LA SECONDA GUERRA MONDIALE

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AFRICA S. - 1941 3a parte

88 antiaereo tedesco in versione controcarro

 

Sommernachtstraum (sogno d'una notte di mezza estate) Questa fu l'unica operazione tedesca nell'estate:  Il giorno 11 e 12 settembre, dopo aver posto su una pista bidoni con un apertura  e una lanterna dentro rivolta dalla nostra provenienza una colonna  si spinse, con una incursione notturna attraverso il deserto meridionale, ma l'operazione non portò ad alcun risultato.

    Dal diario di Rommel - estate 41. 

  I rapporti con gli italiani sono buoni: i soldati italiani sono ottimi, pazienti, resistenti, coraggiosi, ma mal comandati e peggio armati. Comunque occorre che il Comando Supremo italiano dia il suo contributo all'offensiva, specialmente con bersaglieri. E' Necessario che il massimo segreto sia mantenuto sulla preparazione dell'offensiva: ho fondati motivi di ritenere che in Italia è illusione il supporre di mantenere il riserbo sui propositi più confidenziali: Comandanti e Capi parlano e chiacchierano e non conoscono riservatezza. Roma è una specie di Shangai, un bazar levantino in cui le informazioni si scambiano, si vendono, si barattano, si regalano, si inventano. D. mi ha comunicato in 24 ore, pettegolezzi banali che riguardano, fatti in Africa e riferiti, dopo poche ore, sulle rive del Tevere: del resto gli inglesi sono informatissimi, al minuto delle partenze dei convogli dai porti italiani. Si deve alla machiavellica manovra degli ammiragli e dei Comandanti delle scorte - ormai duramente provati dall'esperienza - se le perdite non sono maggiori; infatti mi riferiscono che i comandanti italiani contravvengono regolarmente agli ordini di operazioni che vengono loro comunicati, sicuri come sono di trovare subito sulla rotta stessa, appuntamenti con sommergibili ed aerei inglesi.  

Prima di parlare dell'Operazione Crusader bisogna spiegare quale era a grandi linee la situazione ai confini dell'Egitto. La linea dello scontro andava da Sollum, che gravitava fra Inglesi e Italo-Tedeschi, ma che al momento (a metà novembre) era in mano nostra: passava per l'Halfaya o Hellfire (come lo chiamavano gli inglesi passo del fuoco d'inferno) sempre in territorio egiziano ed arrivava a Sidi Omar che era lungo il reticolato (filo spinato) di confine a sud della Ridotta Capuzzo (anche questo fortino di confine era lungo una pista affiancata al filo spinato).

     

  Questo "ex ormai" reticolato, che partiva dalla costa subito dopo Bardia Italiana per chilometri verso Sud, non aveva mai trattenuto nessuno e per molti tratti si era insabbiato. Le dune non conoscevano frontiere. Un attacco lungo la strada costiera o litoranea, che poi per conformazione delle coste africane non era mai o quasi mai costiera portava a un nulla di fatto poiché non c'erano mai spazi di manovra e senza questi moriva sul nascere qualsiasi offensiva. Da Sollum poi per andare a Bardia, non si faceva una costiera ma si doveva passare dall'Halfaya. Tobruch era sempre là, circondata da una serie di capisaldi, con le divisioni di fanteria italiane a far da guardia alle guarnigioni inglesi del commonwealth, che sembra se la spassassero abbastanza bene. La guarnigione di Tobruch, nell'estate, riusciva addirittura a ricevere mezzi e  materiali via mare e anche la sostituzione degli uomini delle brigate più logore con altre più fresche. La strada Litoranea, la Balbia, che passava per Tobruch era stata deviata con una nuova pista (pista dell'Asse) che le faceva da circonvallazione passando a sud per Bir Hacheim,  El Adem, Sidi Rezegh e proseguiva lungo la pista Capuzzo parallela alla costiera.

 

 

  Un pista più interna, dall'incrocio di El Adem verso sud, univa Bir El Gobi, Gabr Saleh e Sidi Omar sul reticolato difeso dalla divisione Savona. Le piste principali erano come autostrade in cui non ci si perdeva e la velocità di spostamento era considerevole, altre piste minori o fuori pista comportavano tutta una serie di inconvenienti che andavano dai campi minati all'insabbiamento. Le divisioni erano schierate (razionalmente) su una striscia di territorio che andava dalla costa fino a  Sidi Omar. La difesa consisteva in centri di fuoco, d'avvistamento e piu a Sud negli spazi del deserto, quello vero, da pattugliamenti e sorveglianza aerea. La prima linea  sulle piste importanti, sui varchi era costituita da postazioni anticarro interrate, pronte a fermare anche il più massiccio attacco di Tanks. Per scavare le postazioni in terreno solido occorrevano giorni, poi sull'abbrivio ci facevano anche il ricovero e sembrava un mezzo Grand Hotel. Per chi avesse osservato il deserto dal basso, ma anche dall'alto, difficilmente si sarebbe accorto dei soldati, o per lo meno della loro consistenza e forza. Ogni offensiva inglese non poteva che passare da Sud o in alternativa fare la finta a Sud e passare a Nord e al Centro o sfondare a Nord etc. etc. ....

  Queste le combinazioni, non molte a dir la verità ma abbastanza scontate, che vennero messe in atto fino ad El Alamein, sempre tenendo conto che si svolgevano su un terreno ondulato, con stagioni piovose (inverno) e coperte (nessuna sorveglianza aerea), possibilità di muoversi anche di notte secondo ben studiate strategie, possibilità di predisporre lungo le piste dei depositi interrati a cui rifornirsi e fattore ultimo, ma non secondario, quello umano e quello di sapere reagire al nemico e di avere informazioni sul suo stato di salute. Gli inglesi, che avevano decifrato Enigma in larga parte, si trovavano in buona posizione d'ascolto. A questo si aggiungeva che Paulus, prima della tragedia di Stalingrado, nominato Ispettore agli armamenti aveva precluso a Rommel in un immediato futuro i mezzi di combattimento Nel campo Inglese regnava comunque l'ansia, la paura di perdere Suez prima dell'entrata in guerra degli Usa. Sarebbe stata una debacle. Gli aiuti americani si erano intensificati ed iniziavano ad arrivare gli Stuart M3 detti anche Honey (miele) per la duttilità d'impiego e qualità, ma molto inferiori ancora ai tedeschi (si dice che il capocarro dell'M3 avesse sempre in mano la chiave "inglese" per stringere bulloni dove la fabbrica aveva tirato via). Cunningham schierava 750 carri con una riserva di 250. Rommel ne aveva 400 di cui 150 M13 italiani. Gli L3 rimasti (al 32° Ariete) non venivano neanche classificati. 
     

  Durante i due mesi precedenti Crusader (Crociato) erano andate perse, da parte nostra, 80.000 tonnellate di rifornimenti equivalenti allora ad un mese di scorte e la copertura aerea non aveva permesso il benché minimo accertamento di concentramenti inglesi. Questo voleva dire, limitatevi al controllo e alla difesa del territorio in attesa di tempi migliori quando ci sarà carburante sufficiente per azioni in profondità (ma anche per tornare indietro). Tutto il contrario delle intenzioni di Rommel. Quando si catturava un deposito nemico, non ancora in fiamme, la prima cosa da fare era il pieno a sbafo. Le truppe dell'Armata Corazzata Italo-tedesca erano nelle retrovie pronte ad intervenire a Sud (fronte deserto) o a Est per parare qualsiasi attacco e sostenere i centri di fuoco, le artiglierie e le fanterie in postazione. L'Ariete presidiava Bir El Gobi, la 15a e 21a panzer del Dak la pista interna. Il progetto degli inglesi  prevedeva di puntare su Bir el Gobi da sud dove c'era l'Ariete e far uscire gli australiani da Tobruch per un ricongiungimento. A Sidi Rezegh, secondo i piani, ci sarebbe stato il Rendez-Vous fra le due colonne. Altri puntarono su Gabr Saleh per attirare i tedeschi lontano dagli Italiani. Non tutto andò secondo i progetti e gli inglesi alla fine ottennero una vittoria di Pirro poiché distrussero le proprie brigate corazzate, riducendo al lumicino la forza corazzata tedesca (Rommel si ritirò coi carri sufficienti ad un battaglione in attesa di tempi migliori e, quando in gennaio, cambiato lo scenario e perso lo 0,1 nei rifornimenti via mare, col minimo di forze lanciò la nuova zampata).
 
     
    OPERAZIONE CRUSADER (Crociato)

Il mammuth inglese donato dagli Italiani a Rommel

  All'alba del 18 novembre, aggirando il fianco sud con la solita copertura aerea, circa 450 carri armati della 7ª divisione corazzata, appoggiati da fanteria motorizzata e artiglieria, si misero in movimento puntando verso Gabr Saleh, poco più di 50 km a ovest di Sidi Omar. Entro le 17.30 di quel giorno, dopo aver effettuato a mezzogiorno il rifornimento dei mezzi presso uno dei depositi avanzati mimetizzati, due brigate avevano raggiunto l'obiettivo previsto per quella giornata, mentre un'altra le seguiva a pochi chilometri di distanza. Durante l'avanzata, tutto ciò che si era visto del nemico erano state alcune autoblindo tedesche presto scomparse. Né aveva dato alcun segno di vita la Luftwaffe, i cui campi di aviazione erano stati resi inservibili da una pioggia torrenziale. La notte passò rapidamente, ed alle prime luci del giorno continuando a mancare qualsiasi reazione da parte del nemico il generale Gott, comandante della 7ª div. corazzata, ordinò alla 22ª brigata corazzata di spingersi a ovest di Bir el Gobi, dove si riteneva si trovasse l' Ariete mentre la 7ª brigata corazzata proseguiva la sua corsa verso Sidi Rezegh. La 4ª brigata corazzata avrebbe dovuto proteggere il fianco destro delle forze avanzanti e il fianco sinistro del XIII corpo d'armata, quando esso fosse sopraggiunto. 

1)Verso le 15 il gen. Scott-Cockburn intravedeva concrete speranze di successo, quando il 132° Rgt. Carri venne lanciato al contrattacco. A circa due chilometri a nord di Bir el Gobi apparvero i carri M 13/40 del 132° Reggimento Fanteria Carrista. Con l’efficacissimo supporto dei pezzi Milmart da 102 mm, che equivalevano e forse erano anche migliori dell’88, le distanze furono serrate ed il duello fra i corazzati ebbe inizio. Dapprima si impegnarono il VII/132° (cap. D’Urso) e l’VIII/132° (cap. Casale) contro il 3° C.L.Y. e parte del 2° ussari, poi, dopo un'ora di lotta indecisa, l’XI/132° (cap. Buttafuochi venne lanciato sul fianco e sul tergo del nemico, che si scompaginò. La superiore velocità dei Crusader consentì alla 22a brigata corazzata di ripiegare in disordine. L’Ariete ebbe 12 ufficiali e 193 soldati di truppa tra morti, feriti e dispersi e segnalò la perdita di 49 carri, 4 pezzi da 75/27 ed 8 da 47/32. La 22a brigata ebbe 57 carri distrutti o danneggiati. 

  Rommel anche se l'aveva in parte previsto venne colto di sorpresa. Il primo vero allarme venne lanciato alle 12,30 quando a Sud di Bir El Gobi (8 km) l'11 Ussari della 22a incrociò 2 plotoni carri dell'Ariete. A sera nel campo tedesco erano state prese le contromisure, ma l'ordine era di non manifestarle. Cunningham che aveva detto " dalle sue reazioni comprenderemo quello che si propone di fare, fin dalla prima sera.." rimase molto deluso. L'Ariete secondo loro sarebbe stata comunque spazzata via se colta di sorpresa e senza supporti tedeschi. La 22ª brigata corazzata era del tutto nuova alle operazioni nel deserto: era arrivata in Egitto soltanto all'inizio di ottobre, e subito si era scoperto che i suoi carri armati avevano bisogno di alcune messe a punto, e solo alla fine del mese questo lavoro era stato ultimato. Giunti a tiro si accorsero ben presto di fortificazioni con cannoni interrati e di colonne di rifornimento in sosta sui quali si avventarono. I mezzi erano finti e la pista era stata impastata con olio frusto sul quale gli inglesi si impantanarono. I Bersaglieri dell'Ariete XII e III Btg, dopo aver rallentato al massimo l'avanzata si ritirarono sotto l'ombrello dei retrostanti carri M13 che a loro volta stavano sotto l'ombrello dell'artiglieria. (1)Al tramonto la 22ª brigata aveva perso oltre 50 dei suoi 136 carri armati, mentre gli italiani ne avevano perso soltanto 34 con 12 pezzi d'artiglieria. La 7ª brigata corazzata aveva avuto una giornata insolitamente favorevole. Dopo essersi messa in moto, aveva rapidamente raggiunto Sidi Rezegh, disperdendo una leggera cortina protettiva nemica incontrata sul suo cammino. L'avanzata fu cosi rapida che il 6° Royal Tank Regiment conquistò di sorpresa l'aeroporto, impossessandosi di 19 aerei italiani, molti mezzi di trasporto, e facendo circa 80 prigionieri.

  La 7ª brigata corazzata si trovava ormai a soli 15 km dal perimetro di Tobruch, e tutto lasciava sperare che l'incontro con quelli di Tobruk ci sarebbe stato. Durante la notte del 19 novembre i tedeschi riuscirono a circondare la 4ª brigata inglese rimasta a est. Alle prime luci dell'alba il cielo si riempi improvvisamente di Stukas e quando, poco prima delle 16, il bombardamento e le raffiche di mitragliatrice cessarono, fecero la loro comparsa 80 carri della 21ª Panzer agli ordini del colonnello Stephan. L'attacco tedesco si concentrò sull'8° Ussari, e quando all'imbrunire il combattimento cessò, gli Ussari avevano perso 20 carri. Gli effettivi della 4ª brigata corazzata, che aveva iniziato l'operazione con 164 carri armati, erano ridotti a 98, ma i tedeschi si erano subito dopo eclissati. Anche la 1ª sudafricana si mosse verso nord in direzione di Bir el Gobi per sostituire la 22ª brigata corazzata nel compito di tallonare i movimenti dell'Ariete Nello stesso tempo ricevette però l'ordine di inviare a Sidi Rezegh una delle sue brigate. La 22ª corazzata avrebbe operato a nord di Bir el Gobi, mentre la 4ª (mutilata)sarebbe rimasta nella zona di Gabr Saleh. Sidi Omar che fino a quel momento non era stata coinvolta fu aggirata mandando in fibrillazione il Quadrilatero difensivo di Halfaya, Capuzzo, Bardia e Sollum. Nel messaggio che il generale Auchinleck inviò il 19 a Churchill non mancavano segni di incertezza: .
A Bir el Gobi, la divisione Ariete stava lavorando, nonostante le piogge, per disporre uno schieramento difensivo: la linea difensiva correva con un semicerchio di capisaldi presidiati dai battaglioni bersaglieri, rinforzati, ad una decina di chilometri a sud del luogo. Le notizie pervenute durante il pomeriggio del 18 novembre indussero il comandante la divisione gen. Balotta a cercare rapidamente una disposizione migliore, più raccolta per rendere più compatto lo schieramento. Così il V/8° bersaglieri con il II/132° artiglieria rimase dov'era, sulla pista per El Cuasc; il III/8° bersaglieri con un gruppo da 75/27 del 3° celere fu destinato ad est del nodo, quale fianco sinistro; il XII/8° bersaglieri con il I/132° artiglieria ad ovest, quale fianco destro. Immediatamente a nord del nodo erano schierati il gruppo da 105/28 del 24° raggruppamento d'armata e sette pezzi da 102 della Milmart. Ancor più a nord, riunito, il comando del 132° carristi.    " Si direbbe che il nemico non si sia reso conto della tempestività e della forza con cui abbiamo sferrato l'attacco, e sia quindi rimasto sorpreso. Anche se è necessaria un'ulteriore conferma, gli elementi in nostro possesso sembrano indicare che il nemico sta cercando di ritirarsi dalla zona Bardia Sollum. Finché non sapremo fino dove si sono spinte oggi le nostre truppe corazzate non sarà possibile prevedere gli ulteriori sviluppi della battaglia. Per quanto mi riguarda, sono soddisfatto della situazione...". Ma la cortina che aveva mascherato tutti i preparativi si stava sollevando, e la soddisfazione del generale Auchinleck sarebbe ben presto sfumata. Le informazioni disponibili inducevano a ritenere che, nel loro tentativo di fuga, le forze dell'Asse stessero effettuando uno spostamento generale verso ovest. Il generale Gott, vista la situazione a Sidi Rezegh, pensò che se la 70ª divisione del generale Scobie avesse tentato l'uscita da Tobruch, le probabilità di creare un corridoio sarebbero state concrete. Ne raccomandò l'inizio per il mattino del 21 novembre, sovvertendo gli ordini che non prevedevano alcuna sortita finché le forze corazzate nemiche non fossero state battute. Rommel era ormai convinto di trovarsi di fronte ad una massiccia offensiva inglese, e riteneva che la minaccia più grave potesse essere costituita da un eventuale successo nemico a Sidi Rezegh. Per rovesciare questa situazione, la notte del 20 novembre egli ordinò a Cruewell di spostare le divisioni Panzer verso ovest e di sferrare un attacco concentrato su Sidi Rezegh la mattina seguente. Prima ancora dell'alba i carri tedeschi si misero in movimento, nonostante la mossa fosse scoperta dalla 4ª e dalla 22ª brigata corazzata che li tallonavano. Il fuoco tedesco degli 88, ed i ritardi connessi al rifornimento di carburante e al terreno accidentato, ridussero l'efficacia dell'attacco inglese alle spalle. La sera del 21 quindi gli inglesi avevano isolato da Ovest le posizioni del quadrilatero di confine e raggiunto Sidi Rezegh con gravi perdite. Alle 14,30 del 22 il 5° panzerregiment irruppe a sorpresa sulla spianata dell'aeroporto. A nulla valsero gli sforzi di inseguitori e occupanti a fermarlo. La battaglia si era spezzettata ormai in migliaia di scontri coinvolgendo la fanteria che seguiva. La BBC a Londra gongolava ancora, ma quelli usciti da Tobruk non avevano fatto progressi. 
     

"Dalla costa a ovest di Tobruk le divisioni si succedevano secondo un dislocamento a ferro di cavallo: la Brescia, la Trento, la Pavia, un battaglione della Bologna, la tedesca Afrika, un battaglione della ricostituenda Sabratha e infine, sulla costa a est della piazzaforte, un altro battaglione della Bologna. La divisione corazzata Ariete era attestata a Bir el-Gobi, nell’interno, la Trieste col 9° a Bir Hacheim, mentre la Savona presidiava i capisaldi nella zona di frontiera, fra Sidi Omar e la ridotta Capuzzo. Le divisioni corazzate tedesche – la 15" e la 21" - erano stanziate nella zona di Gambut, fra Tobruk e Bardia, mentre i loro raggruppamenti esploranti perlustravano la zona centrale compresa tra le piste di Capuzzo ed el-Abd".

  Totensonntag. La Domenica dei morti 
  Per i protestanti tedeschi si celebra il 23 novembre. Tutti i carri tedeschi sono in movimento, tutti quelli inglesi in fuga disordinata. Questi repentini cambi di fronte non producevano altro che generali catturati o morti ai loro comandi e montagne di carte segrete che passavano al nemico. A strati da Nord verso Sud. Gli inglesi usciti da Tobruk fronteggiavano gli italiani che a loro volta a sud fronteggiavano gli inglesi che erano a nord di Sidi Rezegh. Altri inglesi qui volgevano il fronte a sud e est verso i tedeschi in arrivo (non era dissimile da un grande hamburger a più piani). Il più grande scontro di carri aveva inizio. 160 tedeschi e 80 italiani avanzarono da Sud-Ovest e Nord Est per prendere in una tenaglia gli inglesi. Le perdite inglesi furono spaventose e si diffuse il panico. Cunningham venne sostituito immediatamente da Ritchie, l'ordine: resistere sul posto ad oltranza, che equivaleva a ritirarsi ma con ordine. Rommel convinto di spingere gli inglesi contro le fortificazioni di confine lanciò i suoi reparti a Sud-est per tagliare loro anche la costiera da Sollum. Cruwell gli fece osservare che avevano solo 76 carri efficienti, ma Rommel era partito, ormai ragionava su reparti che non aveva più e su serbatoi che erano ormai vuoti. Di depositi inglesi si sapeva la consistenza ma non l'ubicazione. Ci passavi a pochi metri e non te ne accorgevi. In questo bailamme Rommel rimase appiedato e raggiunto dal suo autocarro comando Mammut ( preda inglese dono degli italiani) senza riferimenti dormì a bordo pista mentre gli inglesi gli sfilavano a fianco.  A Tobruk gli inglesi (Neozelandesi) di Freyberg avevano ora finalmente rotto l'accerchiamento ed erano venuti in contatto col 9° Bersaglieri (2).
     
2)November 26-27 1941 - The 9th "Trieste" Regiment of Bersaglieri encounter the Freyberg's troops in El Duda.  "The Bersaglieri Regt. fought with much greater determination than is usually found among the Italian troops and the numbers of their dead and the positions in which they lay showed that they had kept their guns in action to the last.

LE VICENDE DEL 9° REGGIMENTO BERSAGLIERI DELLA DIVISIONE TRIESTE NARRATE DAL SUO STESSO COMANDANTE  IL COL.UMBERTO BORDONI

  Marcia indietro parziale di Rommel per tappare la falla. Perdite tedesche fino a questo momento 150 carri. Inglesi oltre 600, 3 generali prigionieri, 127 aerei abbattuti e 9.000 prigionieri. Bisogna dire che molti carri si fermavano anche per noie meccaniche o rotture agli organi di rotolamento, se non per altri motivi risolvibili poi in officina come il blocco delle armi di bordo o l'avvitamento di qualche bullone. I tedeschi per tutta la durata della campagna ebbero un servizio di recupero e riparazioni, molto più efficace di quello inglese. Recuperavano molti dei propri e altrettanti di quelli nemici. Di solito si trattava di camion e autoblindo, poichè i carri armati erano inferiori. Quando vedevi una colonna in marcia dall'alto il dubbio dei piloti era: E' nostra??!. Una bandiera di solito stesa sul tetto o sul cofano dei mezzi doveva togliere il dubbio !!!. Pochi giorni di respiro ed ecco la nuova stoccata degli inglesi convinti del vantaggio tattico. La fanteria indiana e la 22a Brigata ritornarono sotto le nostre linee ( Bir El Gobi) il 4 dicembre. Qui si scontreranno coi Giovani Fascisti come raccontato. Il panico adesso era passato dalla nostra parte. Dopo 14 giorni, Come diceva Cavallero "abbiamo vinto la battaglia, ma la partita è persa perché non si può alimentarla". L'8 dicembre iniziò il ripiegamento dalla Cirenaica e entro la fine dell'anno le truppe dell'asse erano ritornate alle basi di partenza. A Bardia si concentrarono le superstiti truppe di confine convinte di evacuare via mare. Pochi se ne andarono e il 2 gennaio 1942 Bardia si arrendeva. L'Halfaya resisteva fino al 17. Gli inglesi che avevano inseguito i nostri ora erano loro senza benzina. Gli Italiani avevano perso 42.000 uomini tra morti e feriti e prigionieri, 63 carri M13, tutti gli L3, tutte le autoblindo (25), 900 fra pezzi d'artiglieria e contraerea, 5.000 automezzi. La situazione intanto era cambiata. Gli Usa attaccati dal Giappone erano entrati in guerra, gli italiani avevano minato il porto di Alessandria, Malta era sotto bombardamento continuo, martellata dal corpo aereo tedesco spostato in Sicilia. Il 19 Gennaio con 116 panzer e 84 M13 Rommel pensava di riprendere la battaglia.

La 22a brigata corazzata era così composta

Comando Brigata (8 Crusader);
2° Royal Gloucestershire Hussards (62 Crusader + 4 carri appoggio ravvicinato alla fanteria);
3° County of London Yeomanry (52 Crusader + 4 carri appoggio ravvicinato alla fanteria);
4° County of London Yeomanry (43 Crusader + 5 carri appoggio ravvicinato alla fanteria);
una compagnia del I Battaglione King’s Royal Rifle Corps;
una batteria del 4° Reggimento Arrtiglieria a Cavallo (8 pezzi da 25) 
una sezione controcarri su pezzi da 2 
una batteria controaerea leggera.

  Paolo Fabbri, inviato della “Gazzetta del popolo” così descrisse in un suo articolo il primo violentissimo urto della XXII° Brigata corazzata britannica contenuto con vigore leonino dai bersaglieri dell’8° a Bir el Gobi: “….I bersaglieri seppero resistere ai carri, restarono sul posto in una piana senza appigli, in piccole buche scavate nella sabbia…..Eroiche teste dure quelle dell’8°; che Dio gliele mantenga col loro bel piumetto sopra! Spararono contro quel muro d’acciaio finché non l’ebbero a ridosso. Gli inglesi tiravano ormai a mitraglia….I carri passarono di slancio penetrando nei capisaldi; ma i bersaglieri, i travolti, avevano già rovesciato il fronte. Una torretta accennò ad aprirsi. Credevano forse che fosse finita per i bersaglieri. E invece l’inferno si scatenò. I bersaglieri sparavano più serrato di prima, seppur esposti al tiro dei compagni di faccia ed esponendolo a loro volta. Fu un intreccio di perforanti e rossi bagliori che costellavano il campo di battaglia; i bersaglieri rivennero fuori, allo scoperto, e si muovevano nel fumo per manovrare le loro armi, apparendo e scomparendo come figure dantesche…….L’ora leonina dell’8° resta ammantata nel caos della battaglia. Impotenti contro quella fragile carne che ogni volta tornava a risorgere dalla crosta della terra, esposti, sbattuti, i battaglioni corazzati nemici avevano un solo spiraglio d’uscita, e vi si infilarono disperdendosi a largo raggio nella piana desertica".
     

IL MEDAGLIERE

  Rommel in varie testimonianze già lascia trapelare alla fine di quest'anno la sua sfiducia nell'esito positivo della campagna e in definitiva analisi della guerra del Fuhrer. Gli mancherà sempre il sostegno convinto (e i rifornimenti) dei vertici militari, impegnati a lenire i colpi Russi, e la volontà di risolvere il problema di Malta che faceva del Mediterraneo un Mare Inglese. Malgrado ciò il suo dovere di militare lo obbligava ad imbastire offensive dopo offensive, ad obbedire senza fiatare.