SCUOLA MEDIA STATALE

"GIOVANNI XXIII"

PIETRAMELARA

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Quanto scritto sinora, se può apparire una troppo lunga digressione, serve a motivare la tesi per cui atti di violenta esclusione, discriminazione e oppressione politica si possono compiutamente definire di repressione politica solo dopo la rivoluzione francese. Quegli atti sono antichi ma la loro

Una azione politica dall'alto verso il basso. Quel che avviene nella rivoluzione francese è però tutt'altro. Il terrore colpisce i ceti privilegiati, si svolge dal basso verso l'alto (sino alla decapitazione del Re) oppure sullo stesso livello (eliminazione   dell'avversario politico). E mira alla dissoluzione dell'ordine. In

 E' questa la caratteristica psicologica e storica del terrore moderno. Esso non ribadisce vecchi confini sociali e politici ma ne fissa di nuovi e a rovescio, e cioè, tendenzialmente, con una discriminazione inversa rispetto al passato: non più dall'alto verso il basso, ma dal basso verso l'alto. Oppure sullo stesso piano e da questo punto di vista il prologo stretto della rivolu zione francese erano state le guerre di religione non a caso particolarmente cruente proprio in Francia.

Si capisce perciò che la rivoluzione francese è intimamente

Da questo punto di vista la rivoluzione francese è un evento straordinariamente dialettico e in certo senso ci appare come un Giano bifronte. E infatti. Per un verso essa promuove, con energia inaudita, un processo di effettivo uguagliamento  e quindi di straordinaria inclusione. 

Per altro verso essa realizza il più drammatico processo di esclusione (particolarmente drammatico perché legato a una riesclusione, cioè negazione non di diritti mai goduti, ma di diritti pienamente e abbondantemente goduti) attraverso la persecuzione e decimazione delle classi alte, della nobiltà e del clero.

Una contraddizione davvero carica di destino per la storia e la coscienza europea. Da un lato, infatti, essa delinea la pro­spettiva di una inclusione universale e universalistica del­l'uomo in un contesto di diritto. Dall'altra essa realizza ciò attraverso la privazione spesso mortale e comunque cruenta di antichi diritti, scatenando, col terrore, una inaudita paura.

Si aggiunga poi che la rivoluzione francese, come poi quella bolscevica, dovrà fronteggiare non solo la reazione dei ceti medio-alti ma anche la rivolta di masse inclini al vecchio ordine o deluse dalla lentezza con cui la rivoluzione può alle­viare le loro condizioni materiali. Di qui il tradizionale bloc­co tra aristocrazia e segmenti di popolo in funzione controrivoluzionaria.

Per circa un secolo, dal Congresso di Vienna del 1815 al colpo di Pietroburgo del 1917, l'Europa realizzerà un compromesso tra i fautori del vecchio ordine gerarchico ed esclusivo e i fautori del nuovo ordine ugualitario, inclusivo (e terroristico).

Qui si realizza una nuova svolta segnata dalla rivoluzione bolscevica.

 

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