LA SECONDA GUERRA MONDIALE

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MEDAGLIERE DI RUSSIA 1942 

La morte del Colonnello del 3°

Aminto Caretto

Nominato Sottotenente dei Bersaglieri nel 1914, partecipò alla grande guerra prima col 4°  poi, da Capitano, col 14° reggimento. Ferito a Monte Zebio nel giugno del 1916*, ritornava al fronte l'anno dopo ed entrava a far parte dei reparti d'assalto coi quali operò sul Piave. A guerra terminata chiese di essere destinato alle Truppe coloniali d'Eritrea impegnate in Cirenaica. Rientrava dopo un encomio solenne al 4° con la promozione a Maggiore. Nei suoi comandi ebbe anche battaglioni al 11° e 8° reggimento per finire nel 1936 all'ispettorato delle truppe celeri. Promosso Colonnello alla vigilia della guerra assunse il comando del 3° a partire da Ottobre 1940. Impiegato nei balcani e rientrato per la campagna russa di metà 41 moriva nel'ospedale da campo il 5 agosto 1942 dopo i combattimenti di Serafimovich sul Don. 

Se da Jagodnj guardi a Nord, hai il Don quasi in linea retta da Ovest a Est , poi con una curva ad angolo retto tutt'un tratto scende a Sud verso Bobrowski. Nell'angolo c'è Serafimovich (a 30 km), e se tiri una diagonale tra Serafimovich e  Jagodnj non puoi che passare da Isbuschenskj (15 km a metà strada). Qui il Savoia qualche giorno dopo il nostro racconto avrà la sua ultima carica. Qui erano arrivati nell'estate del 42 i reggimenti gemelli della Celere,  3° e  6°. Più avanti di qui non si andrà e da fine mese si parlerà di sfondamento russo. Nei vasti boschi di Bobrowski, di qua dal Don, erano i Russi a tenere una testa di ponte. La lunga marcia terminava qui dopo un terribile inverno a -20°. I rapporti coi tedeschi non erano al massimo anche se spesso dovevi condividere le trincee o aspettarti il loro intervento con mezzi pesanti. Dai primi mesi in cui si erano occupati dei trasporti, sia loro che nostri, ora ci avevano detto di arrangiarci. Le scorte, i rifornimenti erano sparsi per 800 km all'indietro e venivano avanti con qualsiasi mezzo fosse in grado di camminare. Le ferrovie distrutte erano in genera da riattare e per giunta erano a scartamento diverso. Metà del materiale andava consumato in questi 800 km. I tedeschi chiamavano i bersaglieri "i piccoli carri armati italiani". Messe, previdente aveva provveduto a comprare per tempo cappotti e indumenti di lana in Romania, ben sapendo come era andata in Grecia. Nel primo Natale di Sangue era morto Don Mazzoni e gli organici si erano di molto ridotti. Tutte le volte che il reggimento andava sotto come organico, aveva bisogno di un periodo di retrovia per ricostituirsi. 

La morte del Colonnello Caretto

Il 19 luglio il "Terzo" occupò Millerovo e il 29 luglio, dopo una marcia di oltre 450 chilometri, raggiunse la riva destra del Don, nell'ansa di Serafimowitch, con il compito di concorrere col 6° ad eliminare la testa di ponte russa. Tra il 29 ed il 30 luglio, il XX° occupò Serafimowitch, il XVIII Belajewski ed il XXV battaglione Bobrowski: A Serafimowitch, il 31 luglio, colpito al ginocchio da una scheggia di granata, ferita grave ma non mortale, rifiutò di allontanarsi dai suoi uomini dando la precedenza ai suoi feriti. A chi lo vuole trasportare al posto di medicazione risponde sempre "Vi sono bersaglieri con i piedi maciullati che seguitano a combattere, questo non è il momento di abbandonare il reggimento". Quando finalmente acconsente ad essere trasportato all'ospedale, la cancrena è già inesorabilmente avanzata. Ogni trattamento antisettico è ormai inutile e il 5 agosto spira all'ospedale da campo. Un tentativo di riportarlo in patria, nella disorganizzazione delle retrovie, ne porta alla scomparsa della salma, dalla originale sepoltura.

Combattente della grande guerra e d'Africa, cinque volte decorato al valor militare, conduceva il suo terzo in terra Jugoslava e Russa con l'ardente spirito del vecchio ardito. Dal Bug al Nistro (Dniestr) al  Nipro (Dniepr) e a Stalino, dove  primi entravano i suoi bersaglieri, Rikowo, Gorlowka....Fregiato ancora di due medaglie argento e di altre decorazioni tedesche, soccombeva di ferita mentre, eroe fra i suoi eroi ricacciava ..le ultime tenacissime difese nemiche al Don. Magnifico soldato cresciuto alla scuola del più audace spirito  cremisi, maestro di vita e di eroismo. 

MOTIVAZIONE DELLA MEDAGLIA ORO: Soldato di tempra purissima e di indomito valore, veterano di tre campagne da lui vissute a capo di unità scelte e d'assalto (Bronzo Montello giugno 1918 XXVI A. Carretto), comandante abile ed audace che a carattere integerrimo univa le risorse più esaltatrici del sentimento, in ogni prova, in ogni rischio, in ogni evenienza di guerra, dava testimonianza di se delle sue doti inestimabili di comando e di azione. Alla testa di un reggimento che all'impronta del suo personale ardimento ragguagliava ovunque i vertici di nobili tradizioni e di storia superba, si distingueva per sagace perizia ed elette qualità guerriere per le operazioni sul fronte jugoslavo e su quello russo, dove la sua unità meritava una seconda medaglia d'oro (Il 29 maggio 1942, la bandiera del Reggimento venne decorata con la seconda Medaglia d'Oro) . Dopo aver guidato per oltre un anno vittoriosamente sul fronte orientale i suoi battaglioni, avvertendone con impeto leggendario le logore fila contro un nemico soverchiante che in impari lotta era ricacciato oltre il Don, soccombeva per ferita, consacrando col supremo sacrificio il suo destino di eroe. Fronte russo 13 aprile-30 giugno 1941: 26 luglio 1941-5 agosto 1942
Lollini ufficiale dei bersaglieri negli arditi*Da http://www.ardito2000.it/ardito2000_000003.htm Prima degli arditi la sua campagna di gloria si era dipanata sulla linea Monte Zebio Marcesina, occupata questa il 25 maggio 1916 dal 14°. Quando il 29 lo Zebio fu perso (erano i giorni della Strafexpedition) un solo ricorrente desiderio sostenne i bersaglieri: riprenderlo. Molte volte ci andarono vicini e in una di queste occasioni Caretto fu ferito. Ai primi di Luglio dopo un mese di assalti il reggimento fu ritirato. Il 22 luglio ha inizio la seconda battaglia dell'Ortigara e i suoi sono di nuovo in linea alla casera di Zebio.

Il XXVI° REPARTO D'ASSALTO: Il reparto era stato il primo ad essere costituito nel V c.d.a.. con uomini provenienti dalla 4° brigata bersaglieri (14° e 20° reggimento). Anima di questa formazione era il giovane capitano Aminto Caretto, piemontese, che aveva già formato una compagnia di arditi reggimentali e che aveva anche comandato eroicamente la 70° compagnia. Conclusa la preparazione il 26° venne inviato in prima linea e iniziò l'attività di guerra con ricognizioni, appostamenti e pattuglie. Verso la fine di agosto del 1917 arrivò l'ordine di espugnare i roccioni di Monte Maio, a 1500 metri di quota, nella zona a est di  Rovereto. Il 26° partì all'attacco, di sorpresa, nella notte del 23 agosto, ma il fortuito incontro con un pattuglione austriaco svento il piano e provocò un'immediata , durissima reazione delle difese austriache. I plotoni rientrarono all'alba, con forti perdite, impiegando l'intera giornata per riorganizzarsi e ripartendo poi la sera stessa. Una pattuglia, comandata dal sergente maggiore Cottone avanzò frontalmente con un nutrito fuoco di fucileria e lancio di bombe a mano al fine di  attirare da quella parte l'attenzione del nemico. Sulla sinistra, intanto, avanzarono i tenenti  Bordignon e Lollini con i loro uomini, e diedero inizio alla scalata dell'impervio sperone di roccia . L'operazione riuscì in pieno: i bersaglieri formarono una piramide umana abbarbicata alla parete rocciosa , uno sulle spalle dell'altro, fino alla vetta dove annientarono le vedette e  irruppero mettendo in fuga l'avversario. La minaccia a Est impose il loro trasferimento, anche se incompleti (Il capitano Caretto era all'ospedale, malato di tifo). La sera del 24ottobre giunse l'ordine di trasferimento onde rinforzare il 20° bersaglieri. La 1a compagnia al comando del tenente Gattu e la 2a col tenente Sergardi si portarono a sud del paese suddetto, la 3° compagnia e la sezione Bettica al comando del sottotenente Buozzi rimangono di riserva. Verso le 23 si tenta  la rioccupazione del paese e delle trincee che vanno a nord-est. La prima compagnia attacca  frontalmente, mentre la seconda deve proteggere la destra occupando le alture dominanti; sulla sinistra deve agire un reggimento di bersaglieri. Alle 23.30 le compagnie iniziano il movimento prendendo subito contatto con il nemico. Gli scontri proseguono tutta la notte e verso le ore otto il nemico attacca risolutamente ma non riesce a sfondare la linea tenuta dal reparto. Sull'imbrunire i tedeschi vengono in forze al contrattacco e costringono i nostri a ritirarsi sul monte Maggiore. Qui il racconto del Tenente Rommel http://digilander.libero.it/fiammecremisi/schede/guerra.htm   I resti della battaglia si ritirano col 20° reggimento su Cividale da dove copriranno la ritirata. Tra il 17 e 20 novembre il reparto è di nuovo in linea alle Melette di Gallio sopra Asiago dove resta fino all'anno nuovo. Il battaglione viene ritirato a Giavera del Montello per essere riordinato. Qui partecipa agli scontri della testa di ponte di metà giugno 18 dove trova la morte il ten. Lollini Ivo. La guerra che sta per finirie non risparmia un'altro ufficiale del XXVI, Lusi Giulio caduto sul basso Piave il 30 ottobre. Nei giorni del Piave: Caretto è a Sernaglia coi suoi arditi  poi a Grisolera e Sette Casoni, dove fa prigioniera una schiera di bavaresi; non si ferma, passa il Livenza, il Tagliamento e oltre ancora mentre i fratelli nelle divisioni  28a e 23a di Fara valicano il Fiume Sacro alla Patria. Vi è con loro Randolfo Pacciardi, sottotenente futuro Ministro della Difesa nel secondo dopoguerra, che con i suoi piumati sbaraglia gli austriaci al ponte di Madrisio E' il 3 novembre 1918, il massacro sta per finire.

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