A proposito di Decima Mas


L’equivoco che scaturisce sempre dall’approccio personale ad una questione storica sta appunto tutto in questo. La Decima, infatti, non fu Nesi e la sua epica, anche se lo fu è ovvio nel suo animo e per la sua vita personale, come lo fu certamente, niente vieta di riconoscerlo, addirittura poi a 50 anni dalla pacificazione, per molti dei suoi aderenti, compresi i Vivarelli, ma non lo fu nella storia. Nella storia la Decima MAS, purtroppo per i suoi reduci, fu Bertozzi e la collaborazione nella repressione antipartigiana. Fu il nesso, il collegamento, l’ambiguità e la collusione in tal senso del suo capo e demiurgo Borghese con i vertici militari tedeschi che sovrintendevano alla Repubblica di Salò. Bertozzi era inserito (e di fatto a capo) nel Servizio “I”, Informazioni (vedi nota 1 a piè di pagina), come già appariva nell’organigramma della Divisione nell’opera di Giorgio Pisanò, “Storia delle forze armate della RSI 1943-1945”, vol. II, p. 1027 e come appare oggi anche nel bel sito internet della Decima, che dal punto di vista storico offre molte interessanti notizie. Borghese scrisse in una relazione che Bertozzi aveva svolto numerosi incarichi delicati in campo militare collaborando con i tedeschi, definendolo “uomo di intransigenza e fede fascista, un assolutista al quale sono ignoti ed impossibili i compromessi morali”, e per tutto ciò giudicandolo dannoso alla disciplina della forma gli aveva affidato un “importante incarico autonomo”. Tra l’altro ebbe il compito dal Principe di rintracciare e catturare a Roma ufficiali della Regia Marina. Da ciò si può forse evincere che esisteva tra Borghese e Bertozzi un collegamento diretto per certi affari. Resta il fatto che i crimini della Decima MAS e di Bertozzi, ed in primis quelli di Forno con la sottolineatura della sua responsabilità nell’uccisione del Maresciallo dei Carabinieri Siciliano, furono utilizzati contro lo stesso Borghese nel processo che si svolse a suo danno a Roma nel 1949, almeno nell’arringa di parte civile che vide estensore Giuliano Vassalli. Giampaolo Pansa ha ben ricostruito recentemente il dopoguerra di Borghese. Il “Principe nero”, scontò circa 4 anni nel carcere romano di Forte Boccea, prima di essere riciclato nel MSI, di vivere nel piccolo cabotaggio del reducismo e di fondare poi il Fronte Nazionale nel 1968, per tornare infine agli onori della cronaca con il suo famoso tentativo di golpe del 1970. Questo la storia ci ha consegnato della Decima. Fatti salvi pertanto i giudizi sulle singole persone, che sono appunto particolari e privati, e che non sono inficiati dal giudizio storico, perché potevano esserci e di fatto ci sono state, e le varie memorie non possono che confermarlo, oneste persone anche nella Decima, che non possono e non devono essere condannate sul piano personale, tanto più se erano giovanissimi ragazzi esaltati dai temi dell’onore e del tradimento. Fatto salvo ciò, resta il dato storico che fu attraverso la Decima che si espressero le nefandezze, le atrocità e le crudeltà del Bertozzi, che qualificano oggettivamente in senso assolutamente negativo tale formazione.

note : 

1) il tenente Umberto Bertozzi era precedentemente segnalato in questo articolo come facente parte del btg. Barbarigo. Ringraziamo un ex marò di tale reparto per la precisazione che ci consente di ovviare all'errore. Tuttavia ci preme aggiungere che non è nostro compito inoltrarci nel dettaglio dell'organigramma della Decima e che tale imprecisione non muta nella sostanza il contenuto del sito. 

Indietro

Avanti