Quanto
scritto sinora, se può apparire una troppo lunga digressione, serve a
motivare la tesi per cui atti di violenta esclusione, discriminazione e
oppressione politica si possono compiutamente definire di
repressione politica solo dopo
la rivoluzione francese. Quegli atti sono antichi ma la loro
Una azione politica
dall'alto verso il basso. Quel che avviene
nella rivoluzione francese
è però
tutt'altro. Il terrore colpisce
i ceti privilegiati, si svolge dal
basso verso l'alto (sino alla decapitazione del Re) oppure sullo stesso
livello (eliminazione
dell'avversario politico). E
mira alla dissoluzione dell'ordine. In
E' questa la
caratteristica psicologica e storica
del terrore moderno. Esso
non ribadisce vecchi confini sociali e
politici ma ne fissa di
nuovi e a rovescio, e cioè,
tendenzialmente, con una discriminazione inversa rispetto al passato: non
più dall'alto verso il basso, ma dal basso verso l'alto. Oppure sullo
stesso piano e da questo punto di vista il prologo stretto della rivolu
zione francese erano state le guerre di
religione non a caso
particolarmente cruente proprio in
Francia.
Si capisce perciò che la
rivoluzione francese è intimamente
Da questo punto di vista
la rivoluzione francese è un evento
straordinariamente dialettico e in
certo senso ci appare come
un Giano bifronte. E infatti. Per un
verso essa promuove, con
energia inaudita, un processo di
effettivo uguagliamento e quindi di straordinaria inclusione.
Per altro verso essa
realizza il più drammatico processo di esclusione (particolarmente
drammatico perché legato a una riesclusione, cioè negazione non di
diritti mai goduti, ma di diritti pienamente e abbondantemente goduti)
attraverso la persecuzione e decimazione delle classi alte, della nobiltà
e del clero.
Una contraddizione
davvero carica di destino per la storia e la coscienza europea. Da un
lato, infatti, essa delinea la prospettiva di una inclusione universale
e universalistica dell'uomo in un contesto di diritto. Dall'altra essa
realizza ciò attraverso la privazione spesso mortale e comunque cruenta
di antichi diritti, scatenando, col terrore, una inaudita paura.
Si aggiunga poi che la
rivoluzione francese, come poi quella bolscevica, dovrà fronteggiare non
solo la reazione dei ceti medio-alti ma anche la rivolta di masse inclini
al vecchio ordine o deluse dalla lentezza con cui la rivoluzione può alleviare
le loro condizioni materiali. Di qui il tradizionale blocco tra
aristocrazia e segmenti di popolo in funzione controrivoluzionaria.
Per circa un secolo, dal
Congresso di Vienna del 1815 al colpo di Pietroburgo del 1917, l'Europa
realizzerà un compromesso tra i fautori del vecchio ordine gerarchico ed
esclusivo e i fautori del nuovo ordine ugualitario, inclusivo (e
terroristico).
Qui si realizza una nuova
svolta segnata dalla rivoluzione
bolscevica.