RUSSIA: LA
"RITIRATA"
PREMESSA
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Alla fine del 42, l'anno considerato da Hitler decisivo per la
soluzione del problema Stalin, i
tedeschi erano schierati da Nord a Sud lungo un fronte che correva
in diagonale, per
Boschi, altopiani, steppe e Fiumi (come il Don) dal Meridiano 30° di
Leningrado/Odessa al 45° di Stalingrado/Grozny; vale a dire alla
base più di 1.000 km di profondità e altri 600 per arrivare al confine Polacco
(due passi dietro casa si fa per dire). Il mar d'Azov, e quindi la Crimea e il mar
Nero, erano a un tiro di schioppo dallo schieramento Sud, ma l'asse non aveva praticamente
naviglio su questo mare bloccato dai turchi neutrali ai Dardanelli. Le
uniche vie di comunicazione idriche erano tramite il sistema Danubio
dall'Europa centrale. Stalingrado non era caduta, Leningrado
neanche e il petrolio di Bakù era rimasto là. Tutto quello che serviva a
Tedeschi e Italiani partiva da casa con settimane e mesi di viaggio. Per
noi il clima meteo era anche un po' freddino. L'operazione Affitti e
Prestiti degli alleati, partita alla fine del '41, aveva portato in Russia alluminio, macchine utensili, gomma, stagno, benzina, nafta per
migliaia di tonnellate. Ma cosa più importante quasi 11.000 carri e
mezzi corazzati
(altri 4.500 erano andati in fondo al mare) e, quello che più conta,
400.000 camion (è difficile vederli in foto perchè la
propaganda vietava foto a mezzi che non fossero russi) erano
arrivati a destinazione. |
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Scrive Zukov "E' indiscutibile che l'Urss ricevette
forniture importanti per la sua economia. Ma forse che tutto ciò poteva
influire in modo decisivo sull'andamento della guerra ? Noi ricevemmo
18.700 aeroplani (non concorda), 10.800 fra carri armati
e blindati e 9.600 cannoni (tralascia 80.000
camion e altro). Rispetto al complessivo da noi prodotto questi aiuti non
rappresentano che il 10%. L'importanza relativa è fuori
discussione, ma parlare di ruolo decisivo non è davvero il caso...".
solo alcuni dei mezzi forniti
http://www.theeasternfront.co.uk/Vehicles/russian/lendleasevehicles.htm
http://www.battlefield.ru/index.php?option=com_content&task=view&id=158&Itemid=76
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Per superare un altro inverno senza combattere le
armate dell'asse avrebbero avuto bisogno di cambi, vestiario, ricoveri
etc. Già accendere un motore d'inverno era un problema. Per combattere
ci voleva ben altro, benzina, mezzi, aerei, artiglieria, viveri,
ospedali trasporti..... Gli alpini convinti (e rassegnati) a passare
Natale sul Don s'erano attrezzati alla meglio con ricoveri. L'esperienza dell'altra
guerra almeno qualcosa aveva insegnato. La battaglia di Stalingrado già
in corso aveva rimescolato e smembrato corpi e composizione tanto che nessuno
(Cosseria esclusa) poteva programmare lavori invernali dove non era
sicuro di restare.
La Celere
(non fa nemmeno più parte del XXXV ex Csir) viene nuovamente richiamata
sul Don il 20 novembre 1942 per presidiare il settore lasciato libero
dalla 62° Divisione germanica trasferita “improvvisamente” a sud. La
difesa è impostata staticamente dai comandi superiori, non esistono spazi
di manovra. In caso di rottura del fronte e di superamento, i reparti
dovevano solo preoccuparsi di resistere ad oltranza sul posto, in attesa
del “contrattacco liberatore” che, di fatto, arriverà in ritardo o non
arriverà mai. |
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(s'era già visto a El Alamein 1 mese prima
Telegramma di Hitler a Rommel del 3/11 -
... il popolo tedesco segue con me l'eroica lotta difensiva in
Egitto, nella situazione nella quale vi trovate, non può esserci altro
pensiero che continuare a resistere: non cedere di un sol passo e
gettare nella battaglia ogni arma, ogni combattente di cui si possa
ancora disporre. Alle Vostre truppe
non potete indicare altra via se non quella che conduce alla vittoria o
alla morte). Il messaggio duplicato, e sostituita la parola
Egitto con Russia andava bene per ogni armata e per ogni fronte....
Nessuno (Manstein escluso) voleva accorciare il fronte e infittire le schiere in attesa
della primavera. All'inizio di dicembre l'8° Armata italiana, dipendente dal
Gruppo Armate B (Generaloberst Maximilian Freiherr von und zu Weichs an
der Glon) è
sistemata a difesa di un settore ampio circa 230 km, mediamente 25 km
per Divisione, con punte di 35-40 km (un reggimento deve tenere dai 15
ai 20 km
quando se va bene ne può tenere 6). Da Sud (dal fronte di Stalingrado) a Nord
c'erano in successione tedeschi, romeni,
poi l'8a ARMATA ITALIANA,
gli Ungheresi e di nuovo tedeschi (vedi sotto). Tedeschi erano
comunque frammischiati nel dispositivo di difesa e alle spalle avevano
spesso una brigata corazzata che mancava al Regio Esercito, ma anche a
Romeni e Ungheresi. |
Zukov
dimenticava "diplomaticamente o politicamente" di dire che il ruolo era
nel momento del bisogno e molti di questi mezzi li troviamo nello
scenario di quello che un ambasciatore sovietico disse essere stata
l'estate nera del Caucaso,
operazione Blau**. Ma perchè erano nel Caucaso questi mezzi?. I primi
convogli via polo nord Murmansk, Arcangelo e per ferrovia Vologda Mosca
erano arrivati indenni, poi i tedeschi si misero in caccia e andava
in fondo al mare il 50% dei carichi. Gli inglesi allora corsero ai ripari.
Dalla relazione di C. C. MARSHALL Capo di S.M. Washington, D. C.
1/7/43: 23. Aiuti alla Russia
Gli aiuti alla Russia da parte degli Stati Uniti sotto forma di
equipaggiamento militare possono riassumersi come segue: più di 3.000
aeroplani, 2.400 carri armati, 16.000 autocarrette o blindati c.c., 80.000 autocarri, 7.000 motociclette,
109.000 fucili mitragliatori, 130.000
telefoni da campo, e 75.000 tonnellate di esplosivi. Tutto questo
materiale è giunto effettivamente in Russia, insieme con molti altri
armamenti, cibo, e materie prime. |
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La sera del 10 dicembre 1942 l’8a Armata (Gen.Italo Gariboldi
csm Bruno Malaguti, Artiglieria Balotta, Genio Forgiero) è
schierata invece da nord a sud nelle grandi unità col: (fonte
http://www.axishistory.com/index.php?id=6262 )
- Corpo d'Armata alpino
Gen. Gabriele Nasci csm Giulio Martinat
2nd Tridentina Alpine
Div. (Generale Luigi Reverberi) 6th and 5th Alpine
Regiments (Col. Paolo Signorini and Giuseppe Adam respectively) 2nd
Alpine Artillery Regiment (Col.Federico Moro).
3rd Julia Alpine
Div.
(Generale Umberto Ricagno**) 9th and 8th Alpine Regiments (Col. Fausto
Lavizzari and Armando Cimolino respectively) 3rd Alpine Artillery
Regiment (Col.Pietro Gay).
4th Cuneense
Alpine
Div. (Generale di Divisione Emilio
Battisti***)1st and 2nd Alpine Regiments (Col.Luigi Manfredi and Luigi
Scrimin respectively) 4th Alpine Artillery Regiment (Col.Enrico Orlandi).
a
disposizione del comando German Artillery Regiment 612
11º Raggr. Artiglieria di CDA – LI, LII and LIII Gruppo cannoni da
105/32; CXVII Gruppo obici da 149/13. 39th and 41st Antiaircraft
Batteries (20mm)
Alpine Ski Battalion “Monte Cervino” (T.Colonnello Mario D’Adda)
Squadron grouping of dismounted cavalry from truppe a cavallo.
Horse Artillery Regiment (Col.Domenico Montella) – without horses;
XXXII Gruppo cannoni da 149/40 of the 9º Raggr. Artiglieria di CDA
XXIV Gruppo cannoni da 149/28 of the 9º 9º Raggr. Artiglieria di CDA
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A Reza Khan Pahlevi Imperatore Shah di Persia che intratteneva ancora rapporti di
simpatia con l'Asse imposero (inglesi e russi assieme dopo un colpo di
stato di fine Agosto '41) l'abdicazione a favore del figlio (l'ultimo Shah) più
malleabile. Da Bassora, già collegata al Mar Caspio per ferrovia, gli
alleati raggiunsero Bakù raddoppiando la linea.
La circumnavigazione dell'Africa da parte dei convogli e il Golfo
Persico non rappresentavano un elevato rischio. Anche
tutto il petrolio mediorientale è ora sotto loro controllo (qualcuno,
ancora adesso, la chiama guerra d'aggressione ovverossia il fine
giustifica i mezzi). Il primo impiego degli aiuti occidentali
finiva quindi sul fronte della Russia meridionale, di Stalingrado,
mentre il resto della produzione era alle spalle di Mosca sui sicuri
Urali. Bedford inglesi e Gmc americani erano quindi finiti in copiosa
quantità preda dei tedeschi.. |
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- Il Corpo d'Armata Gen. Giovanni Zanghieri
csm Almici
5th Cosseria Infantry Div. (Generale di Divisione Enrico Gazzale;
Brigade Infantry Commander: Vincenzo Robertiello) 89th and 90th Salerno
Infantry Regiments (Col. Paolino Maggio and T.Colonnello Giacomo Lapenna
respectively) 108th Motorized Artillery Regiment (Col. Ernesto Drommi) +
German Grenadier Regiment 318 (Oberst Erich Mielke).****
3rd Ravenna Infantry Division (Generale di Brigata Francesco Dupont; Brigade Infantry
Commander: Manlio Capizzi) 38th and 37th Ravenna Infantry Regiments
(Col. Mario Bianchi and Giovanni Naldoni respectively)
121st Motorized Artillery Regiment (Col. Giacomo Manfredi) three
companies of German anti-tank guns (22 guns).
a disposizione
Raggr.
CC.NN. “23 Marzo” (Luogotenente Generale Luigi
Martinesi)
Gruppo Battaglioni CC.NN. “M” “Leonessa” (Console Graziano Sardu) – XIV
and XV Battaglione CC.NN.; XXXVIII Battaglione CC.NN. Armi
d’Accompagnamento [support arms].
Gruppo Battaglioni CC.NN. “M” “Valle Scrivia” (Console Mario Bertoni) –
V and XXXIV Battaglione CC.NN.; XLI Battaglione CC.NN. Armi
d’Accompagnamento [support arms].
2º Raggr.
Artiglieria di CDA (T.Col. Liberato Mascagna) – III and XXIII Gruppo
cannoni da 105/28; CIII, CXXIII and CXXIV Gruppo obici da 149/13. 52nd
and 54th Antiaircraft Batteries (20mm)
III Gruppo of the 201o Regimmento Artiglieria Motorizzato
XXXI Gruppo cannoni da 149/40 of the 9º Artiglieria d’Armata
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- XXXV Corpo d'Armata ex CSIR Gen. Francesco Zingales CSM Gen.Vargas German 298th Infantry Div. (Generalmajor Arnold Szelinski)Grenadier Regiments 525, 526 and 527
Artillery Regiment 298.
9th Pasubio Semi-Motorized Infantry Div. (Generale di Divisione Guido Boselli;
Brigade Infantry Commander: Davide Borghini) 79th and 80th Roma Infantry
Regiments (Col. Armando Mazzocchi and T.Col. G.B. Casassa respectively)
8th Motorized Artillery Regiment (Col. Alfredo Reginella).
a disposizione
Raggruppamento CC.NN. “3 Gennaio” (Luogotenente Generale Filippo Diamanti)
Gruppo Battaglioni CC.NN. “M” “Montebello” (Console Italo Vianini) – VI
and XXX Battaglione CC.NN.; XII Battaglione CC.NN. Armi Accompagnamento
Gruppo Battaglioni CC.NN. “M” “Tagliamento” (Console Domenico Mittica) –
LXIII and LXXIX Battaglione CC.NN.; LXIII Battaglione armi
Accompagnamento
30º Raggr.Artiglieria di CDA (Col. Lorenzo Matiotti) – LX, LXI and LXII
Gruppo cannoni da 105/32; CXXIV Gruppo obici da 149/13. 95th and 97th
Antiaircraft Batteries (20mm)
XXXIV Gruppo cannoni da 149/40 of the 9º Artiglieria d’Armata
L Gruppo cannoni da 149/28 of the 9º Artiglieria d’Armata
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Truppe d'armata:
Raggruppamento
truppe a cavallo (Generale di Brigata Guglielmo Barbò di Casel Morano) –
3rd “Savoia Cavalleria” Regiment (Col. Alessandro Bettoni Cazzago) and
5th “Lancieri di Novara” Regiment (Col. Carlo Pagliano). senza cavalli
201° Regimmento Artiglieria Motorizzato (Col. Enrico Altaville) – I, II,
III Gruppo da 75/32 (three batteries each). As of 10 December 1942, the
III Gruppo was farmed out to the II Corps as reinforcement.
4º Raggruppamento Artiglieria contraerei (Col. Giuseppe di Martino) – IV
and XIX Gruppo cannoni da 75/46 (two batteries each); XXXVI, XXXVII and
XXXVIII Gruppo cannoni da 75/46 (three batteries each). 31st, 40th, 42nd
and 65th Antiaircraft Batteries (20mm)
In riserva del Gruppo Armate “B” (da cui dipende I'8° Armata) ci sono la
385° Divisione dì fanteria germanica, in afflusso a scaglioni e pertanto
disponibile solo per un reggimento, e la 27° Divisione germanica con una
cinquantina di carri (un battaglione) in tutto. Le Divisioni italiane
sono binarie, dispongono cioè di soli due reggimenti (il terzo sarebbe
stato la prima riserva per bloccare irruzioni in profondità) e sono
totalmente inadatte ad una guerra di movimento già col caldo e incapaci,
in difensiva, di resistere a lungo ad un attacco sistematico perchè
prive di armi controcarro degne di questo nome. Nel settore del II corpo
italiano noi abbiamo 114
cannoni controcarro e 108 mortai. I russi rispettivamente 300 e 1.235
senza parlare di artiglieria e carri armati. Le Divisioni alpine
dispongono di armi a tiro curvo che mal si prestano (o eccessive) su un terreno
ondulato
come la steppa. |
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- XXIX Corpo d'Armata General Hans von Obstfelder
Chief of the General Staff: Oberst Albrecht Ritter von Quirnheim 52nd Torino Semi-Motorized
Infantry Div. (Generale di Divisione
Roberto Lerici; Brigade Infantry Commander :Cesare Rossi) 81st and 82nd
Torino Infantry Regiments (Col. Biagio Santini and Col. Evaristo
Fioravanti respectively) 52nd Motorized Artillery Regiment (Col.
Giuseppe Ghiringhelli).
3rd Celere Div. “Principe
Amedeo Duca d’Aosta” (Generale di Divisione
Ettore de Blasio; Brigate Commander: Carlo Lombardi) 3rd and 6th
Bersaglieri Regiments (Col. Ercole Felici and Col. Mario Carloni
respectively) 120th Motorized Artillery Regiment (T.Colonnello Ugo de
Simone)
A disposizione*
XLVII Battaglione Bersaglieri motociclisti, LXVII
Battaglione Bersaglieri corazzato (two companies of L6/40 light tanks)
XIII Gruppo “Cavalleggeri di Alessandria” (two squadrons of Semovente
L/40 da 47/32 tank destroyers)
Italian Croat Legion
(Tenente Colonnello Egon Zitnik)
2nd Sforzesca Infantry
Div. (Generale di Divisione Carlo Pellegrini; Brigade
Infantry Commander: Michele Vaccaro) 53rd and 54th Umbria Infantry
Regiments (Col. Massimo Contini and Col. Mario Viale respectively) 17th
Motorized Artillery Regiment (Col. Achille Tirindelli).
Additional Italian Army-Level
Reinforcements:
LXXIII Gruppo obici da 210/22 of the 9º Raggr.
Artiglieria d’Armata
156th Vicenza Infantry
Division (Generale di Brigata Etelvoldo Pascolini)
277th and 278th Vicenza Infantry Regiments (Col. Giulio Cesare Salvi and
Col. Gaetano Romeres respectively) without artillery
I
rapporti di forza erano decisamente a favore del nemico, in termini di
battaglioni il rapporto era di 5 a 1; in termini di carri armati
addirittura di 10 a 1. In difesa, specie in presenza di enormi spazi, si
cerca di garantirsi con un dispositivo profondo utilizzando le posizioni
più convenienti; sul Don, come accennato, veniva seguito il criterio
opposto di proiettare tutto in avanti, senza minimamente pensare a
predisporre una seconda posizione difensiva (e di tempo, ce ne era
stato). In campo logistico, il dispositivo deve essere arretrato,
scaglionato in profondità e pronto a ripiegare ulteriormente per non
essere coinvolto dalle puntate avversarie (vedi comandi, depositi,
rincalzi). Anche in questo campo ci si
comportò all'opposto ammassando tutto sul davanti, ciò in base a precise
disposizioni di Hitler, che le prime linee dovevano disporre, in loco,
di scorte di viveri munizioni e materiali pari a 2 mesi dì
autosufficienza. Un ordine pazzesco, impartito al solo scopo di ancorare
le truppe al Don. |
"A Stalingrado, nessun
segno di combattimento" |
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LA BATTAGLIA
Prima fase:
11 dicembre 1942 - 8 gennaio 43
http://www.youtube.com/watch?v=tvusfhkWeyM |
Dal 24 al 30 novembre 1942
l'aviazione sovietica effettuò qui complessivamente 5768 missioni, ossia 824 incursioni giornaliere
di media,
superando di 5 volte le incursioni della Luftwaffe. Di fronte
all'ordine dell'alto comando di morire sul posto con la sua sesta armata, a Paulus non resta che obbedire. Il compito di liberare Stalingrado spetta
a von Manstein con i resti della 3ª e 4a armata rumena e la 4ª
corazzata. Si fermano però a 40 km da Stalingrado. I tedeschi,
intrappolati, riprendono il modello di difesa utilizzato in precedenza
dai russi. Il ponte aereo non riesce a mantenere le promesse e fornisce
solo 1/5 del necessario agli assediati. Aumentano i casi di diserzione.
Vengono eseguite 364 condanne a morte in 2 mesi. A fine anno la
temperatura è a -40° e il pane passa da 200 a 100 grammi. Manca il
carburante e le divise invernali. I tedeschi presi dai morsi della fame,
come quelli di Leningrado, mangiano gatti, topi cani e corvi. I malati
incurabili sono ormai 80.000. L'8 gennaio 43 i russi offrono la resa
a Paulus che è costretto a rifiutare sempre per
ordine di Hitler. Alle 8.05 del 10 gennaio l'artiglieria e
l'aviazione sovietica cominciano a bombardare il nemico e
la fanteria sferra un pesante attacco. Comincia la resa in massa dei
soldati e degli ufficiali tedeschi. Il 20 gennaio i superstiti macellano
gli ultimi cavalli. Il Führer intanto continua a dire "l'armata deve
continuare a combattere per guadagnare tempo". Tra il 27 e il 29
i russi catturano oltre 15.000 uomini ma i combattimenti continuano
ancora e altri 91.000 fra ufficiali e soldati vengono fatti prigionieri:
La città è un cumulo di macerie, ricolma di mine, spolette e trappole
esplosive; sparse per ogni dove. Oltre 30.000 cadaveri sono insepolti,
per fortuna sono congelati. Il 30 gennaio Paulus è nominato
feldmaresciallo. Hitler dice: "Mai un maresciallo tedesco si è arreso" e
invece lui si arrende. Alle 5.45 del 1° febbraio i russi sono davanti al
suo bunker. I tedeschi distruggono la postazione e un ufficiale
chiede al tenente russo Elcenko: "Il nostro grande capo vuol
parlare al suo". Elcenko gli risponde:
"Il suo grande capo, se vuole,
deve vedersela con me il mio non ha tempo". Solo 24.000 fra malati e
feriti e 18.000 tecnici e ufficiali superiori, evacuati in aereo
all'ultimo minuto. Dei
superstiti dei 320.000 originari, torneranno dalla Siberia solo in 5000. Alle 14.46 del 2 febbraio 1943 un aereo tedesco da
ricognizione sorvola a grande altezza la città e trasmette questo
messaggio: "A Stalingrado, nessun segno di combattimento".
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All'alba dell'11 dicembre, i sovietici, appoggiati da un
intenso fuoco di artiglieria e mortai, attaccano in forze i fronti delle
Divisioni “Cosseria”, “Ravenna” e “Pasubio” utilizzando anche teste di ponte mai eliminate. Dopo 5 giorni di aspri
combattimenti, le posizioni della difesa risultano pressoché intatte; le
unità più duramente impegnate hanno combattuto resistendo sul posto,
anche se superate dalle preponderanti forze avversarie. Ingenti le
perdite da entrambe le parti; le nostre però sono gravissime in quanto
non ripianabili; tutto è stato buttato nella mischia, persino i reparti
guastatori e i chimici dell'Armata. In conseguenza delle perdite subite
dalla “Cosseria”, il Comando Gruppo Armate dispone che la Divisione
venga sostituita in linea dalla 385° Divisione germanica; in realtà,
dato lo stretto contatto con l'avversario (e non fra di noi), non ci sarà sostituzione ma
solo l'inserimento delle unità tedesche fra quelle italiane. All'alba
del 16 dicembre inizia la battaglia di rottura che si sviluppa con un
attacco principale sul fronte del II Corpo d'Armata, da dove parte un
braccio della tenaglia che, in coordinazione con un altro partente
dal settore della 3°Armata rumena tende ad accerchiare iI XXXV ex Csir e il XXIX
Corpo d'Armata e la Pasubio. Nei settori delle Divisioni “Cosseria” e “Ravenna”
la difesa, pur condotta con decisione e valore, è ormai ai limiti della
resistenza; nel pomeriggio del 16 e nella mattinata del 17, il sistema
difensivo salta definitivamente e si apre una paurosa falla nello
schieramento. Mentre avviene questo la situazione sugli altri fronti
è relativamente tranquilla (la sola 270° Divisione sovietica
fronteggiava il Corpo d'Armata alpino)
Passi in corsivo tratti da "L'8° ARMATA ITALIANA
NELLA 2° BATTAGLIA DIFENSIVA DEL DON di Pietro Bonabello Colonnello f. (cr.)
a.SM |
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Viene staccata da Nord la Julia sostituita dalla Vicenza
(divisione d'occupazione) e
buttati nella mischia i carri della 27a. Il 18 dicembre avanguardie
russe sono a Tally in vista di Kantemirowka e Tschertkowo dove si chiude
la tenaglia da Sud dopo il crollo Rumeno. Il 20 la sacca è chiusa.
Inizia il ripiegamento di tutto il settore meridionale. Per dire sacca
chiusa bisogna specificare che si tratta di percorsi che i Russi hanno
coperto ma non riescono a controllare. Combattendo in linea gli italiani
hanno di solito la meglio a caro prezzo. Dopo questo passaggio le unità
si dispongono in fila indiana, in colonne in più colonne soggette agli
attacchi russi da tergo e da fianco. Succedeva quindi che la
retroguardia arrivasse in un punto dove i Russi avevano colpito e
c’erano solo morti. Non si guardava neanche e si procedeva sperando che
la prossima volta non toccasse a te. Si formano tre blocchi: Nord Cosseria
e servizi II cda. Centro: Ravenna, Torino, 298° germanica e parte della
Pasubio. Sud: Celere, Pasubio, Sforzesca. Gli alpini sono ancora fermi.
Qualcuno li ha avvisati ?. Dal 1 al 8 gennaio arriva sul fronte XXIV
Corpo d'Armata germanico che si mette a destra degli alpini sul Kalitva
affluente del Don dove era il II corpo italiano. Calma apparente.
un diario della Ravenna
http://www.focus.it/Storia/diario_dalla_Russia.aspx
LA BATTAGLIA -
Seconda fase: 9 gennaio 1943 - 15 febbraio 1943 |
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Il 13 gennaio 1943 i russi con una operazione
chiamata Ostrogosnk-Rossosch, in pratica due tenaglie cercano di
annullare anche il gruppo armate che si è venuto a creare fra Ungheresi
(2a armata) Alpini (più la Vicenza) e Tedeschi ancora sul
Don. E' passato quasi un mese dai primi scontri e i progressi russi non sono
poi così consistenti. Già il 15 gennaio il Comando Armata
si era reso conto della gravità della situazione e premeva sul Gruppo Armate affinché autorizzasse il ripiegamento: l'autorizzazione
tarda a venire poiché l'OKW, mantenendo in
posizione avanzata il Cda alpino, mira a proteggere in qualche modo il
deflusso delle altre forze dell'Asse a Sud. Solo il 17 gennaio, allorché
il Corpo d'Armata Alpino è ormai accerchiato da due giorni, viene
autorizzato il ripiegamento dal Don. Il Generale Russo Golikov, che comanda il
settore (Fronte Voronez armate 38a, 60a, 40a, 69a e 3a corazzata,
347.000 uomini), aveva messo a punto un piano d'inganno per far credere che
l'attacco avrebbe avuto luogo da un'altra parte. Approfittando delle nebbie
notturne ha occultato i movimenti dei convogli. Fa muovere in maniera
rumorosa le seconde linee di qua e di là mentre le prime si piazzano nei
punti strategici "Di tanto in tanto guizzavano i fari accesi delle
macchine, si udiva il rumore dei motori e si costruivano guadi
supplementari". Già dalla sera del 14 i progressi russi nel settore
tenuto dai tedeschi sono evidenti mentre davanti agli alpini è calma
completa. L'inferno si scatena il 15, venerdì, alle 5 del mattino molti
ma molti gradi sotto zero. Rossosch, l'obiettivo, è la sede del comando
alpino che viene presa sul rovescio. Si combatte in città coi carri
tedeschi che prima del buio hanno la meglio. Se questa non è solo una goliardata di qualche comandante di compagnia i nostri sono circondati.
Dall'alto l'ordine è mantenere la linea dei fiumi Don-Kalitva. |
Durante la
seconda Guerra Mondiale, Khruščёv servì la sua nazione come ufficiale
politico, equivalente al grado militare di tenente generale. Nei mesi
seguenti l'invasione tedesca del 1941, Khruščёv si scontrò con Stalin
per quanto riguardava la condotta della guerra in Ucraina e
l'indisponibilità di questi ad attuare ritirate strategiche davanti alla
soverchiante forza tedesca del momento. Successivamente, fu commissario
politico nella battaglia di Stalingrado (i commissari c'erano anche a
livello comando di gruppi armate). Qualcuno gli attribuisce il merito
della battaglia decisiva, rivendicando che nella battaglia di
Stalingrado “si sentiva molto
frequentemente la voce di Kruscev”, e
che “ Kruscev era l’anima degli uomini
che combatterono a Stalingrado”.
(vedi sotto foto alla resa di Paulus).
Ma questo fa parte del budget pubblicitario sortito dopo la sua
salita al potere alla morte di Stalin |
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Il 16, quando i
Russi ritornano, il comando alpino è già nelle retrovie e i pochi
presenti non riescono a frenare l'assalto. Ad essere attaccati ora sono
gli alpini in linea, ma a loro sollievo il giorno dopo arriva l'ordine
di sganciamento. Sganciatesi dal contatto frontale con il nemico,
le Divisioni alpine, costrette ad abbandonare le artiglierie di medio
calibro per mancanza di carburante e mezzi, manovrano dapprima su largo fronte e
poi proseguono con movimenti convergenti per darsi reciproco appoggio.
Il Corpo d'Armata alpino è infatti completamente isolato; manca il
collegamento sia con i! XXIV Corpo d'Armata germanico a sud, sia con II
VII Corpo d'Armata ungherese a nord, entrambi travolti dai sovietici. La
“Julia” e la “Cuneense” sostengono subito durissime azioni di
retroguardia a Novo PostoiaJlowka; il 19 hanno inizio i primi
combattimenti della “Tridentina” a Skoroyo. Il 20 tutte le unità
attaccano a Postoyalvi le forze nemiche che si oppongono al movimento e
forzano lo sbarramento con gravissime perdite. Il ripiegamento avviene
in condizioni ambientali e operative durissime: tormenta, freddo polare,
a piedi e con combattimenti violenti per sfondare i successivi
sbarramenti. Sono i giorni dei comandanti, Ricagno, Nasci, Reverberi,
Battisti, Martinat. A loro tocca selezionare chi può ancora combattere
(non si sono portati armi pesanti) e chi nò. In colonna, con gli
apripista in testa la sera del 19 inizia la ritirata. Reparto dopo
reparto, paese dopo paese si cacceranno in bocca ai russi lasciando sul
terreno metà degli effettivi. |
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La sera del 20 la Julia ha 300 uomini.
Aerei lanciano volantini che invitano alla resa, ma si va avanti. Si va
avanti anche quando qualche tank russo piomba su di loro e fa il tiro al
bersaglio per poi andarsene. La tridentina va avanti a 40 sotto zero e
gli scontri continuano. E' un repertorio già visto un mese prima ed
ancor più tragico perchè il mese non ha portato consiglio. I tedeschi
hanno i mezzi e i lanci dal cielo di viveri, ma guai a prenderseli. Se
possono si prendono anche le slitte e i muli. Nikolajevka, si sente dire
fra le fila, là è la salvezza. Vestone, Verona, Val Chiese, Tirano, l'Edolo, Val
Camonica finiscono nella fornace.
E' qui che
il Gen. Luigi Reverberi il 26 gennaio sale su un
semovente tedesco e urla "Tridentina avanti". Il 31 gennaio i
resti del Corpo d'Armata alpino, dopo aver percorso ben 350 chilometri
(il percorso più lungo zigzagando) incontrano a Shebekino al Donetz elementi mobili del nuovo
schieramento tedesco e finalmente possono essere ristorati. Gli alpini
hanno dovuto affrontare quattro nemici mortali, il freddo, il digiuno,
il partigiano e il carro armato: fra caduti, dispersi, feriti e congelati, oltre 50.000
uomini, pari pressoché alla forza iniziale del Corpo d'Armata alpino e
alla metà di tutte le perdite subite dall’8° Armata nel periodo 11
dicembre 1942 – 20 marzo 1943. Feriti e congelati, quelli rimasti,
quelli non abbandonati nella steppa vengono portati all'ospedale
italiano di Karkov. Dopo un laborioso accordo con i tedeschi (questi
volevano entro un mese rifare un corpo d'armata italiana) vengono
messi a disposizione una trentina di treni freddi e di carri scoperti
per il rimpatrio.
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A sinistra il primo sfondamento sulla
Cosseria e Ravenna, che lascia il cda alpino oltre l'ansa del Don del Kalitva
(la Julia di qua a Nowa Kalitva) a destra la visione d'insieme con
l'estroflessione Caucaso (fra il mar nero e il Mar d'Azov e la Crimea
alla fine dell'estate dopo il sostanziale fallimento dell'operazione
Blau)
IL RITORNO |
http://www.gri.it/index.htm immagini russia
http://www.warfare.it/documenti/mio_padre_in_russia.pdf
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Tra aprile (22) e maggio
(l’intendenza, ma non al completo e un gruppo artiglieria
della Ravenna a cui i tedeschi si erano affezionati) fecero ritorno in Italia, su poche tradotte ferroviarie, gli
scampati di Russia. La diffusione tra la popolazione delle notizie sulla
disfatta, insieme all'angosciosa interruzione dei contatti epistolari,
contribuiva al definitivo tracollo della condizione psicologica del
paese. La guerra poi finì e per i pochi fortunati che riuscirono a
tornare a casa, ce ne erano moltissimi di cui non si conosceva la sorte.
Migliaia di donne e genitori attendevano i treni in arrivo, migliaia di
mani alzate con le fotografie del marito, del fratello, del figlio. In
molti giornali accanto ai ritratti dei dispersi, l'annuncio: “se
qualcuno riconosce questo volto è pregato di rivolgersi alla famiglia”.
Sulle nostre montagne e campagne mogli e genitori per anni staranno in
attesa sul sentiero di casa ad aspettare, sperare, non rassegnarsi. Il
Paese scelse di non rivedere queste diverse vicende, di non fare un
esame del passato, non fece discriminazione delle diverse categorie di
reduci ed ex prigionieri, concesse loro una assistenza minimale e si
fece il possibile per dimenticarli più in fretta possibile, meno se ne
parlava meglio era. Molti sono morti portandosi i segreti nella tomba. |
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RADIO MOSCA:
SOLTANTO IL CORPO ALPINO DEVE CONSIDERARSI IMBATTUTO SUL FRONTE RUSSO
Dal "Diario" di Galeazzo Ciano "28
gennaio 1943: Il Duce continua
a vedere abbastanza ottimisticamente la situazione in Russia. Crede che
i tedeschi hanno uomini, mezzi, energia per dominare gli eventi e forse
per capovolgerli... Non si può dire che le idee del Duce siano divise
dal collonnello Battaglini, CSM della Celere, reduce dalla Russia. Ha
fatto un quadro come più sicuro non sarebbe stato possibile e, benché
fosse la prima volta che parlava con me, ha detto che l'unica via di
salvezza per l'Italia, per l'esercito e lo stesso regime è quella della
pace separata".
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.... Nel
1941 le nostre strade si sono divise . Vi fu allora una serie di
malintesi che deploro assai. La prego di rimettersi a disposizione. Io
ho bisogno di lei".
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Se queste cose è il vostro capo o vostra suocera
a dirvele hanno un peso, ma se a dirvele
è Adolf Hitler ne hanno tutto un'altro. O si era bevuto il cervello o se
lo sta bevendo. Fra le cose misteriose del Fuhrer, ma anche
del Duce sono questi ripensamenti, o cantonate che dir si voglia, a
destare sconcerto.
Il
nominato era Heinz Guderian l'uomo della Blitz Krieg, quello di "Achtung
Panzer" che aveva messo in mano al Fuhrer l'arma micidiale della guerra
corazzata. Prima la telefonata dall'OKW dall'aiutante di Keitel, poi
dalla tana del lupo dall'aiutante di Hitler. Parliamoci chiaro disse
Guderian e io taglio corto
"baffino mi ha licenziato e baffino mi
pregherà di tornare, dopo solo carta bianca".
"Alle 15,15 venni
ricevuto puntualmente -
narra Guderian
-
nella sua stanza di lavoro. Non lo avevo più rivisto dalla tetra
giornata del 20 dicembre 1941. Era molto invecchiato. Il suo linguaggio
era esitante, la sua mano sinistra tremava"
(il colloquio si svolgeva sul fronte Orientale e
lui era appena tornato dalla visita a Manstein)"Nel
1941 le nostre strade ..... |
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NUTO REVELLI DA “MAI TARDI”
Panfilo editore Cuneo 1946
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…i
fanti, quasi tutti meridionali, sono ficcati in buchette superficiali e
non osano muoversi per timore dei mortai russi. ..giro fra le postazioni e
mentre arriva un colpo di mortaio un fante esclama “Qui si muore”…lascio
quella specie di Giarabub e trovo tre nostri mortai da 81 in postazione.
Il maggiore interroga il sergente che comanda le armi e chiede quanti
colpi spara al giorno. Il sergente risponde che i colpi sono contati ed è
proibito sparare se non in presenza di un attacco………
…finalmente si riprende la marcia (ritirata).. le colonne, dieci e
più, trovano sfogo nei campi laterali allo stradone. Muli, slitte, camion,
tutti vogliono darsi posto, vogliono infilare al più presto la salita.
Gente che urla di stare sotto, che chiama il reparto, che
bestemmia…materiali d’ogni genere, pesante ingombrante, inutile segna la
pista di un corpo d’armata italiano…reggimenti tedeschi sfasciati,
prepotenti, brutti cani. Solo per loro ci deve essere posto, su slitte ben
equipaggiate con stalloni in gamba, viveri gridano e vogliono passare
ovunque a tutti i costi. Brutti bastardi, che presi da una tremenda fifa
cominciano a farsi odiare, a farsi conoscere come una massa di
vigliacchi.. i russi serrano sotto lentamente, come se andassero a
passeggio, in piedi cantando una cantilena che ci esaspera…
Abba si gira a guardare i suoi uomini e grida “Avanti secondo”. Una
lunga raffica lo colpisce al fianco e cade all’indietro di schiena, trova
la forza estrema di ributtarsi in avanti e cade sul petto. Le nostre armi
gelate, le bombe a mano che non scoppiano e i Russi ci sono addosso,
sparano da dieci metri…… |
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http://www.okh.it/varie/Articoli/Art09.htm
http://www.soldatinionline.it/leggiarticolo.asp?id=97 |
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Mentre Paulus faceva di
testa "sua" dentro Stalingrado (aveva mandato a monte l'operazione
"Tempesta d'inverno" il 19 dicembre, tanto che Manstein aveva perfino
pensato di destituirlo e di sostituire tutto lo S.M. con suoi
uomini, ma la trafila se non approvata da Hitler era lunga e Hitler
stesso interpellato aveva detto che le decisioni in loco le prendeva
solo Paulus, e Paulus diceva l'inverso)
"ho benzina per
solo 30 km" (continuava a ripetere), la porta con Manstein s'era
richiusa il 22. Il giorno di Natale le truppe di Manstein erano
già in completa rotta dopo la controffensiva Russa e il fallimento di
“Colpo di Tuono” (l’altra operazione abbinata a "tempesta d’inverno" per
tirar fuori Paulus da Stalingrado), il 29/12 persero Kotelnikovo e il 31/12 Tormosin venendo respinte decisamente. Tutto
quello che potevano fare, in realtà, era di tentare di lasciare aperto
uno stretto corridoio ad est di Rostov, per permettere la ritirata del
Gruppo di Armate A di Kleist, minacciato com'era di restare totalmente
isolato nel Caucaso (ma non era mai arrivato a Grozny). Tale Gruppo d'Armate comprendeva la 1a
armata corazzata con
2 divisioni cor., 1 motorizzata e 2 di fanteria (corpi XL, LII e
III) e la 17a armata con 10 divisioni (? sulla carta) tedesche, 6 romene e 1 slovacca
(corpi XLIX, XLIV e V). Già alla fine di dicembre del 1942 il Fronte di
Stalingrado (Jeremenko armate 5a d'urto, 2a guardie, 51a e 28a) era a
circa 110 chilometri da Rostov e quando il Gruppo Settentrionale del
Fronte Trans Caucasico (Masnellikov) attaccò dal fiume Terek, il
1/1/1943, la posizione di Kleist si fece tanto pericolosa che il
generale tedesco non ebbe altra alternativa se non quella di ripiegare
il più velocemente possibile. |
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I Sovietici il 3 gennaio 1943 erano a Nalcik e a
Mozdok, l'11 a Pjatigorsk, il 23 ad Armavir e il 30 a Majkop. Manstein,
che era a capo del Gruppo di Armate Don (più tardi ribattezzato Gruppo
di Armate Sud), combatté disperatamente per tenere aperto il corridoio
di Rostov per la ritirata di Kleist. Il 20/1 i Russi del Fronte di
Stalingrado, passato il Manych si impadronirono dell'aeroporto di Rostov
e stavano per chiudere la breccia. Ma Manstein, dal 23 al 26/1, riuscì a
ricacciarli indietro con un contrattacco dell'11a
Panzerdivision (proveniente dal Gruppo Hollidt) e della 16a divisione
motorizzata (proveniente dalla steppa di Elista). Il 31/1 la 1a armata
corazzata (Mackensen) la penultima riusciva infine a ripiegare
attraverso questo corridoio. Il 6/2 Hitler autorizzò la ritirata sul
Mius che venne raggiunto dai Russi il 17 febbraio 1943.
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Medaglie d’oro ai reparti alpini |
Divisione Cuneense
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1° Rgt. |
per la campagna di
Russia 1942/43 |
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2° Rgt |
per la campagna di
Russia |
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4° Rgt art. a. |
per la campagna di
Russia |
Divisione
Taurinense |
Btg.Cervino |
per la campagna di
Russia |
Divisione
Tridentina |
5° Rgt. |
per la campagna di
Grecia 1940/41 |
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5° Rgt. |
per la campagna di
Russia |
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6° Rgt. |
per la campagna di
Russia |
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2° Rgt art. a. |
per la campagna di
Russia |
Divisione Julia |
8° Rgt. |
per la campagna di
Grecia |
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8° Rgt. |
per la campagna di
Russia |
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9° Rgt. |
per la campagna di
Grecia |
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9° Rgt. |
per la campagna
di Russia |
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http://www.camperclublagranda.it/Cultura/daldonalmarnero.htm
ritornare in Russia 50 anni dopo |
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Le
vicende del 67° battaglione Bersaglieri corazzato si distaccano da quelle del 18°
Reco (reggimento esplorante)
bersaglieri, poichè il 18° Reco doveva essere un reparto corazzato
leggero su due soli battaglioni con reparti moto e blindo da avanscoperta per un totale di 1.000 uomini e 50 camion.
Il 67°
battaglione viene ufficialmente formato a Siena il 25 febbraio del 42
riunendo personale in addestramento e carri (55 L6/40) dal 68°. In
luglio il battaglione su compagnia comando e due cp carri viene inviato in
Russia ed entra subito in azione. Con le prime avvisaglie dell’inverno,
il battaglione passa prima alle dipendenze della Divisione celere col XIII gruppo semoventi di Cavalleria da 47/32 (19 mezzi per 3 squadroni)
poi alle dipendenze del II C.d.A. Fu impegnato dal 21 dicembre a coprire
la ritirata della Ravenna a Voronez.
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PRIGIONIERI ITALIANI IN RUSSIA –16
febbraio 1950 Il ministero degli Esteri ha confermato ieri
che un accordo è stato
raggiunto tra il Governo italiano e quello sovietico per la restituzione
degli ultimi prigionieri di guerra che sono tuttora
trattenuti nell’Urss, oltre i termini fissati dalle convenzioni e dalle
consuetudini. A questo risultato si è giunti, a conclusione dei contatti
verbali in corso da parecchi mesi, in «gentlemen’s agreement» (espressione tecnica sotto la quale s’intende un’intesa diplomatica priva
di taluni dei caratteri formali consueti e che è affidata alla buona
fede dei contraenti per la sua esecuzione). L’accordo riguarda il
rimpatrio di tre gruppi di prigionieri italiani, che sono elencati in
una corrispondenza giunta ieri da Stoccolma. Il primo gruppo comprende
un’ottantina di Italiani (di lingua) residenti a suo tempo in Alto Adige che, caduti
prigionieri dopo l'8 settembre, furono dapprima internati in campi nazisti
(in Germania), e che solo dopo che ne fu riconosciuta la
specifica nazionalità vennero passati in quelli degli Italiani in Russia
!!!!, . Gli altri due gruppi sono
costituiti da ex-diplomatici della Repubblica di Salò catturati nei
Paesi orientali dalle truppe sovietiche e internati in Russia non
essendo stato a essi riconosciuto il formale privilegio della qualifica, e da ufficiali
superiori trattenuti per sospetta responsabilità in crimini di guerra e
successivamente assolti da tale accusa. La consegna del primo gruppo
avverrà già fra una settimana ( ma passeranno ancora 4 anni per il
completo rilascio dell'ultimo gruppo di Don Brevi). |
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Allora non si conosceva ancora che la maggior
parte dei prigionieri era morta nella primavera del 43 per stenti,
malattie e freddo durante il trasferimento e la prima organizzazione dei
Gulag |
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Nei link sotto la
ritirata dei bersaglieri, i rapporti con la popolazione e il messaggio
di Mussolini ai superstiti in data 1 marzo 1943.
I resti della divisione
Celere,(dopo che
il 3° aveva combattuto per la seconda volta la sua battaglia di Natale)
s'erano ritirati attraverso la zona del bacino del Donbass e più a
Sud il 6° s'era aggregato ad una colonna tedesca. |
LA RITIRATA E LA FINE
DEL 3° BERSAGLIERI |
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E
DEL 6°
FINO
ALLA RISCOSSA DI
PAVLOGRAD |
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