salute, sono tutti insieme e diretti a sud, e l'indomani corrono il più possibile, per raggiungerli. A metà giornata arrivano ad un paesello, dove facendo domande scoprono che gli amici sono passati da non molto e che Daniel ha anche perso a carte con dei locali. A notte fonda si accampano poi nei pressi della stazione di posta successiva.
La mattina seguente il gruppo si rincontra.
Saluti e grande gioia di ritrovarsi tutti insieme, presto arriva il momento dei chiarimenti.
Kar Dun subito chiama in disparte Aska e i due parlano un po'; nel mentre Cormac, come d'accordo con Aska, racconta agli altri brevemente quanto capitato, tacendo però la visita del misterioso incappucciato dagli occhi splendenti. Interrogato direttamente su questo punto da Faradyr, Cormac mente.
Poco dopo torna Kar Dun dal colloquio con Aska, con aria molto torva: dice che Aska gli ha raccontato di aver parlato con l'elfo, che è un emissario degli Dei, e che quando il Nano le ha chiesto di giurare su quanto aveva di più caro, lei ha detto che era proprio quel tipo misterioso quanto aveva "di più caro".
L'atmosfera subito si infiamma.
Shuen chiama Cormac in disparte, per chiedergli di "Odisseas", ma Cormac le racconta brevemente di non conoscere nemmeno il suo nome, ma di essere sicuro che si tratti di una brava persona.
Tornati dagli altri, la discussione è molto accesa: Aska tenta di convincere tutti della opportunità di ripensare la missione e di dare il libro al tizio misterioso, Cormac è accusato di essere un traditore, Daniel minaccia di andarsene via e abbandonare l'incarico, Faradyr tenta di scaricare il libro a Kos Tun.
Alla fine Aska sale sul cavallo e parte verso sud, verso Dyrrachion, seguita da Cormac. I due si fermano un po' avanti sulla strada, e poi tornano indietro dagli altri.
Aska chiede di poter vedere il libro nelle sue mani, magari anche legata, sotto minaccia delle armi, o almeno di poterlo osservare in mani altrui. Questo permesso le viene negato. Allora non resta altro che separarsi: Aska saluta uno per uno Alice, Shuen, Faradyr, i Nani, e poi di nuovo, insieme a Cormac sprona verso Dyrrachion.
L'unica soluzione alla crisi è infatti risultata quella di dividersi, gli uni verso la capitale del Ducato, per restituire l'anello, gli altri verso Turn, per portare il libro al Duca.
Dopo che Aska e Cormac si sono allontanati, gli altri parlano a lungo tra di loro. Shuen scambia anche due parole in privato con Kos Tun.
Molto scoraggiato, Daniel saluta tutti e decide di tornare indietro.

Qui le strade dei nostri eroi si dividono nuovamente.
Per quanto riguarda le vicende di Aska e Cormac, la giornata passa senza eventi, e a sera i due si accampano e l'indomani cavalcano verso sud, in salita, arrivando nei pressi di un grande lago vulcanico, segnato anche sulla mappa di Aska, ormai non troppo lontano da Dyrrachion. La sera si accampano un paio di ore a sud della stazione di posta, ma prima Aska, avendo visto una cappelletta di Pyros, si ferma e entra a pregare un po'.
Qui il prete, che stava chiudendo, cerca di mandarla via, ma lei comincia a raccontargli tutti i suoi guai, il suo passato da sacerdotessa di Gargutz, il rogo mancato, il monastero, le visioni... finchè il prete, un po' spaventato e intimorito, cerca di convincerla a trovarsi un bravo ragazzo e a sposarlo. Aska se ne va, con Cormac, e solo dopo un paio d'ore si accampano per la notte.
L'indomani, nel primo pomeriggio, si raggiunge Dyrrachion.
La città sorge intorno ad una rocca, vicino al mare. Ha mura imponenti, bandiere col leone rampante che sventolano, edifici grandi e massicci.
Alle mura una guardia fa un po' di domande ai viaggiatori, e li conduce in presenza di un superiore; Aska racconta la solita spiegazione, che deve raggiungere il tempio di Pyros e parlare con un prete. Sia pure perplessi, i soldati li lasciano entrare.
La guardia indica loro una locanda e, lungo la strada, resosi conto degli sguardi eloquenti di Aska, tenta di sedurla. Lei gli chiede di trovargli un sant'uomo di Pyros, e di venire a dirgli dove contattarlo, la stessa sera in locanda.
La locanda indicata dalla guardia è estremamente lussuosa, di fronte alla chiesa di Pyros, in un vicoletto. I camerieri, e in particolare un servizievole eunuco, sono molto solleciti ad ospitare Aska e Cormac in due stanze molto comode e ben messe.
Aska si dirige alle terme a rilassarsi, mentre Cormac si aggira solitario per la città, sale sulla rocca per guardare il mare, e resta lì per conto suo fino a sera inoltrata.
Nel frattempo Aska è tornata in locanda e, avendo incontrato la guardia della porta (che si presenta con un: non ho trovato santi uomini, ci sono io però!), la conduce nella sua stanza da letto, dove i due trascorrono una notte di passione.
L'indomani il cicisbeo di Aska conduce lei e Cormac al mausoleo di Nikeforos Briennios.
L'uomo ha cambiato atteggiamento rispetto al giorno prima, è allegro e spavaldo, e anche un po' canzonatorio nei confronti di Aska, che alterna raptus sensuali a crisi mistico-religiose. Aska si sente molto punta sul vivo, a queste allusioni, e si incupisce.
Il gruppo raggiunge il mausoleo, Aska infila l'anello alla statua, mentre Cormac si guarda intorno, turbato. I due rimangono lì un po' di tempo; Cormac nota un tizio incappucciato seduto su un sedile da una parte, e lo tiene d'occhio, incuriosito dal suo strano atteggiamento.
Aska rimane un po' lì a girare e pensare, nonostante ci sia la distaccata e rumorosa presenza della guardia di porta che disturba. Infine dice a Cormac che va alla chiesa di Pyros, e si incammina.
Cormac rimane da solo con lo sconosciuto il quale dopo un po', tremolante, si alza in piedi, arrancando verso il sarcofago al cui dito è infilato l'anello.
Cormac gli offre il braccio, sostenendolo fino al sarcofago. Lo sconosciuto si comporta in modo strano, a volte fissando Cormac con uno sguardo intenso e imperioso, a volte confuso. Ed è davanti alla tomba del vecchio Duca che lo sconosciuto chiede a Cormac: "tu sei Cormac di Caergoth, non è vero?".
Questi rimane molto stupito, annuisce, domanda come possa lo sconosciuto sapere il suo nome, anche se il suo volto, nonostante coperto da un cappuccio, sia un po' familiare anche per Cormac. Lo sconosciuto non risponde, ma sfila l'anello dalla statua e se lo mette in tasca. Dopodichè si incammina, sempre traballante, verso il suo seggiolino.
Cormac gli chiede perchè abbia preso l'anello, ma lo sconosciuto non risponde, ma anzi gli chiede chi fossero quello stolto (la guardia di porta) e la donna (Aska), meravigliandosi quando Cormac risponde che lei è una sua amica.
Tentando di alzarsi, l'uomo quasi non cade dalla sedia, ma Cormac riesce ad acchiapparlo al volo ed evitare che finisca sul pavimento.
Lo sconosciuto e Cormac scambiano ancora qualche parola, Cormac chiede chi sia "Cormac di Caergoth", e l'altro risponde che era un "coraggioso mercenario di Tarracona, che combattè sotto il suo comando a Est, contro gli Abbuliti, e in molte altre battaglie".
Lo sconosciuto infila al dito l'anello, all'anulare, e fa uno strano sorriso, come se rivivesse qualche ricordo. E poi, pur tentando di sfilarlo, non riesce a farlo: l'anello gli va stretto. Non era suo, era di qualcun altro... di qualcun'altra.
Al che i sospetti di Cormac sul conto dello sconosciuto si rinforzano, e anche altri dettagli iniziano a quadrare con i suoi sogni.
Anche il tono di voce dell'uomo cresce di decisione e di autorità, il suo atteggiamento si fa più sicuro. Non sembra più un vecchio barcollante, ma diventa un uomo nel pieno del suo vigore. E si alza, diretto all'uscita del mausoleo.
Cormac lo affianca, e i due escono all'aria aperta, venendo abbagliati dalla luce del sole.
L'uomo dice a Cormac di raggiungere in fretta la sua amica, prima che arrivi alla chiesa di Pyros, e di portarla da lui. Cormac va.
Intanto la ragazza è arrivata davanti alla chiesa di Pyros, sempre affiancata dalla guardia di porta, che continua a scherzare e prenderla in giro. Lì davanti ci sono due paladini, e improvvisamente Aska si rende conto di provare un infantile desiderio di palpeggiare uno dei due paladini di Pyros. Riesce a fatica a reprimere un simile impulso, ma resta assai turbata, non avendo il coraggio di entrare nella chiesa: sembra infatti molto buia e minacciosa, ostile.
Aska caccia via in malo modo la guardia di porta, esita a lungo, finchè non fa un bel respiro e, di corsa, entra nella chiesa e si slancia ai piedi del grande braciere, inginocchiandosi prostrata e umiliata.
E' così che Cormac la trova. Senza tanti complimenti, frettolosamente la porta fuori dalla chiesa e verso il mausoleo. Lei si fa trascinare, inerme.
Qui l'uomo incappucciato è scomparso. E mentre già sta per infuriarsi per il "furto" dell'anello, Aska nota che la statua di pietra di Nikeforos Briennios è mutata: al suo dito, nella roccia, è scolpito l'anello con la lettera "D" incisa.
Lei si siede su un sedile e rimane lì incupita, mentre Cormac, incuriosito da tanti dettagli, esce e va in cerca di una persona adatta a cui chiedere consiglio. Trova un vecchio prete di Pyros, Padre Lukios, al quale chiede di seguirlo al mausoleo, dove gli chiede informazioni sul Duca e sulla sua famiglia.
Il prete si incuriosisce a vedere Aska così prostrata, e va a parlarle.
Lei gli racconta tutto. Dagli inzi, da quando era sacerdotessa di Gargutz in poi, fino agli ultimi strani episodi, i suoi strani desideri così incontenibili nei confronti di sconosciuti; al che il prete le fa un bel discorso sulla santità e giustezza del matrimonio.
Ma Aska insiste, cominciando a parlare del libro, dell'anello, e di tutta la missione; e da che il prete elargiva sani consigli di vita familiare, si trova a dover parlare di questioni politiche di grande importanza. Aska gli spiega che pensa di aver parlato con l'Imperatrice Zoi, e che fu lei a affidarle l'anello da portare sulla tomba del Briennios. Anche la lettera riprodotta sull'anello è l'iniziale della famiglia di Zoì.
La conversazione termina infine, e il prete consiglia a Cormac e Aska di andare nella biblioteca del palazzo ducale, dove lui spesso si reca per i suoi studi.
Al che Cormac, sebbene turbato per tutte le esperienze della giornata, porta Aska a mangiare qualcosa, cercando invano di convincerla a nutrirsi, e quindi va, con lei, alla ricerca della biblioteca.
I due ci mettono molto tempo, perchè Aska è completamente svuotata da ogni energia, e si lascia guidare come un pupazzo, mentre Cormac non riesce a concentrarsi sulla strada, e vaga distratto e immerso nei suoi pensieri.
Infine arrivano alla biblioteca, dove sono ricevuti da un gentile bibliotecario, che è ben felice di esercitare il suo Greyhaven con Cormac, e gli racconta un sacco di storie a proposito di Nikeforos Briennios e di Ghiannis Dunchas; non conosce il libro tanto prezioso portato dal gruppo, nè il suo autore. Ma tira fuori un sacco di volumi e in particolare il monumentale tomo di Michail Calcundulas. Cormac è molto incuriosito riguardo i nomi dei mercenari che militarono sotto il vecchio Duca, ma non trova molto che ne parli: gli storici tendono a sminuire il peso delle gesta dei Tarraconsesi.
La conversazione con il bibliotecario dura abbastanza, in particolare Cormac gli domanda informazioni sulla guerra, su chi comanda la città (la madre del duca, sorella di Nikeforos Briennios ormai defunto), sulla posizione del Drungarios, e su quel che ha in serbo il Duca: il bibliotecario, pettegolo, confida a Cormac che a palazzo si mormora che egli abbia un'arma segreta, un documento da cui si attesti il suo diritto a salire sul soglio imperiale.
Improvvisamente Cormac si rende conto che Aska è sparita dalla biblioteca. La cerca in giro, fuori per la cittadella, ma senza trovarla.
Si preannuncia una lunga notte. Cormac cerca Aska e Aska cerca se stessa. Infine i due si incontrano.
L'indomani i due decidono di provare a chiedere udienza alla Duchessa, la sorella del vecchio Duca e madre del Duca attuale ora in guerra. Grazie all'aiuto dell'eunuco della locanda, ottengono un lasciapassare e vengono infine ammessi alla presenza della Duchessa.

Il pomeriggio del 7 ottobre, ospiti della Duchessa di Dyrrachion, Aska e Cormac passano il tempo girovagando per il Palazzo.
Nella biblioteca scambiano alcune parole con un anziano studioso ammantato da un'ampia veste, austero ma spiritoso. Dopodichè fanno visita al pittore di icone del palazzo, al quale Aska domanda un'icona di Kayah da portare alla sua amica Nicole, a Vintenberg. Il pittore è uomo viscido e meschino, maltratta i suoi garzoni, i quali rimangono invece molto affascinati da Aska, tanto che, quando lei offre loro una generosa mancia per averle consegnato l'icona, le chiedono collettivamente di sposarli.
I due ospiti cenano nella foresteria del Palazzo e vanno a dormire.
L'indomani Cormac si reca ai bagni, quindi insieme ad Aska torna in biblioteca, dove parlano di nuovo con il vecchio studioso, Padre Simeon, sacerdote di Kayah, che prima trova loro un libro nella lingua di Tarracona, quindi accetta di elargire lezioni di Delos scritto ai due, che trascorrono con lui tutto il giorno in biblioteca. A sera impresta loro un libretto di preghiere di Kayah in Tarraconese/Delos con testo a fronte.
Aska e Cormac tornano in foresteria per la cena e qui trovano un biglietto scritto dal Grosso Eunuco di Corte, nel quale c'è scritto che "Teodora Briennia... ringrazia e saluta".
L'indomani, al mattino, dopo aver preparato i bagagli, Aska e Cormac vanno a salutare il vecchio prete in biblioteca, il quale dona loro il libro di preghiere e li benedice in nome di Kayah.
Aska acquista un piccolo carro, viene preso tutto l'equipaggiamento per la montagna, mappe aggiornate e vettovaglie, e si parte.
Finisce così la settimana di gran lusso di Aska e Cormac, che a sera alloggiano in una comunissima stazione di posta. Qui sono trattati anche maluccio, visto che l'oste si indispettisce immediatamente, appena loro gli chiedono se siano passati i loro compagni. Evidentemente è proprio così, e non devono aver lasciato un buon ricordo...
L'indomani, 10 ottobre, i due viandanti proseguono per la strada e Aska, alla guida del carro, allieta Cormac con il suo bel canto.
A sera viene raggiunta la città di Cuma, mura basse, dove i due alloggiano nella stazione di posta. Di qui pare che i loro compagni non siano passati.
L'indomani viene raggiunta la città di Ardea, e il giorno successivo ancora si dorme in una stazione di posta, fortificata come una torre, dove l'oste racconta di aver visto il gruppo dei due nani e dell'elfo (Daniel è dunque andato via davvero!) con tre donne, di cui una fanciulla muta. Sono trascorsi circa 5 giorni dal loro passaggio.
La notizia incuriosisce molto Cormac e Aska, che non hanno idea di chi sia questo nuovo acquisto della comitiva.
L'indomani la strada prosegue sempre più in alto, tra boschi e monti, e a sera Aska e Cormac dormono in stazione di posta. Prima di addormentarsi, come tutte le sere, trascorrono un po' di tempo a leggere il libro di preghiere bilingue di Padre Simeon. Al mattino chiedono alla ostessa se abbia visto passare il gruppo, ma la donna reagisce in modo isterico, scaldandosi al pensiero di Kos Tun, che evidentemente si è fatto riconoscere.
La sera dopo si raggiunge una stazione si posta in mezzo alle montagne, e al mattino l'oste finge di non ricordare il passaggio del gruppo, cercando di spillare soldi ai viaggiatori, ma non ottiene niente. E' il 15 ottobre, Aska e Cormac ripartono verso est, in ritardo di 5 giorni sui loro compagni.


Nel frattempo il resto del gruppo...
Dopo la discussione con gli amici, Daniel prende la decisione di andarsene, poichè non ce la fa più a sostenere quest'atmosfera di sfiducia e sospetto nei confronti dei suoi stessi amici.
Nonostante le insistenze dei compagni, l'elfo si allontana tristemente dal gruppo.
La notte, il gruppo così ridotto, riposa tranquillamente in una stazione di posta vicino ad un lago vulcanico.
La mattina comincia con una accanita discussione a causa dell'arrivo di uno dei misteriosi biglietti. Kar-Dun è deciso a non farlo leggere a Shuen che, esaurita la voglia di lottare anche verbalmente, si rassegna ad ascoltare un riassuntino del messaggio dietro approvazione di tutto il gruppo. Tuttavia capisce anche che nel bigliettino c'è qualcosa di più di ciò che le è stato detto, sospetto che si rafforza con l'interesse particolare che i compagni hanno per quel bigliettino. Alice le promette di riferirle qualcosa in più tra un pò di tempo.
A sera si arriva in una locanda dove il gruppo fa un nuovo incontro: Ela, una ragazza muta, sta tornando a casa (in direzione di Dyrrachion) per portare il cadavere del padre morto il giorno prima. L'oste chiede alla Compagnia del libro se possono accompagnarla, visto che vanno nella stessa direzione.
La mattina la spedizione parte quindi con una ragazza, un carro ed un morto in più. Giungono al villaggio dove abita Ela il pomeriggio, e si recano subito alla chiesa di Kayah a seppellire il defunto. Li accoglie un vecchio prete, che manifesta tutta la sua tristezza per la morte dell'uomo (che conosceva molto bene da tempo) e si occupa dei riti necessari.
Per ringraziarli, la ragazza li ospita a casa sua, dove il gruppo assiste ad una ripetitiva processione di visitatori che vengono a porgere condoglianze e doni (soprattutto alimentari) alla giovane orfana.
Nel frattempo Shuen approfitta per chiedere ad Alice maggiori notizie sul contenuto del biglietto precedente; Alice non può sbottonarsi più di tanto, ma la ragazza capisce che il biglietto conteneva riferimenti alla Sua richiesta, anche se in modo vago.
Ela chiede come può ringraziarli ancora per la loro gentilezza, se può accompagnarli nel loro viaggio nella speranza di essergli utile. Visto che la ragazza è un medico, ancora abbastanza inesperta, ma pur sempre un medico, viene accettata come nuova compagna di viaggio, anche perchè lei stessa manifesta il desiderio di allontanarsi dal villaggio in cerca di luoghi dove potersi sentire utile alla gente. Il fatto che i suoi nuovi amici stiano andando verso una zona di guerra non la fa recedere dal suo proposito, ma anzi, la incoraggia.
Il giorno successivo porta la pioggia nel pomeriggio, ma non ferma la Compagnia che a sera arriva ad una stazione di posta, dove si cerca di sapere inutilmente novità sul fronte della guerra. Le notizie sono sempre le stesse, viene fuori solo che gli eserciti del Duca cercano avidamente nuovi soldati.
Il giorno dopo prosegue come il precedente, senza pioggia ma con molto freddo. La sera si arriva alla città fortificata di Kuma, dove si alloggia in una stazione di posta e si chiede invano dei biglietti. Si nota una maggiore presenza di soldati. Ancora pioggia e freddo per il giorno dopo, la notte si trascorre sempre in stazione di posta, nella città di Ardea (una cittadina dall'aria particolarmente triste), dopo aver attraversato una zona che è visibilmente meno selvaggia e più civilizzata di quelle percorse fin'ora.
Il risveglio è vivacizzato dallo spettacolino offerto dall'ostessa impicciona, che cerca disperatamente di sapere i fatti dei nostri eroi, e Kos-Tun, che reagisce come al solito in modo esagerando e sbraitando insulti e improperi a tutto spiano. Si prosegue per la strada che cessa di essere lastricata e a sera si arriva all'inizio del passo da attraversare, dove vi è una torretta, molto sorvegliata da soldati, che serve da stazione di posta.
Faradyr chiacchera un pò con i mercanti, sperando di avere novità. La notte passa tranquilla.
I giorno si continua l'attraversamento del lungo passo montano, la sera si alloggia alla stazione di posta "La Torretta".
Qui li aspetta uno dei soliti biglietti, che viene letto prima dal nano (come al solito) e poi dagli altri, tranne Shu.
Stavolta i compagni si mostrano più adirati del solito per il contenuto del messaggio, che viene riferito a Shuen manifestamente incompleto e modificato. Le dicono che ne saprà di più una volta trascorso un giorno.
Mentre si prosegue sulla strada, il giorno, Alice, Ela e Faradyr chiedono di tanto in tanto ai mercanti che passano nella stessa direzione se è possibile viaggiare insieme, il gruppo per non perdere la strada, e i mercanti per viaggiare con una piccola scorta. Ma, data la comprensibile paura dei mercanti, ricevono una risposta positiva solo a sera dallo stesso gruppo di mercanti con cui Faradyr aveva sere prima chiaccherato.
Cenando con loro, piano piano i membri del gruppo riconoscono un volto noto: si tratta di Talukròs, uno del gruppo che aveva cercato di entrare il possesso del libro prima dei nostri eroi. Tutti ricordano anche la situazione poco piacevole in cui lo avevano lasciato.
Dopo una banale pantomima del tipo "ma ci conosciamo?" "assomigli ad uno che abbiamo incontrato" "no, non ci siamo mai visti", ecc.., Alice lo prende in disparte e gli parla chiaro: "che ci fai qui?". Alla risposta "cercavo voi" si decide di ascoltarlo tutti insieme, anche Shuen (che non deve essere lasciata sola) e Ela, che aiuta a tradurre la chiaccherata. Viene volutamente lasciato fuori Kos-Tun.
Nella stanza di Talukròs avviene il blando interrogatorio. Con un pò di domande e imbocchi, il poverino dice di essere stato mandato da un elfo per convincerli che il libro è attualmente su una strada sbagliata, poichè si tratta di persone giuste e sagge, che sicuramente sono in grado di capire il loro errore. Risponde anche che sapeva della nostra strada perchè il proprietario del libro sa tutto. Tutto sommato, sembra che lui ne sappia meno dei membri della Compagnia. Dei suoi vecchi compagni e della precedente avventura non vuole parlare (il che appare del tutto normale, visto l'epilogo).
Vanno tutti a dormire dopo aver stabilito dei complicati turni di guardia. Durante il turno Alice-Faradyr-Shuen, quest'ultima riferisce all'amica di voler parlare da sola con Talukròs, magari per avere qualche risposta in più che non darebbe in presenza degli altri.
Alice rifiuta piuttosto fermamente questa possibilità, ma Shuen insiste dicendo di chiedere anche a Faradyr un'opinione.

Faradyr non acconsente a questo colloquio privato, e di malavoglia Shuen se ne va a dormire. La mattina dopo, però, si rifiuta di proseguire il viaggio con loro. Dopo inutili tentativi di persuaderla, la ragazza viene lasciata, ma non da sola, perchè Alice si offre di rimanere indietro per tenerla d'occhio.
Una volta allontanatisi gli amici, Shuen ne approfitta per parlare con Talukròs, che la sera prima aveva accennato un gesto complice verso di lei.
L'ex-nemico sa un pò tutto di loro, di lei della sua situazione, e le consiglia di sbrigarsi a prendere questo libro, perchè chi lo manda ha capito con che gruppo di persone ha a che fare, e stavolta non ricorrerà ad un gruppo buono come quello di Thalìa & co., ma manderà persone veramente cattive, che non esiteranno a commettere crudeltà sui suoi amici.
Inoltre le consegna il kit di sonniferi e antidoto che già le era stato dato per due volte.
Anche se un pò indecisa se usarlo o meno, Shuen lo prende ed esce dalla stanza.
Le due fanciulle non viaggiano tuttavia insieme: durante la sua marcia Shuen si unisce ad un gruppo di soldati che percorrono la stessa strada, diretti anch'essi verso Turn; Alice, invece, dopo questo episodio supera l'amica che aveva seguito fino ad allora e prosegue sulla strada accampandosi un pò prima della locanda dove a sera anche gli altri due gruppi si fermano per la notte.
All'arrivo di Shuen, per di più in compagnia (e che compagnia), Kar-Dun è notevolmente contrariato e si rivolge alla ragazza in modo poco amichevole, chiedendole sospettoso cosa ci fa lì, cosa è successo ad alice, dicendo che "non avrebbe più voluto vedere la sua brutta faccia" e facendo pesanti allusioni su di lei riferiti ai suoi nuovi compagni di viaggio. Questo vivace scambio di battute tra i due attira l'attenzione di alcuni avventori, in particolare dei 5 soldati, che subito si parano a difesa di Shuen.
Volano piccole minacce tra il nano e il soldato di fronte a lui, che però parlano due lingue diverse e perciò non si capiscono bene. Alla fine l'episodio non ha conseguenze e i due gruppi si mantengono a debita distanza. Dopo poco tempo, però, Kar-Dun e Faradyr escono alla ricerca di Alice, visto che Shuen, alle loro domande sulla sua sorte aveva risposto che la ragazza si trovava in perfetta salute accampata poco lontano dalla stazione. Alice si trova effettivamente dove gli era stato detto.
Durante la notte però, la bionda scavezzacollo (forse secondo un piano già elaborato in precedenza) va nella scuderia della locande a rubare dei cavalli, con lo scopo di privare l'amica della sua cavalcatura per rallentarla. Questa simpatica iniziativa ha però altre notevoli conseguenze: Faradyr si accorge che sta succedendo qualcosa e con i compagni dà l'allarme, viene trovato un uomo svenuto (colpito alla testa con un corpo contundente) e ci si accorge che mancano alcuni cavalli. Subito la locanda è in agitazione: Alice viene inseguita e per evitare di venire presa si nasconde perdendo oltretutto alcuni cavalli (compreso Chapo) e diversi effetti personali.
Nel frattempo Shuen si accorge con notevole disappunto e molto sospetto che uno dei cavalli mancanti è il suo. Il suo amico soldato gli promette di aiutarla il mattino successivo.
La ragazza viene però svegliata molto presto proprio dai suoi amici ed ex-compagni di viaggio: poichè poco distante c'è un monastero di Reyks, le propongono, come già progettato in passato, di venire con loro per farsi "controllare" da un prete in gamba. Shu, dopo averci riflettuto qualche minuto, ed aver consultato il soldato riguardo i loro programmi di viaggio, declina l'offerta e si salutano in maniera meno agguerrita della sera prima.

La mattina del 12 ottobre i 4 salgono al monastero, con l'intenzione di assistere alla celebrazione, poichè è proprio S. Reyks! La funzione si svolgerà troppo tardi per la loro tabella di marcia quindi, dopo aver pregato (in particolare Ela e Kos-Tun), tornano alla stazione di posta dove, con loro sorpresa, vedono Chapo che è stato recuperato dalle guardie, nonchè una sacca che viene riconosciuta come parte dell'equipaggiamento di Alice.
Nel frattempo anche Shuen ha lasciato la locanda con i suoi 5 amici, che le hanno anche gentilmente procurato un cavallo nuovo con cui proseguire.
Riprendono la strada con i loro amici mercanti, che però se la prendono comoda e partono con molta calma.
La sera ci si riunisce tutti alla successiva stazione: Alice accampata fuori a breve distanza, gli altri comodamente sistemati al suo interno.
Verso mezzanotte Shuen, dopo una "visita di ringraziamento" al suo amico soldato Spyros, va a bussare alle stanze dei suoi amici, indicatele dall'oste.
Alla prima non risponde nessuno: sarà quella di Ela. Alla seconda risponde la voce di Faradyr che, prima di aprirle la porta sveglia Kos-Tun affidandogli il libro. La sua sfiducia nella ragazza è ben riposta, visto che, appena aperto uno spiraglio, gli soffia una polverina (il sonnifero di Talukròs) sulla faccia. L'elfo è lesto a richiudere la porta e a non inspirare la polvere, ma non abbastanza da impedire alla ragazza di entrare con la forza nella stanza. Vi è un piccolo scontro di corpo a corpo, dove l'elfo dimostra la sua superiorità bloccando Shuen e tramortendola con una capocciata con l'elmo.
Si svegliano anche Ela e Kar-Dun, iul sacchetto con la polvere cade e spande nella stanza il suo contenuto. Ela non è rapida quanto Faradyr e kar-Dun ad avvicinarsi alla finestra e sviene. Kos-Tun dimostra una volta di più la sua stupidità avvicinandosi con sufficienza alla zona impregnata di polvere e sviene anch'egli.
Ridestato il gruppo si discute a lungo sul destino di Shuen. La poverina sta rischiando, oltre all'ematoma che le ha procurato al capocciata sul viso, una gamba spezzata. Da una parte Kar-Dun insiste per immobilizzarla mettendole fuori uso l'arto, dall'altra Faradyr non è molto favorevole all'idea. Ela non vuole fare del male all'amica e Kos-Tun non si pronuncia in modo definitivo. Intanto Shuen si sveglia, grazie anche alle cure di Ela, e ha un attacco di panico poichè si trova legata (ha la fobia delle corde). Ela la calma con un rimedio.
Decidono di portare per prima cosa la ragazza fuori, ma non riescono ad addormentarla per effettuare l'operazione di calarla giù dalla finestra. Nel frattempo Alice sopraggiunge nella camera, una volta informata da Faradyr dell'accaduto. Alla fine si risolve tutto nuovamente con una votazione: Elfo, Ela e Alice votano contro la rottura deela gamba auspicata da Kar-Dun e salvano la ragazza.
Si decide di lasciare indietro Shuen con Alice per proseguire con tranquillità. Tuttavia, quando Alice scende alla stanza di Shu per prendere la sua roba, si imbatte in Spyros che aspettava la sua amica. Tenta di confonderlo ma, quando l'uomo torna con la spada in mano, scappa e torna su creando però un piccolo pandemonio in locanda.
A questo punto il piano salta: devono far riapparire Shuen e giustificare il suo evidente livido sul volto, per cui viene concordata una storia da raccontare ai soldati che si sono svegliati e sono in allarme, insieme all'oste.
shuen, che non ha nessuna intenzione di mettere nei guai i suoi amici, gli regge il gioco raccontando di essere stata colpita da uno sconosciuto dopo essere stata a trovare i suoi amici. La spiegazione soddisfa tutti, che tornano a dormire. Spyros è dispiaciuto quando la ragazza gli dice di voler tornare a viaggiare con il suo gruppo, e torna mestamente a letto. Il mattino dopo partono tutti insieme di buon'ora, intimati la sera prima dall'oste che ha notato la clandestinità di Alice.
A metà mattina si staccano improvvisamente due ruote del carro, segno evidente di sabotaggio. Il danno è irreparabile ed il carro viene abbandonato.
Più tardi un nouvo incidente turba il viaggio: muore il cavallo di Kar-Dun con i sintomi già incontrati in passato a Delos. Anche Pylos sta male, ma Ela lo cura amorevolmente e il cavallo sopravvive. Durante la notte alla stazione di posta Shuen si sveglia udendo un rumore. Alla vista della porta che si sta lentamente aprendo si alza per dirigersi verso di essa. Ma improvvisamente all'interno rotola un cilindretto metallico da cui si sprigiona del fumo.
La ragazza è abbastanza svelta da tapparsi il naso e non respirare molto fumo, che però è stato inalato a sufficienza per stordirla leggermente, e a dirigersi fuori dalla porta, più vicina rispetto alla finestra. Sulla soglia si trova davanti un tizio biondo incappucciato e vestito di nero, che senza tanti complimenti la ferisce alla testa con un colpo di daga che la fa svenire.
Subito dopo Alice viene svegliata da un dolore lancinante alla gamba. Fa appena in tempo a scorgere la stessa figura (che identifica come un elfo dagli occhi spietati) che le sta trafiggendo l'arto con una lama pronunciando alcune parole in una lingua a lei ignota, che sviene anch'ella.
nel frattempo Faradyr, che sta facendo il turno di guardia, si affaccia alla porta e scorge l'elfo uscente dalla stanza delle ragazze ed un altro uomo, sempre vestito di nero, davanti a lui in procinto di lanciargli della polvere.
Fortunatamente pronto ad una simile eventualità (visti i trscorsi della notte prima), riesce nuovamente ad evitare di inalare la polvere misteriosa chiudendo la porta di scatto. Quando la riapre vede le due figure ormai in fuga nel corridoio; riesce a ferirne uno lanciandogli contro un pugnale, e parte al loro inseguimento.
Si sveglia tutta la locanda, i due nani seguono il loro amico con le armi in pugno, ed entrando in una stanza per evitare agguati da parte dei nemici, trovano l'oste terrorizzato vicino ad un terzo figuro.
D'improvviso Faradyr impazzisce: sente il bisogno di uccidere e si volta per fronteggiare i suoi compagni. Kos-Tun riceve il suo attacco mentre alcuni soldati gli si fanno intorno per fermarlo. Con la schiuma alla bocca e gli occhi rossi Faradyr taglia di netto un piede al nano, subito dopo sviene con un paio di colpi alla testa da parte dei soldati.
Intanto Ela si avvicina con molta calma alla locanda, poichè era rimasta nella stalla per vegliare sul suo amato Pylos.
Vede uscire i tre M.I.B. di corsa ed entra dentro in tempo per trovare Faradyr legato e Kos-Tun mutilato. Lo medica e gli salva la vita mentre l'elfo viene portato via dai soldati in un posto più riservato. Intanto Kar-Dun arriva urlandole di venire nelle stanze perchè le due ragazze sono ferite in modo grave, soprattutto Shuen è in un lago di sangue ed è in fin di vita per la ferita al collo. Ela si dimostra un medico eccezionale, tanto che riesce a curare magnificamente entrambe.
La calma torna nella locanda a tardissima notte, mentre kar-Dun, Alice e Shuen rimuginano tristemente sull'accaduto e sul da farsi.

L'indomani, 15 ottobre, gli ignari Aska e Cormac ripartono lungo la strada che si inerpica per i monti. Piove incessantemente.
In lontananza si scorgono due immense sagome di giganti, che sovrastano la via con la loro mole: sono le statue di due antichi personaggi della storia di Delos, Dagor e Ingens, che furono in vita acerrimi nemici. In questa monumentale raffigurazione i due si tendono la mano, ai due lati della strada.
Aska, che di antiche storie se ne intende, racconta a Cormac le vicende dei due celebri personaggi.
Nel pomeriggio, sempre sotto la pioggia battente, ad un tratto Cormac nota, più avanti lungo la strada, le sagome di due cavalieri che avanzano nella loro stessa direzione. Invano le indica ad Aska, che non riesce a scorgerle.
Incuriosito, il giovane sprona il cavallo fino ad avvicinarsi ai due cavalieri, che avanzano lentamente, a capo chino, tutti coperti da logori manti neri. Portano lunghe spade, uno dei due ha sulla schiena anche uno zweihander.
Cormac saluta i due, che rallentano il passo. Uno dei cavalieri si volta verso di Cormac, il quale sente il cuore sobbalzargli nel petto: il misterioso cavaliere non ha volto, ma un nudo teschio, nel quale brillano due spettrali occhi rossi. Gli abiti sono logori, anche se si vede ancora quel che fu un tempo una fratina rossa con il leone rampante.
"CI VEDE...", con voce cupa e innaturale dice un cavaliere all'altro. Il compagno sposta il cavallo in modo da trovarsi davanti a Cormac, che rimane raggelato a osservare.
"CAERGHOTH", pronuncia il cavaliere. E Cormac, vincendo l'orrore, domanda: "Nikephoros Briennios?"
Gli occhi dei cavalieri impallidiscono, diventando di un rosso più chiaro, ed essi proseguono: "TI CERCAVAMO, CAERGOTH. NON CI RICONOSCI?"
Cormac scuote lentamente il capo, osservando le loro fratine logore, sulle quali il leone rampante sembra quasi svanire, gli elmi di Greyhaven e lo zweihander che uno dei due porta con se. Guarda i loro cavalli, neri e senza pupilla, i loro guanti laceri e sporchi, e non parla, turbato e colmo di interrogativi.
Ma intanto Aska, sul suo tranquillo carro, si sta avvicinando, incuriosita dallo strano comportamento del suo amico.
"ORA NON C'E' TEMPO!", "e quando?", domanda Cormac; "STANOTTE", risponde il cavaliere. Le loro cavalcature si impennano e i due spronano al galoppo, scomparendo presto sotto la pioggia battente.
Aska nel frattempo si avvicina a Cormac, trovandolo pallido e stupefatto. Lui accenna vagamente di aver avuto una visione, ma non ha molta voglia di parlarne. Cerca invano delle tracce sulla strada, e siede poi meditabondo sul carro.
A sera i due arrivano in una stazione di posta. Qui Cormac chiede di poter dormire in una stanza separata da Aska, ma la locanda è affollata e devono stare insieme. E così i due, dopo cena, vanno a letto.
Durante la notte Aska è ripetutamente visitata da angosciosi sogni, nei quali Cormac viene ferito, malmenato, quasi ucciso; e lei se ne prende cura, preoccupata per la sua sorte. I sogni sono ripetitivi e martellanti, lei più volte si sveglia, per poi riaddormentarsi.
Cormac anche vive sogni agitati, finchè non si sveglia, destato da un sordo bussare.
Si alza, in silenzio, avvicinandosi alla porta, e su di essa comincia a vedere un palmo bluastro che riluce nell'oscurità.
"CAERGOTH", si ode, cupamente.
Cormac, come in sogno, poggia la sua mano sul palmo azzurro che si vede attraverso la porta. E subito sente una stretta fortissima, gelida, ed una mano scheletrica, attraverso la porta, che gli piega il polso fino a farlo scricchiolare.
Un figuro incappucciato, dal volto di teschio, avanza lentamente attraverso la porta chiusa, spingendo Cormac. Subito entra anche l'altro. I loro occhi rossi splendono minacciosi nel buio.
"E' UN PIACERE RINCONTRARTI, CAERGOTH, TI CERCAVAMO".
Cormac non fiata, continuando ad osservarli.
"TI ABBIAMO PORTATO UN DONO". E uno dei due porge a Cormac lo zweihander, interamente di acciaio, da cui si sprigiona un vago luccichio azzurro.
"BRANDISCI OLAG-U-DUR, LA SPADA FORGIATA PER TE!"
Lui impugna l'arma, la soppesa, incredulo, la fa roteare per la stanza, mentre i due spiriti si inginocchiano davanti a lui: "ABBIAMO RITROVATO IL NOSTRO COMANDANTE".
Ed è proprio in questo momento che Aska si sveglia dai suoi sogni agitati, e rimane raggelata ad osservare Cormac in piedi nella stanza buia, che agita uno spadone lucente. Lo vede poi mentre poggia l'arma gigantesca sulla spalla di qualcuno, di una sagoma invisibile che solo per un istante compare in un baluginare di azzurro, e poi su di un'altra sagoma, che anch'essa svanisce immediatamente. Non vede gli spiriti, non sente le loro voci, ma percepisce che qualcosa di molto strano sta accadendo vicino a lei.
Nell'istante in cui Cormac posa la spada sulla spalla dei due spiriti, ai suoi occhi essi assumono volti umani, di carne, volti sconosciuti; ma solo per un attimo.
"CI RIVEDREMO A TURN, CAERGOTH", i due spettri si alzano e si allontanano attraverso la porta chiusa.
Cormac rimane immobile, con la spada tra le mani, incredulo. Quando si accorge che Aska è sveglia accende una candela e siede vicino a lei, con Olag-U-Dur sulle ginocchia.
Insieme i due osservano l'arma, che è molto insolita: è interamente di metallo, anche l'elsa, che rappresenta un leone rampante, simile ad un drago, che aggredisce la lama. Su di essa sono incisi misteriosi caratteri, simbologie arcane.
Aska e Cormac parlano un po' del misterioso evento, finchè il sonno non sopraggiunge.

Contemporaneamente, gli altri membri del gruppo...
Visitando le due ragazze che sono nel frattempo peggiorate (sono pallide e si agitano nel sonno), Ela comprende che sulla lama è stato usato un veleno sicuramente mortale. Inoltre intuisce che il veleno non ha agito con la rapidità con cui di solito dovrebbe agire, forse a causa dell'interazione con la polvere anestetica con cui le ragazze erano venute a contatto in precedenza e che ha probabilmenet rallentato le funzioni vitali rallentando quindi l'azione mortale.
Prova allora a somministrare nuovamente la polvere che agisce effettivamente da calmante.
Poi si mette a pregare intensamente per alcune ore. La prima luce mattutina la avvolge con inusitato splendore e porta alle sue orecchie una voce: "Ti saluto Ela, guaritrice dell'alba". Di colpo si sente molto stanca, debilitata, nonostante ciò si alza e passa le sue mani che emanano calore e luce sulla gamba di Alice che pare avere un leggero miglioramento, ma subito dopo si accascia al suolo priva di sensi. Quando Shuen si sveglia, tra brividi freddi e conati di vomito, vede accanto a lei Alice ed Ela entrambe svenute, prima di svenire nuovamente.
Faradyr, nel suo luogo di prigionia, strettamente sorvegliato da soldati, tente inutilmente di ottenere un colloquio con Ela; per tutta risposta lo zittiscono bruscamente puntandogli una spada al collo.
Il giorno successivo, 15 ottobre, la malinconica pioggia sembra sottolineare l'atmosfera di sconforto e tristezza che aleggia sulla locanda.
Kar-Dun, ormai deciso fino alla morte, parte nuovamente alla volta di Turn con il libro.

Kar-Dun parte da solo con il libro, lasciandosi tristemente alle spalle un'aria di morte, delirio e sofferenza.
Nel primo pomeriggio della piovosa giornata giunge a Tuna, dove si ferma alla locanda "Il maialino stracotto" per mangiare. Subito dopo riparte alla volta di Turn.
Decide di accamparsi per la notte, ed entra nel bosco per rimanere lontano da sguardi indiscreti. In realtà la sua speranza di solitudine è vana, perchè si accorge subito di essere seguito.
Il primo ad essere vittima dell'attacco è il fedele destriero che, ferito gravemente da una freccia, cade agonizzando. Il valoroso nano riesce però a sfuggire ai suoi inseguitori rifugiandosi in una grotta poco distante. Qui passa vigile e deciso la nottata.
Al mattino, apprestandosi cautamente ad una sortita, scorge ad una ventina di metri un arciere appostato e pronto a scoccare. Quest'ultimo è più lesto del nano, evidentemente provato dalla notte di veglia e di tensione, perchè riesce a scagliare con estrema rapidità: la freccia colpisce inesorabilmente l'intrepido Kar-Dun ad un braccio. La ferita è gravissima, esce moltissimo sangue, il nano si accascia, tutto si fa buio, lo sente, è Lei, sta arrivando, viene a prenderlo, stavolta la Morte è venuta per lui... Addio Kar-Dun!

Dopo un pasto consumato da legato, Faradyr viene interrogato da un soldato, sicuramente di grado superiore rispetto agli altri. Faradyr racconta l'accaduto dal momento in cui ha udito i rumori nella notte a quando ha perso la ragione, ferendo così l'amico. L'uomo sembra credere del tutto al suo racconto, confermando con alcune testimonianze e pare anche concordare sulla disperata ipotesi dell'elfo sul fatto che sia stato vittima di un sortilegio. Gli comunica anche la loro intenzione di portarlo al monastero per farlo vedere dai preti, e che resterà comunque legato.
Il medico che entra ed esce dalla stanza delle tre ragazze è molto preoccupato per la salute di Shuen e Alice: la prima continua a vomitare saliva e sangue e si sente molto vicina alla morte, la seconda è semi-cosciente, ha delle visioni in cui Volgar le sorride con ottusità crudele.
Shuen, quando si riprende per qualche istante, sembra avere un vago ricordo di qualcosa che le può aiutare, e dice ad Ela di cercare nel loro equipaggiamento. Ela cerca un pò ma, anche a causa della sua debolezza, non trova niente che possa essere utile.
Osserva tristemente le sue compagne peggiorare, quando entra anche Kos-Tun zoppicante che chiede notizie sia del loro stato di salute sia del destino di Faradyr. Non manca uno dei soliti spettacolini offerti dal nano che lancia un urla selvaggiamente sfogando la sua rabbia.
La sera porta la visita di tre tipi strani (uno più grasso, gli altri due bassetti) piuttosto curiosi, che osservano le due malate e se ne vanno rapidamente.
Durante la notte i tre buffi uomini, che pare vengano chiamati Chico, Pico e Tico, tornano e svegliano Ela per chiederle qualcosa sul veleno e la sua azione.
Il loro comportamento non testimonia una grande intelligenza, non capiscono che Ela è muta e si scordano di parlare piano continuando a disturbare tutti con scenette divertenti ed irritanti allo steso tempo.
Questa performance dura un altro pò, finchè i tre non si decidono ad agire sulle ragazze.
Sono maldestri e semplicioni, ma alla fine sembrano valere ben più di quel che sembra: Shuen si sente immediatamente meglio a seguito di una precisa puntura che sembra sia stata fatta da mani veramente esperte; Alice è meno fortunata, perchè il suo letto finisce per diventare un guazzetto, tuttavia la sua gamba è guarita in modo spettacolare dopo che i tre vi pongono le mani sopra pregando intensamente Reyks.
Una volta conclusa la loro opera escono in una maniera che vorrebbe essere quasi furtiva, ma che offre ad Ela una nuova occasione per pensare che il suo Dio si manifesta a volte in modo davvero ironico.
La nottata si conclude con un'altra visita del nano, anch'egli curato dai tre buffi medici, che si mostra molto più sollevato constatando la guarigione delle sue compagne.

La giornata del 17/10 passa tra le visite del medico e i vani tentativi di Ela di vedere Faradyr. La ragzza si rassegna e torna a prendersi cura degli amici convalescenti.
La mattina seguente sono pronti due carri: uno per Faradyr, che continua ad essere tenuto sotto stretta sorveglianza, ed uno per gli altri 4. Al momento di partire, però, Alice (che si è rimessa a sufficienza) dichiara di voler seguire il nano, e che di andare al monastero per lei non se ne parla proprio.
Viene praticamente costretta a seguirli, ma insiste per andare sul suo cavallo. Ela, che era contraria alla partenza solitaria dell'amica, intuisce il suo piano e sale sul cavallo insieme a lei, facendole capire che, se avesse voluto partire avrebbe dovuto portarla con sé. Alice accetta e, poco tempo dopo attua il suo piano tagliando la corda in tutti i sensi (il cavallo era legato al carro) e dirigendosi con la ragazza verso Turn, abbandonando i carri che a sera arrivano alla stazione di posta già visitata in precedenza.
Le due ragazze giungono alla città di Tuna nel pomeriggio dove si fermano sempre alla locanda del "maialino" per chiedere informazioni sul nano e sulla distanza della successiva stazione di posta. Apprende del passaggio dell'amico e che la prossima stazione si trova ad un giorno di distanza.
Decidono di dormire a Tuna, ma Ela si impunta e si rifuta di alloggiare al "maialino". Con grande irritazione di Alice ottiene ospitalità in una chiesa di Pyros, sia per la notte che per la cena.

La mattina del 19 Kos-Tun e Shuen ricevono l'inaspettata visita di Aska e Cormac, giunti anch'essi in locanda la sera prima ed incuriositi dal carro dall'aspetto militare presente (che aveva trasportato l'elfo in catene). I due vengono messi al corrente degli ultimi fattacci, ma decidono ugualmente di proseguire per la loro strada lasciando gli amici nelle mani dei monaci di Reyks.
Il residuo gruppetto di matti e feriti prosegue per arrivare a sera al monastero, dove viene sistemato: Faradyr legato in una cappella riceve la visita dei tre già noti buffi esseri, che gli offrono uno spettacolino col loro solito modo di fare.

Intanto, Ela ed Alice viaggiano per l'intera giornata fino ad arrivare a sera alla stazione di posta. Stavolta però, alle loro domande sul nano, l'oste non sa rispondere: non è stato visto, di lì non è passato. Alice si stupisce, ma in fondo pensa che Kar-Dun potrebbe avere semplicemente evitato la locanda, anche se la cosa le pare strana. Sicuramente troverà tracce del suo passaggio più avanti.

E' il 20 ottobre quando Faradyr viene finalmente slegato dopo alcuni giorni. Viene lasciato libero di andare a trovare i suoi amici nel lazzaretto. Durante la loro chiaccherata comprensiva del riepilogo degli ultimi fatti, entra un gruppo di monaci, tra cui ne spicca uno dall'aspetto basso e massiccio, ma potente; la sua pelle è chiara e rugosa ma gli occhi sono estremamente vividi. I 3 buffoni tremano tutti, si incappucciano, aggiungono comicità ai loro già esilaranti personaggi. L'uomo si reca da Kos-Tun, parlano un pò e, alla fine, il nano firma un modulo che gli viene porto. Poi si avvicina a Faradyr porgendogli la mano, che l'elfo educatamente bacia. Gli parla in delos, dice che Kos-Tun ha firmato una liberatoria, per cui non sarà sottoposto ad alcun giudizio di tipo giuridico.
Tocca anche leggermente la fronte di Shuen che sente un immediato senso di piacevole tepore.
Continua a parlare con Faradyr, constatando, più che chiedendo, che il povero elfo ha incontrato delle "brutte persone", appartenenti agli Dèi oscuri. Continua chiedendo dove lui voglia andare; la domanda viene ripetuta più volte perchè Faradyr continua a rispondere in modo non diretto alla domanda. Poi attacca un predicozzo e, alla fine termina richiamando i tre omini e pregando insieme a loro. Se ne va dopo aver detto all'elfo che è libero di partire quando vuole.

Le due fuggitive partono la mattina e proseguono sempre in direzione di Turn, mentre Ela si ferma di tanto in tanto a qualche edicoletta di Pyros a pregare. La sera arrivano ad una città vicino cui si trova un accampamento militare: si tratta di Dacon.
Si recano in locanda e subito chiedono informazioni sul nano ed eventualmente su elfi solitari incappucciati. Nessuna nuova, le preoccupazioni di Alice aumentano.
Ela imbocca in una chiesa di Dytros, sempre per chiedere ospitalità, ma stavolta il prete è molto rigido, non le vuole e gli dice che le ragazze da sole non devono girare. Le indirizza ad una locanda raccomandandogli di andarsene al più presto. Il giorno dopo, apprestandosi a partire, vengono a sapere che per passare il ponte poco distante che individua il confine, devono avere un permesso speciale.
Si recano così all'accampamento. Niente da fare per permessi, inoltre non le sanno neanche dire nulla su nessun nano. Provano a recarsi direttamente al ponte dove la risposta rimane la medesima. Chiedono tuttavia, dietro compenso, di effettuare una piccola indagine in merito al nano tra i soldati dell'accampamento. Torneranno domani per sapere le novità. La notte rimangono a dormire in città, ma Alice ha un brutto presentimento...

La giornata del 21 passa anche al monastero. La mattina operano Kos-Tun a cui viene attaccata una gamba di legno. Gli amici ascoltano i lamenti e poi i deliri del nano mentre pensano alla futura partenza. La notte passa tranquilla per tutti.
Aska e Cormac si svegliano al mattino e subito si rendono conto che la visione della notte precedente non era stata un sogno: lo zweihander misterioso è lì ai loro piedi, sul pavimento, in mezzo a tracce fangose di orme.
Inutile farsi troppe domande, si prosegue: Aska chiede all'oste se siano passati i compagni del gruppo e la risposta è affermativa, circa 4/5 giorni prima.
I due si rimettono quindi in marcia, sotto una pioggia continua. A sera raggiungono una stazioncina di posta dove cenano e dormono.
L'indomani il tempo è assai lugubre e cupo. Al tramonto, dopo una giornata di viaggio in discesa, è raggiunta una stazione di posta in pianura. Aska scorge edifici sui monti, si tratta del Monastero della Salute, di Leone di Lernos, Santo Igumeno. Cormac decide l'indomani di recarcisi all'alba, prima di partire, e così fa: arriva lì di buon'ora, entra nella chiesa dedicata a Reyks, e rimane in piedi in fondo alla navata, in preghiera. Torna a valle in tempo per partire, insieme ad Aska, verso Turn.
A sera viene raggiunta un'altra stazione di posta, fuori della quale è posteggiato un carro ben sorvegliato, ci sono molte guardie in giro. Qui, facendo un po', di domande all'oste e alle guardie stesse, si viene a sapere che le guardie stanno scortando un elfo matto e un nano monco di un piede al Monastero della salute, assieme ad un'altra ragazza ferita. Non è difficile scoprire che si tratta di Faradyr, che pare sia impazzito, e di Kos Tun, ferito. Cormac e Aska, dopo molte insistemze, l'indomani riescono a parlare con Kos-Tun e con Shuen, mentre Faradyr è inavvicinabile.
Il vecchio Nano è molto provato dall'esperienza, soprattutto nella mente: delira in continuazione di "neroscuro" e di "Azathot", Cormac non riesce a capire molto dai suoi farneticanti discorsi.
Al contrario Shuen sta abbastanza bene, e spiega ad Aska quel che è accaduto nei giorni passati, di come siano stati attaccati nella locanda, lei ed Alice avvelenate, Faradyr spinto alla follia, di come Kar Dun abbia preso su di se il fardello del libro e abbia scelto di proseguire da solo verso Turn, senza esitare. Racconta di come Alice ed Ela, una ragazza deliota muta e orfana rimorchiata verso Dyrrachion, siano sfuggite alle guardie per inseguire Kar Dun ed accompagnarlo nel pericoloso incarico.
Dopo l'incontro coi compagni, Aska e Cormac decidono di proseguire lungo la strada per Turn, onde raggiungere Alice, la sconosciuta Ela e soprattutto Kar Dun, forse in pericolo.
Il viaggio prosegue tranquillo per la giornata e a sera viene raggiunta la stazione di posta "il massacro", dove è avvenuto il triste e ormai noto fatto di cronaca nera.
L'indomani si riparte.
A ora di pranzo viene raggiunta una città fortificata, piccola e bassa: Tuna.
Cormac chiede, nella prima locanda che incontra, "il porcellino", se per caso sia passato recentemente un Nano, gli viene risposto di si, tre giorni prima. E due giorni prima due ragazze che chiedevano sempre dello stesso Nano.
Si prosegue tutta la giornata fino a sera tarda, quando Cormac nota ad un tratto, sotto la pioggia, la sagoma di un cavaliere che avanza verso Turn, davanti a loro. Gli si avvicina per parlargli, ma questi non risponde.
Ha un cavallo bianco, il manto nero, porta una armatura nera con il leone d'argento, e l'elmo con il leone di Dyrrachion dorato. E' un uomo barbuto e severo. Porta una spada al fianco e una lancia sul cavallo.
Aska si avvicina anche lei con il carro, nota nella figura qualcosa di familiare e lo apostrofa chiamandolo "illustrissimo Duca".
Anche Cormac allora lo riconosce come lo spettro del vecchio Duca Nikeforos Briennios. E subito il Duca gli si rivolge: "Cormac, stai andando a Turn?", lui annuisce; "Anche io. Hai incontrato i miei uomini? Ti hanno dato quello che dovevano?".
Come tutta risposta Cormac sfodera Olag-U-Dur, che sbrilluccica di una vaga luminescenza azzurrina.
Il Duca si guarda intorno incessantemente, mormorando che qualcosa è cambiato intorno a lui. Quindi chiede a Cormac cosa stia andando a fare a Dyrrachion, e quando il giovane risponde parlando del libro, della "vita di Ghiannis Duncas", il Duca sottolinea la vita INTRIGANTE di Ghiannis Duncas. Aggiunge poi che il libro non è quello che sembra, che sarà anche qualcos'altro... ma che ormai non c'è più. E mentre sfodera la spadam aggiunge: "la nostra impresa potrebbe essere compromessa, ora che il libro non c'è più".
Aska, che segue i due cavalieri con il carro, sente il discorso del Duca ed è improvvisamente assalita da un cupo presentimento.
"E che ne è del portatore del libro?", domanda, esitante.
Il Duca si volta, la guarda a lungo, ma non risponde. Quindi si rivolge di nuovo a Cormac: "Cormac, te la sentiresti di comandare le mie schiere?"
Il Giovane esita un istante, poi leva in alto la sua spada splendente ed esclama: "sarà un onore per me guidare le tue schiere, mio Duca!"
Olag-U-Dur sfavilla di una luce splendente, mentre d'intorno dalle campagne si sente un cupo rombo che echeggia: "OLAG-U-DUR! OLAG-U-DUR!"
La scena è spaventosa, e anche se Aska riesce a mantenere il sangue freddo, i cavalli imbizzarriscono tutti.
Gastridion, al traino del carretto, devia per i campi, spezza una ruota, Aska salta giù vicino a Renato, poi raggiunge l'animale impazzito, gli salta in groppa e solo faticosamente riesce a calmarlo. Anche Fausto, su cui viaggia Cormac, perde il senno, si impenna, parte al galoppo, finchè non cade al suolo. Cormac salta giù in tempo per non farsi male, ma l'animale è terrorizzato.
Il Duca nel frattempo si allontana nella notte, sotto la pioggia, svanendo.
Cormac e Aska si ritrovano al carretto, dopo che Fausto si è ripreso dallo spavento, cambiano la ruota rotta e si accampano per la notte, che passa tranquilla.
L'indomani ripartono sotto un sole pallido, raggiungono la strada e proseguono. Al pomeriggio raggiungono una stazione di posta, dove chiedono delle ragazze e del Nano. Sono passate le due ragazze che cercavano il Nano un paio di giorni prima, ma nessun Nano. Il brutto presentimento di Aska si rinforza.
Al mattino seguente, 22 ottobre, l'Oste si siede al tavolo di Aska e Cormac, durante la colazione, e con un certo tatto dice loro che a mezza giornata di distanza è stata trovata la carcassa di un cavallo colpito alla zampa da una freccia, un cavallo che aveva alla sella equipaggiamento da viaggio, che forse appartiene al loro amico Nano.
Aska e Cormac, lasciato il carretto lì alla stazione di posta, salgono sui cavalli e galoppano veloci verso il villaggetto prossimo al luogo del ritrovamento. Qui parlano con la guardia, che mostra loro la sella ritrovata vicino al cavallo: non ci sono dubbi, è la sella di Kar Dun.
Preoccupati, i due convincono la svogliata guardia ad accompagnarli nei pressi del luogo del ritrovamento, e così al pomeriggio, quando inizia ad imbrunire, arrivano al boschetto, legano i cavalli e iniziano a cercare intorno tracce dell'amico scomparso, senza esito. Intanto scende la sera e i due si accampano, pregando per la sorte di Kar Dun.


A notte fonda Aska si sente smuovere per la spalla: c'è una persona che la sta svegliando, parlandole in Delos con voce dolce: "svegliati, dai".
La ragazza si desta, e si accorge che è il Duca, armato, barbuto, che la sta chiamando. Subito si alza e si inchina. "Scusa se ti ho svegliato", dice lui, "ma volevo farti vedere una cosa".
Aska lo segue per la macchia alberosa, sotto una fine pioggia.
Anche Cormac si sveglia e va con loro, riconoscendo lo spettro del Duca, che raggiunge in breve una radura, dove si trova, scavata nel terreno, una buca, simile a una trincea.
Il Duca scende, trova alcuni oggetti, una pala, due frecce, un dardo di balestra: "sembra che ci sia stato un agguato qui...", dice, mostrando quel che ha trovato ad Aska, "ma forse qualcuno è riuscito a scapare".
Aska allunga la mano per prendere una freccia, ma il Duca la ferma: "attenta, c'è del veleno... lo conosci?"; Aska scuote il capo e il Duca commenta: "che strano, tu li conosci tutti, amore... Magari conosci pure chi ha tirato questa freccia..."
Aska sembra molto confusa, e chiede al Duca: "ma io chi sono?"; lui, severo, le risponde: "non sai più chi sei, o non sei più sicura di quello che provi?"; "non so più chi sono".
E il Duca si appoggia ad un albero, triste, Aska gli si avvicina e lui la abbraccia, con gli occhi pieni di pianto.
Dopodichè guida nuovamente Aska al campo, la fa distendere e le sussurra: "dormi bene piccola, mia piccola imperatrice".
Si gira quindi verso di Cormac, gli fa un cenno di saluto e si allontana nella boscaglia, fino a svanire.
Subito Cormac e Aska, preoccupatissimi per Kar Dun, tornano al luogo della buca a cercare sue tracce, ma è notte, piove, e non riescono a far nulla. Sono costretti a mettersi a dormire, per riprendere le ricerche al mattino presto.
E' il 23 ottobre e alle primissime luci dell'aurora i due tornano alla buca. Non è facile trovare segni di passaggio, ma Aska è molto attenta e riesce a identificare una pista, sia pure incerta, che conduce verso l'esterno della boscaglia.
Trovandosi in campo aperto Cormac sale su un colle per vedere lontano, e vede un possibile riparo, più avanti, come uno sperone di roccia. Ci si avvicina rapidamente, finchè sente un rumoreggiare di animali, di cagnacci randagi.
Cormac arriva lì nei pressi, mentre Aska, seguendo la sua pista, sta avvicinandosi alla stessa roccia.
Lo spettacolo che si apre davanti agli occhi di Cormac è terribile: ci sono cinque cagnacci rognosi che stanno divorando i resti di una carcassa, ormai riconoscibile solo per la sua cotta di maglia e per l'elmo di Kos Tun: è il povero Kar Dun.
Cormac rimane pietrificato, fa giusto un segno ad Aska di non avvicinarsi. La ragazza tuttavia si affaccia dall'alto dello sperone roccioso, per guardare, e assiste anche lei al tragico scempio.
Aska grida e si butta giù dalla roccia, per scacciare i cani, e nello stesso momento anche Cormac si scaglia contro i cani, brandendo il suo zweihander. I cani si mettono in fuga, lui ne uccide uno, gli altri scappano via.
Rimasti soli con il corpo senza vita, e ormai demolito, di Kar Dun, Cormac sprofonda nel mutismo, mentre Aska ci si inginocchia accanto e piange, disperata, grida e si strappa i capelli.
Passa il tempo, e i due si aggirano nei paraggi, per cercare di ricostruire il drammatico accaduto: il Nano ha due frecce in corpo, probabilmente avvelenate, visto che si rinvengono anche un paio di carcasse di cani, morti senza ferite sul corpo, per il veleno.
Cormac scava una fossa, avvolge Kar Dun nel suo mantello, e lo seppellisce, assieme alla sua ascia e all'elmo di Kos Tun.
Mentre poi il giovane si impegna ad incidere una preghiera di Kayah su un pezzo di legno, Aska decapita un cagnaccio e ne appone il teschio sulla tomba, infilato su un palo. Corregge poi alcuni errori commessi da Cormac, e i due restano lì alla tomba del Nano in preghiera fino a sera, quando vanno a dormire al paesino lì vicino.
L'indomani ripartono di buon'ora, e a ora di pranzo raggiungono la stazione di posta dove avevano lasciato il carro. Proseguono e si accampano, per la sera, a mezza strada.
La notte passa tranquilla, e al mattino, tristi e lenti, Aska e Cormac si rimettono in viaggio. Sono entrambi silenziosissimi, raggelati dalla tristezza e dallo sconforto per la perdita dell'amico.
Verso mezzogiorno i due si sentono chiamare: "Tarraconesi!"
E' un giovane deliota, a cavallo, che si avvicina svelto e si rivolge ai due nella lingua di Greyhaven.
Aska e Cormac degnano il nuovo arrivato di pochissima attenzione, lui si presenta come Anacarsi, inviato dell'eunuco di corte della Duchessa. "E io sono l'Imperatrice di Delos", commenta Aska. Anacarsi aggiunge che viene per scortarli con il libro dal Duca, e mostra a Cormac una lettera di referenze, scritta in Delos. Lui la prende, senza neanche guardarla, e la porge ad Aska, la quale, senza neanche guardarla, la getta nel carretto.
Anacarsi cerca di capire che sia successo, e brevemente capisce che il libro è stato rubato e che un membro della compagnia, il Nano, ucciso.
"Beh, allora ormai non c'è fretta!", commenta. Il giovane è loquace, ma si scontra con il cupo mutismo di Aska e Cormac, che non lo degnano.
A sera si raggiunge la città di Dacon, dove i tre alloggiano in una locanda fuori le mura: "il capretto di fuori città". Qui fanno un po' di domande in giro se sia stata vista una tarraconese bionda, e effettivamente ne trovano notizia: un laido armaiolo dice di averla incontrata.

Nel frattempo per Alice ed Ela la giornata del 22/10 passa senza alcuna novità: Il soldato della torre di guardia infatti non ha ricevuto alcuna notizia riguardo al nano, ed esclude in modo più assoluto che possa aver attraversato il fiume in altro modo.
Più tardi Ela va a pregare, mentre Alice cerca un'armatura nuova.
Al monastero giunge intanto una nuova figura: si tratta di un uomo armato di spada, arco e frecce, che si rivolge ai monaci per vedere i tarraconesi che alloggiano lì. Dopo un pò di insistenza, il prete ottiene di fargli poggiare le sue armi e di farlo entrare in una stanza dove dovrebbe riposare un pò.
Ma l'uomo dopo poco sgattaiola fuori e raggiunge via finestra il lazzaretto dove stanno la ragazza e il nano. Entra e chiede dei tarraconesi. si avvicinano a lui: Kos-Tun è arrabbiatissimo, non crede per nulla che lui sia stato mandato dalla Duchessa per aiutarli nell'impresa e lo tratta male incutendogli, oltretutto, una notevole paura. Shuen non si fa problemi ad accettare la sua storia, e gli dice anche che il libro è molto più avanti nelle mani di uno di loro. Il tipo, che si presenta come Anacarsi, mostra di avere molta fretta e li pianta rapidamente in asso tra gli sbraiti del nano. Poco più tardi un prete arriva ad informarli della presenza di un ospite che desidererebbe vederli, ma viene subito messo al corrente del fatto che l'incontro è già avvenuto. Poi consegna una lettera a Shu, che la legge avidamente. Subito dopo, però, la ragazza scoppia in lacrime.
Intanto arriva anche Faradyr, che apprende gli ultimi avvenimenti, e insieme si decide di partire dopo due giorni.
Il giorno seguente è tranquillo, l'unico diversivo sono le solite cure che i monaci ancora prestano ai due malati.
Anche a Dacon non succede niente degno di nota: nessuna nuova, Alice chiede se possono procurarle un'armatura, visto che in città non ne ha trovate di adatte, e anche di essere informata dell'eventuale arrivo dei suoi compagni, di cui dà i nomi e le descrizioni. Ela continua a pregare sul libretto regalatole da uno dei preti della chiesa.
Nel frattempo Anacarsi percorre la strada già fatta dagli altri: sosta nelle due stazioni successive. Chiede informazioni sui tarraconesi che sono passati. Gli viene raccontato con un pò di rabbia ciò che è successo pochi giorni prima.
La mattina del 24 ottobre, i tre ospiti lasciano il monastero, viene trovato un carro, pilotato da Kos-tun. A sera arrivano alla stazione dove sono ormai ben noti, e dormono. Il 25 ripartono, ma a sera si accampano anziché pernottare nella locanda dove l'elfo è ammattito.
Anche Ela ed Alice passano due giornate piuttosto monotone. La prima prega mentre la seconda riesce finalmente ad ottenere un'armatura decente.
Per anacarsi continua la corsa per riacchiappare il gruppo. Sosta senza pernottare alla locanda di Tuna e prosegue fino ad arrivare a notte fonda alla stazione dopo. Ovunque continua a chiedere notizie degli altri. Ma nell'ultima viene a sapere che Aska e Cormac sono partiti di lì proprio quella mattina, mentre del nano non se ne è vista traccia.

Il 26 ottobre, Aska va a cercare Alice tra gli armaioli, mentre Cormac, con Anacarsi, girano per le locande. I due trovano facilmente "il letto rifatto", dove alloggia Alice, mentre Aska, male indirizzata da indicazioni poco comprese, perde un po' di tempo a cercare una casa di malaffare, finchè non giunge anche lei dagli altri, e metà gruppo finalmente si riunisce.
Contemporaneamente nella locanda si svolgono due conversazioni, una al piano di sopra e una al piano di sotto.

Nella giornata del 25, Faradyr, Shuen e Kos-Tun arrivano a Tuna. Pranzano alla locanda del "maialino" dove chiedono informazioni sui loro amici.
All'oste non pare vero: ha davanti il nano che tutti cercano, ma, riflettendoci bene dopo le parole dei tre viaggiatori, si rende conto che non è lui, anche perchè anche loro lo stanno cercando.
Li mette al corrente del passaggio di tutti i loro amici, compreso il misterioso Anacarsi. I tre, dopo aver avuto conferma in città che alla stazione successiva manca un giorno intero di viaggio, decidono di dormire a Tuna allla locanda del "pollo lesso".
Il 26 ripartono, sulla strada incontrano molti soldati che si dirigono nella loro stessa direzione.
La sera arrivano alla stazione, dove apprendono di un recente incidente di cui si sono interessati due che rispondono alla descrizione di Aska e Cormac. La mattina seguente si recano dalle guardie per sapere esattamente cosa è accaduto.
Anch'essi ricevono la triste notizia della morte del loro amico. Il più sconvolto è Kos-Tun, che fa una delle sue solite scenate, e insiste per sapere esattamente da che parte è arrivata la freccia che ha ucciso l'amico guerriero.
Tornano sui loro passi molto mestamente. Dopo aver lasciato un pò di tempo al nano per meditare, si riparte per arrivare a sera a Dacon, dove li aspetta, infelice, il resto del gruppo.

Intanto, il 27 ottobre, Alice, Ela, Cormac, Aska e Anacarsi discutono sul dafarsi, quindi si preferiesce aspettare l'arrivo dei compagni ,per decidere tutti assieme. Intanto Anacarsi chiede di andare al ponte fortificato, dove incontra, assieme a Alice e Cormac, il Logarco.
Alla torre c'è grande agitazione, e soldati su entrambe le sponde del fiume: infatti sono arrivate cattive notizie dal fronte, e ci si sta preparando al peggio, allestendo in fretta e furia un nuovo esercito. Neapolis è caduta in mano imperiale quattro giorni or sono, i Tassiarchi si sono arresi dopo la battaglia e molti mercenari sono passati dalla parte imperiale; sembra che il Sebastocratore stia procedendo verso Turn, forse per spezzare l'assedio con cui il Duca sta cingendo la città, anche se sono segnalati strani movimenti di truppe imperiali nelle campagne.
I guadi del fiume sono pochi, ma non tutti controllati dagli uomini del Duca, che già hanno abbastanza problemi a tenere i punti più importanti. La mappa in possesso del gruppo era inoltre scorretta, la città di Neapolis segnata in modo completamente sbagliato: è molto più vicina di quanto si credesse, tra i due fiumi, e più facile da raggiungere dall'elfo fuggiasco.
Nel frattempo, mentre gli altri stanno alla torre, Aska ed Ela sono andate in chiesa a pregare. Aska nota un anziano predicatore e prova a parlargli, ma senza esito. Trova invece il loquace e vecchiotto prete con cui Ela trascorre le sue giornate, e il prete non risparmia ad Aska la sua consueta predica sull'importanza del matrimonio. Poi Aska chiede informazioni sulla guerra in corso e viene un po' bistrattata, nonostante lei cerchi in ogni modo di mostrare la propria cultura e preparazione in materia. Ma anzi il prete un po' la canzona, corregge le inesattezze che lei pronuncia, e indica Ela a modello, lei che ha "adottato la saggia dottrina del silenzio".
A sera arrivano tutti al "letto rifatto" e finalmente il gruppo si ricompatta.
E la triste conferma della morte di Kar Dun raggiunge infine Faradyr, Shuen e il disperato Kos Tun.
Poco dopo si scatena una discussione molto dura e violenta sul dafarsi: Alice è indignata con Aska e Cormac per la loro eccessiva dedizione alle trame degli spiriti, imputando a loro la responsabilità della morte di Kar Dun; Shuen suggerisce che forse il suo Odisseas è tornato verso Membresia, alla sua villa che visitarono insieme; Faradyr propone di seguire le tracce del libro; Aska e Cormac vogliono andare a Turn; Anacarsi deve raggiungere la città assediata per parlare col Duca; Ela è disposta a seguire il gruppo, quale che sia la decisone di questo; Kos Tun ha intenzione di raggiungere Turn, per poi tornare indietro, ad Al Muglab, per recare la triste notizia alla famiglia di Kar Dun.
I toni sono accesi, infine si decide di muoversi verso Turn, con la speranza di ritrovare in qualche modo il libro, e di comunicare al Duca la disfatta.
Cormac quindi inizia a raccontare ai compagni, dettagliatamente, gli eventi soprannaturali di cui è stato protagonista: mostra a tutti la spada, poggiandola sul tavolo. Ma subito Ela, inorridita, scappa via, seguita da Alice: va alla chiesa e chiede, agitatissima, al vecchio e austero prete di seguirla.
Questi segue la ragazza alla locanda e osserva la spada di Cormac, con una espressione mista tra interesse e preoccupazione. Si sofferma a leggere le scritte sulla lama, che sono nell'antica lingua di Turn e sembrano nomi propri; dice poi che non ne comprende il significato, ma che il loro suono è malvagio, come il nome della spada, Olag-U-Dur, che è bene non pronunciare. Ela sembra molto spaventata, mentre il prete esamina la lama, che nel frattempo, agli occhi di Cormac, emette una sinistra luce azzurrina.
Il prete suggerisce a Cormac di non utilizzare la spada e di liberarsene al più presto, e comunque di non nominare il suo nome per non arrecare scandalo per Ela. Quindi benedice Cormac, e mentre lo fa, il giovane viene assalito da una cupa sensazione, come se l'acciaio della lama volesse penetrargli le carni, e nella sua mente si ode un cupo rimbombo "Olag-U-Dur!!", un lamento mortale, un mormorio proveniente dagli inferi.
Il sacerdote se ne torna alla chiesa, lasciando i membri del gruppo a discutere. In effetti la discussione è lunga e molto animata, Alice soprattutto è furiosa con Aska e con Cormac per la storia dei fantasmi, e minaccia di andarsene per conto suo se i due sono troppo decisi ad andare a Turn per questioni di spettri. Infine, dopo molte tensioni, si decide di andare a Turn, tutti insieme, e di partire l'indomani.
E' notte al "letto rifatto". Ad un tratto si odono cupi frastuoni provenire dalla stanza di Kos Tun, il quale poco dopo inizia a cantare, alternando il canto al rimbombo del martello contro lo scudo. Ed il suo e' un canto per Kar Dun, il Tuono del Kieblach.

Che nuove tu porti, guerriero, per le vie di sangue?
Che cosa racconti di luminoso, di santo?
Parole io odo intrise di dolore,
macchiate da morte.

Io rivedo le armi, lo scudo,
vesti di eroe a rammentarmi.

Questi è Kar Dun, il Tuono dei Monti.
Vola, vola alto, falco del Kieblach,
che non non ti si veda
mentre lacrime versi
sulle città dei Nani.

Vola alto, falco del Kieblach,
perché Kar Dun disse: "Io vado"
e più non tornò.

Ma restò il ferro glorioso,
di fronte ferito,
di lui che disse: "Io vado"
e volgere indietro il passo non seppe,
ritirare il suo cuore non volle,

Vola alto, falco del Kieblach,
e strida il dolore, come annuncio
di fama imperitura e rompa

i silenzi di Al-Muglab, la Dura.

E' caduto Kar-Dun, il Tuono dei Monti,
egli disse: "Io vado" e più non seppe tornare,
nei paradisi di Ilmarinen
ora giace tra i Nani dei tempi remoti.

Echeggia cupa, Al-Muglab,
e annuncia
il tuo lutto di onore.

Volga gli occhi al cielo, Nair-Al-Zaurak,
la Sorella di Pietra,
e rigridi al Mustblach
la triste nuova.

Echeggia cupa, Al Muglab,
perché dal centro della terra,
ti risponde sonora
la Grande Madre dei Nani,

Nair-Ib-Rhodes, che mai non muore,
silente ti ascolta.

Krynn e Dor alle sue porte ti accolgono
Tuono del Kieblach, e le tue note,
falco alto volante nel cielo,

e ridicono ancora:
"E' caduto Kar-Dun, ferito di fronte,
egli disse: "Io vado"".


Il canto cupo e triste di Kos Tun sveglia tutta la locanda, ma nessuno osa disturbare il Nano che piange un altro Nano, il guerriero che piange un altro guerriero. E tutti faticano a prendere sonno. Aska va a trovare Cormac nella sua stanza e i due parlano un po'.
L'indomani il gruppo assiste, nella chiesa di Dytros, ad una santa funzione in onore di Kar Dun, celebrata dal solenne sacerdote del giorno precedente. Solo Alice rimane fuori dalla chiesa, da sola.
La solenne funzione è celebrata con la presenza di molti soldati, che sfoderano le armi in onore del coraggioso Nano morto. Ci sono paramenti sacri e pompa magna, anche le icone dell'Imperatore e dell'Imperatrice.
Al termine della funzione, dopo che Aska si è trattenuta un po' a parlare con il sacerdote, ed ha lasciato qui al sicuro l'icona di Kayah da portare a Nicole, il gruppo parte.
Arrivati al ponte, Anacarsi parla col Logarco, che affida al gruppo una scorta di 10 cavalieri, capeggiati da Nicomedes: infatti si hanno notizie di strane manovre del Sebastocratore, quindi tutta la strada fino a Turn è ormai molto rischiosa.
Si passa dunque il ponte e si comincia a percorrere la strada. Alice riesce a convincere Kos Tun a salire sul cavallo, dietro qualcuno, anche se il valente Nano provava vergogna ad esibire il moncherino alla sua gamba. Infine si sprona e si procede.
A sera viene raggiunta la città di Panormon, ha le mura sbrecciate che vengono riparate in fretta e furia. Ci sono tracce di un incendio, la città è malmessa e forse si aspettano un attacco. Ci sono ben pochi civili, molti soldati. Le campagne intorno sono povere e devastate.
Anacarsi va a informarsi dagli ufficiali della situazione della guerra, ma non sanno molto qui, se non che sembra che l'esercito imperiale si stia dividendo in piu' tronconi, forse per evitare che venga costituito qui un altro esercito ducale.
Cormac e Shuen accompagnano poi Aska ed Ela in chiesa, dove queste fanno l'elemosina alle persone che si trovano qui, tutte povere e malandate.
L'indomani, 29 ottobre, il viaggio riprende sotto il cielo buio e plumbeo. Spira un forte vento sulle campagne saccheggiate. In lontananza si intravedono roghi ancora fumanti, sui quali sono stati arsi i corpi senza vita delle vittime di questa guerra.
A sera si raggiunge una stazione di posta militarizzata e il gruppo si accampa all'aperto.
Il 30 ottobre, festa di S.Pammeli, si cavalca sotto la pioggia insistente, attraverso un paesaggio triste e selvaggio; in lontananza si intravedono sagome di boschi e di un lago. Ad un tratto Shuen vede una persona al bordo della strada, seduta su un ceppo miliario: si tratta di una giovane, che è costretta dalla miseria e dalla disperazione a vendersi. E' molto spaventata, ha paura dei soldati, e solo con difficoltà infine Alice e Aska riescono a convincerla, assieme al suo fratellino piccolo e al loro cane zoppo, a seguire il gruppo fino alla città successiva, dove saranno aiutati da qualche prete.
In lontananza, sempre sulla strada, si intravede un carretto, trainato da un mulo, che porta altri disperati alla città più vicina. E' un triste ripetersi di scene di disperazione. A sera viene raggiunta una stazione di posta, circondata da una palizzata: qui c'è un centinaio di guardie accampate, Aska prepara qualcosa per cena, la situazione è tesissima perchè si teme un attacco da un momento all'altro.
La notte si odono corni, sembra che ci siano pattuglie di imperiali intorno. Alle prime luci dell'alba i nostri ripartono verso Turn, di gran carriera. Si cavalca velocemente, il tempo è cupo, piove a tratti. Sulla sinistra si intravede un lago in tempesta, coperto dalla nebbia, sulla destra colline, tra le quali si intravedono accampamenti in lontananza: la strada è deserta, il silenzio spettrale.
A mezzogiorno la pioggia si fa più insistente, il bambino ha la tosse forte, occorre sbrigarsi. Ed ecco, nel primo pomeriggio, le mura semidistrutte di Brundisium, dove Anacarsi riesce a far accogliere il gruppo e a farsi ricevere dal più alto in grado. Mentre lui, Cormac, Shuen e Faradyr sono ricevuti dall'ufficiale, Aska, Ela ed Alice si prendono cura della ragazza e del fratellino, in modo che siano curati da qualche religioso. Ma i soldati sono sbrigativi e non vogliono permettere alle tre compagne di parlare con il sacerdote; Alice si ribella, e le tre vengono riportate alle mura, disarmate e con le mani legate.
Nel frattempo l'ufficiale parla con Anacarsi, vede la lettera del Protovestiario e accenna alla speranza di rinforzi: la situazione infatti è molto amara, si teme di finire al più presto sotto assedio. Fornisce al gruppo una mappa dettagliata della zona fino a Turn, ormai non molto lontana, un parco pasto ed un cambio di cavalli. Dice anche che, a quanto sembra, assieme al Sebastocratore ci sia anche il Parakimimos (una importante carica di corte ricoperta generalmente da un elfo o da un eunuco, significa "colui che dorme accanto"), il cui nome, segreto, è ODISSEAS ELITIS.
Shuen ha un mancamento.
Il gruppo riparte subito dopo aver cambiato i cavalli, per una strada deserta e silenziosa. Ma poco dopo, quando ancora si intravedono le mura della città, si scorge un lontano assembramento sulla strada: Anacarsi va in segreto ad osservare e trova una trentina di cavalieri armati, senza insegne, che presidiano la zona. Sono troppi, non è pensabile affrontarli: si preferisce fare un giro molto largo, attraverso un terreno che si fa via via più insalubre e paludoso.
Anacarsi va in avanscoperta, si avanza faticosamente nel pantano, i cavalli tenuti per le briglie. Non è facile tenere la strada, ma infine si riesce a tornare sul suolo più solido: la deviazione per la insalubre palude non è però senza conseguenze, uno dei soldati della scorta accusa febbri e malori.
Scende un buio imbrunire, quando Anacarsi nota, a distanza, due uomini appostati su un albero, probabilmente due scout degli imperiali. E assieme ad Alice, i due si avvicinano furtivi con gli archi, scoccano le loro frecce, avvelenate, e i due cadono morti. Uno dei due però, prima, fa in tempo a gridare, e rumoreggia cadendo al suolo. Si percepisce molta tensione nell'aria, altre persone si muovono in lontananza. C'è bisogno di affrettare il passo.
Alice ed Anacarsi continuano a fare da avanscoperte, non ci sono pericoli imminenti e si prosegue fuori pista. Solo dopo il tramonto si riprende la strada, per proseguire lentamente verso Turn. Nonostante sia notte fonda si prosegue imperterriti, mentre Ela si prende cura, per come può, del soldato febbricitante.
Infine si raggiungono dei fuochi di accampamento, e Alice ed Anacarsi controllano che sia un campo del Duca: è così, e finalmente i due si avvicinano e si fanno riconoscere.
Controlli, perquisizioni, infine Anacarsi è ammesso alla presenza del Tassiarco, che gli fa rapporto della situazione, assai grama: loro sono in attesa di notizie e rinforzi, ma gli imperiali tengono sotto controllo la strada e loro sono praticamente isolati. Temono il peggio per le stazioni di posta precedenti, che non hanno possibilità di difendersi.
Il gruppo viene alloggiato, rifornito di una parca cena, ma la notte non passa tranquilla.

La disposizione delle tende prevede una grande tenda per i soldati di scorta, una per gli uomini, ed una, separata all'interno, per le quattro ragazze.
La notte è fredda e ventosa, il sibilare del vento tormenta il sonno di tutti. In particolare Cormac sogna ripetutamente il massacro di Kricton, la sua cittadina, avvenuto tanti anni prima. Tra un incubo e l'altro si sveglia, finchè non nota che Olag-U-Dur sta brillando di una luce sinistra. Si alza, afferrando la spada, la cui luminescenza aumenta.
Mentre Cormac si mette qualcosa addosso ed esce dalla tenda, si destano anche Anacarsi e Faradyr: il primo subito, vedendo Cormac con lo spadone in mano, si allerta e si prepara, l'altro borbotta contro gli insistenti spifferi e cerca di riaddormentarsi.
Ma Cormac esce dalla tenda, nella notte, in un accampamento insolitamente buio e silenzioso, guardandosi intorno. Ed una cupa voce, nella sua mente, gli sussurra: "LA TUA SPOSA E' IN PERICOLO".
Cormac sguaina lo zweihander e si precipita verso la tenda di Aska, fuori dalla quale trova, già in piedi, Alice. Ma Cormac entra dentro, e subito vede i due spettri, dal capo scarnificato e dagli occhi rossi, che stanno intorno al letto di Aska, uno dei quali tende verso di lei il suo orrendo braccio.
Attimi di terrore, Cormac rimane immobile, mentre alle sue spalle arriva Anacarsi che, davanti ad un simile spettacolo, perde i sensi, appoggiandosi ad Alice che lo sorregge.
Lo spettro vicino ad Aska racconta di essere stato un mercenario di Greyhaven, ai servizi del Duca di Dyrrachion, e di non essere stato pagato, di essersi quindi rivoltato e di aver trascorso anni in violenze, massacri e stupri, assieme ai suoi compagni; minaccia poi ad Aska di portarla con se nell'inferno ghiacciato, lei lo guarda con gli occhi sbarrati, e Cormac, pervaso da un odio e da una violenza inenarrabili, avanza verso la creatura dell'oltretomba, brandendo Olag-U-Dur. Ed il suo aspetto si trasforma: lui appare più possente, coperto da una nera armatura, corna e zanne spuntano dal suo capo, artigli dalle mani, e gli occhi risplendono di verde. E brandendo Olag-U-Dur con una sola mano, Cormac si para dinnanzi allo spettro, che estrae a sua volta una lama bianca e luminosa. E' un attimo: l'arma di Cormac cala sullo spettro, staccandogli con infinita violenza il braccio di netto, che cade su Aska, paralizzata dal terrore.
Immediatamente lo spettro si ferma e si inginocchia, anche l'altro si china, e altri tre spiriti, che silenziosi si nascondevano nelle ombre della tenda, si mettono agli ordini di Cormac, inneggiando al ritorno del loro capitano Caergoth. Cormac, con voce profonda e innaturale, ordina agli spettri di allontanarsi dalla tenda e di non fare del male a chi vi risiede. E mentre Aska, recuperate le forze, chiede loro di andare contro di Odisseas Elitis, Cormac dà loro lo stesso comando, in silenzio, parlando direttamente alle loro vuote menti.
Mentre Faradyr, Shuen e Kos Tun sono ormai intorno alla tenda, e assistono sconvolti allo spettacolo, gli spettri finalmente svaniscono, lasciando Cormac immobile e mostruoso, nella tenda.
Passa qualche minuto, l'aspetto di Cormac torna quello consueto e Olag-U-Dur cessa di splendere. Finalmente i fuochi dell'accampamento si riaccendono e le sentinelle si destano dal loro innaturale sonno. E tutto il gruppo si ritrova nella tenda di Aska, dove si prova a capire quel che è successo. Anacarsi è molto spaventato, e Kos Tun borbotta a proposito di "NeroScudo", senza voler dire altro. Cormac racconta brevemente quel che ha visto, anche se non ha ben chiara la trasformazione capitatagli, Aska è terrorizzata e si allontana per stare un po' per conto suo. Infine non resta che tornare a dormire, per rimettersi in viaggio l'indomani mattina alla volta di Turn.
Il mattino del due novembre, sotto un cielo pesante e cupo, il gruppo si mette così in marcia verso Turn, dove conta di arrivare nel corso della giornata.
Nel pomeriggio, dall'alto di una collina, finalmente si vede il fiume Tibur e, sulle sue sponde, la città di Turn: è fortificata in modo imponente, attorno ci sono gli accampamenti dei soldati del Duca.
Grazie al lasciapassare di Anacarsi non è difficile ottenere un colloquio con il Duca, per la sera stessa. Il gruppo viene portato a ripulirsi dal viaggio, quindi ad una grande tenda riccamente predisposta: all'interno c'è una tavola imbandita. Sono fatte posare le armi e tutti si sistemano in attesa del Duca Nikeforos Briennios, che non si fa attendere.
Il Duca di Dyrrachion è un giovane alto e dai lunghi capelli castani; ha gli occhi verdi, riccamente truccati di hennè. Si siede a capotavola e osserva incuriosito i suoi ospiti. Già conosce Anacarsi, e gli chiede di spiegare quale sia la situazione e chi siano i Tarraconesi venuti insieme a lui.
Anacarsi spiega brevemente gli ultimi accadimenti, la perdita del libro e quanto dettogli dalla Duchessa e dal suo Eunuco. Dopodichè passa la parola ai tarraconesi per la prima parte della storia: Cormac e Aska raccontano del loro viaggio e delle visioni del Duca morto, dello spadone (che viene mostrato ad un consigliere del Duca, un anziano dotto che ne riesce anche ad interpretare la scritta), di Zoì e dell'anello.
Il Duca ascolta interessato, alternando stupore ad irritazione, a sarcasmo a divertimento.
Dopodichè Faradyr descrive il tipo di opposizione che il gruppo ha trovato, in particolare degli uomini con Talìa in terra di Amer e di Odisseas. Viene anche fuori di Shuen e della sua storia con l'elfo.
Il Duca ascolta e fa molte domande, intanto mangia e beve. Infine comunica al gruppo che l'indomani prevede una grande battaglia contro l'esercito del Sebastocratore, nella quale si deciderà tutto. Infatti se vince, conta che il Patriarca di Pyros di Turn lo eleggerà imperatore. Certo, aggiunge, probabilmente mostrandogli il libro sarebbe stato tutto più facile... ma ormai tocca che siano le armi a decidere la sorte dell'Impero.
Kos Tun dichiara di non avere la minima intenzione di seguire il Duca in guerra: ha fatto quel che doveva, ora andrà ad Al Muglab per recare la notizia della morte del suo eroe, il Tuono del Kieblach.
Gli altri rispondono che ci penseranno, e che lo comunicheranno l'indomani mattina, al suono dei corni.
La cena è conclusa e tutti tornano alle loro tende.
Prima di dormire però Aska va a parlare un po' con Kos Tun, per salutarlo prima della separazione. Poco dopo va dal vecchio Nano anche Cormac, il quale è molto incerto sul dafarsi. Kos Tun racconta allora a Cormac quel che accadde, anni prima, sul Mustblach: lui e la sua compagnia avevano l'incarico di sorvegliare il confine con Benson, per evitare che qualcuno da lì si introducesse senza autorizzazione nelle terre dell'Impero; un personaggio dalla fama inquietante, dal nome impronunciabile, ma noto fra i Nani come NeroScudo, tentò di passare, con i suoi bravacci. La compagnia di Kos Tun combattè, prima con le balestre, poi in corpo a corpo, e molti caddero da entrambe le parti. Infine rimase in piedi solo NeroScudo: un essere mostruoso, con l'armatura nera e gli artigli affilati, immenso e malvagio. Lui uccise tutti i compagni di Kos Tun, sfregiò il volto del Nano, il quale continuò a combattere, ormai quasi cieco, e riuscì infine con il suo martello a spaccare il cranio di NeroScudo, il quale morendo disse: "io ritornerò!"
Il racconto turba molto Cormac, e Kos Tun prosegue dicendo che mai e poi mai due mali, come Azathot e quella che pare ormai certo essere Shasda, si combatterebbero tra di loro, di non fidarsi delle seduzioni di potenza, perchè l'eroe è colui che si staglia solitario tra il male e la potenza, senza lasciarsi tentare.
Cormac ringrazia Kos Tun, lo saluta, e va a parlare con Aska. I due si mettono d'accordo per farsi chiamare prima dell'alba ed allontanarsi dalla zona della battaglia: vogliono infatti evitare che la pericolosa Olag-U-Dur si trovi là dove sarà versato tanto sangue. Nello stesso tempo sperano di riuscire a mettere le mani su Odisseas, il quale sicuramente starà da qualche parte nascosto nelle retrovie e non in mezzo alla mischia. Aska infine spiega ad Ela il suo proposito, Ela le consiglia di stare attenti allo spadone. E tutti vanno a dormire.
L'indomani, prima dell'alba, Aska e Cormac vengono svegliati: si preparano ad uscire dall'accampamento ma vengono fermati, così devono aspettare i corni e l'adunata per muoversi. Intanto girano per l'accampamento mezzo addormentato, finchè non raggiungono una zona quasi deserta, dove intravedono cinque cavalieri oscuri, uno dei quali manca di un braccio.
Questi si avvicinano a Cormac, levano in alto le loro spade luminescenti, e gli dicono che sono pronti, e che aspettano ordini da lui.
"Andate nell'inferno ghiacciato da cui provenite, e non tornate mai più", dice Cormac.
"QUESTO E' UN ORDINE CHE NON PUOI DARCI", rispondono loro, "MA BEN PRESTO, QUANDO CI RISVEGLIEREMO TUTTI E VERRA' L'ANGELO DI AZATHOT, TUTTI INSIEME POTREMO RAGGIUNGERE L'INFERNO GHIACCHIATO, ANCHE VOI DUE".
Aska e Cormac si allontanano velocemente, e trascorrono il tempo che li separa dall'adunata dell'esercito, parlando tra loro.
Suonano infine i corni, il Duca va da Faradyr, Alice, Shuen e Anacarsi, e chiede loro delle loro decisioni. Il gruppo si arruola per una rischiosa missione: tentare di uccidere il Sebastocratore, penetrando nelle linee nemiche, e dopo aver eliminato la sua guardia personale. Ordina tutti come suoi soldati, e ci si prepara a partire per la battaglia.


Aska e Cormac vanno da Ela, la quale è molto preoccupata e chiede ai due di rimanere anche lei vicino alla spada. Mentre Cormac le dice di non avere intenzione di utilizzare, per nessun motivo, Olag-U-Dur contro uomini viventi, Aska va a chiedere agli altri compagni, in partenza per il fronte, di restare anche loro vicino alla spada.
Quando arriva nella loro tenda, c'è Shuen che sta spiegando di avere una gran voglia di menare le mani, perchè ha bisogno di "distrarsi" e mettere una pietra sopra la faccenda di Odisseas.
Tutto il gruppo si riunisce poi nella stanza di Ela, e mentre un ufficiale del Duca invita i soldati a muoversi, si discute un po' sul dafarsi: infine Alice rimane con Ela, Aska e Cormac, mentre Shuen e Anacarsi si preparano per la missione d'assassinio dietro le linee nemiche e Faradyr per rimanere nei pressi del carro del Duca, in sua difesa.
I soldati partono, al campo restano solo Alice, Ela, Aska e Cormac.
Aska subito allestisce un altarino dedicato a Pyros, nella tenda, e comincia a pregare.
Ela quindi tende la mano a Cormac, per farsi dare da lui Olag-U-Dur: lui sfodera la spada e glie la porge, ma al momento di farlo si sente molto combattuto, la voce della spada maledetta gli risuona nella testa chiedendogli di non consegnarla alla donna, la fronte di Cormac si imperla di sudore, ma infine il giovane riesce a separarsi della spada, porgendola a Ela. La fanciulla prende per un solo istante lo zweihander, che brucia tra le sue mani, ed è costretta a lasciarlo cadere.
Aska poggia subito Olag-U-Dur ai piedi dell'altarino che ha costruito e riprende nervosamente a pregare. Ma Cormac sente improvvisamente crescere la volontà della spada dentro di se, e comincia a muoversi verso l'altare, per riprendere tra le sue mano Olag-U-Dur.
Rapito dal demoniaco oggetto, riesce solo a mormorare ad Aska: "legami, Aska.. fermami...", faticando a trattenersi.
Aska capisce al volo cosa sta succedendo, e chiede ad Alice di aiutarla, quindi prova a fermare Cormac, trattenendolo con la mano. Ma l'uomo le sposta con decisione il braccio, continuando ad avanzare. Aska allora gli mette il coltello alla gola e mente: "sai che lo faccio, me l'hai chiesto tu...", ma neanche la minaccia vale a fermare Cormac, che avanza inesorabilmente verso Olag-U-Dur.
Alice tentenna un po', poi colpisce l'amico alla testa con la spada, di piatto: Cormac perde i sensi.
Mentre Aska lo lega, Alice impugna lo zweihander di Cormac, anche lei tentata dal suo potente fascino. Invano Aska ed Ela cercano di convincere Alice a posarlo ai piedi dell'altare e a pregare con loro: la ragazza si sistema in un angolo della tenda e non permette a nessuno di avvicinarsi.
Ela si avvicina a Cormac e inizia a pregare, anche Aska prega e Alice si innervosisce moltissimo, tanto che prova a colpire Aska per farle volare di mano il libretto di preghiere di Kayah che sta leggendo.
La situazione si fa ancora più tesa quando Cormac riprende i sensi.
Chiede di essere slegato, dentro di lui è in corso una lotta tra la volontà di restare legato e impossibilitato a nuocere, e la volontà di rialzarsi e riprendere Olag-U-Dur. La voce dello Zweihander lo perseguita, lo minaccia, e la sola vista della pericolosa arma tra le mani di Alice preoccupa moltissimo Cormac, che infine, con tono imperativo, ordina alla ragazza di restituirgli lo spadone.
Ela scioglie i nodi di Cormac, che si rialza.
Alice si avvicina a Cormac per ridargli Olag-U-Dur, ma Aska tenta di prendere lei il pericoloso zweihander, e portarlo via.
Dalla confusione che si genera, Alice resta in possesso della spada, e si allontana velocemente dalla tenda, portandola via.
Tutti partono a inseguirla.
Aska è la più veloce, e quasi l'ha raggiunta quando Alice si ferma di scatto e prova a colpirla con Olag-U-Dur. Miracolosamente Aska riesce a schivare, e si ferma, terrorizzata.
Cormac intanto grida ad Alice di ridargli il suo spadone, e Alice si volta verso di lui e glie lo lancia.
Cormac leva il braccio e impugna al volo Olag-U-Dur.
Appena l'arma è tornata nelle mani del suo possessore, la situazione si calma.
Cormac si appoggia ad un albero, turbato, mentre Aska va a prendergli il fodero della spada e glie lo porge.
Alice recupera velocemente la sua spada brunita e si avvicina a Cormac, pronta a colpirlo ad un minimo sospetto di stranezza. Ma Cormac rinfodera Olag-U-Dur e torna nella tenda, dove si inginocchia all'altare di Pyros, in preghiera: chiede la forza di continuare a portare il pesante fardello che gli è toccato in sorte.
Con lui anche Aska si inginocchia, pregando la stessa preghiera, ed Ela.
Alice resta fuori dalla tenda, infastidita da tanto fervore religioso.
La giornata al campo passa senza altri eventi e anche la notte passa tranquilla.

Al mattino Aska racconta a Cormac di aver avuto un sogno, nel quale vedeva Zoì e il Duca finalmente insieme, sereni per l'eternità: si scusavano con lei e Cormac per tutto il male arrecato loro e dicevano che Olag-U-Dur odia i generali che l'hanno rubata, e che brama di rispedirli all'inferno ghiacciato.
Sono le prime ore del mattino, viene allestito il rancio della colazione, arrivano notizie vaghe dal fronte e i cappellani militari organizzano una preghiera.
La giornata è buona, c'è un pallido sole, ma verso le otto del mattino la luce si oscura e torna quasi notte. Nuvole intense e pesanti oscurano il cielo, l'aria si fa ventosa e carica di minaccia. Ela è agitata, percepisce l'avvicinarsi di una minaccia. E Aska sta accanto a Cormac, mano nella mano.
Alice si allontana dalla tenda, per il campo, da sola.
La luce diminuisce ancora e Aska prova ad accendere una lanterna, ma non è semplice: la fiamma langue, tremolante. E mentre sta armeggiando con lo stoppino Aska alza gli occhi e vede una scura ombra in un angolo della tenda, una figura alta e stracciosa. Anche Cormac la vede, e avverte intorno ad essa un tanfo mortale di decomposizione.
"CAERGOTH... SIAMO PRONTI PER L'EVOCAZIONE...", dice l'oscuro spirito. Ma Cormac non risponde, invocando Dytros nel suo cuore per attingere nella fede la forza di resistere al male.
Quindi si avvicina di un passo allo spettro, sguaina Olag-U-Dur e prova a colpirlo. Ma l'ombra è evanescente, e Cormac riesce solo ad aprire uno squarcio nella tenda, senza nuocergli.
"CAERGOTH, SEMPRE TROPPO IRRUENTO... VIENI FUORI E COMPIAMO L'EVOCAZIONE..."
Cormac, sentendo la mano di Aska che lo tira a se, si libera della tenda mezza crollata e torna al centro della tenda: "con calma", risponde agli spettri.
La situazione si fa oscura, Cormac si erge al centro della tenda, con Aska che lo stringe per infondergli coraggio, ed Ela che prega.
"CAERGOTH NON CREDERE DI INGANNARE NOI. SAPPIAMO CHE NON SEI IL VILE CAERGOTH CHE CONOSCIAMO NOI, LEGGIAMO NELLA TUA MENTE", Cormac trema, ripone Olag-U-Dur nel fodero; "ORMAI IL TUO DESTINO E' SEGNATO, DEVI SEGUIRCI NELLA NOSTRA BATTAGLIA!"
Ma Cormac non si muove e continua a pregare, nonostante uno degli spettri allunghi una mano sul suo petto, e Cormac prega a voce alta. "SMETTI DI PRONUNCIARE QUESTE BESTEMMIE!", esclama lo spettro. Intorno le presenze sembrano molte, si sentono passi lenti che continuano ad avvicinarsi, fino a circondarlo.
Le mani di Ela iniziano a splendere di una luce dorata, pura, e lei si affianca a Cormac toccandolo con la sua mano materna. Dinanzi a lei anche gli spiriti arretrano, e dopo qualche lungo momento di stasi, svaniscono.
La lanterna finalmente si riprende, la luce splende nella tenda, e una pioggia liberatoria inizia a scrosciare sull'accampamento. Ma la pace dura solo un attimo.
Subito il fuoco si spegne, e una ventata impetuosa si abbatte sulla tenda, ed una voce, la voce dell'oltretomba: "ANDREMO NOI SUL CAMPO DI BATTAGLIA A SEMINARE MORTE E DISTRUZIONE"
E' un attimo, e tutto torna normale. Ela chiude gli occhi, sprofondando nella meditazione, quando si riprende è molto agitata. Chiede a Cormac di parlare con la spada, e chiederle aiuto contro i generali fantasma. Cormac si concentra, estrae la spada, che luccica di una tenue luce azzurra. E chiede a Olag-U-Dur, nella sua mente, di aiutarlo ad evitare che i morti portino morte ai vivi, e a cancellare dalla faccia della terra gli spettri dei generali ribelli. "CON INFINITO PIACERE", risuona nella sua mente la voce della spada.
Cormac si arma, Aska lo aiuta a mettere l'armatura, e i tre salgono a cavallo e vanno "alla pugna!".
Piove incessantemente e verso sud, verso il campo di battaglia il cielo è più oscuro e minaccioso. Ed è lì che i tre si dirigono, al galoppo.
A metà giornata è raggiunto un accampamento di legno deserto, da cui sventolano i vessilli del leone rampante. Di qui già si sentono gli odori e i suoni della lontana battaglia. Proseguendo lungo la strada, Cormac cerca un'altura da cui vedere il campo di battaglia, e poco dopo viene trovata: si individuano, alla distanza, le cavallerie che si ingaggiano lateralmente, la fanteria che si massacra.
L'aria è cupa e minacciosa, Ela scende da cavallo e prega Dytros. Anche Aska e Cormac rivolgono un pensiero al Dio delle battaglie, ma dura poco: Cormac vede, in pianura, cinque cavalieri oscuri che convergono, da diverse direzioni, verso la piana della battaglia.
Non c'è tempo da perdere: l'uomo leva in alto lo zweihander sguainato e grida, con voce tonante "OLAG-U-DUR!"
I cavalieri neri si fermano, interrompono la loro corsa verso la pianura e si voltano verso Cormac, levando in alto le loro spade di luce biancastra. Iniziano cupamente a salmodiare, e Olag-U-Dur prende a tingersi di rosso.
Nella mente di Cormac risuonano gli incomprensibili salmi degli spettri, ai quali egli cerca di resistere invocando il nome di Dytros. Intanto avanza verso i cinque avversari, giù per il clivio della collina.
Aska gli va dietro, a cavallo, e nonostante non riesca a vedere i cavalieri, scopre con orrore che gli zoccoli del cavallo di Cormac levano sangue dal terreno, che è come se ne fosse impregnato.
Cormac arriva infine davanti al primo dei cavalieri oscuri, scende da cavallo e brandisce la spada contro di lui. Stacca un braccio del primo spettro, che continua a combattere finchè non viene decapitato.
"OLAG-U-DUR RICACCIA SUROK ALL'INFERNO"
Cormac sembra crescere di possenza e avanza verso gli altri cavalieri. Aska prova a mettersi davanti a lui, per fermarlo, ma lui la sposta lateralmente e si prepara ad ingaggiare i nemici.
Ela intanto è scesa per il clivio della collina, in preghiera intensa e spaventata: tuttavia non si sente del tutto disperata, percepisce che in mezzo a tanto male le cose stanno andando per il verso giusto. Invoca il potere di Reyks e le sue mani si illuminano di luce dorata, le impone contro gli spettri e due di loro si fermano. Gli altri si contrappongono a Cormac e lo attaccano.
Cormac para i colpi dei due spettri e ne ferisce uno, l'altro si dirige verso Ela e la attacca.
"EKMATAR!" grida Cormac, prima di lanciarsi contro i due spiriti, che sembrano spaventati. Ma Ela viene ferita ad una gamba, assalita da un gelo atroce che la pervade dolorosamente.
Cormac distrugge un altro spettro: "AMILANTA MUORE!", e via via diventa sempre più mostruoso, i suoi occhi si illuminano di rosso, inizia a trasformarsi in un demonio.
Solo contro due spettri, viene ferito ad una gamba gravemente, ma continua a combattere come un forsennato: "E' GIUNTO L'ANGELO DI AZATHOT!", tuona, e la sua pelle si ricopre di una corazza nera.
Intanto Ela ed Aska si trovano ad affrontare uno spettro, che sembra però spaventato dalle mani lucenti di Ela e dalla torcia, brandita da Aska come un'arma. Quest'ultima riesce a coprire lo spettro con il suo mantello e ad appiccargli fuoco, fermandolo.
E quano Cormac, ormai trasformato in una creatura mostruosa, spedisce all'inferno i due spettri che ha davanti, facendoli a pezzi con Olag-U- Dur, anche l'ultimo spirito svanisce nel nulla.
C'è un istante di silenzio.
Cormac pianta Olag-U-Dur nel terreno, da cui sprizza sangue. Ma la luce della spada torna azzurra e pian piano finalmente si spegne: "L'ANGELO DI AZATHOT RIPORTA I LADRI DI OLAG-U-DUR ALL'INFERNO DI GHIACCHIO", sono le sue ultime, cupe parole.
Splende il sole, e Cormac ritorna un uomo.
Il dolore alla gamba, che prima quasi non avvertiva, lo assale con una fitta violenta. Cormac cade, ma Aska lo sorregge, lo abbraccia e i due si stringono, stremati ma felici.
"E' finita..."
Ela invoca Reyks e cura la ferita sulla sua gamba, quindi si avvicina a Cormac e gli impone le mani, alleviandogli il dolore. Le tracce del male portato dai cinque spettri scompaiono.
I tre restano qualche momento fermi, riprendendosi, ma presto Aska ode lo scalpiccio di cavalli in avvicinamento e i tre si allontanano dal campo di battaglia. Cormac non è in grado di cavalcare, Aska lo fa salire sul suo cavallo, al quale viene anche legata l'ormai inerte Olag- U-Dur. Raggiungono velocemente l'accampamento abbandonato: Ela insiste per restare lì ad aspettare i feriti di cui prendersi cura, mentre Aska e Cormac, da soli, si mettono in viaggio verso l'accampamento fuori Turn, bramosi di tuffarsi nel primo cespuglio disponibile.
E così vissero insieme per sempre felici e contenti.

Quel che accadde durante la battaglia tra il Duca di Dyrrachion e le truppe imperiali.

Quel che accadde dopo ad Aska e Cormac.