LA DIPLOMAZIA DELLA LUPARA:

DOPO LE MINACCE GLI USA IMPONGONO UN ACCORDO SUL KOSOVO

di Sara Flounders (International Action Center)

Reprinted from the Oct. 22, 1998 issue of "Workers World" newspaper

È stata una "pressione a tutto campo" da parte di Washington. Dopo che navi e aerei USA hanno eseguito manovre nella zona, e dopo che è stata presa la decisione NATO che autorizzava un attacco militare sulla Jugoslavia, l'inviato USA Richard Holbrooke ha annunciato il 13 ottobre di aver raggiunto un accordo con il Presidente jugoslavo Slobodan Milosevic che riduce la sua autorità sulla provincia del Kosovo.

Tutto ciò è stato proposto dai media imperialisti occidentali come una vittoria della pace e dell'autodeterminazione dei 9/10 degli abitanti del Kosovo, che sono di etnia albanese. Ma l'idea che un intervento imperialista dall'esterno porti la pace o l'autodeterminazione nei Balcani è qualcosa che ci fa ridere.

La vicenda tormentata della regione ha origine proprio perché, per secoli, su quel territorio si sono combattuti diversi poteri imperialisti in competizione fra loro. La sua posizione strategica come porta di accesso verso l'Europa Centrale da una parte e verso il Medio Oriente dall'altra, è un altro elemento che ha fatto di essa un obiettivo di valore. Le numerose nazionalità balcaniche ne hanno subito le conseguenze.

Il governo jugoslavo a firmato questo accordo con la pistola puntata alla tempia.

LA MINACCIA DI ATTACCHI

Il 12 Ottobre, gli ambasciatori dei 16 paesi membri della NATO hanno concordato un "activation order" che autorizza il comando militare della NATO a colpire con azioni di guerra.

A Washington, l'amministrazione Clinton ha dichiarato che il governo jugoslavo avrebbe quattro giorni per adeguarsi alle richieste USA di ritiro delle sue truppe dalla sua propria regione del Kosovo.

La Sesta Flotta USA - con la portaerei USS Eisenhower - è di stazza nel Mediterraneo Orientale. A fare compagnia alla Eisenhower ci sono una base di lancio di missili Cruise composta da 5 navi e due sottomarini d'attacco, e 48 aerei da combattimento.

In aggiunta, la forza aerea della NATO ha mobilitato, si dice, un totale di circa 430 aerei, 260 dei quali dagli Stati Uniti. La Francia ha messo a disposizione i suoi Mirage e Jaguars. La Gran Bretagna ha i cacciabombardieri Tornado e Harrier puntati contro la Jugoslavia. La Germania ha promesso 14 Tornado dell'aviazione tedesca.

Gli Stati Uniti hanno già sul posto due bombardieri "invisibili" B2, 12 caccia invisibili F117 e 6 bombardieri B52 equipaggiati con missili Cruise. I B2 non sono mai stati impiegati in precedenza in azioni di guerra.

Le basi militari USA/NATO in Macedonia, Albania, Croazia, Bosnia e Ungheria sono state adeguatamente rimodernate. Un'armata di caccia bombardieri è pronta per volare dalla consistente base di Aviano, in Italia, dove l'aviazione statunitense dispone di 40 F16, attualmente utilizzati per sorvegliare la Bosnia.

In Germania, l'amministrazione Kohl uscente ha messo a disposizione della NATO 14 aerei Tornado. Il governo entrante socialdemocratico di Gerhard Schroeder si è già detto d'accordo. E così pure ha fatto Joschka Fischer, destinato a diventare probabilmente il nuovo Ministro degli Esteri tedesco. Fischer è un rappresentante dei "pacifisti" Verdi. [I verdi tedeschi negli anni passati si sono divisi sugli emendamenti alla Costituzione tedesca che oggi consentono missioni fuori-area delle Forze Armate Federali (Bundeswehr); Fischer è stato addirittura in visita di cortesia dai soldati tedeschi stanziati in Bosnia; ndCRJ]

Con l'accordo annunciato da Holbrooke, tuttavia, il minacciato bombardamento sarà sospeso fin quando la Jugoslavia non avrà ritirato le sue truppe dal Kosovo - che tutti i paesi riconoscono [a tutt'oggi, ndCRJ] far parte della Jugoslavia - e non abbia permesso di dispiegare 2000 "osservatori internazionali" per consentire il monitoraggio.

L'impressione data sarebbe che questi osservatori dovrebbero essere dei civili. Tuttavia, un articolo del 14 Ottobre del New York Times scritto da Bruxelles riporta che Holbrooke, durante una visita al quartier generale della NATO, proprio a Bruxelles, "ha proposto che alcuni siano soldati in abiti civili, e che molti altri potrebbero essere selezionati dalle forze di polizia."

UNA NUOVA OCCUPAZIONE DELLA BOSNIA?

Dopo gli attacchi ai soldati USA in Libano, Arabia Saudita e Somalia, il Pentagono è diventato estremamente consapevole dei rischi collegati con il dispiegamento dei propri soldati laddove la gente - con ottime ragioni- è diventata furiosamente anti-americana. Di conseguenza Washington sta pubblicamente negando che le sue truppe saranno necessarie per imporre l'accordo. Tuttavia, privatamente e segretamente, sono in corso trattative e preparativi anche per questa eventualità. Tutto ciò è molto simile a quanto successe in Bosnia.

Nel 1995, alla firma degli accordi di Dayton, il Presidente Bill Clinton assicurò che le forze USA/NATO sarebbero rimaste in Bosnia solo per un anno. Circa 7000 soldati americani sono ancora lì, e l'ostilità verso di loro è in continuo aumento.

La base USA a Tuzla, in Bosnia, è attualmente in via di ricostruzione e trasformazione in base permanente.

Ci sono alcuni parallelismi tra la strategia militare USA contro la Jugoslavia e la guerra USA contro l'Iraq del 1991. Più di 150.000 Irakeni furono uccisi sotto i bombardamenti. Un numero dieci volte più alto di persone sono morte nei susseguenti otto anni di sanzioni. Dalla guerra del Golfo in poi, il Pentagono ha speso più di 50 miliardi di dollari l'anno per mantenere le nuove basi e le portaerei di stazza in Medio Oriente.

Lo scopo dichiarato della Guerra del Golfo fu la difesa del Kuwait. Questa volta non c'è neanche la foglia di fico di dover difendere uno Stato. Questa volta Washington sostiene di venire in soccorso della popolazione albanese del Kosovo, regione entro i confini della Jugoslavia.

La guerra contro l'Iraq di otto anni fa fu una guerra per assicurare il dominio americano sul gigantesco bacino petrolifero di tutta le regione del Golfo. Le nuove basi USA nei Balcani, il crescente livello di occupazione delle truppe USA/NATO in tutta la Bosnia, e ora l'apertura della stessa Serbia a una presenza straniera, sono dettati dalla necessità dell'imperialismo USA di consolidare il suo dominio sull'Est Europeo e sulla Russia, nel momento in cui gli strumenti economici li stanno facendo miseramente a pezzi.

In questa regione, soltanto la Jugoslavia si è attaccata a un quadro di proprietà socializzata e ha tentato di resistere alla caduta sotto il controllo completo del mercato capitalista.

La popolazione serba della Jugoslava viene demonizzata nello stesso modo in cui l'Iraq fu demonizzato otto anni fa. Siccome resistono al Nuovo Ordine Mondiale, entrambi i paesi sono considerati degli ostacoli ai piani di Washington. La guerra contro la Jugoslavia, come con l'Iraq, è stata anche la scusa per installare e costruire tutta una nuova serie di basi militari USA.

Storicamente la Jugoslavia è stata ripetutamente martoriata dalle potenze occidentali a causa della sua posizione strategica in Europa. Le sue principali strade e ferrovie collegano il bacino del Danubio al mare Adriatico.

Le maggiori potenze dal tempo dei romani in poi hanno apprezzato le miniere del Kosovo, con i loro consistenti depositi di oro, argento, piombo, zinco, nickel,e cadmio. Nelle guerre passate, gli imperialisti britannici e tedeschi hanno combattuto per occupare queste miniere e il loro allegato di industrie di processamento e lavorazione. Chris Hedges del New York Times ha descritto il complesso minerario di Trepca come l'esempio di patrimonio più cospicuo e remunerativo di tutti i Balcani. Viene ribattezzato il "Kuwait della Serbia" e si trova in Kosovo.

CREARE PROFUGHI ANZICHÉ SALVARLI

Gli interessi imperialistici in Kosovo non hanno nulla a che fare con la protezione dei profughi albanesi. Le truppe USA/NATO hanno occupato la Bosnia da tre anni in qua. Durante questo periodo di tempo molti profughi non hanno fatto ritorno alle loro case. Poteri esterni e stranieri ora, oggi, decidono chi può presentarsi alle elezioni, quali notizie possono essere trasmesse dalle loro radio e televisioni, che tipo di prestiti e finanziamenti sono disponibili.

Le guerre del Pentagono hanno creato milioni di profughi in tutto il mondo. In Vietnam, in Cambogia e Laos negli anni '70 più della metà della popolazione fu sradicata e l'intera regione fu devastata. In America Centrale negli anni '80 milioni di persone sono state sfollate dalle milizie dei Contras, armate e finanziate dagli USA.

Negli anni '90 la guerra contro l'Iraq ha costretto alla fuga milioni di lavoratori stranieri occupati in tutta la regione del Golfo. Per gli ultimi 50 anni, i finanziamenti USA hanno consentito a Israele di portare avanti una politica che ha reso l'intera popolazione palestinese senza casa oppure sotto diretta occupazione.

Secondo il Comitato USA per i Rifugiati, il più grande numero di profughi al mondo oggi è costituito da 3.743.000 Palestinesi cacciati dalle proprie case dai soldati israeliani. Ma Washington non minaccia di bombardamenti Israele. E neppure sta minacciando la Turchia, anche se quel paese si trova in un ottimo secondo posto in classifica dopo Israele per il numero di profughi creato dalla propria polizia militare. Un numero stimato di 2-3 milioni di profughi Kurdi sono stati espulsi con il fuoco dalla proprie case, come conseguenza della politica di "spostamento forzato" della polizia militare turca.

Gli sfollati del Kosovo sono tenuti in ostaggio dagli obiettivi strategici USA in tutta la regione.

[Sulla consistenza numerica dei profughi albanesi del Kosovo le cifre che circolano sono sparate a vanvera: si pensi al numero di 300mila usato da Emma Bonino nelle sue dichiarazioni in TV alla trasmissione "Pinocchio" di mercoledì 14 ottobre scorso. Secondo la Croce Rossa internazionale un mese fa i profughi erano circa 100mila, secondo la Croce Rossa jugoslava 12mila. Si noti che nessuno chiarisce quanti siano i profughi serbi sul totale, né quale sia il ruolo delle operazioni dei terroristi grande-albanesi nella fuga degli abitanti dell'area. ndCRJ]

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Sara Flounders è co-autrice del libro "NATO IN THE BALKANS":


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